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Mi sentivo uno schifo, sporca dentro e fuori.

Da Ryan non mi sarei mai aspettata nulla di questo genere. Lo consideravo soltanto un amico, niente di più. Le lacrime rigavano entrambe le mie gote. Mi aveva deluso profondamente e questo faceva più male di un semplice schiaffo.

Quel giorno l’avrei ricordato per sempre.

 «Dategli una lezione che possa ricordare per molto tempo.» ordinò una voce.

I suoi amici lo spinsero dal mio corpo tremante e Harry prima di avvicinarsi a me gli assestò un pugno che lo fece cadere ai piedi della piscina. Quest’ultimo si avvicinò a me abbassando il vestito e rialzandomi le mutandine. Mi colse di sorpresa abbracciandomi.

Con lui ero al sicuro, protetta, ma non riuscii a fermare le lacrime.

«Il nostro Styles è diventato tenero.»

«Noi parleremo dopo.» lo fulminò con lo sguardo.

Mi prese in braccio e poggiai la mia testa sul suo petto, ma le immagini che davano a fuoco nella mia mente non volevano scomparire. Non volevo andare a casa e neanche a scuola il domani mattina.

Mi aiutò a sedermi sul sedile del passeggero del suo Ranger Rover per poi fare il giro e prendere posto accanto a lui. Guardai Ryan dal finestrino. Il suo corpo era steso al suolo. Nonostante la lontananza, riuscii a vedere il suo volto. Il senso di colpa era devastante. Doveva aiutarlo. Cercai di scendere dalla macchina, ma la forte presa sul mio braccio mi fermò.

«Dove cazzo stai andando?» mi guardò con i suoi bellissimi occhi verdi.

«Non credo che Ryan meriti di stare in quelle condizioni.»

«Si merita quello e tanto altro.» concluse il discorso.

Decisi di non obbiettare, non volevo farlo incazzare ancora di più.

Non parlammo per niente durante il tragitto, ma come segno di conforto intrecciò la sua mano alla mia. Accostò difronte una grande casa. Premette un pulsante dal cruscotto della sua automobile e il cancello si aprì di scatto. Parcheggiò dentro il garage e venne ad aprirmi la portiera. Entrammo in casa e mi prese la mano per poi salire in camera sua.

Mi sedetti sul morbido letto matrimoniale e vidi Harry trafficare per prendere qualcosa all’interno del suo armadio. Afferrò una maglietta bianca, passandomela.

«Vai a cambiarti. Lì c’è il bagno.» indicò una porta.

Sorrisi per ringraziarlo e mi alzai dal letto per poi chiudermi nel bagno. Sospirai rumorosamente. Mi tolsi il tubino, levando infine i tacchi. Indossai la maglietta che mi aveva dato Harry e uscii dal bagno. Quest’ultimo era steso sul letto. Le due rondini tatuate all’altezza delle scapole e la farfalla sullo stomaco, lo rendevano diverso. Non era più il ragazzo timido di una volta.

«Stenditi affianco a me.» ordinò a bassa voce.

Annuii sorridendo timidamente. Mi sistemai tra le coperte e lui mi avvicinò a sé poggiando il suo braccio sul mio ventre.

«Non succederà mai più una cosa del genere, te lo prometto.» mi baciò la guancia.

*

Non riuscivo a prendere sonno. I ricordi di quella serata riaffioravano sempre nella mia mente e non mi accorsi nemmeno che stessi piangendo finché una lacrima, non mi bagnò le labbra. I miei pensieri furono interrotti dal suonare del campanello. Asciugai quelle amare gocce salate con il dorso della mano.

Chi poteva essere a quest’ora?

«Harry qualcuno sta suonando il campanello.»

«Va bene. Rimani qui e non ti muovere.»

Con riluttanza prese la prima maglietta che gli capitò sotto mano per poi chiudere la porta dietro di sé. La curiosità prese il sopravvento e senza far rumore sgattaiolai fuori da quella stanza. Man mano che mi avvicinavo le voci diventavano più nitide e rimasi fuori dalla porta del salone, nascondendomi dietro di essa.

«Come sta Faith?» domandò Zayn.

Harry poggiò il bicchierino di amaro – ormai vuoto – sul tavolino. «Un po’ scioccata ma bene.»

«Dobbiamo prepararci per l’incontro di domani contro James.» disse Niall.

Di che colpo stanno parlando?

«Non credo che sia il momento giusto per parlarne.» m’indicò Louis con un semplice sguardo.

Tutti si girarono verso di me, come aveva fatto a scoprire il mio nascondiglio?

Non volevo che Harry si mettesse nei guai e abbassando lo sguardo ritornai velocemente in camera di quest’ultimo. Il pensiero del suo corpo morto steso al suolo, mi terrorizzava.

La porta si aprì di scatto, ma sapevo già chi fosse.

«Di che colpo stavate parlando in salotto?» domandai temendo una sua risposta.

«Non sono affari tuoi.» rispose freddo.

Abbassai lo sguardo.

«Sono preoccupata per te e tu te ne esci con un ‘non sono affari che ti riguardano’?» imitai la sua voce.

