Madison, Evelyn and the anonymous
Now here we are, so close
yet so far, haven't I passed the test
when will you realize
Baby, I'm not like the rest
(Demi Lovato – Give your heart a break.)
Non avevo molta voglia di andare a scuola, ma dovevo essere coraggiosa e affrontarlo con il mio solito carattere forte. Dovevo fargli capire con chi aveva a che fare.
Facile a dirsi, ma difficile a farsi.
Mi alzai controvoglia e prendendo il mio intimo, andai a farmi una doccia calda. Mi guardai allo specchio e il livido era ancora ben evidente e non ero sicura che la trousse sarebbe riuscita a coprirlo. I brutti ricordi si fecero vivi e mi ritrovai con le lacrime agli occhi. Tremavo.
Era diventata un’abitudine piangere ormai. Quella che soffriva ero io.
Dopo aver fatto la doccia e tamponato i capelli, mi avvicinai all’armadio e presi un pantalone nero attillato, una maglietta dell’Homies, il cappello della stessa marca e le mie Vans bianche.
Da Lucas.
Sto passando a prenderti con la mia macchina, preparati. xx
A Lucas.
Mi trucco e sono pronta. x
Mi guardai bene allo specchio e sinceramente ero orribile. Le occhiaie, il livido, gli occhi rossi e gonfi erano ben evidenti. Non potevo andare a scuola così.
Non amavo truccarmi molto pesantemente, ma se volevo coprire tutte quelle “ merde”, dovevo usare mezza scatola di trucchi.
Asciugai e pettinai bene i capelli per poi indossare il cappello. Ora si che mi sentivo me stessa. Per precauzione decisi di portare la trousse a scuola, non si sapeva mai che cosa sarebbe potuto succedere.
Presi la tracolla e scendendo mi versai un bicchiere di spremuta. Non avevo molta fame e la spremuta sarebbe stata per me più che sufficienze per una giornata in cui non avrei fatto un’emerita minchia.
Avrei fumato, avrei rotto le palle alle professoresse e avrei cercato di divertirmi… solita routine.
Suonarono il campanello e cercando di fingere un sorriso andai ad aprire la porta di legno.
«Sei bellissima.» disse Lucas abbracciandomi.
Amavo quando mi abbracciava. Un suo abbraccio mi consolava, mi sentivo bene con lui… protetta, al sicuro.
«Mi sei mancata.» disse staccandosi dall’abbraccio e tenendomi per mano.
«Anche tu.» dissi prima di chiudere la porta di casa e farmi trascinare in macchina.
Mi aiutò a salire in macchina e quando chiuse lo sportello del passeggero, andò a sedersi al lato del guidatore.
La sua macchina non era una comune Ranger Rover, ma una bellissima Mercedes nera.
Sentì vibrare il cellulare e con riluttanza lo presi guardando il messaggio.
Da Anonimo.
Sei bellissima oggi e la voglia di saltarti addosso, toglierti quei vestiti è molto alta e non so se riuscirò a trattenermi. xx
Non potevo rispondere, poiché era un numero sconosciuto… Chi cazzo è questo?
*
Arrivammo al parcheggio della scuola e dopo aver accostato l’auto, aspettai che come un gentiluomo mi aiutasse a scendere.
Presi dalla tracolla il mio pacchetto di sigarette e ne presi una portandomela alla bocca e accendendola con il mio solito accendino rosso.
«Lo sai che odio quando fumi.» disse con ripugnanza aiutandomi a scendere.
«Sono nervosa e ne ho bisogno.» dissi facendo un tiro prima di far uscire la solita nuvoletta grigia.
«E potrei sapere il perché del tuo nervoso?» chiese cercando di togliermi la sigaretta dalle mani.
Oh ma sai... un ragazzo ieri mi ha “picchiata” e mi sto cagando addosso perché non voglio vederlo. Sono traumatizzata e impaurita dalla sua figura impotente in più oggi mi è arrivato un messaggio anonimo e le cose scritte non sono delle migliori.
«Interrogazione di matematica e non so un cazzo.» mentii buttando il mozzicone in un angolo qualsiasi del cancello.
Entrando nel grande istituto e alla nostra vista i presenti si ammutolirono. Alcuni ci guardavano con disprezzo, altri spettegolavano sul nostro conto – come sempre – e altri ancora ci guardavano con indifferenza.
“Non stava insieme a Harry Styles? Si saranno lasciati? Li vedevo molto affiatati come coppia.” o “ Che puttana prima Styles e adesso Lewis.”
