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Disco and Ryan

Welcome to my silly life

Mistreated, misplaced, missundaztood

Miss “no way it’s all good”

(Pink – Fucking Perfect.)

Anche se tutto fosse ritornato come prima, i ricordi sarebbero sempre rimasti nella mia mente.

Le sofferenze, le lacrime versate sul cuscino del mio letto, le cicatrici sui miei polsi e tutto il dolore che provavo quando lo vedevo aggirarsi tutti i giorni a scuola e non mi degnava mai di uno sguardo sarebbero pur sempre rimaste, anche se adesso era ritornato tutto come prima.

«Tubino rosso o nero?» domandai alla mia migliore amica comodamente seduta sul mio letto a leggere una stupida rivista.

Si girò verso di me e dopo aver scrutato con attenzione entrambi i vestiti, m’indicò quello nero.

«Sei sicura che Harry non frequenti quella discoteca?»

Con difficoltà infilai il tubino abbastanza stretto per poi, una volta finito, guardarmi allo specchio. Indossai i tacchi neri a spillo e dopo essermi truccata leggermente, mi sedetti sul mio letto.

«Da quello che mi hanno detto no, ma sta attenta comunque.»

Il rumore del campanello ci distolse dalla nostra chiacchierata e stando attente a non cadere, scendemmo le scale. Aprii la porta e Ryan mi baciò la mano.

«Sei stupenda.»

«Assomigli a un cavaliere.» dissi dolcemente.

«Questa sera sarò il tuo cavaliere

Chiusi la porta di casa a chiave. Ryan mi prese la mano conducendomi verso i sedili posteriori dell’auto di Eric. Mi aprii gentilmente la corriera come un gentiluomo facendomi passare per prima. La settimana prima, Sharon prenotò un tavolo in una delle discoteche più popolate da tutta Holmes Chapel. Entrammo dalla porta di sicurezza e raggiungemmo il nostro tavolo. Iniziammo a parlare e scherzare come bambini di cinque anni.

«Andiamo a prendere qualcosa da bere?» domandò Ryan.

Annuii.

Mi prese la mano e facendoci spazio tra la folla andammo al bar. Mi sedetti su uno dei tanti sgabelli aspettando il mio cocktail analcolico. Guardai il cameriere mentre preparava il liquido che avevo ordinato e sorrisi quando me lo servì.

«Dopo vorresti ballare con me?» sussurrò Ryan nel mio orecchio.

Sorrisi.

Da lontani vidi Harry e i suoi amici. Una maglietta nera fasciava il suo torace e indossava un pantalone bianco abbastanza stretto. Mi girai verso Evelyn fulminandola con lo sguardo.

«Harry?» mimò con le labbra.

«Possiamo andare a ballare?» domandò spazientito Ryan.

 «Andiamo.»

Mi aiutò a scendere dallo sgabello per poi condurmi al centro della pista da ballo. La canzone di Katy Perry iniziò a riscaldare l’atmosfera. Ryan poggiò la sua fronte sulla mia per poi posare violentemente le sue labbra sulle mie. Cercai di allontanarlo, ma niente sembrò smuoverlo.

«Ryan no!»

Esclamai prima che qualcuno lo allontanasse da me. Era un ragazzo che qualche volta vidi in compagnia di Harry. Girai lo sguardo verso quest’ultimo che guardava la scena a pugni chiusi scolando – credo – il primo liquore della serata. Rimasi impalata a guardando, finché Bruce non mi portò dal diavolo in persona.

Mi squadrò da capo a piede, finché non spostò il suo sguardò sul mio volto. Dall’espressione che prese il viso, capii che era furioso. Mi avvicinò a sé lasciandomi un bacio sulla guancia. Forse l’incazzatura gli era passata, forse.

«Chi è quello?» che l’interrogatorio abbia inizio.

«Un amico.»

«Se si avvicinerà di nuovo a te, lo ucciderò con le mie stesse mani.» oddio.

«Non fargli del male Harry. Siamo solo amici, giuro.»

«Andiamo a prendere le tue cose. Questa sera tu starai con me.»

Mi afferrò la mano prima di dirigersi verso il tavolo dei miei amici. Tutti ci guardarono con confusione e dopo aver presto la borsa, mi avvicinai a Evelyn.