«Non sei la mia ragazza e non credo di doverti dare spiegazioni. Possiamo andare a dormire ora?» mi domandò togliendosi la maglietta e stendendosi sul letto ormai diventato freddo suppongo.

Decisi di non obbiettare e occupai posto accanto a lui. Era lunatico e certe volte anche un insopportabile stronzo. Mi strinse a sé per poi tornare nella stessa posizione di prima ma questa volta – sotto suo grande disappunto – allontanai i suoi avanbracci dal mio corpo.

«Fai la brava ragazza.» disse stringendomi di nuovo a sé.

Piansi per qualche ora sperando che Harry non mi avesse sentito, non avrei sopportato un’altra domanda o qualsiasi cosa detta da lui.

*

Il domani mattina non mi andava molto di andare a scuola, ma lentamente dovetti alzarmi dal letto. Accanto a me non c’era nessuno e da una parte mi tranquillizzai.

Da Evelyn: Andiamo a scuola insieme? –Ev. x

A Evelyn: Va bene. –F.

Dopo aver risposto al messaggio, buttai il cellulare sul comò per poi scendere in sala da pranzo. Per poco non scoppiai a ridere vedendo Harry mentre trafficava con gli utensili da cucina.

«Non avrei mai pensato di trovare Harry Styles davanti ai fornelli.» finsi un sorriso.

«Oh, buongiorno!»

Esclamò venendomi incontro per abbracciarmi.

Rimanemmo abbracciati per un po’, ma poi mi staccai per sedermi a una delle tante sedie intorno al tavolo. Mi servì il piatto di pancake per poi sedersi difronte a me.

«Oggi andremo a scuola insieme.» disse Harry iniziando a mangiare.

«Avevo pensato di andarci con Evelyn. Questa mattina mi ha mandato un messaggio.» dissi mettendomi in bocca una forchettata di pancake.

«Vi vedrete a scuola, ma tu oggi verrai con me.» fanculo Harry, davvero.

Versai della spremuta nel bicchiere in vetro. «Ehm, perché?»

«Non voglio che ti succeda niente.»

«Non ti devi preoccupare per me. Pensa a quello che devi fare oggi.» lui capì perfettamente a cosa mi stavo riferendo.

«So badare a me stesso. Manda un messaggio alla tua amica e deli che vi vedrete a scuola. Preparati che ti accompagno a casa per cambiarti.»

Senza dire nulla salii in camera mia prendendo il tubino che avevo indossato la sera prima. Lo indossai e con esso anche i tacchi. Resi i miei capelli presentabili e mandai un messaggio a Evelyn.

A Evelyn: Ho avuto un contrattempo, ci vediamo direttamente a scuola. Love u. x

Da Evelyn: Va bene, a dopo. Me too. x

Harry prese le chiavi della sua macchina e dopo aver, chiudo la porta di casa a chiave, entrammo in auto. Durante il tragitto nessuno fiatò per dire una parola, questo prima di arrivare difronte a casa mia.

«Vieni con me?» domandai.

«Andiamo.»

Scese dall’auto venendo ad aprirmi lo sportello. Mi aiutò a scendere e insieme entrammo a casa mia. Salimmo le scale che conducevano al piano superiore. Mentre io sceglievo i vestiti da indossare, lui si sedette sul mio letto.

«Non metterti troppo scollata.» si avvicinò all’armadio prendendo una canotta nera, un jeans stretto e una giacca bianca.

«Non sei mio padre.» che cazzo.

«La mia non era una domanda, ma un ordine.»

«Sceglierai anche che biancheria intima dovrò indossare?»

«La prossima volta.» mi fece l’occhiolino.

«Scordatelo.» presi i vestiti e mi chiusi in bagno.

Sembrava la copia perfetta di mio padre, tranne che io non ne avevo uno da tanto tempo e la sola idea di averne uno adesso, mi nauseava. Mia madre divorziò da mio padre tre anni fa. Lui se ne andò di casa e non si fece più vivo, lei si trasferì a New York. Da un lato mi dispiaceva, ma dall’altro no. Potevo far quello che volevo, lei non sarebbe tornata mai più. Dopo un quarto d’ora uscii dalla doccia, mi vestii e mi truccai leggermente.

Nessuno doveva far amicizia con il mio lato debole, dovevo esser forte. Mi guardai allo specchio e dopo aver asciugato i capelli, uscii dal bagno.

«Sono pronta.» presi la borsa.

«Sei bellissima.» mi circondò la vita con un braccio e mi avvicinò al suo corpo.

«Grazie.» sorrisi.

«Andiamo che ci stanno aspettando.»

Arrivammo a scuola e dedotti che i suoi amici ci stavano aspettando, poiché erano fermi accanto al cancello di scuola. Respirai profondamente e scesi dalla macchina quando Harry mi aprì lo sportello.

«Stai calma. Ci sono io accanto a te.» sussurrò stringendo la mia mano.

«Oh, il nostro Styles fa il bravo ragazzo!» urlò Louis dall’altro lato della stanza.

Tutti iniziarono a ridere, tranne lui che li fulminò con lo sguardo.

«E iniziamo questa giornata di merda.» pensai tra me e me.

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