Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

6.Pod zvezdite

Sofia, marzo 1986

Non esisteva nulla di più appacificante del soave bagliore delle stelle di cui il firmamento era ammantato, coprendo ogni angolo visivo di Yordanka e abbracciandola quieto come solo il cielo notturno dal punto più alto di Vitosha era mai stato in grado di fare.

In quel momento esistevano solo gli astri, lei, e Viktor. Si voltò verso il ragazzo disteso nello sdraio di fianco al suo, con le dita della mano destra allacciate a quelle della sinistra di Yordanka. La ragazza aveva sempre amato guardare le stelle, lo faceva quasi tutte le notti quando la sua famiglia al completo era ancora viva, ignorando le prese in giro dei fratelli che consideravano una futile perdita di tempo quella che per Yordanka era una comunicazione con la natura, l'universo e soprattutto con se stessa. Da allora, durante il dominio degli Ophliri all'Ephia, le era risultato impossibile trovare un modo di raggiungere in santa pace un posticino per svolgere quell'attività così rasserenante per il suo animo tormentato, e anche dopo aver ottenuto il posto come Ephiante le cose da sistemare e le tensioni erano ancora troppe, così si era convinta che rilassarsi come faceva un tempo sarebbe stato un modo di abbassare la guardia e permettere dunque al male di raggiungere lei e la sua famiglia. Al suo amato cielo stellato negli ultimi tempi aveva dunque riservato nient'altro che fugaci occhiate struggenti, come una promessa che un giorno sarebbe tornata da lui.

Infine, quella sera era finalmente stata pronta; si era nuovamente abbandonata sotto la sua tenue luce come la bambina che non era più, e lui che, fedele, l'aveva attesa, era rimasto saldo nel suo silenzio luminoso, tale da risultare familiare ai suoi dolci ricordi, pur diversificandosi ogni notte, come se si dipingesse, di sera in sera, di un nuovo riflesso in cui lei potesse rispecchiarsi.

Lei, e la piccola vita che le cresceva in grembo. Un sorriso le incurvò le labbra senza che se ne rendesse conto, attirando l'attenzione di Viktor. Chissà come avrebbe reagito il suo amato alla notizia della dolce attesa!

«A cosa pensi?»

Lei sorrise. «A niente. A tutto. Solo che la vita non potrebbe essere più stupenda di così.»

Vik si sporse in avanti verso di lei e Yordanka fece lo stesso. Le loro labbra si incontrarono in un bacio che le diede l'impressione di elevarsi insieme alla volta celeste. «Così mi lusinga gospoja¹!» ridacchiò lui subito dopo, in risposta alla frase che lei si era già dimenticata di aver pronunciato.

Riappoggiò la nuca al cuscino dello sdraio, lasciandosi andare anche lei a una lieve risata. Ogni volta che Viktor le dava del lei e la chiamava gospoja le rievocava i dolcissimi ricordi di quando lui era entrato nella sua vita, riaccendendo, proprio in uno dei periodi più cupi, parti sopite di sé che nemmeno immaginava di possedere, sepolte sotto stratificazioni di aspettative, responsabilità, tensioni, paure e odio.

Era maggio, e in quel periodo, compiuti da poco i diciotto anni, soggiornava a Mosca per via delle adunanze del Consiglio da lei stessa evocate, al fine di rivendicare la sua posizione come Ephiante della Nova Ephia di Sofia, per porsi a capo degli Ephuri di tutta Bulgaria com'era giusto che fosse. Per via della guerra, a Clara era stato impossibile venire di persona fino a lì per aiutarla, ma ugualmente la sua anghel non aveva fatto mancare il suo supporto, aiutandola quando possibile con la comunicazione a distanza. Tuttavia, Yordanka, suo malgrado, aveva dovuto affrontare per lo più da sola quell'immensa folla che la detestava. Non era stato facile, ma era riuscita a raggiungere un autocontrollo sufficiente da permetterle di ottenere quel che desiderava. Il Consiglio, infatti, le aveva riconosciuto il titolo, pur con la disapprovazione di gran parte dei presenti.

