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78. Il cattivo di Heroes

Amina ci accoglie come al solito: con calore, gioia e un gran profumo di spezie. Abbraccia prima me e poi Ruben come se non ci vedesse da anni e subito dopo ci conduce a quello che ormai considero il nostro tavolo, dietro un paravento che raffigura vacche sacre e pastorelli che suonano il flauto.

"Il solito, ragazzi?" Ci chiede, conoscendoci bene. 

"Sì. Grazie, Amina."

La matrona in sari color zafferano scompare e io finalmente ho tempo per mostrare a Ruben il mio tesoro maledetto. Gli caccio in mano il coupon e lui lo squadra stupito.

"Cos'è sta roba?" Mi chiede basito, girandoselo tra le mani prima di aprirlo, leggere le prime righe e fare una smorfia di disappunto. 

"Me l'hanno dato oggi al lavoro."

"Serafina è impazzita?"

"No. Non c'entra lei. Lo stagista me l'ha portato."

"Che stagista?"

"Silas, Ruben."

"Ahn, quello stagista. Beh, lui è impazzito?"

"È un po' bigotto." Dico, arrotolando il tovagliolo tra le dita. "Un po' tanto bigotto."

"Su questa cosa c'è scritto che sei malato." Risponde lui, tagliando corto. "C'è proprio scritto che la gente come te, come gli omosessuali, è malata. Ti pare normale?"

"No."

"Perché ti avrebbe portato questa roba?"

"Pensa che il mio sia oggettivamente un capriccio."

"Un capriccio."

Ruben sembra sempre più basito. Fortunatamente Amina ricompare con un'ampia ciotola decorata e il suo sorriso smagliante. 

"Ecco qua." Dice allegra, mettendola tra di noi, prima di girare sui tacchi e sparire in uno sbuffo del suo velo color carta da zucchero. "Tutte le cose che vi piacciono, per iniziare."

I samosa hanno un aspetto fantastico. Poco da dire e da fare. Ruben però rimane a fissarli, senza dire niente. Solo dopo qualche istante sembra risvegliarsi: mi tende il volantino, scuote la testa e dice: "Questa cosa mi fa passare pure la fame. Tra Tanya e questo non so cosa sia peggio."

Non oso ricordargli anche Eirene, non voglio distruggerlo del tutto. Mi limito a prendere un samosa con la forchetta e a metterlo nel mio piatto. Lo spezzo e osservo i vapori caldi che ne escono. Non so cosa dire a Ruben. 

È lui che riprende il discorso. 

"Non devi ascoltarlo, Jess. Non devi lasciarti influenzare, in te non c'è niente di sbagliato."

"Lo so."

"Però lo vedo che ci stai pensando."

"È la seconda volta che viene a parlarmi di questo. Lo fa con una tranquillità e una sicurezza che non mi spiego. Come può farmi quei discorsi se non ha mai vissuto questa condizione?"

"Perché è la tipica persona che pensa di avere la verità in tasca."

"Puoi pensare di avere la verità in tasca quando si parla di cose generali, non di problemi che non ti riguardano."

"Eppure ti sta dimostrando il contrario."

Sospiro. Cerco di infilarmi in bocca un pezzo di antipasto fritto senza ustionarmi la lingua. Non ci riesco. Lo riappoggio nel piatto. 

"Cosa devo fare con lui?" Gli domando, sentendomi comunque uno schifo perché dovremmo parlare dei suoi problemi con Tanya e invece ancora una volta io gli ho rubato la scena. Ruben si infila tutto il samosa in bocca e masticando risponde: "Devi dirgli di non romperti il cazzo. Che con il suo dépliant ti ci pulisci il culo."

"Non mi sembra granché come risposta."

"È la migliore che mi sia venuta in mente. Un metodo sicuro per togliertelo di dosso. Sembra una zecca, dio santo!"

"Un po' lo è." 

Rimaniamo in silenzio, ognuno rumina la sua porzione di indiana bontà. Alla fine, dopo essere finalmente riuscito a deglutire, mormoro: "Lo stesso discorso vale per Tanya."

"Non ne voglio parlare, Jess."

"Okay. Scusa."

"Quello che invece dovresti fare domani è andare da questo Silas e dirgli quello che pensi. E se lui fa la faccetta stupita da 'Oh no! Questo vuol dire che oggi non potrò salvare il mondo dai depravati!', tu lo mandi senza mezze misure a fanculo. Non mi sembra tanto difficile."

"Insomma..."

"Ma poi cosa pretendi da uno che si chiama come il cattivo di Heroes? Ringrazia il tuo dio che non ti abbia ancora aperto il cranio per rubarti i poteri."

Quasi mi strozzo. Inizio a tossire così forte che gli altri clienti del ristorante si voltano a guardarmi preoccupati, ma il loro interesse scema subito. Probabilmente pensano che sia un principiante delle spezie. E va beh. 

"Tu... tu sei... scemo." Latro, mentre Ruben fa il finto preoccupato e mi versa un bicchiere d'acqua. 

"Dico solo la verità. Sii felice di non avere una seghettatura a livello sopraorbitale." 

Amina spunta in allarme portando due diversi piatti e si avvicina alla velocità della luce mentre io ancora tossisco.

"Che succede?" Chiede preoccupata. "Non c'era niente di nuovo nei samosa. Hussein ha sbagliato qualcosa?"

"No, no!" Mi sbrigo a precisare, notando il cipiglio della donna e volendo evitare un cazziatone incredibile al povero cuoco nonché figlio. "Colpa di Ruben. Mi ha fatto ridere."

"Sempre il solito." Risponde Amina, scuotendo la testa, contenta che non sia colpa del sangue del suo sangue. 

Appena se ne va, guardo male il mio amico, che sta già intingendo il pane nel chutney con quella sua tipica luce ingorda negli occhi. 

"Scemo."

"Volevo proprio farti ridere. Anche se sei talmente disagiato che ti stavi strozzando."

"Non sei divertente."

"Lo sai cos'è divertente?" Ruben si infila un pezzo di naan troppo grande per la sua bocca e mi mastica proprio sotto il naso con malagrazia. "Che a breve sarai a un matrimonio gypsy."

Ah già. Come dimenticarlo.

"Grazie per avermelo ricordato. Grazie mille. Non avevo già abbastanza ansia."

"Guarda i lati positivi. Almeno lì, di certo, non ci sarà il cattivo di Heroes."

E se questa non è una consolazione. 

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