Peace
And you were strong and I was not
My illusion, my mistake
I was careless, I forgot
I did.
(Shontelle - Impossible.)
Harry era seduto a uno dei tanti tavoli avanti al nostro con i suoi quattro migliori amici. Il dividere le persone per la popolarità che essi acquisiscono con il tempo era una cosa alquanto stupida. Gli sfigati li prendevano a botte e mi venne in mente quando trovai Douglas sul pavimento a piagnucolare. Quel giorno, sotto lo sguardo impassibile di Harry lo portai in infermeria.
Flashback.
Odiavo l’ora di matematica. Non capivo il significato di tutti quei numeri, lettere e segni scritti sulla lavagna. Nella vita non sarebbero mai serviti tutti quei poemi, bensì le operazioni fondamentali.
Chiesi il permesso al professore di poter andare al bagno e uscii dalla classe sospirando appena chiusi la porta. Afferrai una sigaretta dal mio pacchetto per poi posarla tra la fessura delle labbra. Controllai che tra i corridoi non ci fosse nessuno e dalla tasca dei pantaloni ne presi l’accendino con cui accesi la sigaretta.
Entrai nel bagno poggiando la testa sulla porta che divideva me dal mondo intero. Guardai la mia immagine riflessa sullo specchio. Tutto quello che ne trovai, era una ragazza spenta. Le occhiaie – nascoste dal trucco – la rendevano vecchia. Mi schifai di me stessa.
Buttai il mozzicone della sigaretta nel water, scaricando subito dopo. Lavai per bene le mani per evitare che qualcuno senta la puzza di fumo. Presi dalla mia borsa una delle tante camerelle alla menta e quando ebbi finito di fare tutto questo, uscii dal bagno per ritornare in classe.
Guardai l’orario del cellulare, prima che qualcosa o meglio qualcuno interruppe quello che stavo per fare.
Douglas che si teneva la pancia con le mani. Lentamente mi avvicinai a lui aiutandolo ad alzarsi. Il suo volto era ricoperto di lividi e un alone nero contornava il suo occhio sinistro.
«Tieniti a me. Ti accompagno in infermeria.»
«L-Lui n-non vuole.»
Non badai molto a quello che disse e poggiando il suo braccio dietro il mio collo, mi diressi in infermeria. Sentii qualcuno che mi stava fissando e girai lo sguardo trovando Harry e Louis - credo che si chiamasse così - guardarmi impassibile. Sospirai, infondo lui era stato quello ad allontanarsi per primo.
*
Dopo aver accompagnato Douglas in infermeria, percorsi la strada per tornare in classe. Mentre stavo camminavo, qualcuno mi arrivò sopra. Alzai lo sguardo verso lo stronzo che per poco non mi buttò a terra e rimasi incantata vedendo due iridi smeraldine guardarmi intensamente.
«Attenta a dove metti i piedi.» sbottò dandomi una leggere spallata superandomi.
«Tu mi sei arrivato sopra coglione!» urlai nella sua direzione.
«Oh-Oh Styles.» ribatté Louis.
Serrò gli occhi in due fessure avvicinandosi pericolosamente a me, anche se sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male. Lui non alzerebbe mai le mani a una doccia. Gli feci il dito medio per poi velocizzare il passo.
Non ero pronta ancora per affrontarlo.
Fine Flashback.
La mia migliore amica mi diede una leggera gomitata interrompendo i miei pensieri. Stava parlando del compito di biologia o almeno credo.
«Faith, ma mi stai ascoltando?»
«Stavo pensando Evelyn, scusa.»
«Stavi pensando a Harry?» sì, no, sì.
«Sì, ma lascia stare.» sospirai. «La nostra è un’amicizia ormai chiusa da qualche tempo.»
«Quando ti deciderai a raccontarmi quello che è successo tra voi?» domandò infastidita. «Non capisco ancora il perché tu non me ne abbia mai parlato.» continuò.
Forse era arrivato il momento giusto per raccontargli tutto quello che l’anno prima che lei si trasferì a Holmes Chapel successe.
«Va bene, ma spostiamoci da qua.» sospirai.
Mi alzai dal tavolo prendendo la borsa e prendendo un po’ di coraggio passai davanti al riccio che colse l’occasione per squadrarmi da capo a piede, sempre con il suo sguardo impassibile sul volto.
Mi diressi – insieme ad Evelyn - in cortile, sapendo che a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno, benché sarebbero stati tutti in aula mensa.
Mi sedetti sull’erba fresca prendendo un respiro prima di iniziare a parlare.
«Tutto cominciò l’anno scorso. Tu ancora non ti eri trasferita in questa piccola cittadina e io ed Harry eravamo molto amici. Gli volevo un gran bene e lui ne voleva a me. I problemi iniziarono quando conobbe la cattiva strada. Iniziò a spacciare droga, mi teneva al di fuori di tutto. Voleva proteggermi, ma questo non fece altro che allontanarci ancora di più.»
Guardai Evelyn e dalla sua espressione capii che stava cercando di assimilare tutto quello che gli avevo appena detto. La sua mano prese la mia stringendola.
«Riuscirono a cambiarlo. Non era più il mio Harry. Alla fine mi disse che per il mio bene, ci dovevamo separare. Da quel giorno caddi nella depressione più totale. Iniziai ad auto lesionarmi, ma tre mesi da ne uscii.» le mostrai le cicatrici.
Non raccontai mai a nessuno quello che successe, ma di lei mi potevo fidare. Non mi avrebbe mai voltato le spalle.
La mia vista iniziò ad annebbiarsi e mi buttai tra le braccia di Evelyn che mi strinse a sé. Con i pollici mi asciugò le lacrime, sorridendomi dolcemente.
