4
Mi svegliai di soprassalto. Non era ancora mattina, fuori era buio, ma, non riuscendo più a riaddormentarmi, decisi di andare in cucina a prendermi un bicchiere d'acqua. Mi misi la vestaglia sopra la camicia da notte e scesi le scale in punta di piedi. Mio padre russava, quindi non c'era pericolo di svegliare i miei, ma feci comunque attenzione per gli altri due. Arrivata in cucina, presi un bicchiere e mentre vi versavo l'acqua, con la coda dell'occhio, vidi una sagoma sul divano. Quasi spansi tutta la brocca sul pavimento dalla sorpresa e in un secondo momento, dalla paura che la persona seduta dietro di me fosse chi pensavo io. <<Cos'hai sorellina? Non mi sembra di avere una faccia così spaventosa, o sì?>>, ah, per fortuna, era solo Jamie. << No no, tranquillo, sei bellissimo come sempre, ma devo ammettere che vedere un'ombra sul divano di notte non mi ha fatta certo saltare di gioia.>>. <<Perché sei qui?>> chiese. <<Mi stavo prendendo un bicchiere d'acqua. Invece tu ?>>, James sembrava stanco, ma allo stesso tempo su di giri. <<Affari miei, sono grande, non c'è bisogno di raccontarti le cose, tu hai solo quattordici anni.>>, stavo per rassegnarmi, quando egli si alzò in piedi e barcollò. Lo sorressi prima che cadesse, ma era pesante, così lo riadagiai sul divano e non sapendo cosa fare pensai di andare a svegliare Letty e Mark. James però, intuendo quello che volevo fare,mi disse: <<No, no, no... Per piacere Jo non chiamare loro, mi metterebbero in punizione a vita se lo scoprissero. Chiama quello là.>>, mio fratello si rifiutava di pronunciare il nome del nostro ospite, essendo sempre in competizione con lui. Comunque, quando capii a che si riferiva, avvampai. "Io", pensai, " in camera sua a svegliarlo?! Questa sì che è follia!". Stavo quindi per ribattere ma Jamie mi batté sul tempo: <<Lo so che non è una proposta allettante,>>, "già, tutto il contrario", << ma per piacere puoi farlo per il tuo fratellone che ti aiuta, quando ne hai bisogno?>>. Sono sempre stata di natura suggestionabile, così mi rassegnai. Non potei far altro che mettere il broncio e borbottare qualcosa sui manipolatori di ragazzine, che mi ritrovai già a salire le scale, i piedi guidati da una volontà che non era la mia. In punta di piedi passai di nuovo davanti alla stanza di mamma e papà e mi fermai davanti a quella di mio fratello, all'interno della quale stava dormendo "un diavolo travestito da angelo". Indugiai per un minuto buono, poi bussai. Niente. Provai di nuovo. Niente. Un'altra volta. Silenzio totale. Ora che il piano A era fallito, dovetti passare al temuto piano B. Abbassai lentamente la maniglia della porta e la socchiusi. Era tutto buio. Aprii completamente la porta, in modo che filtrasse la luce della candela del corridoio. Guardando all'interno della stanza scorsi il materasso e le coperte, poi vidi Lance disteso sopra di esse. Entrai cautamente nella stanza, come se dentro ci fosse un animale feroce, e mi posizionai in modo da poter vedere il suo viso. Mentre dormiva sembrava così angelico, con il volto privo di quei ghigni e dei sorrisetti che solitamente mi riservava. I riccioli biondi gli ricadevano sulla fronte e le ciglia che nascondevano gli occhi color nocciola erano lunghe e scure, con dei piccoli ciuffetti chiari. Non mi accorsi nemmeno che avevo preso la candela dal salotto per illuminargli il viso, lo realizzai solo quando mi vidi che stavo per dargli fuoco. Tirai indietro la mano e mi ricordai perché ero lì, così iniziai a chiamarlo. <<Lance>>, sussurrai. Nessuna risposta. <<Lance>>, provai un po' più forte. Niente di nuovo. <<Lance!>>, dissi. Dormiva come un ghiro. Esasperata, alzai gli occhi al cielo e nel riportarli verso il suo viso scorsi una brocca sul comodino. Mi alzai ed andai a controllare: era piena d'acqua. Il pensiero maligno che mi attraversò la mente mi fece notare che una piccola vendetta per tutti i dispetti che mi aveva fatto non era male, e sorrisi. Il mio fu un sorriso crudele, consapevole del fatto che stavo per svegliarlo in modo brusco e che probabilmente mi avrebbe aggredita appena ripresosi, ma lo volli fare. Presi la brocca, mi avvicinai alla vittima e... splash! Finalmente, Lance aprì gli occhi respirando con affanno e io mi affrettai a tappargli la bocca perché non urlasse. Che azione temeraria la mia: sia quella di versargli l'acqua in faccia, sia quella di tappargli la bocca, perché se fosse successo il giorno prima, non mi sarei azzardata nemmeno a toccarlo!
