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Cap. 40: Contrattazione

Seppellirono Ben, la sua famiglia e i resti dei soldati nel giro di qualche altra ora, poi recuperarono qualsiasi cosa potesse essere loro utile dalla chiesa. C'erano soprattutto armi militari, ma quasi del tutto scariche, mentre il serbatoio del hummer parcheggiato fuori si rivelò completamente a secco. Anche la mitragliatrice montata là sopra aveva terminato le munizioni.

In compenso c'erano alcune provviste e qualche vestito, oltre che un po' di medicamenti e una confezione mezza vuota di antibiotici da banco che somministrarono subito a Madison. Inoltre, frugando bene nel padiglione, trovarono anche il famoso telefono satellitare, nascosto in un armadietto delle scope.

Senza esitare, Jessie lo accese e, su insistenza di Alex, chiamò l'unico numero registrato in memoria.

- Perché proprio io?- chiese, mentre squillava dall'altro lato.

- Perché il dottore voleva parlare con te.- rispose Alex - Ti vedono tutti come il capo. Tanto vale che continui a interpretare il ruolo.-

Jessie non commentò, mentre finalmente qualcuno rispondeva.

- Pronto?-

Era una voce indefinibile, a cui Jessie non avrebbe potuto assegnare un'età. Immaginò comunque, a istinto, un uomo sui sessanta, un po' rugoso e calvo, che si toglieva gli occhiali sedendosi su uno sgabello per rispondere. Gli piaceva quell'immagine.

- Salve. Parlo col Dottor Cordova?-

- Sì, certamente. Chi è lei?-

- Io... Ben le ha parlato di me, dottore.- rispose - Sono Jessie.-

L'uomo trattenne bruscamente il fiato, come se fosse stato colto alla sprovvista.

- Oh mio Dio! Jessie Shaw? È lei? Ben l'ha trovata?-

- Ecco... sì.- rispose - Mi dispiace, dottore... Ben, il Maggiore Brown e... e gli altri... non ce l'hanno fatta.- gli comunicò.

- Oh, cielo... ma è terribile.- disse il medico - E la persona immune come sta?-

- Oh, lei... si chiama Dayana Flanagan. Sta bene, è qui accanto a me.-

- Meraviglioso...- rise l'altro - Signor Shaw, ha avuto modo di leggere il mio messaggio?-

- Sì, Ben... è riuscito a farmelo avere. Diceva che è colpa dell'influenza e di... di un prione?-

- Sì, un prione. Come quello della mucca pazza, ha presente?- spiegò Cordova - Abbiamo scoperto che si trattava di un ceppo inerte nel sangue del cinquanta percento della popolazione mondiale. Non sapevamo nemmeno che esistesse finché non lo abbiamo cercato, era... curioso.- commentò - Il nostro sistema immunitario riusciva a tenerlo a bada autonomamente, almeno fino a quando è intervenuta l'influenza. Il prione ha reagito mutando e ha scatenato tutto questo. È estremamente contagioso e molto rapido. Se la sua amica è immune...-

- Le manca il prione?-

- Oh, no! No, assolutamente no! Se le mie ipotesi sono corrette, il morso trasmette il prione mutato, che ha acquisito le capacità di trasmissione dell'influenza ma ingrandendosi troppo per essere assorbito a livello polmonare, infettando anche chi non lo presentava all'inizio. La signorina Flanagan, tuttavia, ha semplicemente qualcosa che le permette di sopravvivere al contatto diretto con l'infezione, sempre secondo le mie ipotesi, che tuttavia sono avvallate dalle vostre stesse esperienze dirette, almeno finora. Porti la signorina qui da me e sicuramente potremo comprendere la sua immunità e usarla per proteggere chi è sopravvissuto alle fasi iniziali come noi. Sapete dove ci troviamo?-

- Sì, certamente.- rispose Jessie - Arriveremo presto. Ma ho alcune condizioni, prima di arrivare.-

Il medico esitò un momento, sorpreso dalle sue parole.

- Condizioni?- ripeté.

- Nulla di assurdo.- lo rassicurò - Intanto, mi deve promettere che tratterà la signorina Flanagan con il massimo rispetto dei diritti umani e che non farà mai nulla senza il suo consenso.-

- Naturalmente.- disse subito il dottore.