Puttana? Puttana a chi? Girai lo sguardo per vedere Madison ridere. Quella ragazza mi faceva girare le palle ogni giorno di più. Mai rompere i coglioni ad una Evans, mai stuzzicarla.
Non abbassarti a certi livelli Faith, tu sei migliore di lei. Dovevo stare ad ascoltare lei e le sue amiche oche ridere? No.
«Non giudicare se non conosci troia!» le gridai contro spingendola contro il suo armadietto.
«Sapere la verità ti fa bruciare il culo ah?» disse Madison con un sorriso stampato in faccia.
«Sta parlando la ragazza che ha preso più cazzi in culo di sua madre.» ironizzai trattenendo una risata. «La prossima cazzata sul mio conto e il tuo seno rifatto non lo troverai più.» la avvertì.
La voglia di sentire il professore di fisica urlare per il mio ritardo, era scarsa e quindi salutando il mio migliore amico, mi allontanai in biblioteca…stranamente avevo voglia di leggere qualche libro.
I corridoi cominciarono a svuotarsi e quelle poche persone che rimasero stavano scopando già di prima mattina o a fumare, cosa che avrei fatto io dopo.
La biblioteca a quell’orario mattutino era vuota. Amavo rifugiarmi in un posto dove nessuno mi avrebbe disturbato, ma in questo periodo ci andavo un po’ meno. Troppi pensieri a cui pensare.
Il mio cellulare iniziò a vibrare e all’inizio ero un po’ dubbiosa se rispondere o no, ma poi guardando il nome sul display, sorrisi leggermente… era la mia migliore amica.
«Pronto?» dissi abbassando il tono della voce per non farmi sentire dalla bibliotecaria.
«Faith vieni al muretto, dobbiamo parlare.» disse frettolosamente.
«Non dovresti essere in classe?» chiesi.
«Entro a seconda.» disse sospirando.
«Okay aspettami lì.» dissi raccogliendo la mia borsa dal pavimento e uscire da quel luogo, se avrei fatto in tempo, ci sarei ritornata dopo.
Presi la seconda sigaretta mattutina e attenta a non farmi vedere dai collaboratori della scuola, sgattaiolai fuori al posto da noi concordato.
Appena la vidi le corsi incontro. Il nostro abbraccio era qualcosa che nessuno – oltre Lucas o Harry – ha saputo mai darmi. Mi sentivo bene con lei, mi fidavo.
«Ho visto una persona cui tieni tanto.» disse staccandosi dal nostro abbraccio “ morbidoso” cosa che non avrei mai detto perché lei a prima mattina è un’acida di merda.
La guardai confusa…chi sarebbe questa persona cui tengo tanto?
*
Ci sedemmo all’ombra di una grande quercia e iniziammo a parlare. Da quando il riccio era tornato nella mia vita, trascorrevo poco tempo con lei e soltanto adesso mi sono resa conto di quanto la sua presenza fosse importante per me.
«E chi sarebbe questa “ persona cui tengo tanto”?» le domandai ancora più stranita di prima.
Lei lanciò il cellulare sul prato verde e prima di proferire parole guardo il cancello.
«Lui.» disse.
Girai lo sguardo e notai la persona che temevo d’incontrare: Harry e i suoi amici. Tra loro mancavano Bruce e gli altri... saranno malati? Non credo. Avranno da fare qualche lavoretto? Forse.
«Ah.» dissi abbassando lo sguardo.
«Successo qualcosa piccola Faith?» disse lei stringendo la mia mano. «Vi vedevo molto uniti.» Aggiunse.
«Diciamo che abbiamo avuto un piccolo litigio ieri.» mentii.
Anche se volessi, non potevo dire tutta la verità a Evelyn. Avrebbe temuto per la mia sicurezza. Stare con dei ragazzi che spacciano droga e uccidono, non è una cosa da tutti i giorni.
«E’ successo qualcos’altro?» domandò lei.
Mi ha picchiato.
«No.» risposi.
Stava per rispondere ma la vibrazione del mio cellulare lascò intendere che mi era arrivato un altro fottuto messaggio sempre di quel anonimo.
Da Anonimo:
Ti sto osservando. x
Mi girai di scatto verso Harry, ma stava parlando con Tom – credo si chiamasse così – quindi scartai subito l’idea che fosse lui. Madison nemmeno… troppo ochetta per pensare questo tipo di scherzi.
«Ehm io entro a scuola per fumarmi una sigaretta.» dissi frettolosamente prendendo la borsa e il cellulare che avevo lasciato sul prato. «Ci vediamo dopo.»
Non penserei mai di dirlo, ma entrando a scuola mi sentii più sicura.
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