Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap. 1: Incubazione

Un nuovo giorno di lavoro stava iniziando.

Jessie trattenne a stento uno sbadiglio mentre, in fila davanti alla macchina del caffè, aspettava di farsi rubare i soldi da quella trappola infernale spacciatrice di caffeina, teina e cioccolata di scarsissima qualità.

Si trovava in un grosso capannone industriale, suddiviso internamente da alcuni muri di cartongesso e adibito a magazzino per attrezzi di lavoro e materiali da costruzione vari. Sulla sua destra si apriva la porta di un cubicolo in vetro e alluminio che veniva usato come ufficio per alcuni dei supervisori (gli altri, quelli più in alto nella catena alimentare, avevano l'ufficio nel palazzo principale, dall'altra parte della strada). Ogni mattina la sua giornata iniziava lì, con l'attesa di essere assegnato a un qualche lavoro più o meno faticoso, senza riscaldamento d'inverno e aria condizionata d'estate, come ogni manutentore degno di questo nome. Una condizione che aveva subito imparato ad accettare per il proprio benessere mentale.

Davanti a lui, due colleghi parlavano con uno dei supervisori. Non si curò molto della conversazione, ma gli parve di capire che fosse riferita a uno dei cantieri cimiteriali nella zona di Sheridan Lake Road. Roba che a lui non interessava, non lavorava nei cimiteri.

Mentre metteva una monetina nell'apposita fessura, facendo appena un cenno agli altri, un uomo poco più basso di lui si avvicinò a passo spedito, ostentando un sorriso irritante.

- Jessie!- esclamò tutto contento - Allora? Buon giorno!-

- Mh...- grugnì lui, ancora mezzo addormentato.

- Ma che fai, prendi un tè?- gli chiese.

- Lo prendo sempre. Il caffè di questo coso è una schifezza.- rispose laconicamente Jessie - Cosa c'è, Karl?-

Il supervisore s'infilò una mano in tasca, estraendo il cellulare. Jessie odiava quell'arnese: apparteneva a una sottomarca economica (ma non così scarsa) che Karl aveva comprato per risparmiare e che non era minimamente capace di adoperare. Quasi ogni volta che lo usava cadeva la linea, non riusciva a inviare messaggi e non sentiva praticamente mai la suoneria. Lavorare con lui non era mai stato facile (non era esattamente la persona più intelligente del mondo), tuttavia da quando aveva comprato quel telefono le cose erano peggiorate, e parecchio.

- C'è un trasloco, oggi. Robina leggera leggera... un armadio, due comodini, un letto... siete tu e Miroslaw.-

Jessie buttò giù un sorso di tè che sapeva di orsetto gommoso liquefatto, preferendo tacere: l'ultimo trasloco con "robina leggera leggera" era durato più di dieci ore, e gli era venuto mal di schiena. Tutto perché Karl non aveva capito niente di quello che il cliente aveva detto quando si erano accordati.

- Che mezzo prendo?- chiese invece.

- Boh, vediamo cosa resta.- sorrise il supervisore - L'indirizzo ce l'ho qui nel telefono, aspetta che te lo mando...-

Jessie sospirò e allungò la mano, preferendo non commentare la frase precedente. C'era solo da sperare che rimanesse libero qualcosa di sufficientemente grande.

- Facciamo prima se me lo fai leggere, dai... lo scrivo io.-

***

Jessie si sedette al posto di guida del camion che gli avevano finalmente concesso, un vecchio Mercedes ammaccato, in attesa del collega polacco, finendo di bere il disgustoso tè rimastogli.
Lavorava da ormai un anno e mezzo per la Rapid City Maintance, una piccola ditta di manutenzione di Rapid City, e si era abituato in fretta a quelle condizioni di lavoro: era un manutentore polivalente, che veniva impiegato nei più svariati campi, spesso nei cantieri edili o per lavori di fatica varia. Sapeva bene come funzionavano le cose lì, quando lamentarsi e quando tacere, e anche come evitare problemi. Dopotutto, era il suo stile: vivere evitando il più possibile che gli rompessero le scatole in qualche modo. Tutto filava più liscio, poi.

Si passò stancamente la mano sulla testa, sentendo la corta peluria nera che erano i suoi capelli (tagliati appena due giorni prima) solleticargli il palmo. Gettò uno sguardo al retrovisore, tanto per controllare le occhiaie, ormai pressoché onnipresenti su di lui: non erano eccessivamente marcate, ma sotto la luce giusta e con la barba non fatta lo facevano sembrare più vecchio di almeno dieci anni. E dire che ne aveva a malapena compiuti ventisette...

Scosse la testa con un sorrisetto di autocommiserazione, grattandosi la pancia piatta e pallida sotto il maglione da lavoro. In fondo doveva considerarsi fortunato: una persona della sua età che trovava un lavoro stabile, con un contratto regolare, e che per di più gli permetteva di vivere da solo e senza aiuti non era cosa da poco, di quei tempi. Anche dal punto di vista fisico ci aveva guadagnato: da quasi quattro anni non andava in palestra, eppure non solo non era ingrassato, ma anzi aveva messo su un filo di muscoli a furia di sollevare e spostare mobili, sacchi di cemento, materiali per costruzioni e attrezzi pesanti.

Qualcuno bussò al finestrino, spezzando il filo dei suoi pensieri. Riscuotendosi, abbassò il vetro per parlare con l'uomo che si era avvicinato.

