77. Fiori di arancio, gusto mandorle amare
Torno a casa con una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Giuro che ho tentato tutto il giorno di non farmi condizionare da quanto successo con Silas, ma ogni volta che mi prendevo un secondo di pausa dalla scrittura, notavo con la coda dell'occhio quel maledetto dépliant bicolore. L'avevo anche nascosto sotto una pila di fogli, ma il pensiero che fosse lì era sufficiente a destabilizzarmi.
Non so perché non ne ho parlato con Serafina. Forse non voglio che se ne faccia un caso internazionale, perché so che lei lo chiamerebbe nel suo ufficio per avere delle spiegazioni e, in caso non fosse contenta delle risposte - cosa sicura come il sole - non esiterebbe a sbatterlo subito fuori. Non voglio che questo succeda per due semplici motivi: uno, non voglio che la sua influente famiglia si impicci nei finanziamenti alla nostra redazione, come sono certo che accadrebbe, vista la posizione importante che ricopre tra gli ex membri della NYU; due, quello che proprio non desidero al momento è l'attenzione su di me.
Perciò sto zitto per tutto il giorno e quando torno a casa, porto con me anche quel volantino fazioso. Non ne posso parlare con i miei colleghi di lavoro e nemmeno con Anthea, ma almeno con Ruben...
Ovviamente mi sbaglio. Lo capisco subito, appena apro la porta di caso e faccio per dare una voce, perché sento quella di qualcuno che preferirei evitare come la pesta.
Tanya.
Maledizione.
"Ah, ciao." Mormoro, cercando di mantenere un tono neutro mentre spunto sulla soglia del salotto.
Tanya, che è seduta sul divano a fianco a Bub, si volta di scatto come se le avessi dato un pizzicotto. Mi fissa da sopra i suoi occhiali e con la solita, granitica espressione dice: "Ciao."
Subito dopo si alza di scatto, si aggiusta la maglietta sul suo generoso davanzale e guarda Ruben, che è ancora seduto, pallido e silenzioso.
"Ne parleremo ancora." Decreta lapidaria, prima di girarsi e marciare verso di me, fortunatamente solo per superarmi. La seguo con lo sguardo fino a che non esce di casa dopo essersi ripresa la borsetta abbandonata sul mobile all'ingresso, dopodiché affronto il mio povero migliore amico.
"Perché era qui?"
Bub sembra costernato. Mi guarda e poi si fissa le mani. Le gira sul dorso, poi sporge i palmi. Non capisco.
"Bub?"
"Vuole che la sposi." Bisbiglia in un sussurro roco, sconvolto, incredulo.
La sorpresa è tanto grande da togliermi la parola. Apro la bocca per dire qualcosa, ma il mio cervello è totalmente in panne. Sposarla? Tanya vuole che Ruben la sposi? Cosa diavolo sta succedendo a questo mondo?
"Stai scherzando." Professo alla fine, con una voce più acuta del normale. Lui scuote piano la testa, poi si stringe nelle spalle un paio di volte.
"Mi ha detto che voleva parlarmi, mentre eravamo al lavoro. Allora è venuta a casa con me. Ha detto che ci ha pensato, che questo bambino ha bisogno di genitori affidabili e... mi ha detto che sarebbe ora che io le... le chieda di sposarmi."
"Okay." Esclamo, stridulo. "Cioè... okay!"
Mi passo una mano sul viso, sto tremando. Torno a guardare Ruben.
"E tu cosa le hai detto?"
"Niente." Risponde lui arreso. "Non sapevo cosa dirle."
"Dovevi dirle di no, Ruben."
"Ma come posso pensare di dirle di no? È incinta..."
"Ci sono un sacco di coppie che hanno figli e non sono sposate. Ruben, Tanya è pazza. Pazza!"
"Sì." Risponde lui, ma non sembra affatto sicuro. Mi sale un immediato, improvviso nervoso.
"Ci stai pensando davvero? Bub, quella ti sta rovinando la vita."
"Ma io la amo." Sussurra lui, azzittendomi. Lo fisso boccheggiando, non so che dire. Cioè, sapevo che i suoi sentimenti erano genuini, ma addirittura amarla, io...
"Se la sposassi, forse smetterebbe di essere così... così..."
"Bipolare." Sibilo. "E stronza."
"E poi..." continua, senza neanche avermi sentito parlare, "mi ha minacciato."
"Che?!"
"Mi ha detto che mi porterà in tribunale nel caso non voglia farlo. Per far riconoscere la paternità e farmi causa."
"Ma causa di cosa? Mica si possono fare così a caso, le cause!" Esplode, arrabbiato. "Ma tu ci credi davvero?"
"Non lo so, Jess! Non lo so! Se vogliamo dirla tutta, mi fa perfino male che lei creda che io non voglia prendermi le mie responsabilità! E poi se l'è presa perché in questi giorni sono stato assente a causa di Eirene e ho passato quasi tutto il pomeriggio a convincerla che tra me e lei non c'è mai stato niente, ma..."
"A lei non interessa niente di Eirene." Tiro a indovinare, anche se so perfettamente di starci azzeccando. "Voleva solo un motivo per farsi pregare. Bub, è pazza. Devi lasciarla perdere! Se porterà a termine questa gravidanza ci penserete, ma ora..."
"Ora la sposo. Ecco tutto."
"Tu sei pazzo."
"Vorrei vedere te al mio posto. Tanya sta trattenendo tra le sue dita il filo della mia vita, della mia felicità. Questo lo capisci, almeno?"
Mi guarda offeso, nervoso, infelice. Vorrei allo stesso tempo prenderlo per la maglietta e scuoterlo, ricordandogli che quello che Tanya gli sta facendo è violenza psicologica, ma vorrei anche sedermi accanto a lui e abbracciarlo, consolarlo, ricordargli che non è solo. È davvero un momento di merda, tra la pazza ucrania e la sparizione di Eirene.
Opto per la seconda opzione, alla fine. Mi siede sul divano, che è ancora caldo a causa della sua precedente, sgradita ospite, e tendo le braccia. Bub si affonda come un bambino troppo cresciuto e per un momento io mi ritrovo orgoglioso papà di un gigantesco infante armeno.
"Andrà tutto bene." Gli dico, cercando di pensare a qualcosa di un poco più sostanzioso da portare come prova alle mie parole. "Penseremo bene a cosa fare. Però tu non ti devi mettere in testa che il modo migliore per risolvere la questione è sposarsi. Pensaci! Se lo fai perché costretto, il matrimonio diventerà un incubo."
"Lo so." Piagnucola lui. "Non so cosa fare. Devo chiamare mia mamma?"
"Teniamo fuori la signora Kaloosh, per l'amor del cielo."
"Okay, era solo un'idea."
"Ora cominciamo a pensare a cosa cucinare stasera, poi pensiamo a domani. Eh? Una cosa per volta."
Ruben non risponde. Rimane lì fermo, ogni tanto singhiozza, disperato come poche volte l'ho visto in vita mia. Tanya lo sta lentamente distruggendo e io non so come bloccare questo processo maledetto.
"Andiamo da Amina?" Bisbiglia. "Non ho voglia di cucinare."
O forse anche oggi lo stomaco vincerà sulla tristezza.
"Va bene. Andiamo da Amina. Ti devo mostrare una cosa che mi hanno dato oggi al lavoro. Non sai quante risate ci faremo."
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