C'era stato un periodo, tuttavia, dopo le prime assemblee, in cui aveva temuto di poter fallire. Si aggirava nervosamente tra gli ampi corridoi dell'Ephia di Mosca, quando si era accidentalmente scontrata con un giovane Metephro dai capelli chiari rasati quasi a zero che le aveva rovesciato addosso gran parte delle pietanze che trasportava. Già nervosa per ovvi motivi, lei aveva preso a gridargli contro di fare attenzione a dove metteva i piedi, e lui si era affrettato a scusarsi, in russo: «Izvinite, izvinite gospoja²

A quelle parole, lei si era indispettita ancora di più, offesa di essere considerata addirittura una signora. Sul serio sembrava così tanto vecchia?

Dopo avergli gridato contro per altri due interi minuti, la rabbia le era d'improvviso scomparsa, e si era resa conto che non ce l'aveva per niente con quel povero Metephro che, anzi, non le aveva fatto nulla di che. Dopo le imbarazzanti scuse di Yordanka, il ragazzo si era dimostrato incredibilmente gentile, offrendo il suo aiuto per cercarle un cambio d'abiti. Con l'occasione i due si erano presentati e la giovane Grigorova si era accorta di quanto, pur nascondendosi dietro profonda riverenza e modi umili, Viktor fosse attraente con quell'irresistibile fossetta sul mento, gli occhi chiari e la corporatura lievemente atletica.

Stare in sua compagnia le aveva fin da subito fatto emergere inspiegabili imbarazzi e pensieri strani a cui non era abituata. Bilyana le parlava spesso dei ragazzi, ma lei non aveva mai prestato molta attenzione ai suoi discorsi perché semplicemente non era ancora interessata, ai tempi, a una tale prospettiva, trovandosi in quella sorta di via di mezzo tra l'infanzia, che ancora non si sentiva pronta ad abbandonare, e la gioventù.

Forse fu per questo che in ogni attimo passato con quel ragazzo aveva l'impressione di esplorare un mondo sconosciuto, una realtà nuova e affascinante che ben presto assunse un ruolo preponderante nella sua vita. Era quello il cosiddetto amore di cui parlava Bilyana? Yordanka fu certa che fosse così quasi fin da subito. Cos'altro poteva essere altrimenti? Anche lei, proprio come la sua Anghel, stava vivendo un'appassionante storia d'amore con un Metephro, per la quale tuttavia, grazie al cielo, aveva dovuto affrontare molti meno impedimenti, e gli eventi che li avevano legati si erano susseguiti tutti come naturale conseguenza l'uno dell'altro.

Come fosse stato scritto nelle stelle che scintillavano ora sopra i loro capi, Vik era infatti pian piano diventato una parte sempre più importante per lei, ricordandole che esistevano ancora tantissime sfumature di colore con cui tingere la cupa realtà che era diventata la sua vita da circa quattro anni.

«Però hai ragione, la situazione qui è decisamente migliorata» convenne Viktor in quel momento, prendendo di sprovvista Yordanka. L'immersione nei suoi dolci ricordi l'aveva distratta dalla breve chiacchierata in corso in quel momento.

«E speriamo che continui a farlo! Voglio riprendere in mano la mia vita, riconquistarmi tutto ciò che mi è stato tolto!» esclamò con enfasi la ragazza.

Da quando era diventata Ephiante, anche tutto il resto stava procedendo, seppur a fatica, verso un sostanziale progresso. Certo, ricevevano ancora, spesso e volentieri, le accuse prive di fondamento da parte di tutti gli Ephuri che li detestavano, ma perlomeno erano molto meno frequenti e aggressive rispetto a prima, perché la quantità di Ophliri presenti era stata dimezzata. Quelli rimasti, inoltre, non erano quasi mai i brutti ceffi che sicuramente Maksim faceva venire apposta per tormentarli, ma provenivano per lo più da luoghi distanti in cui i Vortici non erano altro che dicerie e preoccupazioni lontane.

Appena ottenuta la carica, inoltre, aveva ricevuto una rassicurazione di fedeltà da parte dell'Ephiante di Varna, a capo degli Ivanov, famiglia che era sempre stata fedele alla loro. Yordanka ricordava ancora quando, da piccoli, lei e alcuni suoi fratelli si recavano nella località marittima per godersi quell'atmosfera di vacanza, a giocare in spiaggia con Aleksander e Silviya, due ragazzini che avevano all'incirca la loro età. Per ovvi motivi, erano ormai trascorsi diversi anni dall'ultima volta che si erano frequentati, ma era felice che i rapporti non si fossero del tutto deteriorati. I loro alleati fidati erano pochi, dunque era meglio tenerseli stretti.

