64. La serata del cuore - atto secondo
Forse è una domanda stupida, ma non mi aspettavo di finire così lontano da lei. Ben non ha parlato di altri invitati e io so come funziona questo programma, quindi perché siamo qui?
Mi agito sulla mia poltroncina e Rory mi lancia uno sguardo indagatore.
"Cosa?" Mi domanda.
"Non siamo un po' troppo distanti dal palco? Questa è la serata del cuore." Le faccio presente. Lei mi guarda come se non stesse capendo.
"Non ho mai visto The Musician." Commenta tranquilla. "Non so come funziona."
"Ah no?" Sono stupito, ma neanche troppo. "Beh, non dovremmo essere qui. Durante la serata del cuore gli invitati... beh, interagiscono con il musicista."
Rory mi fissa, i suoi occhi grigi lievemente stupiti nei miei, poi si volta, alza un braccio sopra la testa di Stella e bussa sulla spalla di Ben.
"Perché siamo qui?" Domanda. Benjamin si volta a guardarla, sempre con il sorriso felice ed ebete sulle labbra e temo prenda la questione con molta leggerezza.
"Perché ci ha invitati Steph."
"Eh. Quindi perché siamo qui?"
Ben aggrotta la fronte e sta per ripetere le stesse parole che ha appena detto, probabilmente chiedendosi se Rory non sia improvvisamente ammattita, però poi viene colpito dalla consapevolezza di quanto gli stia dicendo e sbianca.
"Beh. Ci deve essere stato un errore, in effetti. Noi siamo la famiglia di Steph." Borbotta frettoloso, scattando in piedi.
"Papà?" Chiede Stella in allarme, ma Rory la trattiene al suo posto, poi cambia idea e se la tira sulle ginocchia, sicura che così non possa scappare. Nel frattempo Ben corre nel buio della galleria a cercare qualcuno che sappia dargli qualche indicazione, ma lo spettacolo non perde tempo e inizia senza tanti preamboli.
"I tre ragazzi di Clapton: Makena, Oscar e Stephanie!"
I tre vengono applauditi e salgono sul palco, in uno sfavillio di carminio e fucsia. Sono tutti vestiti di paillettes: Makena indossa un abito a sirena blu elettrico, Oscar un cravattino che emette scintille di luce verde e Steph una delle sue solite camicie aperte su una canottiera bianca e luccicosa. Salutano tutti il pubblico, più o meno a loro agio, dopodiché il conduttore dà la parola a Clepton.
Non ho voglia di ascoltare, anche perché il format è sempre quello. Clepton sta parlando della prova, di quello che viene richiesto ai suoi. Presenta le canzoni e del perché siano state dedicate alla famiglia o agli amici. Quelli di Makena vengono illuminati dalle luci del palco e la ragazza si commuove, si copre la bocca con la mano e cerca di non piangere. Un paio di bambini urlano e uno di loro parla a un microfono che gli è stato consegnato. Non ascolto nulla, sto guardando Steph: nonostante sia in un angolo al fianco di Oscar, sembra cercare qualcuno nel pubblico. La sua espressione, per quanto riesca a vedere, sembra preoccupata.
Makena sta già suonando da un minuto una canzone bellissima di cui non so il titolo, quando vedo Ben tornare da noi, quasi correndo e rischiando di inciampare nelle borse altrui.
"Non so cosa sia successo." Ansima, appena si ritrova ai piedi miei e di Rory. "Hanno detto che per Steph ci sono altre persone."
"Altre persone chi?" Domando e guardo Rory, che sicuramente è la persona che la conosce meglio. Lei, con gli occhi spalancati, scuote la testa e ribatte: "Steph non ha nessuno."
"I suoi genitori?"
Di nuovo no con la testa. Mi volto a cercare il viso di Ben, che ha una smorfia dipinta sopra.
"Merda. Che sta succedendo?"
"E questa era Makena!" Sento esclamare dal presentatore, subito seguito da uno scroscio di applausi e urla di ringraziamento da parte della famiglia. Stasera non sembrano voler perdere tempo: la presentazione di Oscar segue rapida. Ma non danno mai la pubblicità?