Aveva qualche anno più di lui, anche se non tanti. Sotto il berretto da baseball portava i capelli castani rasati solo sui lati e più lunghi sopra la testa, con le basette che si univano alla cortissima barba fino a incorniciargli il viso.

- Ehi, Ben!- lo salutò Jessie, tendendogli una mano.

Benjamin Vikers sorrise e diede al suo palmo un'energica stretta sbilenca, facendogli un cenno col mento.

- Fatti in là, Green Valley.- gli disse.

Jessie, abituato a sentirsi apostrofare con il nome della località in cui viveva, si spostò subito sul sedile del passeggero, mentre il collega saliva al suo posto.

- Credevo venisse Miro.- osservò.

- Ah! Quel cazzone di un polacco non si è presentato.- rispose con stizza Ben - Karl lo ha chiamato tre volte e non risponde. Mi ha detto di sostituirlo. Ce l'hai l'indirizzo?-

Jessie annuì, mentre Ben metteva in moto.

- Non ti ho visto molto in giro, ultimamente.- commentò, mentre uscivano dal parcheggio della ditta e si inserivano sulla strada principale.

- Ero in cantiere. Ristrutturavo un appartamento.- rispose - Ma si sono ammalati in tre, oggi non ci vado.-

- Ah, influenza?-

Ben si strinse nelle spalle.

- Forse. Dicono che gira.-

Jessie non commentò, e la conversazione finì lì.

***

Mentre saliva sulla propria auto, Jessie gettò un ultimo sguardo ai cancelli della R.C.M., sentendosi vagamente stupito da come erano andate le cose quel giorno.

Non era neanche mezzogiorno, eppure gli era stato detto di andarsene già adesso, dopo nemmeno mezza giornata: sette operai erano malati, due non si erano presentati proprio, e anche alcuni clienti avevano disdetto o rimandato gli appuntamenti. Risultato, era già ora di andare a casa.

Beh, almeno posso pensare ai fatti miei...

In fondo, rifletté mentre guidava, quella giornata non era stata poi così male: poco lavoro, un collega che trovava simpatico a fargli compagnia, un intero pomeriggio per se stesso... ogni tanto ci voleva. E poco importava se il cielo minacciava pioggia.

La strada del ritorno si rivelò sorprendentemente affollata: mentre tornava verso Green Valley incrociò due ambulanze a distanza di pochi minuti l'una dall'altra, e ne trovò una terza parcheggiata sotto un palazzo in periferia. Vide anche un'auto ferma sul ciglio della strada con le portiere aperte, mentre attraversava la campagna sulla SD–44, ma senza conducente né passeggeri, e un uomo che camminava da solo nella direzione contraria alla sua.

Fu solo quando arrivò a casa, comunque, che iniziò a dubitare di quanto quella giornata potesse effettivamente dirsi buona.

Green Valley era, di fatto, uno sputo sulla mappa del Dakota del Sud: un agglomerato di edifici prevalentemente prefabbricati e strade sterrate, ospitava meno di un migliaio di persone. Quando aveva iniziato a lavorare a Rapid City, Jessie si era trasferito lì solo perché distava sì e no un quarto d'ora dalla città ed era tranquillo. Quel giorno, tuttavia, sembrava che le cose fossero cambiate un po'.

Mentre imboccava la strada di casa, scorse in fondo alla via alcune auto dell'ufficio dello sceriffo, mentre l'ennesima ambulanza gli sfrecciava accanto a tutta velocità. Sorpreso, si fermò nei pressi di una delle volanti della polizia, dove un agente infagottato nella propria divisa invernale si fumava una sigaretta.

- Salve, agente. Ci sono problemi?- chiese, guardando l'abitazione lì accanto, un grosso prefabbricato grigio dal tetto spiovente.

- Un'aggressione.- rispose il poliziotto, avvicinandosi di un paio di passi - Conosce i proprietari?-

- I Finnigan, certo.- annuì Jessie: erano una famiglia numerosa, tre figli più gli anziani genitori di lui. Di tanto in tanto lui e Bob si erano visti a qualche barbecue del vicinato - Abito un centinaio di metri più avanti. Cos'è successo?-

- Ah, brutta storia...- rispose l'altro, aspirando dalla sigaretta e lanciando un'occhiata alla casa - Il signor Finnigan ha dato di matto e ha aggredito la moglie e il padre. Li stanno portando in ospedale. Lui è scappato, ma lo troveremo.- gettò il mozzicone e gli fece un cenno di saluto - Si chiuda a chiave, stanotte, e si ricordi di chiamarci se dovesse vederlo.- si raccomandò, allontanandosi.

Jessie chiuse il finestrino, piuttosto turbato, avviandosi verso casa.

Bob ha aggredito la sua famiglia? Pensò. Ma cosa gli è preso?

Green Valley era una piccola comunità, e lui era ancora l'ultimo arrivato, ma aveva legato abbastanza con le persone che abitavano nei dintorni, e aveva imparato a conoscere il vicino: era un uomo tranquillo, vendeva auto di seconda mano e non aveva più problemi economici di quanti ne potesse avere lui. Si erano visti solo un paio di settimane prima, e gli era sembrato di buon umore, gli aveva anche chiesto di andare da lui per giocare a poker entro la fine del mese. Inoltre voleva bene alla sua famiglia, ed era stato lui a insistere perché i genitori andassero a vivere con loro.

E ora aggrediva la moglie e il padre senza motivo?

Ma porca miseria...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro