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La settimana dopo, eravamo tutti presi dai preparativi per il suo arrivo. Mi ero chiarita con Mark sulla questione Adam McLee e ci eravamo spiegati i nostri punti di vista, lui infatti non aveva capito che Adam mi corteggiasse in malo modo e contro la mia volontà, ma pensava che io lo stessi in qualche modo incoraggiando! Comunque era tutto a posto, perché lui aveva compreso la mia avversione nei confronti del ragazzo ed aveva concordato che in effetti non fosse proprio l'individuo giusto per me. Letty intanto aveva fatto una bella chiacchierata con la madre di Adam e si era fatta promettere che avrebbe "tenuto al guinzaglio quel mascalzone di suo figlio", come ci riferì al suo ritorno. Fui molto contenta di questo, anche se con quel ragazzo non si poteva garantire niente, il fatto che Letty gli avrebbe parlato se avesse provato a fare qualcos'altro mi rassicurava molto. Fortunatamente, nel corso della settimana Adam non fece niente per cui rimproverarlo e io potei così godermi l'attesa del gran giorno senza alcuna preoccupazione se non quella di esso stesso, il che mi bastava, perché quell'argomento di tensione ne creava tanta non solo nei miei pensieri ma anche in famiglia. Letty e Mark litigarono tre volte prima di essere d'accordo sul sistemare il ragazzo in camera di Jamie su un materasso, ignorando le sue proteste, sul colore delle lenzuola da metterci sopra e sul mandarlo a scuola con noi. Io e James andammo in città per prendere del pesce fresco da mangiare il giorno dopo, quando sarebbe arrivato e ci imbattemmo in Minnie e sua madre che facevano compere. Minnie era eccitata quasi quanto me per l'arrivo del ragazzo e mentre facevamo la strada insieme continuava a tartassarmi di domande, per la maggior parte delle quali cercavo anche io una risposta. Così, prese dall'immaginare quanto alto sarebbe stato, non ci accorgemmo che avevamo oltrepassato da un pezzo casa mia e che la madre di Minnie e James non si vedevano da nessuna parte. Ci trovavamo su un sentiero in mezzo ad un boschetto, con alla nostra sinistra una piccola scarpata. Ci fermammo per decidere sul da farsi ed io, da persona intelligente, feci un passo indietro. Peccato che indietro voleva dire dritta giù per la scarpata e feci in tempo solo a sentire Minnie gridare il mio nome, che mi ritrovai nel fosso. Ero mezza stordita, quindi sentii a malapena il rumore degli zoccoli di un cavallo che si fermavano da qualche parte sopra di me e delle mani calde che mi tiravano su. Poi, persi conoscenza.
Quando mi risvegliai, ero distesa su qualcosa di soffice e c'era qualcuno che mi guardava ansimando. Quando lo misi a fuoco, il mio cuore mancò di un battito: di fronte a me c'era un angelo, magnifico e con un piacevole affetto negli occhi. "Ecco," pensai, "lo sapevo! Sono morta! Che vita breve che ho avuto, ma dopotutto ho avuto una famiglia, degli amici che mi hanno voluto bene e..." <<Jo!>>, una voce familiare mi riscosse dalle mie riflessioni e una mano spinse via l'angelo, privandomi così della sua splendida visione, dicendo: << Ehi scusi, l'avrà salvata e tutto il resto, ma lei rimane pur sempre la mia migliore amica, quindi se può farsi da parte...grazie... Ah finalmente sei sveglia Jo, stavo iniziando a preoccuparmi e quello là non voleva lasciarti un secondo, neanche fossi la sua promessa sposa!>>, sbuffò e mi chiese come stavo. "Ma chi è? Mi sembra familiare...", pensai, "...Minnie!" <<Minnie...>>, riuscii solo a sospirare, essendo ancora stordita dalla caduta, <<Quindi sei morta anche tu...?>> <<Ma cosa vai dicendo! Devi aver preso proprio una bella botta!>> rispose lei con la sua solita delicatezza, <<Ma no, tu sei caduta giù dentro il fosso e grazie al cielo è arrivato quel bel giovanotto che ti ha tirata fuori, ti ha stesa sopra il suo mantello da viaggio ed è stato per una mezz'ora buona a guardarti come uno stoccafisso.>> Il pensiero che quel ragazzo perfetto fosse stato a guardarmi per tutto quel tempo mi fece molto piacere, ma venni distratta da una cosa che mi aveva detto Minnie, così chiesi: <<Davvero è passata mezz'ora? Dobbiamo tornare a casa!