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Cap. 20: Aggregazione

Portarono a Day un po' d'acqua dal distributore, e lei raccontò la sua storia, seduta su una delle poltroncine della sala d'attesa insieme a loro.

Era una blogger e una giornalista freelance, scriveva pezzi di cronaca generale per quotidiani online e gestiva un sito di stampo culturale in cui parlava in particolare di storia dell'arte pittorica. Siccome aveva deciso di rinnovare la grafica del suo blog, ormai troppo vecchia e ancora piuttosto amatoriale per i suoi gusti, aveva preso un appuntamento in quello studio per discuterne direttamente col direttore, Bernard Sloper. Si erano visti la sera, poco prima dell'orario di chiusura, l'unico momento libero che l'uomo era riuscito a trovare prima della fine del mese, e avevano cominciato a parlare di affari.

Terminato il colloquio erano usciti di lì insieme, diretti alle rispettive case, ma appena avevano messo piede in strada erano stati aggrediti da quelli che a prima vista avevano creduto fossero dei vagabondi ubriachi. Sloper li aveva respinti ed erano tornati in ufficio, scossi e spaventati, e avevano cercato di contattare la polizia. Purtroppo avevano scoperto che le linee erano intasate, e di lì a poco fuori era iniziato un vero pandemonio di sirene e grida.

Chiusi dov'erano avevano aspettato i soccorsi per qualche ora finché Sloper, stanco di rimanere chiuso lì dentro, non era uscito ordinandole di chiudersi a chiave e di aspettarlo mentre andava a cercare aiuto.

Lo aveva accompagnato di sotto, ma non appena aveva messo piede fuori dalla porta un uomo urlante gli era saltato addosso e lo aveva buttato a terra, azzannandogli la faccia, mentre una bambina aveva cercato di fare la stessa cosa a lei, che tuttavia era riuscita a scrollarsela di dosso e a correre di nuovo all'interno, chiudendo tutto quanto con le chiavi che il direttore le aveva lasciato e barricandosi nel suo ufficio.

C'era rimasta quasi due giorni, mangiando merendine e pregando che finisse tutto il prima possibile. Quando erano entrati stava dormendo, e sentendo che forzavano la porta si era spaventata a morte.

Adesso sembrava più calma, e il tremito era passato, anche se rimaneva comunque piuttosto pallida, i capelli rosso scuro ancora in completo disordine.

- Mi dispiace per averti aggredito. Pensavo fossi uno di quei... mostri là fuori.- si scusò, rivolgendosi a Jessie.

- Beh, ne ha l'aspetto, in effetti.- commentò Madison.

- Sono proprio felice di essere venuto a salvarti, sai?- sbuffò Jessie - Ho avuto anch'io la mia dose di disgrazie.- ammise, tornando a parlare con Day.

- Ma cosa sta succedendo?- chiese - Ho cercato di telefonare più volte alla polizia, ieri, ma non ha mai risposto nessuno, e su internet c'è un casino di materiale diverso, non riesco a capire...-

- In due parole: apocalisse zombie.- disse Maddie, scrollando le mani - I morti stanno tornando a mangiare i vivi... è questo che sono, cadaveri ambulanti.-

- Pare che la malattia di queste ultime settimane non fosse semplice influenza.- spiegò Kevin - E sembra che la cosa sia parecchio grave... anche il Presidente è dato per morto. Secondo lui non arriverà alcun aiuto.-

- Ho detto solo che è improbabile.- corresse Jessie - E che nell'attesa dobbiamo cercare di cavarcela da soli.-

- Sei un poliziotto?- chiese Day, in tono speranzoso.

- No. Un elettricista.- rispose lui, alzando la maglietta e mostrando le forbici appese alla cintura a mo' di distintivo - Ma conosco molto bene gli zombie... almeno in teoria.-

- Stiamo provando a raggiungere la costa.- disse Madison - Siamo venuti qui per cercare l'indirizzo di un nostro cliente che possiede una barca. Cerchiamo di risalire alla sua casa al mare, poi da lì partiremo per un'isola da qualche parte. Possiamo darti un passaggio da qualche parte, magari.-

Day si arruffò i capelli, sospirando profondamente con gli occhi chiusi.

- Diamine... io vivo sola, a casa è inutile andare, se non prendo qualche vestito di ricambio.-

- Non servirà, prima di lasciare Sioux Falls dobbiamo rifornirci. Possiamo prendere anche quello che serve a te, mentre ci siamo.- disse Jessie - La tua famiglia dove vive?-

Lei fece una risata amara.

- Mio padre ha pensato bene di prendere la sua segretaria e andare in Europa, quindi non so dove abiti. Mia madre e mio fratello invece vivono a Tea... se mi poteste portare lì sarebbe perfetto, poi me la caverei da sola.-

- Nessun problema.- disse Jessie - Tu riprenditi... ragazzi, troviamo quell'indirizzo.-

Si alzò dandole una pacca leggera sulla spalla, stringendo appena le dita per cercare di trasmetterle un po' di forza. Lei parve apprezzare, gratificandolo con un sorriso accennato.

***

Le nuvole si erano fatte più dense, e in lontananza si vedevano già le prime gocce di pioggia. Il vento si era alzato, rendendo più forti i versi dei morti viventi in avvicinamento, spazzando l'asfalto con tanta forza che Ben dovette tenere il berretto con una mano mentre usciva per evitare che volasse via.

Puckett era già saltata sulla mitragliatrice del hummer, intenta a ripararla, mentre Nelson e Lincoln controllavano i caduti, accertandosi che fossero effettivamente morti. Brown intanto si era inginocchiato accanto alla pompa di benzina, trafficando con la granata e del filo. Senza dare loro troppa attenzione corse all'officina, dove aveva nascosto la macchina: aveva il paraurti molto ammaccato e un faro rotto, oltre che il parabrezza incrinato a furia di investire gli zombie. Purtroppo non aveva tempo per sistemarla.

