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James and the anonumous call

I'm waking up to ash and dust

I wipe my brow and I sweat my rust

I'm breathing in the chemicals

( Imagine Dragons - Radioactive.)

Faith.

Ero rannicchiata in un furgoncino bianco e l'unico sentimento che provavo in quel momento era sola e semplice paura. Mi avevano legato polsi e le caviglie ben strette in modo che non potessi muovermi. Non me lo sarei mai aspettato da Abbie.

A un tratto il furgoncino si fermò e persi l'equilibro cadendo sul suolo gelato. Le sue porte si aprirono e un ragazzo a me sconosciuto slegò le corde dalle caviglie e mi prese bruscamente il braccio.

«Lasciami stronzo!» urlai.

Il ragazzo per sua risposta mi tirò uno schiaffo in pieno viso. La mia gota pulsava dal dolore e le lacrime incominciarono a scorrere su di essa. Mi aiutò a scendere dal veicolo - o così mi era sembrato - e ad aspettarci sulla soia di casa si trovava Abbie che abbassò subito lo sguardo appena mi vide. Mi faceva schifo quella ragazza.

Quando eravamo piccole, stavamo sempre insieme, ma a causa del lavoro dei suoi genitori lei si è dovuta trasferire in Italia e, sinceramente, non sapevo che fosse tornata. Entrammo in casa e ad aspettarmi c'era James e dal suo sorrido sembrò felice di vedermi.

«Oh, guarda chi abbiamo qui!» esclamò ironizzando James avvicinandosi a me. «Legatela a una sedia.» aggiunse.

I suoi uomini presero una sedia e mi spinsero contro di essa facendomi sedere per poi prendere due corde e legarmi mani e piedi.

«Lei sarà la nostra nuova puttana.» disse James iniziando a ridere.

«Preferirei morire che diventare la vostra puttana.» dissi.

Il ragazzo dagli occhi azzurri si avvicinò a me e dalla tasca prese un taglierino puntandomelo addosso. Mi strappò la maglietta lasciandomi in reggiseno. Guardò il mio petto per poi afferrare quell'oggetto appuntito e conficcarmelo nel braccio. Urlai per il dolore.

«Portatela di sopra e tu Abbie disinfettale la ferita.» disse.

«Sei uno stronzo.» dissi tra un singhiozzo e l'altro.

«Noi due dopo faremo i conti.» disse guardandomi minaccioso.

Abbie si avvicinò a me con disinfettante, bende e un batuffolo d'ovatta. Non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia.

«Come hai potuto?» domandai.

«Scusa Faith, ma sono stata obbligata a farlo.» disse.

Imbevette il batuffolo d'ovatta in quella sostanza per poi medicare la mia ferita. Cercai di reprimere il fastidio che in quel momento provavo mordendomi il labbro inferiore. Dovevo resistere a tutti costi.Finì di disinfettarmi per poi sparire in cucina assieme al suo amico.

La mia vista iniziò ad annebbiarsi e le lacrime a rigare il mio volto. Cercai un qualcosa di ben appuntito per liberarmi, ma con lo sguardò non riuscì a trovare nemmeno un misero coltello. Una ragazza dai lunghi capelli neri entrò nel salotto con un bicchiere la cui sostanza al suo interno sembrava acqua.

«Bevi.» disse poggiando il bicchiere sulle mie labbra. «Avrai la gola secca.» aggiunse.

Scossi la testa. Non avrei mai bevuto quell'intruglio o cosa cazzo fosse. Non porse resistenza e si allontanò da me poggiando il bicchiere sul mobiletto.

*

I polsi mi facevano male e le forze lentamente mi stavano abbandonando. Sono passate due ore da quando sono entrata in questa casa. Dall'ultimo incontro con quella ragazza, nessuno è venuto a rompere le scatole.

Avevo parlato troppo presto.

James entrò in quella stanza con un sorriso malizioso sulle labbra. Chiuse la porta dietro di sé a chiave e si avvicinò a me iniziando a lasciare dei disgustosi baci sul mio petto. Sapevo benissimo, dove voleva andare a parare.

«N- non farlo per- per favore.» dissi iniziando a piangere.

«Mi ecciti, lo sai?» domandò sganciando il mio reggiseno. «Se farai la brava, non ti farò molto male.» continuò.

Stuzzicò i miei seni facendoli diventare turgidi per poi iniziare a succhiarli avidamente. Si sbottonò i pantaloni e istintivamente chiusi gli occhi.

«Guardami.» disse con tono duro. «Ora.» ordinò.

«Mi fai schifo.» dissi mantenendo sempre le palpebre chiuse.