«Evelyn, io starò con lui. Ti racconterà tutto domani.»

Salutai tutti gli altri e mi allontanai con Harry che mi portò al suo tavolo. Mi sentivo a disagio a stare in loro compagnia e credo che Harry se ne era completamente accorto.

«Siediti sulle mie gambe.»

 Annuii sedendomi sopra di lui.

«Nessuno ti potrà far del male se starai con me, nessuno.»

Narratore.

Dall’altra parte della sala, invece, Ryan sorseggiava una birra, imprecando chissà quante parolacce nei confronti del ragazzo dai capelli ricci. Faith Evans era sua e nessuno poteva portargliela via, neanche l’ultimo arrivato.

«Chi è quel coglione che si è portato Faith con sé?» sbottò con una nota d’irritazione.

«Se ti sentisse, saresti in guai seri.» sorrise Amy, la ragazza di Bob.

«Davvero non lo conosci? Mi stai prendendo per culo, vero?» iniziò a ridere Evelyn.

«Harry Styles. Non ti dice niente?» domandò Eric.

«Harry fa parte di una banda di ‘bulli’. Faith lo conosce da un po’.» spiegò Evelyn.

«Non ti mettere contro di lui. E’ una partita persa in partenza.» aggiunse Bob.

«E come fa a conoscere Faith?» chiese Ryan a Evelyn.

«Non mi ha spiegato come, ma mi ha detto che ci ha tenuto tanto a lui. Geloso?» ridacchiò Evelyn.

«Lei è mia.»

Ma si sa che la convinzione fotte la gente.

«Trovatene un’altra amico. Guarda!» sbottò Bob.

Tutti si girarono verso la mora che sentendosi osservata incrociò lo sguardo dei suoi amici. Sorrise debolmente. Lo sguardò di Harry seguì quello di Faith per poi irrigidirsi alla vista di quel figlio di puttana di Ryan. Spostò Faith da sé tendendole la mano. Lei sembrò confusa dal suo comportamento, ma non ci fece molto caso.

«Andiamo in un posto più appartato.»

I ragazzi si alzarono e con essi uscirono in terrazza. Si sedettero a uno dei tanti tavoli, aspettando i loro ordini.

«Sigaretta?» le domandò Bruce.

«No, ma grazie lo stesso.» sorrise.

Faith.

La cameriera poggiò il vassoio sul tavolo consegnando ai presenti il rispettivo drink. Sorrise maliziosamente a tutti i ragazzi, riservando uno sguardo disgustato a me. Dovetti contenermi per non farle lo sgambetto e riderle in faccia.

«Posso parlarti?»

«Oh, Ryan dimmi.»

«In privato.» guardò prima Harry e poi me.

«No.» sbottò Harry alzandosi dal divanetto.

«Non credo che debba decidere tu per lei.» ribatté Ryan.

«Calmati Harry. Due minuti e torno.» gli diedi un bacio sulla guancia per calmarlo.

«Se la tocchi con un solo dito, ti spezzo le gambe.» i suoi occhi non scherzavano.

Ci allontanammo dalla visuale di Harry e dai suoi occhi controllori, prima di scendere le scale verso la piscina. Le luci spente mettevano una certa soggezione.

Si sedette su una panchina e con lui anch’io.

«Ti devo parlare.»

«Dimmi.»

Si avvicinò a me poggiando le sue labbra sulle mie introducendo la sua lingua nella mia bocca. Posai due mani sul suo petto cercando di allontanarlo, ma non ci riuscii.

«Ryan no.»

La sua mano mi alzò il vestito arrivando alle mutandine. Cercai di dimenarmi, ma quest’impresa fu alquanto impossibile, poiché il suo peso incombeva su di me.

«Fa la brava, tra poco ci sarà la parte più bella.»

Mi abbassò le mutandine quanto bastasse per infilare un dito nel mio basso ventre. Alla sua intrusione, urlai dal dolore. Iniziò a pompare il suo dito andando sempre più in profondità. Infilò un

secondo dito ricominciando a baciarmi il viso.

«Lasciami, per favore.»  sussurrai.

«Ti avevo avvisato. Adesso sei morto.» ringhiò una voce dietro di lui.

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