«Wow, quando parli così sembri quasi tua sorella!» rise lui. A quella provocazione, lei si girò su un fianco poggiandosi con il gomito, il mento adagiato sulla mano e un sorriso furbastro a incresparle le labbra.

«Ah sì? Dici davvero che le somiglio? Sicuro sicuro?» nel dirlo prese a pungolarlo sulle braccia e sullo stomaco con due dita dell'altra mano. Lui inizialmente sembrò provare fastidio a quel gesto, ma poi prese a stare al gioco con lievi risate, cercando di evitare i suoi punzecchiamenti.

A Violeta Viktor non era mai piaciuto, ma non c'era da stupirsene; ora che si trovava agli albori dell'adolescenza, il suo caratterino era diventato ancora più insostenibile di quando era più giovane, ma Yordanka era rincuorata, per lo meno, dal fatto che fosse comunque più felice rispetto a quando gli Ophliri avevano il controllo dell'Ephia. Anche il piccolo Liuben stava crescendo sano e forte, mantenendo intatta la dolcezza che lo aveva sempre caratterizzato. Certo, lo stesso non poteva dirsi di Petar, ma si costrinse a non pensare a lui in quel momento troppo lieto per essere oscurato da situazioni negative che non sembravano trovare soluzione.

«Ora basta» la fermò Vik, afferrandole un polso quando il gioco sembrò stancarlo. Ci fu un attimo in cui nei suoi occhi lampeggiò una sorta di freddezza distaccata e Yordanka temette di aver esagerato o, peggio, di essere stata infantile. Non aveva mai litigato con Viktor e tra loro non c'era mai stata nemmeno una traccia di discordia, e forse proprio per questo capitava sovente che, quando passavano il tempo insieme, la ragazza veniva colta dal terrore di non piacergli più, di stufarlo, di non essere abbastanza, come se quel bellissimo sogno fosse destinato a finire. E c'erano, effettivamente, degli attimi, come quello per l'appunto, in cui i suoi occhi sembravano davvero comunicare quei messaggi, ma erano sempre talmente fugaci che Yordanka li attribuiva ai suoi sciocchi timori infantili e inesperti.

L'attimo infatti passò, e subito dopo i due si ritrovarono nuovamente a ridere, cullati dal firmamento. L'intimità e la quiete di quel momento brillavano come una stella nel palmo della sua mano, quasi avesse raccolto uno di quei puntini luminosi e ne avesse contenuto l'intensa energia per donarli al suo amato.

«Vorrei restare qui per sempre» disse lei poco dopo, quando le risa si erano smorzate e il silenzio stava iniziando a pesarle, «con te.»

«Sarebbe davvero bello» concordò lui con tono sognante, allacciando nuovamente le dita alle sue. «Se solo la guerra finisse, e i Vortici scomparissero... potremo essere tutti finalmente in pace.»

Yordanka sospirò. A quanto pareva i pensieri negativi non potevano proprio evitare di affacciarsi a quella serata senza luna. O semplicemente non poteva ignorarli per sempre.

«Da una parte hai ragione...»

Lui si voltò sorpreso verso di lei con un sopracciglio inarcato. «Solo da una parte?»

Yordanka si morse un labbro, rimproverandosi per essersi lasciata sfuggire quel particolare. A nessuno, a parte Clara, aveva mai riferito la reale causa dei Vortici, per proteggere i suoi cari si diceva. Tuttavia, la verità era che quel segreto la stava logorando dall'interno, sempre più man mano che passavano gli anni, e non ne poteva più di non poter nemmeno sfogare le sue preoccupazioni relative al fratello. Dopotutto, un compagno per la vita, come presto sarebbe diventato Viktor per lei non appena avesse saputo che era incinta, era anche colui con cui si condivideva la sofferenza e si alleggerivano i tormenti. Se davvero si amavano, era giusto che non ci fossero segreti tra loro. Anzi, chissà perché aveva aspettato tanto a parlargliene.

«Sarebbe bellissimo se i Vortici scomparissero,» confermò, lo sguardo fisso sulle stelle, «mi dispiace così tanto per tutte quelle persone morte, e per tutto il dolore che io stessa ho provato sulla mia pelle, e, credimi, anch'io vorrei che tutto finisse, ma... significherebbe anche rinunciare a mio fratello.»

Percepì un movimento scattoso di fianco a sé, come se il ragazzo si fosse messo sull'attenti, e stesse trattenendo il respiro. «Petar? O... Liuben?»