«Questa sera indossa un vestito. Andiamo in discoteca, ci divertiremo e non penserai più a quello stronzo.»
Solo in quel momento mi accorsi che qualcuno ci osservava dalla finestra della mensa, ma non riuscii a focalizzare chi fosse.
«Va bene, ma adesso andiamo in classe. Non voglio prendere un’ora di detenzione.» sorrisi.
Aprii il mio armadietto per prendere i libri di letteratura. Odiavo quella materia, poiché oggi nella mia stessa classe ci sarebbe stato anche Harry. Affrettai ad arrivare in classe, trovandola vuota. Mi sedetti tra gli ultimi banchi, beandomi di quella tranquillità. Purtroppo con Evelyn non condividevo quest’ora e afferrai il cellulare dalla borsa.
I primi studenti iniziarono a occupare posto. Di Harry ancora nessuna traccia, per fortuna. La professoressa Mustich fece il suo ingresso. Aveva preso peso o era la mia immaginazione? Con riluttanza, mi alzai dalla mia postazione. Ci invitò a sederci e iniziò a fare l’appello.
Stava per pronunciare il mio nome, quando il rumore di una porta aprirsi la interruppe.
Era Harry in tutta la sua bellezza.
«Signorino Styles, sempre in ritardo ah?» sbottò irritata. «Si sieda accanto alla signorina Evans e che sia l’ultimo ritardo eh!»
Fanculo!
Harry mi passò davanti buttando il suo zaino sul pavimento per poi prendere il libro. Passò un buon quarto d’ora da quanto quella puttana iniziò a spiegare.
«Dobbiamo parlare.»
«No.» lo guardai.
«Ti devo parlare.» mi guardò con quelle due gemme che aveva per occhi.
«Io con te non ho niente di cui parlare. Ti odio!» mi alzai dalla sedia. «Se non le dispiace professoressa, la sua lezione è una rottura di coglioni e io me ne vado.»
«Signorina Evans in detenzione!» urlò consegnandomi un foglietto.
Uscii dall’aula sbattendo la porta. Ci mancava soltanto il ritorno di quel coglione. Sentii urlare la Mustich. Un altro studente passerà l’ora con me in detenzione. Emozionante, davvero. Andai a lasciare la borsa nell’armadietto, ma sentii qualcuno afferrarmi il polso.
«Dobbiamo parlare, ora.» scandì bene l’ultima parola.
«Lo vuoi capire che io con te non voglio avere nulla a che fare?» sbottai irritata.
«Lasciami spiegare, cazzo!» urlò tirando un pugno all’armadietto accanto al mio.
La sua presa era abbastanza forse e gemetti per il dolore. Cercai di strattonare il mio polso, senza riuscirsi. Notò le cicatrici sbarrando gli occhi.
«Che ti sei fatta ai polsi?» continuò.
«Niente che dovrebbe interessarti.»
Mi trascinò in cortile, nonostante cercassi di dimenarmi. Senza pensarci due volte mi alzò la manica della felpa.
«Cosa cazzo ti sei fatto?» era furioso.
«Non sono cazzi tuoi questi.»
«Si dà il caso che siano anche miei.»
«Lasciami, per dio!»
«Sto perdendo la partenza.»
«Ti dirò cos’è successo, ma lasciami i polsi. Mi fanno male.»
Allentò la sua presa, lasciando la sua presa sui mie polsi. Presi la borsa e scappai nel bagno delle ragazze. Aprii la borsa prendendone dal suo interno il mio fidato pacchetto di sigarette. Srotolai le cuffiette, infilandole entrambe nelle orecchie. Mandai un messaggio a Evelyn scrivendole che sarei dovuta rimanere un’ora in più a scuola. Buttai il mozzicone nel water per poi mettere il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Incrociai Harry per la strada. Mi guardò di uno dei suoi soliti sguardi freddi.
Entrai in aula e mi sedetti in uno degli ultimi banchi e non avendo nulla a fare, mi affaccia alla finestra, finché non sentii qualcuno abbracciarmi e stringermi da dietro. Mi girai e vidi Harry guardarmi.
Cercai di strattonarmi dalla sua presa, ma anche questa volta fu tutto invano.
«Adesso mi dirai come cazzo hai fatto a procurarti quei tagli.»
«Sono inciampata dalle scale di casa mia e sono caduta in alcune schegge.»
«Secondo te sono così stupido da bermi questa cazzata?» mi mostrò la piccola lametta che tre mesi fa nascosi nel mio armadietto.
«Come hai potuto aprire il mio armadietto?»
«Parla Faith.» si sedette a uno dei primi banchi. «Sono tutt’orecchie.»
«Quando ci allontanammo, la mia vita diventò una merda continua. Mia madre divorziò da mio padre e tu te ne eri andato via da poco. Iniziai a fumare, a bere, finché un giorno non iniziai ad auto lesionarmi. Tutto questo continuò fino a tre mesi fa. Capii che dovevo andare avanti ee il ‘passato’ doveva rimanere tale.»
Si alzò e mi abbracciò.
Era una sensazione bellissima essere abbracciati dalla persona che in passato contò molto per me.
«Non ti lascerò più, te lo prometto.» mi baciò la fronte.
«Speriamo.» sospirai.
#Spazio autrice
Ciao ragazze, premetto che questa fanfiction non è mia, ma è già presente su efp, però visto che è molto bella ho pensato che tutte voi dobbiate leggerla. Cercherò di aggiornare molto velocemente, anche due volte al giorno.
Baci.
Grace :)
-La copertina è mia però :)
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