>> <<Sì certo, certo, lo so, ma secondo me prima dovresti dire qualcosa a quel bel ragazzo, ti ha salvata e mi sa che non ti è indifferente!>>, mi rispose. Un po' intimorita, ma sapendo che era giusto farlo, mi alzai in piedi con l'aiuto della mia amica e mi diressi a passo incerto verso il ragazzo, che era seduto sul bordo del fosso. Barcollai e inciampai nei miei stessi piedi, se non ci fosse stato lui a prendermi avrei fatto un altro bel salto nel mio amato fosso, ma invece finii tra le sue braccia, cosa molto più imbarazzante. Credo che nemmeno lui fosse molto a suo agio, perché appena si accorse che gli ero in braccio mi sollevò e mi appoggiò bruscamente, ma, in qualche maniera, comunque in modo delicato, al suo fianco. Io, senza fiato, arrossii così tanto da sembrare un pomodoro e per due minuti nessuno disse niente. Poi mi feci coraggio e parlai: << Ehm, siete stato molto gentile per avermi salvata...due volte, vi ringrazio.>> <<Non serve che mi ringrazi, è stato un dovere, non potevo passare per questa strada e vedere una signorina in difficoltà senza aiutarla, non è niente di personale.>> mi rispose e rimasi turbata dai suoi modi freddi. <<Oh, sì, certo, scusatemi. Allora, noi adesso dobbiamo tornare a casa, grazie ancora.>>, mi voltai e feci un cenno a Minnie, che per tutto il tempo era rimasta lì a guardarci. <<No! Aspettate! Non mi fraintenda, mi ha fatto piacere vederla...conoscerla...sono felice di averlo fatto. Spero che ci rivedremo, ora anche io devo andare>> e mi lasciò ferma in mezzo alla strada con il cuore a mille, salì sul suo cavallo e se ne andò al galoppo nella direzione opposta alla nostra. Ci incamminammo anche noi verso casa e non parlammo, Minnie capì che avevo bisogno di tempo per pensare a quello strano incontro. Il cuore mi batteva ancora velocemente, e non riuscivo a smettere di pensare a quel ragazzo bellissimo ma che sembrava avesse più personalità e che mi affascinava molto. In quel momento provai una sensazione mai conosciuta, che successivamente riconobbi come l'essere attratti da qualcuno; non mi era mai capitato in quel modo. Quando arrivai a casa erano tutti in pensiero per me e dopo gli abbracci, Letty mi fece un bel discorsetto e visto che fu già abbastanza lungo di suo, evitai di parlare della mia caduta e del doppio salvataggio da parte del ragazzo misterioso, per non far preoccupare i miei genitori più di quanto non lo fossero senza esserne al corrente. Quella sera sera eravamo tutti così persi ognuno nei propri pensieri che nessuno parlò, ma scommetto che tutti stavano pensando ad il ragazzo, ognuno per motivi personali, tutti tranne me; io pensavo a quell'altro, non riuscivo a togliermelo dalla testa e mi ero ripromessa di scoprire chi era. Non sembrava del posto, "E", pensai, "avrà avuto tre o quattro anni in più di me". Cercai di imprimermi il suo volto nella mia mente: occhi color nocciola, capelli biondi e arruffati, vagamente ricci, lineamenti duri ma che allo stesso tempo insieme al resto creavano un senso di armonia, muscoloso, ma non troppo, essendo magro e alto una spanna e mezza più di me; indossava una camicia bianca un po' scollata, ma non mi ricordavo com'erano i pantaloni: quando ero vicino a lui sentivo come una calamita che continuava a riportare il mio sguardo sul suo viso.
Quella notte sognai quel ragazzo che mi sorrideva.
La mattina dopo in casa c'era molta confusione: era il gran giorno! Mi vestii con l'abito più bello e scesi giù a fare colazione, poi cambiai i fiori di ogni vaso e passai da Cassie per vedere se erano pronti i dolcetti di benvenuto. Tornai in camera per pettinarmi e, proprio in quel momento, Letty urlò: <<Il calesse! Lo vedo! Forza, venite tutti giù!>>. Ecco, il momento era arrivato, la persona su cui avevo fantasticato per mesi stava per bussare alla porta. Poi sentii i cavalli e lo stridio delle ruote che si fermavano davanti alla veranda.
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