- Allora?- chiese ad alta voce Brown, tendendo un filo.

- Sto finendo, signore!- esclamò Puckett, continuando ad armeggiare con gli attrezzi - Ma da sola ci metto il doppio!-

- Velocizzati, ci serve quella mitragliatrice! Nelson, i caduti?-

- Rimarranno caduti, signore... sono morti.-

- E allora muovi il culo e aiuta Puckett. Lincoln, raccogli quello che abbiamo lasciato dentro e caricalo al volo. Ben, la macchina?-

- Arriva, arriva!-

Mise in moto e la portò accanto alle pompe di benzina, come avevano concordato; subito dopo cominciò a gettare le sue scorte dentro il veicolo militare, lasciando a bordo solo la benzina. Brown subito dopo trascinò i corpi dei loro compagni morti vicino all'auto, sistemandoli alla meglio e, presa una tanica dal sedile della monovolume, li bagnò con una dose generosa di carburante, abbandonando poi il contenitore lì accanto.

- Va bene, ci siamo.- disse, mentre gli Inseguitori lanciavano un ennesimo grido, stavolta estremamente vicino - Puckett, Nelson, la mitragliatrice?-

- Quasi pronta!- risposero insieme i due soldati.

Brown annuì e si voltò, puntando la pistola verso gli zombie, ora a meno di trenta metri di distanza.

- Ben, Lincoln, qui con me!- ordinò - Teneteli lontani, non devono avvicinarsi! La trappola è per tutti gli altri!-

Lincoln gettò coperte e sacchi a pelo dentro il veicolo e lo affiancò, alzando il fucile. Ben recuperò la carabina e affiancò Brown, prendendo la mira con cura.

- Non importa se non li uccidete. Mirate alle ginocchia o alla spina dorsale se non siete sicuri!- continuò il Maggiore - Fuoco a volontà!-

Ben sparò un colpo verso lo zombie più vicino, una donna con la divisa da militare su cui era stato cucito il logo della croce rossa, mancandolo completamente a causa di un suo movimento repentino verso destra. Lincoln fu più fortunato di lui, riuscendo a centrare il suo bersaglio ad un piede, facendolo sbilanciare, mentre Brown colpì un terzo zombie nell'occhio, stendendolo al primo colpo.

- Però...- commentò Ben.

- Ottimo colpo, capo!- gli fece eco Lincoln.

- Fortuna. Ora concentratevi!-

Ben sparò ancora, prendendo esempio da Lincoln e colpendo più in basso, al ginocchio. Stavolta riuscì a fare centro, anche se lo colpì un po' più in alto di quanto avrebbe voluto. Lo rallentò ugualmente, buttandolo a terra a causa del potere d'arresto dell'arma, e il proiettile successivo gli fece saltare la testa, mandandolo lungo disteso per sempre.

- Ci siamo!- gridò Puckett - Operativa, signore!-

- E allora falciali!-

Nelson saltò a terra, mentre il Sergente girava l'arma e apriva il fuoco contro il resto del gruppo di Inseguitori, ancora piuttosto nutrito. La raffica ne uccise la maggior parte, storpiando gli altri e buttandoli a terra come sacchi di patate urlanti.

- Basta, Puckett!- gridò Brown - Può andare, adesso leviamoci di torno subito!-

Saltarono tutti a bordo, Ben al posto di guida (dato il modo in cui aveva guidato la sera prima, il Maggiore aveva deciso di dare a lui il volante adesso), e dopo aver messo in moto partì di volata verso sud, nella direzione opposta ai morti viventi, schiacciando sotto le imponenti ruote del mezzo le teste di tre Inseguitori ora ridotti a strisciare.

Si allontanarono rapidamente, consci di quanto stava per succedere e di dover mettere tutta la strada che potevano tra loro e il distributore di benzina, prima che i non morti arrivassero fino lì e, vedendo i cadaveri, si fiondassero loro addosso per mangiare, tirando inevitabilmente il filo legato alla granata, facendo saltare tutto in aria.

- Cazzo... sono già lì! Ben, accelera!- gridò Puckett, inginocchiandosi perché la sentissero.

- Puckett, sono a tavoletta!- rispose lui - Siamo su un hummer, non una Ferrari!-

Subito dopo ci fu un botto tremendo, potenziato dalla benzina nell'auto e sotto terra, che sollevò una fiammata enorme mista a schegge di cemento, asfalto, metallo e vetro. Puckett si affrettò ad abbandonare la postazione di tiro, rotolando nel retro del mezzo, al coperto, insieme a Lincoln e a Brown, in mezzo alle loro poche scorte. Era appena entrata che rumori come di proiettili che impattavano sul metallo si fece sentire, e all'improvviso lo specchietto destro andò in frantumi. Infine, l'onda d'urto li raggiunse, facendo sbandare Ben che, per non perdere il controllo, si impose di non inchiodare e sterzò dalla parte opposta, per poi ruotare di nuovo il volante ancora e ancora, finché non sentì l'oscillazione della parte posteriore esaurirsi del tutto, anche se sciaguattò tutto il carico e i passeggeri come un cocktail del sabato sera.

Quando fu sicuro di non rischiare un testacoda o peggio, Ben mollò l'acceleratore e rallentò fino a fermarsi, le orecchie che gli fischiavano per il boato e la fronte imperlata di sudore. Sentiva il cuore battergli a mille.

Una mano calò sulla sua spalla e, voltandosi, vide Brown strizzargli un occhio.

- Ragazzo... questo è guidare.-

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