- Bene, già andiamo d'accordo. In secondo luogo, una dei nostri compagni è stata ferita. Non è un morso, è un proiettile, e non è infetta. Appena arriveremo voglio che qualcuno si occupi di lei.-

- Certo, ci mancherebbe. Se non è un rischio per la sicurezza, non ci sono motivi per rifiutare le cure.-

- Terzo, c'è una bambina, e ne ha passate tante. Di certo non è la sola, ma immagino di non doverle spiegare cosa mi aspetto da lei e dal resto del personale, né che voglio un trattamento simile per tutti i membri di questo gruppo.-

- Sarà al sicuro. Tutti voi lo sarete.-

- Ottimo. Ora mi dica, esiste la possibilità che veniate voi da noi?-

- Ah... no, mi spiace. Il carburante per gli elicotteri è esaurito, e molti non sono mai arrivati. Inoltre, temo di dovervelo dire... abbiamo avvistato all'orizzonte folti gruppi di infetti questa mattina. Abbiamo ragione di credere che non sappiano dove ci troviamo, ma stanno infestando i boschi qui intorno. Potrebbe essere pericoloso.-

Jessie strinse i denti per non imprecare. Guardò Alex, che scosse la testa. Forse aveva sentito, forse solo intuito, ma entrambi la pensavano allo stesso modo.

- Non potete fare qualcosa?- chiese - Ci sarà pure un passaggio sicuro.-

- L'unico è via aria, ma come ho detto non possiamo fornirvi passaggi.-

- Va bene... ma non c'è modo di distrarli?-

- Distrarli?-

- Qualsiasi rumore li può attirare. Non avete modo di creare diversioni lontane dai sentieri? Noi abbiamo un veicolo abbastanza pesante da non temere attacchi di piccoli gruppi, ma una folla sarebbe impossibile da affrontare. Se foste in grado di deviare la loro attenzione lontana dalla base...-

- Forse una piccola squadra potrebbe allontanarsi e piazzare degli ordigni a qualche chilometro di distanza.- disse Cordova - Sarebbe pericoloso, e mi servirebbe l'approvazione del capo del personale militare... d'altra parte voi ci offrite più speranza di quanta ne abbia potuta offrire io fino ad ora. Il telefono quanta batteria ha?-

- Meno di metà, ma potremmo trovare un caricabatterie da auto, forse.-

- Bene. Lo tenga acceso, la chiamerò appena saremo riusciti a organizzare qualcosa. E, per favore, tenga al sicuro la signorina Flanagan.-

- Lo farò. Mi assicurerò che tutti arrivino incolumi. A lei il resto, dottore.-

Riagganciò, sentendo un misto di preoccupazione ed eccitazione montargli dentro: forse erano, dopo tanta fatica, alla fine di quel loro vagabondare.

***

Viaggiarono senza sosta, tutto il giorno e tutta la notte, facendo dei turni di guida. Jessie, incapace di dormire, si prese quello notturno, che fece durare il più a lungo possibile, sia per la propria ansia che per la fretta di arrivare.

Madison gli impose la propria compagnia tutto il tempo, arrivando a dormire sul sedile accanto a lui malgrado la ferita. In effetti sembrava quasi normale, almeno finché non si agitava, anche se iniziò lentamente a salirle la febbre, e per qualche ora a Jessie sembrò di tornare indietro nel tempo, quando insieme andavano fuori città con la macchina, senza i genitori. Non era accaduto così spesso come avrebbero voluto ma abbastanza di frequente da farne una sorta di rituale, e anzi almeno due o tre volte lo avevano fatto senza permesso. L'ultima volta li avevano persino scoperti, e non era certo necessario usare la fantasia per capire com'era andata con Sandy e Darlene quando lo erano venuti a sapere. E proprio come allora, Jessie fumava.

Fumava le sigarette di Ben, non tante (anche perché ne erano rimaste solo cinque o sei) ma abbastanza da ricordargli davvero quei giorni, l'atteggiamento di ribellione di un periodo più felice, più spensierato e vivace. Lo faceva anche per lui, per l'amico che aveva perso, perché in qualche modo gli sembrava di onorarne la memoria. O forse perché si sentiva in colpa.

Evitarono il più possibile i morti viventi, incontrandone solo alcuni isolati lungo le strade secondarie, cercando di non attraversare centri abitati troppo grandi, facendo l'impossibile per procedere in modo spedito senza intoppi.

All'alba arrivarono a Corwin Springs.

