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The tigers

I give it all to you, letting go of me

Reaching as I fall

I know it's already over now

Nothing left to lose, loving you again

I know it's already over, already over now

(Red -  already over.)

Narratore.

Il domani mattina Faith si svegliò accanto alla persona che amava, ma non sapeva quello che tra pochi minuti sarebbe successo. Stiracchiò per bene i muscoli e si ritrovò a pensare a tutto quello che in quei mesi aveva dovuto sopportare. La vibrazione del suo cellulare, la fece tornare con i piedi per terra.

Cercò di fare il più in fretta possibile, cercando di non svegliare Harry che dormiva ancora a pancia in giù. Aprii la borsa e ne tirò fuori il suo cellulare. S’irrigidì guardando il nome che comparve sullo schermo. Nonno Josh. Non sapeva se chiudere la chiamata o cercare di capire il motivo della sua chiamata inaspettata.

Scelse la seconda possibilità.

Chiuse la porta dietro di sé per poi scendere in cucina. Salutò Liam con un cenno di mano per poi rispondere al cellulare. La televisione del soggiorno era accesa ed era impostata al canale del tg mattutino.

«Nipotina mia. Dobbiamo parlare.»

Dal tono di voce che aveva usato, capì che qualcosa non andava. Stava per rispondere, ma una notizia al tg la fermò. Liam si sedette accanto alla ragazza, interessato all’annuncio che la televisione stava per fare.

«Incidente mortale a New York. La Signora Kyra Evans, avvocatessa di gran successo, morta nello scoppio del suo appartamento. La polizia sta ancora cercando tra le macerie il suo corpo. Passiamo la voce al carabiniere Mandela per maggiori informazioni sull’accaduto.»

Faith sentì il mondo crollarle ai piedi. Premette il pulsante rosso sullo schermo del suo cellulare per poi accasciarsi a terra. Respirò profondamente cercando di calmarsi. Sua madre era morta e lei ancora non riusciva a crederci.

«Mamma.» sussurrò.

«Questo brutto incidente è successo in nottata. I vicini hanno chiamato i vigili del fuoco, ma per la signora Evans non c’è stato niente da fare. Il suo corpo è esploso insieme all’abitazione. Ma la cosa più strana è questo segno su questa roccia. Ci sono due iniziarli. T e T. Non riusciamo ancora a capirne il significato. Per il momento non abbiamo altre informazioni.»

Liam spense la televisione e si alzò dal divano sapendo già chi fosse stato a installare la bomba in casa Evans. Il cellulare di Faith iniziò a squillare, ma lei in quel momento non riusciva a pensare a nessun altro che non fosse sua madre. Si prese la testa tra le mani iniziando a piangere silenziosamente. Prima Abbie, adesso Kyra. Chi voleva la distruzione della sua vita?

Afferrò con le sue mani tremanti il cellulare per comporre il numero del nonno materno. Recuperò dalla rubrica il suo numero per poi schiacciare il tasto verde. Respirò profondamente appoggiando la testa sul bracciolo del divano. La vista si appannò e chiuse gli occhi. Tirò su con il naso aspettando che il suo interlocutore rispondesse. Riprovò varie volte, prima di abbandonare e decidere di chiamare dopo.

Guardò alcuni messaggi. Quanto odiava le persone che provavano pena per lei. Era forte e sapeva che anche questa volta ne sarebbe uscita illesa, ma forse si sbagliava. Nessuna ferita si può cicatrizzare, essa sarà sempre visibile. Tutti quei messaggi scritti in maniera così uguale. La migliore amica che le chiedeva se stava bene, il migliore amico che le diceva che ci sarebbe sempre stato e Will. Quest’ultimo le chiedeva di incontrarlo.

Buttò il cellulare sul divano ricominciando a piangere. Non si accorse nemmeno che due forti braccia la strinsero a sé, finché non poggiò la testa sul petto di Harry.

Tutto questo lo uccideva. Vedere Faith – ancora una volta – in quelle condizioni lo uccideva. Liam gli aveva spiegato delle due incisioni su quella roccia e la prima parola che gli venne in mente fu The Tigers. Questa volta avevano superato veramente i limiti. Non si può uccidere una persona per ottenere un cazzo di trono. Non si può uccidere una persona innocente per pura vendetta. L’avrebbero pagata per tutto.

