IO HO SEMPRE ODIATO L'ORA DI GINNASTICA.

Parliamoci chiaro e sinceramente: sono stata una nuotatrice per quattordici anni della mia vita e in acqua ero davvero brava. Sapevo come muovermi, ero coordinata, precisa e sicura. Mi allenavo sei giorni a settimana per due ore e mezza ogni giorno e in estate facevo addirittura il doppio allenamento: dalle 8 alle 10.30 e dalle 14 alle 16.30.

Ma fuori dall'acqua? Ho l'agilità di un ferro da stiro. O di un bradipo morente, se preferite.

Per tutti i miei cinque anni alle superiori ho avuto una prof di ginnastica letteralmente odiosa. Sarebbe voluta diventare una professoressa di biologia, ma, non avendo superato l'esame, le hanno fatto insegnare ginnastica, quindi lei a prescindere odiava almeno la metà dei suoi studenti. Quando si è ritrovata tra le mani me e la mia migliore amica, entrambi nuotatrici, ha deciso di rendere la nostra vita un inferno, Dio solo sa perché.

Ogni settimana inventava qualcosa di nuovo per persone atletiche fuori dall'acqua, tipo percorsi a ostacoli, verticali varie, saltare in un cerchio da hula-hop in movimento (non sto scherzando, ho dovuto farlo), che per persone come me erano una cosa inconcepibile... Inutile dire che la mia media di ginnastica fosse sempre un disastro.

Quindi volete sapere cosa penserei se gli sport fossero tolti dalla scuola? Non sarei felice, vorrei solo che ognuno potesse avere le stesse opportunità. È ovvio che una persona che fa calcio, pallavolo o atletica si trovi più a suo agio con determinati esercizi e non vedo perché persone come me, che praticavano o praticano uno sport agonistico, avendo anche dei risultati, debbano essere penalizzate solo perché sanno fare cose diverse. Io mi impegnavo, giuro che ce la mettevo tutta, ma per lei non era mai abbastanza.

Vorrei soltanto che l'ora di ginnastica fosse fatta di attività piacevoli per tutti, non gestita da una pazza psicopatica che non fa altro che terrorizzare i suoi studenti. Tutti dovrebbero avere la possibilità di provare gli sport che vogliono senza sentirsi sotto pressione, senza avere la costante paura di essere un fallimento e di ricevere un brutto voto.