Lei scosse la testa. «Mio fratello Dimitar. Tutti credono che lui sia morto insieme al resto della mia famiglia, ma io l'ho visto, subito dopo che il Vortice ha devastato la vecchia Ephia. Era ancora vivo, e i suoi occhi... erano strani. Non so cosa gli sia successo esattamente, ma sono certa che sia stato lui a provocarlo, senza volerlo però. No, lui non torcerebbe un capello a nessuno, è troppo buono. Credo che semplicemente non sappia controllare questa cosa. Ogni tanto ci penso, dev'essere così spaventato, devastato dai sensi di colpa, e tutto solo...»

La voce le si incrinò leggermente, così si zittì per vietarsi di piangere in quel momento. L'immagine del Dimitar dodicenne che spuntava tra le macerie le si riaffacciò alla memoria, come se i piccoli bagliori nel cielo si fossero attorcigliati tra loro per avvolgersi nelle spirali vorticose che erano diventate gli occhi del fratello lontano.

«Io... non avevo idea» biascicò Vik con una strana intonazione della voce.

«Però non ti devi preoccupare Danka, vedrai che andrà tutto bene. Insieme riusciremo ad affrontare tutto» aggiunse poi, più dolce. Lei gli sorrise intenerita, pur sentendo ancora quel groppo in gola. Chissà perché, aveva pensato che sarebbe stato diverso sfogarsi su quella vicenda a lungo trattenuta dentro di sé. Invece si sentiva ancora esattamente come prima: sola.

Lui si sporse per baciarla e le labbra di lei risposero alle sue. Yordanka si lasciò andare alla sensazione piacevole e mise da parte le emozioni opprimenti. Forse essere compagni per la vita non significava condividere insieme il dolore ma semplicemente avere qualcuno con cui sfogarsi e pensare ad altro. In ogni caso, sentiva che quello non era ancora il momento giusto per parlare a Viktor del loro bambino, diversamente da come aveva pianificato all'inizio proponendo di passare la serata in terrazza.

"Magari domani", si disse.

Tuttavia, l'indomani cominciò decisamente male. Invece di venire svegliata dai gentili raggi di sole che penetravano tra le tende della finestra, fu la voce acuta e tagliente di Violeta, proveniente da subito fuori la loro villetta familiare, a tirarla via a forza dai suoi sogni.

«Liuben! Liuben?! Liuben dove sei?»

«Ma perché deve gridare tanto?» mugugnò, ancora assonnata, protendendo un braccio in avanti per abbracciare Victor. La sua mano, però, toccò solo il lenzuolo stropicciato.

A quel punto si svegliò completamente e si guardò intorno, accorgendosi che il suo ragazzo non era presente. "Viktor?" chiamò mentalmente, ma la sua porta, evidentemente sigillata, impediva ogni comunicazione.

Che stava succedendo?

Si vestì in fretta e scese di sotto, dove incrociò uno spettinato Petar dirigersi con un cruccio sul volto verso Violeta. «Si può sapere che ti prende? Sono ancora le otto del mattino be

La ragazzina, accompagnata da Konstantin, procedette spedita verso di loro. «Ho appena finito di fare il giro dell'Ephia, Liuben non si trova. Oggi saremmo dovuti scendere in città a incontrare alcuni suoi amici Letargianti ai giardinetti!»

Petar si stropicciò gli occhi e ripeté, incredulo. «Alle otto del mattino?!»

Violeta, già nervosa per il fatto che non riusciva a trovare il fratello, emise un verso infastidito, ma prima che potesse cominciare a litigare con Petar, intervenne Konstantin, con il solito tono pacato. Per l'ennesima volta, Yordanka fu grata che il suo tutore esistesse; era sempre in grado di gestire con disinvoltura anche le situazioni più difficili.

«Generalmente Liuben si alza da solo alle sette del mattino e va a svegliare Violeta perché gli prepari la colazione» spiegò. Yordanka sarebbe sprofondata nel solito imbarazzo e delusione di se stessa che provava ogni volta che si rendeva conto che Liuben faceva sempre affidamento più su Violeta che su di lei, come se fosse la piccola ribelle la maggiore tra di loro. Tuttavia, le parole di Konstantin la preoccuparono. Dov'erano finiti Liuben e Viktor?

Tentò di cercare la giovane mente del fratello più piccolo, ma di nuovo niente, come se fosse schermata in qualche modo.