Il cellulare continuò a vibrare e quelle che parvero minuti diventarono ore. Faith non riusciva a parlare ancora scossa dalla notizia. Non aveva toccato ne cibo né acqua. Suo padre che le chiedeva un posto dove incontrarla. Dopo tre anni lui non si poteva far vivo così. Le arrivò un messaggio, ma non ci badò molto. Guardava un punto fisso davanti a lei, cercando di trovare un modo per non pensare.

*

Seduta sulla terrazza contava le auto che sfrecciavano oltre il cancello. Il tè che Zayn le aveva cortesemente preparato le riscaldava le mani. Non ne aveva neanche sorseggiato un sorso. Si guardava in giro scrutando quell’enorme villa. Il tempo non era dei migliori. Le nuvole coprivano il cielo e il meteo prospettava pioggia.

Harry si sedette accanto a lei poggiando sul tavolino un piatto di pancake con sciroppo d’acero. Prese una forchettata di quel cibo dall’aspetto appetitoso ma Faith non dava segni di vita. Sospirò passandomi una mano tra i capelli.

«Faith mangia o ti sentirai male.»

Posò una mano sulla sua guancia e Faith si lasciò confortare da quel gesto chiudendo gli occhi. Aprii la bocca aspettando che Harry le imboccasse e così successe. Quest’ultimo si rilassò sapendo che stava mettendo finalmente qualcosa sotto i denti.

Poggiò le sue labbra su quelle della ragazza. Gli era mancato quel contatto, da morire. La baciò come se non ci fosse un domani. Avevano bisogno l’uno dell’altro. Nonostante la passata lontananza, loro si appartenevano. Il loro cammino si era incrociato e il destino li aveva finalmente uniti. Loro si amavano.  Nessuno li poteva separare.

«Quando torno, voglio vedere il piatto vuoto.»

Faith annuì per poi guardare Harry alzarsi e darle un bacio sulla guancia. Le sorrise e poi entrò in casa. Faith si alzò dal pavimento e si sedette sulla sedia poggiando sul tavolino la tazza di tè ancora calda. Afferrò la forchetta iniziando a mangiare la sua colazione.

Anche se il suo stomaco non ne poteva più, cercò di mangiare tutto. Lo faceva per Harry. Bevve la tazza di tè tutto d un sorso, rischiando di affogarsi. Il suo cellulare iniziò a vibrare e guardando la schermata sullo schermo, riagganciò la chiamata. Will avrebbe potuto telefonare in eterno, lei non avrebbe risposto. Notando che il tempo non avrebbe mantenuto, posò la tazza sopra al piatto, pronta per entrare in casa.

*

I The Tigers – seduti intorno al tavolo - brindavano all’ottimo lavoro della sera prima. Lo champagne era di ottima qualità, uno dei più costosi. La ragazza dai capelli castani, invece, beveva una birra. La prima della mattinata. L’idea di dover entrare in una scuola e far amicizia con una ragazza di cui non se ne fotteva un cazzo, non l’allettava per niente. Ma erano gli ordini e essi andavano rispettati.

«Non mi va di fare amicizia con una stupida ragazzina di città.»

«Ti divertirai, non ti preoccupare.»

«E voi che farete?»

«Ci prendiamo il trono.»

*

Dopo aver chiuso la porta, Faith poggiò i piatti nel lavabo. I ragazzi non si erano accorti ancora della sua presenza, poiché stavano parlando animatamente in salone. Sobbalzò quando sentì le urla di Harry.

Si avvicinò lentamente alla porta per non farsi scoprire, origliando quello di cui lì dentro stavano parlando. La televisione accesa trasmetteva in quel momento la notizia della morte di sua madre. Comparirono le due iniziali e Liam con il telecomando fermò la registrazione. Adesso capiva, avevano messo su dvd il tg di stamattina.

«Devono pagare quei fottuti figli di puttana. Questa volta hanno superato il limite.»

«Chi è stato a installare la bomba nello studio di mia madre?»

Domandò lei entrando in quella stanza. I suoi occhi erano lucidi, ma doveva affrontare la situazione senza piangere. Doveva sapere chi aveva ucciso sua madre. I cinque si girarono nella sua direzione. Harry assunse un’espressione preoccupata e si alzò dal divano di pelle nera, pronto per parlare.

Le dirà la verità o le rifilerà un’altra bugia?

 

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