"Quindi cosa facciamo?" Chiedo. "Forse c'è stato un errore, no?"
"Penso di sì." Concorda Ben. "Per forza."
"Scendiamo?" Chiede Rory, stringendo subito le braccia attorno al corpicino di Stella, che sta in silenzio per la preoccupazione. Ben non sa cosa fare, perciò tocca a me annuire e dare l'esempio.
"Proviamo a chiedere."
Ci alziamo tutti assieme e, cercando di ignorare le proteste degli altri spettatori, raggiungiamo le scale. Veniamo subito intercettati da una maschera, un ragazzone biondo che ci si para davanti in allarme.
"Signori?" Guarda Ben. "Di nuovo lei?"
"Dobbiamo scendere." Dice più sicuro il mio amico. "Sa, c'è stato un errore."
"Nessun errore, signore. Gliel'ho già spiegato prima."
"Ma ci deve essere stato per forza, noi..."
"Non siete gli invitati della signorina Aldobrando."
"Ma che dice." Si scoccia Rory. "Certo che lo siamo. Siamo stati invitati da lei."
"Non mi risulta." Insiste l'altro, testardo.
Tendo l'orecchio: Oscar ha iniziato a suonare al violino una canzone d'amore, probabilmente per la sua fidanzata. Non abbiamo molto tempo.
"Spiacente." Dice il ragazzo. "Sono costretto a riaccompagnarvi al vostro posto o a scortarvi fuori dal teatro."
"Stronzo!" Urla Stella. Data la situazione le darei ragione, se solo non avesse cinque anni e non dovrebbe conoscere tutte queste parolacce.
"Stella!" Sbotta Ben.
"Senta." Dico io, rivolgendomi direttamente al nostro carceriere. "Abbiamo il pass."
"Sì, ma non valgono. Mi dispiace."
Un applauso copre la sua voce mentre scuote la testa, dispiaciuto. Con orrore mi rendo conto che Oscar ha finito e sicuramente il suo farfallino verde se ne sta tornando al suo posto. Non mi serve guardare il palco per sapere che quella che si sta facendo avanti ora è Steph.
Sento urlare il suo nome e una folla in delirio applaude e fischia. Sono contento che sia così amata, ma il problema rimane: chi c'è lì per lei?
Decido di abbandonare Ben mentre ancora litiga un po' con Stella e un po' con la maschera, torno di corsa al mio posto per capire cosa stia succedendo. Arrivo in tempo per vedere Steph in mezzo al palco, il sassofono tra le mani, un'espressione indecifrabile.
"Diamo il benvenuto ai signori Miller, Olga e Austin!" Esclama il solito presentatore, indicando tra il pubblico due persone, illuminate subito dalle luci. Penso che sia uno scherzo o un errore: avranno sbagliato qualcosa. Hanno dato a Steph gli attempati genitori di un altro musicista. Ora si renderanno conto che il cognome non combacia, si scuseranno e verranno a prenderci.
Ma nell'esatto istante in cui gli occhi di Steph si posano sui due, capisco che non è così. Non è un errore. Quei due sono lì per lei. Lo vedo il gelo che cala il suo corpo, il modo in cui i muscoli delle braccia si tendono. Mi sembra quasi di sentirle, le sue unghie stridere lievemente sul sassofono.
La certezza viene confermata nel momento in cui il microfono arriva nelle mani del signor Miller. Cala un silenzio tombale mentre l'uomo si schiarisce la voce e gracchia un: "Ciao, Stephanie."
Lei non risponde. È congelata sul posto.
L'uomo tossisce di nuovo e continua: "Ti abbiamo cercato per così tanto tempo..."
Steph non ascolta altro: gira sui tacchi e se ne va a grandi passi verso il retro del palco, tra il boato del pubblico e l'urlo della moglie dell'uomo. Mi sembra di udire anche Clepton esclamare qualcosa, ma ormai c'è troppa confusione.
"Ma che succede?!" Esclama Ben, comparso improvvisamente al mio fianco.
"Non ne ho idea." Rispondo. "Ma temo sia grave."
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