***

- Secondo la mappa ci conviene girare qui.- disse Alex, in piedi in mezzo all'incrocio - Se andiamo avanti allunghiamo. Dobbiamo svoltare a destra e seguire il sentiero finché ci è possibile. Cos'ha detto Cordova?-

- Che il comandante ha accettato le nostre richieste e l'idea della diversione.- rispose Jessie, seduto ancora al volante, parlando dallo sportello aperto. Li aveva chiamati quella mattina, confermando tutte le promesse fatte quando erano a Crow Agency e raccomandandosi di raggiungerlo il più in fretta possibile. Il suo tono era particolarmente eccitato, sicuramente per il loro imminente arrivo - Tra non molto alcuni volontari faranno detonare delle cariche a una decina di chilometri dalla base. Allontaneranno quanti più zombie possibile. Forse riusciremo a passare.-

- Forse?- grugnì Madison, grattandosi la ferita, gli occhi gonfi e la faccia rossa - Rassicurante.-

- Piantala di stuzzicare i punti.- sbottò Jessie, afferrandole il polso - Vai dietro e dì a Kevin di tenerti d'occhio. E vedi di prendere qualcosa, quella febbre non mi piace.-

- E tu dormi!-

- Guiderà Alex.- sospirò Jessie.

Lui ridacchiò, salendo al volante al suo posto, mentre Madison si trasferiva nel retro, barcollando un po'.

- Stai attento al carburante.- si raccomandò Jessie, sistemandosi il più comodamente possibile sul sedile del passeggero - Non ne è rimasto molto, non ho trovato luoghi sicuri dove cercarne, stanotte.-

- Ce lo faremo bastare.- rispose Alex, ingranando la marcia.

La strada si rivelò un percorso sterrato e molto lungo, che si snodava tra gli alberi alternando curve strette e rettilinei. Il fondo era accidentato e fangoso, ma anche schiacciato nei punti più cedevoli dalle ruote di pesanti mezzi di trasporto, sicuramente dei camion militari.

Ne videro uno, annerito e scheletrico, gettato poco fuori dal sentiero, il muso accartocciato deposto su qualche tronco spezzato e bruciato, con alcuni scheletri che si affollavano sotto la sponda o nei pressi degli sportelli, come se ancora cercassero di sfuggire a un incendio ormai spento da tempo.

- Grazie a Dio questo coso non ha i finestrini dietro...- commentò Alex.

Incontrarono il primo zombie dopo meno di mezz'ora: si aggirava ai margini del bosco, vestito con abiti mimetici laceri e insanguinati. Come li vide lanciò un lamento e protese le mani, muovendo passi incerti nella loro direzione, ma Alex non si fermò.

- Gli altri non possono essere lontani.- commentò Jessie - Forse dovremmo nasconderci e aspettare le detonazioni. Non voglio essere in vista quando cominceranno a muoversi.-

Alex annuì.

- Concordo. Dove ha detto che avverranno?-

- A ovest, dal lato opposto della montagna. Se ho capito bene dove siamo, il grosso degli zombie dovrebbe essere davanti a noi.-

- Allora rischio minimo. Mi piace.- ridacchiò Alex, infilando il Transit tra i rami più bassi di un gruppo di conifere.

***

Le esplosioni non tardarono ad arrivare, bene udibili anche a quella distanza. Riecheggiarono tra gli alberi e le rocce, disturbando alcuni uccelli verso Yellowstone; alcune grida che Jessie associò facilmente agli Inseguitori risuonarono non molto lontano da dove si trovavano, e dopo pochi minuti dal bosco cominciarono a uscire alcuni corpi.

Alex e Jessie si rannicchiarono il più possibile sotto i bordi dei finestrini, lasciando che gli zombie li superassero, . Quando anche l'ultimo fu svanito, infilandosi di nuovo tra gli alberi nella direzione opposta a quella da cui proveniva, riavviarono il motore e ripresero la marcia.

- Accelera un po'.- disse Jessie, dopo qualche minuto che viaggiavano - Cerchiamo di sbrigarci... ormai ci siamo quasi, prima arriviamo meglio è.-

- Va bene, ma abbiamo un quarto di serbatoio al massimo.- gli ricordò Alex - Potremmo dovercela fare a piedi.-

- Beh, ce ne preoccuperemo quando...-

Qualcosa colpì la fiancata del Transit con una forza spaventosa, facendolo oscillare violentemente. Alex afferrò freneticamente il volante, mentre Jessie si aggrappava al cruscotto. Finirono fuori dal sentiero, e uno dei pneumatici sobbalzò su una roccia che affiorava dal terreno, sbilanciando ulteriormente il veicolo, che venne colpito di nuovo.

Stavolta Alex non riuscì a recuperare e persero definitivamente l'equilibrio, rovesciandosi su un lato.

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