Anche se aveva un bruttissimo presentimento, si costrinse a mantenere la calma. «Non c'è nulla da preoccuparsi, sono certa che ci sia una spiegazione a tutto. Magari sono solo andati qui intorno, potrebbero essere nella foresta, o magari a Sofia a fare compere...»

Prese a incamminarsi con passo spedito verso l'uscita, mentre Petar le chiedeva, confuso: «Sono

«Vuoi smetterla di fare il pappagallo?» ribatté lei con una nota di stizza derivata dall'inquietudine. Poi, senza attendere risposta, si rivolse ai due Ophliri di guardia all'imponente cancello in pietra grigia, uno dei pochi elementi della vecchia Ephia rimasti. «Avete visto qualcuno uscire di qui ultimamente?»

I due li osservarono con le sopracciglia aggrottate. Lavorando all'Ephia solo da qualche giorno – ogni Ophliro che arrivava di norma si stabiliva lì per un mese e poi si trasferiva in un'altra città per essere sostituito da altri – non si erano ancora abituati alle loro consuetudini, però dovettero ugualmente percepire che ci fosse qualcosa che non andava.

«Ehm, sì, solo il signor Popov e il più piccolo dei Grigorov» rispose incerta una dei due, che doveva essere ancora alle prime armi. «Sono venuti qua alle sei dicendo che dovevano fare una passeggiata... non dovevamo farli passare?»

Yordanka sospirò di sollievo, poi rassicurò gli Ophliri che era tutto a posto. Tuttavia, c'erano ancora moltissime domande senza risposta e quel bruttissimo presentimento che non ne voleva sapere di andarsene. Dopotutto se erano semplicemente usciti a fare una passeggiata – cosa già strana di per sé, dato che Yordanka non li aveva mai visti interagire molto insieme –, perché bloccare tutte le comunicazioni mentali con loro?

Passarono la mattinata in totale tensione, tra litigi continui e battibecchi, tutti e tre consapevoli che non si sarebbero calmati fino a quando l'insolito duo non sarebbe tornato a casa. Violeta continuava ad accusare Viktor di colpe prive di logica, e il piede ticchettante di Petar era a dir poco snervante. Ben presto anche Hristo e alcuni altri Metephri che si erano aggiunti all'Ephia negli ultimi quattro anni iniziarono a cercarli, a preoccuparsi o semplicemente a tentare di rassicurare i Grigorov.

Non era ancora giunta alcuna notizia, quando Yordanka percepì nella testa una voce familiare ma inaspettata: Clara.

"Yor, devo parlarti" il suo tono urgente e serio cancellò ogni traccia di speranza di ricevere, almeno dall'amica, buone notizie su qualunque cosa. Sapeva, ad esempio, che lei e Daniel stavano valutando l'idea, nonostante i tempi difficili, di mettere su famiglia. In questo, senza farlo apposta, Yordanka l'aveva preceduta, e ancora le pareva strana l'idea di avere un figlio prima della sua Anghel.

"Dimmi tutto, Clara"

"Ho appena scoperto che questa notte mio padre e gli altri Pre-Delphini hanno avuto una riunione segreta con il Consiglio. Non sono riuscita a farmi dire cosa riguardasse esattamente, ma... sono quasi certa che c'entrasse con i Vortici. Tu e i tuoi fratelli fate attenzione, okay?"

Riunione segreta. Vortici. Yordanka fu all'improvviso pervasa da insistenti nausee e la sua mano si posò istintivamente sul ventre. Se già prima aveva avuto il sospetto che ci fosse qualcosa che non tornasse, questo ne era la conferma.

Ormai non poteva più avere dubbi: Viktor e Liuben erano in pericolo.

La cosa più snervante, tuttavia, era che non aveva la più pallida idea né di come scoprire cosa stesse succedendo, né di come risolvere la situazione. Non le restava altro che aspettare, sia a lei che ai suoi fratelli; prima o poi, lieta o negativa che fosse, sarebbe giunta una qualche notizia, di qualunque tipo.

Le ore sembrarono dilatarsi, infittendo le teorie e le domande senza risposta su cosa potesse essere accaduto. A momenti tentava di convincersi che si trattava solo di un grande malinteso, in altri prevaleva la razionalità e quel terribile presentimento che aveva squarciato ogni ottimismo fin dal primo mattino si faceva nuovamente insistente. Forse era colpa sua se stava accadendo, se tutto sembrava sul punto di rovesciarsi disastrosamente su di loro. Aveva abbassato completamente la guardia come non faceva da quando il primo Vortice aveva devastato la sua famiglia, e questo era il risultato. Magari i Grigorov erano stati maledetti e non meritavano più la felicità. Che fosse davvero questo il motivo?

Quando il cielo iniziò a imbrunire, si mise a preparare la cena insieme ad alcuni Metephri, muovendosi più come un automa che come un essere umano, totalmente immersa nelle preoccupazioni che con il passare della giornata si erano solo infittite di più. Infatti per quella sera, essendo domenica, aveva previsto di preparare una gran bella banitza³ per tutta la famiglia, pietanza che lei adorava cucinare e che faceva sempre felici tutti. Invece si ritrovò a riscaldare distrattamente i peperoni ripieni avanzati dal giorno prima.

Si volse a Konstantin per chiedergli di passarle la sharena sol⁴– una spruzzata in più non era mai male –, quando all'improvviso un intenso rumore vibrante, che sembrava emergere direttamente dagli angoli più profondi del suo stesso cervello, si innalzò di volume fino a diventare insostenibile.

In un primo momento credette ingenuamente che si trattasse di un malessere causato dalla gravidanza, poi però notò che anche Konstantin e alcune delle persone intorno si reggevano il cranio tra le mani, erano cadute delle stoviglie a terra senza che le udisse e si erano rovesciati i contenuti di pietanze prima impugnate dagli altri Ephuri.

Presa dal panico, corse fuori dalla cucina, subito seguita da Konstantin, mentre il rombo si stabilizzava. Non era intenso al punto da fare male alle orecchie ma neanche basso a sufficienza da poterlo ignorare. Di sicuro, però, era una delle cose più terrificanti che Yordanka avesse mai dovuto affrontare.

Quando giunse nella sala da pranzo, che prima Petar e Violeta stavano apparecchiando, notò che anche lì, come nel resto dell'Ephia, erano tutti sconvolti da quello strano rumore.

«State tutti bene?» chiese, ansimante come se avesse corso per chilometri, stringendo subito in un abbraccio entrambi i fratelli più piccoli.

«Cosa sta succedendo?» chiese Petar ad alta voce, sfruttando la domanda per sciogliere l'abbraccio.

Aprì la bocca per dire che non ne aveva idea, quando si rese conto che quella sensazione opprimente, quella sorta di vibrazione reverenziale, che rendeva pesante l'atmosfera intorno a sé come se si trovasse a contatto con qualcosa di immensamente antico e ultraterreno, lei l'aveva già percepita, e anche più di una volta, ma mai con quella potenza.

C'erano solo sette entità, che lei sapesse, in grado di provocare tali sensazioni negli Ephuri. Ed erano a capo dell'intera società degli Umanenti.

"Ephuri di tutto il mondo, ci scusiamo per l'intrusione inaspettata per la quale non vi è stata fornita nessuna informazione, ma che siate Umanenti, Arkonanti, o Indipendenti, è della massima importanza che le nostre parole giungano al destinatario e questo era l'unico modo per ottenere tal proposito. Siamo il Sacro Consiglio degli Umanenti e la voce immortale degli antichi Eph".

Yordanka si sentì raggelare da un brivido fastidioso che le attraversò ogni angolo del corpo. Aveva sentito parlare della straordinaria capacità dei Delphini di mettersi in contatto mentale contemporaneamente con ogni singolo Ephuro vivente, che esso fosse giovane o vecchio, uomo o donna, a prescindere dalla sua fazione e dalla sua consapevolezza di appartenere alla loro specie, si trovasse anche nascosto nell'angolo più remoto della terra. Da quel che aveva sentito narrare, solo nei casi più estremi e significativi, quindi molto rari, veniva messa in atto questa comunicazione di livello globale, ma era la prima volta da secoli, forse di più, che succedeva. Nemmeno con l'inizio della guerra era stata necessaria, perché la notizia si era diffusa come una sorta di passaparola telepatico nel giro di pochissimo tempo fino alle Ephie più sperdute. Dunque cosa aveva reso necessario quel giorno disturbare a tal modo non solo gli Umanenti ma anche tutti gli altri, tra cui i loro nemici?

Poi, i Delphini proseguirono, chiamando un nome che mai aveva pensato di dover udire da altre bocche che non fossero la propria: "Dimitar Grigorov, figlio del deceduto Milen Grigorov, e fratello di Yordanka, Petar, Violeta e Liuben Grigorov, il Sacro Consiglio si rivolge a te, e a te solo".

Yordanka si pietrificò dal terrore, e il suo sguardo corse subito ai fratelli che aveva davanti. Petar non aveva mostrato alcuna reazione, come sempre, invece Violeta aveva piegato le labbra in una smorfia, forse indignata del fatto che si stavano rivolgendo con tanta sfacciataggine al loro fratello defunto. Fratello che però era vivo e vegeto, come solo Yordanka sapeva. L'unica a cui aveva rivelato la verità era stata Clara diversi anni prima, ma lei non avrebbe mai...

Una terribile consapevolezza sopraggiunse nella ragazza; Clara non era l'unica a saperlo, non più dalla sera precedente.

Viktor.

"Sappiamo chi sei, che sei vivo, e che sei la causa dei Vortici che negli ultimi anni stanno provocando numerose vittime" proseguirono le voci ultraterrene, mentre lei continuava a ripetersi "No, no, no, no..."

Viktor l'amava, e lei amava lui. Non poteva essere stato Vik, non aveva il minimo senso. Di certo c'era una spiegazione.

"Sei stato seguito in lungo e in largo senza che nessuno riuscisse mai a raggiungerti e sconfiggerti, ma ora ti chiediamo di essere tu stesso, di tua spontanea volontà, a recarti innanzi alla nostra presenza, e affrontare il giudizio che meriti. Sostiamo in tua attesa nella Gola del Diavolo, in Bulgaria, con il tuo fratello più piccolo, Liuben Grigorov. Entro l'alba del terzo giorno che sarà trascorso da questo messaggio, costui verrà pubblicamente giustiziato, a meno che, prima, tu non venga come richiesto. Ricorda: la sua vita è nelle tue mani, dunque rifletti con saggezza sulle tue prossime azioni."

Il suono si affievolì fino a scomparire e la pressione, in contemporanea a esso, si dissolse. La comunicazione era terminata.

Dentro di lei imperversò un caos tale che si ritrovò a desiderare di gridare, piangere, restare paralizzata dallo shock e distruggere selvaggiamente tutto ciò che la circondava, ma tutto si condensò in un rigetto che si affrettò a espellere, caduta con le ginocchia sul pavimento, il peso poggiato sui palmi delle mani. Ignorò i capelli che si imbrattarono, le domande di Petar, Violeta, Konstantin e addirittura Hristo, sopraggiunto da poco, e ignorò persino i suoi stessi pensieri, troppo scombussolati per poterne seguire un filo.

In quel momento, non le restava altro che reagire. «Andiamo al Diavolsko Gŭrlo⁵

Avevano due fratelli da salvare.

Pod zvezdite=sotto le stelle

E niente, all'improvviso la situazione sembra essere precipitata, però almeno abbiamo scoperto qual'era il subdolo piano di Maksim. Ve l'aspettavate che Viktor fosse in realtà un traditore? 👀

Io comunque, ho messo tutti gli indizi fin da subito per far intuire come la loro relazione non fosse poi così equilibrata e le sue emozioni non sincere e spontanee, spero si sia notato. L'unica a farsi fregare beatamente, credendo addirittura che si trattasse di "amore" è stata Yordanka, ma questa volta non la bullizzo perché mi fa troppa pena. Dopotutto al momento è evidentemente inesperta in merito, e per questo Maksim ne ha approfittato.

Comunque, i più attenti l'avranno notato, in questo capitolo c'è un piccolo Easter Egg, quando Yordanka accenna al contenere nel palmo della mano l'energia stellare ✨ Parlando di cieli stellati non sono riuscita a trattenermi e ho aggiunto un piccolo riferimento a Per Aspera ad Astra, un libro romance spaziale che sto leggendo in questo periodo (non su Wattpad ma cartaceo) ❤️🌌

Tornando a noi... pensate che Yordanka e i suoi fratelli saranno in grado di salvare Liuben? 👀
O abbiamo il nostro primo morto? 💀

P.s. qualcuno di voi sa intuire a quale avvenimento relativo ai Vortici, già accennato in Cerebrum e Metephro, ci stiamo avvicinando?👀😏

Detto questo ho finito di rompervi con le domande, e... buona lettura 💔

ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro