I miei genitori avevano dei migliori amici che erano una coppia a loro volta quando erano giovani. Mia madre è rimasta incinta un anno prima della sua amica, ma io e il loro figlio siamo cresciuti letteralmente insieme: dovunque andassi io, Luca andava, qualunque gelato prendessi, Luca lo prendeva uguale, qualunque cosa io dicessi, Luca mi dava ragione. Non lo consideravo semplicemente il mio migliore amico, lui era mio fratello.

Siamo rimasti profondamente legati per diciotto anni. Diciotto anni in cui io avrei fatto di tutto per lui, diciotto anni in cui ho ascoltato ogni singola parola che uscisse dalla sua bocca e ne ho fatto tesoro, diciotto anni in cui ho cercato di aiutarlo con ogni stupido dramma dovuto a ragazze di cui nemmeno gli importava davvero. Poi un giorno ho deciso di raccontargli io una cosa; una felice, non un mio problema.

Ero emozionata perché il mese seguente avrei fatto uno scambio culturale con una scuola in Germania e un ragazzo sarebbe venuto a stare da me per una settimana. Non appena gliel'ho detto, lui ha iniziato a ripetermi che tutto sarebbe andato male, che il ragazzo sarebbe stato antipatico, che mi avrebbe odiata... Inutile dire che quel giorno abbiamo litigato per la prima volta.

Da quello stupido battibecco sono usciti problemi più gravi, che fino a quel momento avevo tenuto per me perché non volevo discutere. Gli ho detto che non ne potevo più di essere "usata" solo quando aveva bisogno di parlare o di consigli, che ero stanca di aspettare che lui avesse tempo per me perché preferiva darmi buca per uscire con altri suoi amici e che se avesse continuato così, mi avrebbe persa.

Lui ha detto che non avrebbe mai lottato per me, che non valeva la pena di farsi perdonare.

Ho passato l'intero pomeriggio a piangere.

Mesi e mesi dopo, i nostri genitori hanno organizzato una vacanza tutti insieme, lui si è scusato e io ho deciso di dargli una seconda possibilità. Per un po' le cose sono andate meglio, lui trovava sempre del tempo da passare con me e, anzi, spesso era lui a proporre nuove cose da fare insieme. Credevo di aver riavuto indietro il migliore amico di quando ero bambina, quello per cui avrei fatto qualsiasi cosa, quello a cui volevo un bene indescrivibile.

Ma all'inizio di aprile le cose hanno ricominciato ad andare male.

Non ricordo di preciso cosa fosse successo. Ricordo soltanto che il giorno prima del mio diciannovesimo compleanno lui mi ha mandato un messaggio per dirmi che stava molto meglio senza di me, che la sua vita era più facile quando non ci parlavamo e che non avrebbe mai voluto conoscermi.

Non ho pianto quel giorno. Ma ho promesso a me stessa che non gli avrei mai più parlato, che non lo avrei mai più visto, che non lo avrei mai perdonato.

Sono passati tre anni ormai e, nonostante lui continui a scrivermi, io non ho mai infranto la promessa fatta a me stessa e non ho rimpianto la mia decisione. Nonostante sia stata la più difficile di tutta la mia vita.