Quanti sentimenti in contrasto tra loro dovrò ancora imparare da questa vita?
L'amore che è divenuto odio.
La speranza divenuta rassegnazione.
La sorpresa tramutata in delusione.

Sono di nuovo di fronte al civico settantadue.
La mia schiena ancora una volta appoggiata alla Suzuki di Luca.
Aspetto, non so bene cosa, ma aspetto.
Aspetto un volto familiare che accetti la mia richiesta di aiuto.
Aspetto che questa moto alle mie spalle, sia il tragitto di cui ho bisogno ora; che diventi l'autostop alla mia delusione.

Uno strappo verso non so dove.
La richiesta di un passaggio a Luca, l'unica alternativa.
Non sono mai salita in sella alla mia voglia di evasione.
Ho consumato le suole delle scarpe ogni giorno, ma due ruote a guidare la mia pelle fuori dagli spazi che rifuggo, non le ho mai provate.

Non ho voglia di vedere il viso, il corpo e gli occhi di chi è riuscita a rubare il mio calore.
Non voglio fare conoscenza di chi sono sicura mi ha già sottratto a Davide.
Stringere la mano e dare un nome alla mia rabbia, non è il massimo, adesso.

Sto fissando il portone per cercare quasi di farlo aprire con la forza del pensiero. Quanto mai può durare una dannata doccia?
Occhi al cielo a guardare nuvole cariche di pioggia, che diventano la mia distrazione.
La pioggia che tanto amo, sta forse per diventare l'impantanarmi qui ad affrontare ciò che non voglio.

Prego sottovoce che non cada ancora nessuna goccia.
Prego...
Io che non credo a nulla sto pregando, in un attimo ho vestito i panni dei farisei che deridevo stamattina.

Allora forse è vero, è vero che si invoca il nome di Dio solo nel momento del bisogno.
Quante volte in passato l'ho invocato nella mia testa, non mi ha mai prestato ascolto; perché stasera dovrebbe fare la differenza?
Punti interrogativi, quanti punti interrogativi dentro di me.
Domande fatte sottovoce e risposte ancor più silenziose che non ho ancora udito.

Mentre tendo l'orecchio per cercare di ascoltarne il suono, un altro mi sorprende in positivo, stavolta: lo scatto del portone.
L'immagine di chi ho atteso con trepidazione ne viene fuori.
"Mi porti a fare un giro?", la maschera alla mia disperazione.
"Non se ne parla nemmeno, Nina", la risposta che mi aspettavo.

Un "ti prego" sussurrato, è il mio rilancio; occhi dolci che non ho mai avuto per nessuno, sono la mia ultima possibilità di riuscita.
L'esasperazione di Luca che diventa assenso.
"Dove vuoi andare?", è la domanda alla risposta che non ho.

Dove voglio andare?
Dovunque tranne che qui, mi viene da dire, ma non posso: inizierei una serie di domande da parte sua; ed io di risposta ne ho solo mezza, una mezza verità grande quanto una casa. Per l'esattezza quella al secondo piano.

"Dove vuoi tu", l'ultimo straccio di libero arbitrio che si lacera da me.
Ed è vero, in fondo, ciò che è uscito dalle mie labbra.
Voglio andare dove non so, in questa sera di cielo grigio e animo in tempesta.

Tra il vento nei capelli, far scivolare via la paura, la perdita, l'inadeguatezza.
Lasciare per una volta sia la mia ombra ad inseguirmi. L'ombra che rincorro sempre per cercare di donarle il mio volto.

Sono in fermento, in questo momento, per appoggiarmi alla schiena di Luca; quella che ho imparato a conoscere per tutte le volte in cui mi ha dato le spalle.
"Metti il casco e reggiti forte", la trattativa che non farò perché già so persa in partenza.

Il rumore del motore, è la miglior musica che abbia mai ascoltato; chi l'avrebbe mai detto.
Salgo in sella alla moto di Luca, alla mia ricerca di evasione, al bisogno di sottrarmi a ciò che non voglio.
Accolgo in un abbraccio impreparato un fratello, abbraccio che i nostri corpi non hanno mai sperimentato.

Visiera che si abbassa, guidata dalla mia mano, mentre il motore sovrasta ogni impercettibile suono attorno a noi; persino quello del portone.
La sua apertura, accoglie Davide all'aria aperta di un vicolo troppo stretto per entrambi, al momento.

L'espressione stranita mista a stupore sul suo viso, è l'ultima immagine prima che due ruote sfreccino via portandomi non so dove; so solo dovunque, tranne che qui.