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Cap. 21

"Passeggiamo?"
Lo sguardo di Luca ad indicarmi la via alle mie spalle.
Un mezzo giro del corpo per vedere la direzione al suo invito.
Il molo, un rettilineo solitario costeggiato da tante imbarcazioni che danzano accompagnate dal dolce movimento del mare.

La punta del faro, è una lucciola emarginata che sovrasta lo spettacolo di mille stelle intermittenti; stelle terrene, da fare invidia a quelle in cielo, nel panorama della nostra città.

"Passeggiamo!", l'eco di risposta alla sua domanda.
Com'è strana questa notte, continuo a sorprendermi ad ogni istante.
Un conto, era sperare mi regalasse uno strappo per allontanarmi da quella via; dal mio stare immobile dinanzi alle cose che non mi aspetto, ma che riescono sempre a cogliermi impreparata; un altro è l'essere presa in contropiede da tutta questa gentilezza che mai mi sarei aspettata di ricevere.

Passeggiamo io e Luca, fianco a fianco come la maggior parte delle persone che ci circondano.
Può apparire una normalissima scena, vista da estranei; di sicuro non lo è per noi.
Chissà se qualcuno potrà chiedersi cosa siamo l'uno per l'altra.
Chissà se qualcuno si accorge,della totale mancanza di differenze tra noi; siamo quasi identici.

"Ma lo sai che non rimorchi un granché se passeggi con me accanto?",
una risatina in risposta da parte sua.
"E ti pare che se avessi voluto rimorchiare, t'avrei lasciato passeggiare con me?"
Colpita! In un attimo riesco a far tacere anche i pensieri, come le labbra. E mi incupisco un secondo dopo, lo faccio sempre quando non riesco a schivare le parole che mi feriscono. E ritorno a guardarmi i piedi anche stavolta.

"Nina?", mugolo silenziosamente e continuo a calpestare la strada.
"Guardami", il tono serio che non ammette repliche.
"Stavo scherzando", con tanto di sopracciglia inarcate a sottolineare l'ovvietà. Ed io che ora mi prenderei a calci da sola, per quanto sono stupida.

"L'ho capito, non preoccuparti", il mio inutile riparo.
"Non è vero!", precisa.
"Ma davvero credi di essere invisibile per me?"
Un "si?", buttato lì proprio nel momento meno opportuno.
"Lo sapevo!", la sconfitta pronunciata da Luca che non ho mai ascoltato.
"Cosa sai?"
"Che non hai di me la stessa opinione che hai di Davide".

Non essendo, la vita, una cassetta del mio walkman che posso mandare avanti e indietro a mio piacimento, solo per ascoltare all'infinito le parole e la musica di una canzone, non so in questo momento come spiegargli il perché di questa differenza.

"Ascoltami Luca, il problema non è l'opinione che io ho di te, ma l'atteggiamento che hai tu con me".
"E sarebbe?" Ci penso, cerco tra le mille parole che ho in testa quelle che non possono ferire; alla fine opto per la sincerità.

"Mi hai detto che per te non sono invisibile, giusto?"
"Sì, credo di averlo detto."

"E allora spiegami perché, quando siamo nella stessa stanza, mi sento sola il doppio di quanto lo sarei se fossi sola davvero. Spiegami perché i tuoi occhi sembrano scappare, quando mi vedi. Perché ricordo più la forma delle tue spalle, che i lineamenti del tuo volto. Perché mi tratti come una nemica e combatti anche me, invece di lottare con e per me?"

Ho il fiatone; non per il tragitto che abbiamo fatto, non perché tra una parola e l'altra siamo arrivati ai piedi del grande faro, non perché ho paura del buio che inghiotte il molo nell'oscurità della notte, ma solo perché ho avuto il coraggio di vomitare le mie parole al vento, sul viso di chi mi ha chiesto un perché, ed io ne ho trovati cento.

Non posso vederlo, il rossore che mi colora il volto in questo momento, ma lo sento. E nonostante ciò, ho freddo.
Cerco di ripararmi come posso dalla brezza marina che soffia su di me, sui miei nervi, sulla delusione che ho adesso per quello che ho detto.

Per me non ha avuto risposte, Luca; non ancora, non le cerca.
I pensieri miei, i suoi, sono ancora una volta riempiti dai nostri silenzi.

Un solo gesto arriva, in attesa di scuse che so non arriveranno mai.
La sua giacca di jeans, ancora con il suo calore impresso, si appoggia sulle mie spalle.
Il suo ripararmi dal vento, dalla mia foga, da se stesso, e quattro bisbigli appena dietro i miei capelli.

"Vedi, Nina? Per me non sei trasparente."

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