«Guardami cazzo!» esclamò facendomi sobbalzare. «Ti slegherò i piedi, ma se farai qualche passo falso, ti farò molto male.»

Aprì di scatto gli occhi e la scena che mi si presentò davanti fu raccapricciante. Si era tolto i pantaloni. Mi slegò i piedi per poi aprirmi le gambe. Iniziai a divincolarmi, ma lui poggiò la sua mano sulla mia gamba mantenendomi ferma. Mi tolse i pantaloni e guardò tutto il mio corpo mordendosi il labbro inferiore.

«Lasciami bastardo!» urlai sputandogli in un occhio.

Si pulì con la maglietta che aveva ancora addosso e mi fulminò con lo sguardo. Afferrò il taglierino e iniziò a tracciare leggermente varie linee sull'interno coscia. Rabbrividì a quel contatto.

«Se non vuoi che ti faccia davvero male ti consiglio di star ferma.» mi minacciò.

Si alzò dal pavimento e mi slegò anche i polsi. Mi caricò sulla sua spalla e mi fece stendere su un divano di pelle.

«T-ti prego lasciami.» dissi. «S-sono vergine.» ammisi.

«Sarà più divertente sverginarti.» disse.

Poggiò le sue sporche labbra sulle mie e iniziò a baciarle violentemente. Intrufolò la sua lingua nella mia bocca. Aveva gli occhi chiusi e quell'attimo di distrazione gli costò caro, poiché ricevette un calcio nelle sue parti intime. Si accovacciò a terra e sgattaiolai fino alla porta, indossando i mie jeans alla rinfusa. Cercai tra le innumerevoli chiavi quella giusta, senza riuscirci. Girai lo sguardo verso James che lentamente si stava alzando.

Nessuna di quelle chiavi era quella che mi serviva.

«Dove credi di andare bambolina?» mi domandò baciandomi il collo. «Questo non lo dovevi fare.» continuò.

Afferrò il mio braccio e mi scaraventò su uno dei tanti divanetti. Si collocò sopra di me e mi sbottonò i jeans. Prese il taglierino e incominciò a farmi dei tagli superficiali sulla pelle. Il dolore era tanto, ma cercavo di rimanere impassibile. Sii forte Faith, pensai.

«Se farai resistenza, ti ucciderò e ti manderò al tuo caro Styles in piccoli pezzi.» disse.

Rabbrividii a quelle parole.

Harry.

Tutto questo non sarebbe successo se lei avesse fatto come le avevo ordinato. Odiavo le persone testarde e il fatto che in tutti questi guai ci fosse in mezzo lei mi faceva perdere le staffe. Wilson me l'avrebbe pagata con la sua stessa vita. Il mio cellulare vibrò.

Da: Sconosciuto.

E' bello sentire la tua ragazza urlare sotto di me dal dolore.

Oh non ti preoccupare, non l'ho ancora sverginata, ma lo farò dopo.

Stronzo, figlio di puttana.

L'unica possibilità che avevo per trovare il suo sporco nascondiglio e spaccargli la faccia era parlare con Shon. Cercai il numero di Zayn dalla rubrica e quando lo trovai premetti il tasto verde sul display. Dopo vari squilli, rispose.

«Harry.» disse.

«Zayn, io tarderò un po' ad arrivare.» dissi parcheggiando l'auto. «Devo fare una chiacchierata con Shon.» continuai.

«Non combinare guai Harry.» detto questo riattaccò.

Scesi dall'auto e tirai su il cappello della giacca prendendo una sigaretta dal pacchetto di Marlboro rosse. Entrai in quella stradina che puzzava di marcio e - come previsto - trovai Shon intento a fumarsi una canna.

«Che vuoi Styles?» mi domandò.

«Sai quello che voglio.» dissi. «Dov'è il nascondiglio di Wilson?» continuai.

«Non sono un infame Styles.» disse. «Dovresti saperlo.» aggiunse.

«Forse non ci siamo capiti Shon.» dissi con tono minaccioso avvicinandomi a lui. «Se non me lo dici, ti uccido e non sto scherzando.» aggiunsi puntandogli la pistola in fronte.

Lui iniziò a ridere a quell'affermazione.

«Se mi uccidi, non saprai mai, dove si trova il suo nascondiglio.» disse tranquillamente.

«Correrò il rischio.» gli dissi.

«Si trova fuori città.» disse facendo l'ultimo tiro della sua canna. «Subito dopo i Brooks.» spiegò.

«Ricordati che ti devo della roba gratis.» dissi ritornandomene alla mia macchina.

La sua morte era vicina.

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