Quando fui sicura che non avrebbe gridato, tolsi la mano dalla sua bocca. <<Jo!>> disse, ancora con il fiatone, << Cosa diavolo ti è passato per la mente?>>, ecco una cosa che mi infastidiva: mi dava del tu conoscendomi da neanche una settimana! << Non sapevo cosa fare: non vi svegliavate!>> <<E perché volevi che mi svegliassi? Sono curioso di sentire la spiegazione di una signorina che sveglia l'ospite in piena notte.>>, non mi serviva vederlo per capire che aveva il solito sorrisetto stampato in faccia. Per fortuna che era buio, altrimenti avrebbe visto le mie guance prendere un colorito simile a quello delle ciliegie: perché doveva sempre fare affermazioni che mi mettevano in imbarazzo? Non volevo rispondergli "Ho bisogno di voi", così gli dissi: <<Non è per me, è per James. Adesso è giù in salotto, ha qualcosa di strano e mi ha chiesto di chiamarvi>>. Sembrava sorpreso. <<Il tuo fratellone ha bisogno di me? Chissà in che guaio si è cacciato per arrivare a questo!>> Fece per alzarsi ed io, automaticamente, gli porsi la mano per aiutarlo. Sorrise e la prese, ma, qualsiasi fossero le intenzioni della parte di me che gli aveva offerto aiuto, essa non aveva calcolato che Lance era molto più forte e robusto di me. Così successe l'opposto di quello che sarebbe dovuto accadere: lui tirò e io venni tirata giù dal suo braccio. Gli stavo cadendo addosso e lui, da vero gentiluomo, purché non gli arrivassi in braccio si scansò e mi lasciò cadere sul pavimento. Almeno mi sorresse la testa in modo che non sbattessi anche quella. Quando riaprii gli occhi lui mi cingeva le spalle con un braccio e i guardava, negli occhi aveva un misto tra preoccupazione e una strana amarezza. Quando si accorse che mi ero ripresa però, riprese la solita espressione di scherno e in qualche modo misteriosa, ma io non dimenticai quella che l'aveva preceduta. Prima che potessimo dirci qualcosa sentimmo un rumore: la mia caduta aveva svegliato Letty. <<Non deve sapere che sono qui e che Jamie non c'è!>>, sussurrai. <<Dentro il suo letto>> sussurrò in risposta, <<veloce>>. Inizialmente non capii, poi compresi. Andai al letto di mio fratello e misi sotto le coperte anche il viso. Di fianco a me, sentii che Lance faceva lo stesso. Cercai di respirare regolarmente come se stessi dormendo e intanto pensai: "Ti prego non andare giù!" e pensai a Jamie che ci aspettava in divano e mi chiesi come stava. Quando sentii i passi di Letty nel corridoio mi concentrai su quelli. Si fermarono davanti alla porta della stanza dove eravamo per pochi secondi e poi passarono avanti. Tirai un sospiro di sollievo e anche Lance fece lo stesso, poi però mi ricordai che se io ero lì nessuno era in camera mia. Avevo chiuso la porta, ma se Letty avesse voluto controllare anche me? Bé, non lo fece. Passò davanti alla mia stanza e andò in bagno. <<Jo,>>, trasalii. <<Sì?>> chiesi. << mi dispiace per prima, non volevo lasciarti cadere, solo...>>, non completò la frase e in qualche modo capii che era meglio non insistere. <<Non fa niente, io...Dovevo calcolare che siete molto più forte di me.>>, era stata colpa mia ed era vero. <<Oh, per piacere, non darmi del voi, mi fa sentire vecchio. Se proprio non vuoi darmi del tu allora dammi del lei.>>, rise, ma era evidente che aveva intenzionalmente cambiato argomento.
Quando sentimmo che Letty era tornata a letto, aspettammo due minuti, poi uscimmo dalle coperte. Ero accaldata e credo anche lui, perché rimanemmo fermi un altro minuto a prendere fiato. Lance mi tese la mano per aiutarmi a scendere dal letto, ma io, con la scusa di non voler cadere un'altra volta, feci da sola. Scendemmo quatti quatti le scale ed io proprio all'ultimo scalino, inciampai. Lance mi prese prontamente al volo ed io mi chiesi perché continuavo a cadere, quando di solito avevo un equilibro abbastanza stabile. <<Non ce la fai proprio a stare in piedi da sola, eh?>>, si mise a ridere. Mi scontri dalle sue braccia e gli ricordati che eravamo lì per Jamie. Andammo in salotto, lui era sul divano. Era molto sudato e respirava affannosamente. Quando lo vidi mi preoccupai molto e guardai Lance in preda all'ansia: se mio fratello aveva voluto che chiamassi lui ci sarà stata un motivo, no? In risposta Lance si avvicinò a James e gli tastò la fronte: << Sembra quasi che si sia ubriacato, ma molto>>, mi disse. <<Cosa possiamo fare?>> chiesi, impaziente di fare qualcosa che avrebbe giovato alla salute di Jamie. <<Se si è semplicemente ubriacato, non molto. Potremmo mettergli un panno bagnato sulla fronte per far calare la temperatura, ma poi dovremmo aspettare che gli passi la sbronza>>, mi rispose e sembrava abbastanza sicuro di quello che diceva. Annuii ed andai a prendere un panno, che poi bagnai con acqua fredda e misi sulla fronte del moribondo. Poi però, accadde una cosa che nessuno si aspettava: Jamie cominciò a gemere e a muoversi. Non sembrava molto in sé e non sapevamo cosa fare. In preda al panico corsi di sopra e svegliai i miei genitori.
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