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"Forse io dovrei andare prima che si svegli, passerò ancora domani.", disse Erin. "Non resti tanto, anche se si sveglia è pieno di anti dolorifici e con il tubo in gola non può parlare. Ma almeno è un po' più trattabile."
Erin scosse la testa stanca e disse: "Vado a prendere un caffè, ne vuole uno?". Il padre di Jay annuì e mormorò un piccolo "Grazie" per poi sedersi sulla rigida sedia dove pochi secondi prima era seduta la donna.
"Jay, prima o poi dovrai pur perdonarmi... Non puoi odiarmi in questo modo per sempre!", disse l'uomo a bassa voce mentre guardava il figlio. In quel momentò, dentro la stanza, entrò Connor e lo guardò per svariati secondi prima di iniziare a parlare: "Salve singore, mi dispiace disturbarla ma si deve spostare per qualche secondo. Sa, è il momento del controllo.". Il padre di jay annuì e si spostò alla svelta facendo posto al ragazzo.
Connor guardò l'uomo di fianco a lui e mormorò: "Assomiglia molto a Will.", e l'uomo capì che stava parlando più con se stesso che con lui e non si era reso minimamente conto di averlo detto con voce udibile. "Per ora mi sembra tutto apposto, passerò più tardi per controllare le ferite", aggiunse guardando il signore con un sorriso abbozzato.
Erin in quel momento entrò con il caffè fumante e Connor uscì dalla camera promettendo che sarebbe passato più tardi. La donna diede il caffè al padre di Jay e lui la ringraziò calorosamente.
Erin bevve un lungo sorso di caffè guardando l'uomo seduto vicino al letto pensando se era il caso di dire quello che pensava.
"Sono sicura che se non si arrenderà a instaurare di nuovo un rapporto con Jay, lui sarà contento, ne sono sicura.".
"Non conosce bene mio figlio", mormorò l'uomo. "Jay in tutti questi anni è cambiato molto.", ribattè lei. L'uomo si passò una mano sul viso stanco e sospirò: "Ora devo andare, ho alcune faccende da sbrigare a casa. Le lascio il mio numero di telefono per ogni evenienza o novità... Domani magari potrei passare per vedere come sta, ma sono sicuro che mio figlio non sarà affatto felice di rivedermi. Grazie per quello che sta facendo per lui. Buona serata.", disse dopo essersi alzato e diretto verso la porta. Diede un'ultima occhiata al letto in cui era coricato il figlio e se ne andò.
Mezz'ora dopo la visita del padre, Jay aprì finalmente gli occhi.
"Il bello addormentato si è finalmente svegliato.", disse Erin con un sorriso. Chiamò un medico per far rincontrollare le sue condizioni e cominciarono un po' a parlare anche se Jay, di tanto in tanto, vedeva Erin toccare la tasca in cui aveva messo il bigliettino che le aveva dato suo padre. La donna guardò l'ora e sospirò: "È meglio che vada a casa, devo fare la doccia e fare un po' di faccende. Ma ti prometto che domani pomeriggio passerò di nuovo e starò un po' con te. Hank mi ha mandato un messaggio perché domani mi vuole lì da lui dato che hanno un po' di aggiornamenti sul tuo caso.".
Jay prese la mano di Erin con la mano libera e la strinse dolcemente. Lei si alzò dalla sedia e si mise seduta sul letto. Rimasero mano nella mano finché in stanza non entrò, di nuovo, Connor.
"Stavo per andare via ma prima volevo vedere come procedeva il processo di guarigione delle ferite e come andava la respirazione. Prima era un po' bassa ma è normale, ci vorrà del tempo minimo una o due settimane e poi potrai dire addio al respiratore.". Jay guardò Connor scocciato. "Poteva andarti peggio.", mormorò Connor alzando gli occhi al cielo. Controllò meticolosamente che le ferite non si fossero infettate e notò che quella sul braccio andava molto meglio. "Posso già dire che tra un po' potrai smettere di prendere gli antibiotici, ma vedo che provi ancora del dolore a causa delle ferite e se continuerà così dovrò aumentarti la dose degli antidolorifici. In ogni caso farò passare più tardi una delle infermiere di turno per farti cambiare la medicazione.", proseguì velocemente. "Bene, vi auguro una buona serata. E, ovviamente, a domani." I due salutarono il medico e lo guardarono uscire dalla stanza.
Erin cominciò ad accarezzare i capelli di Jay con un sorriso: "Dai tesoro, ti prometto che appena ti riprenderai ti porterò al mare. Solo io e te, che ne dici? Dopo quello che è successo è giusto staccare la spina per un po'.", disse con occhi sognanti. "Che ne dici se andiamo a visitare l'Italia?", domandò ancora con un sorriso sulle labbra.
La donna baciò la fronte dell'innamorato e gli accarezzò una guancia.:"Ora però devo proprio andare.".
Jay tenne la mano di Erin nella sua, non voleva proprio lasciarla andare.
"Ti prego amore, sono stanca morta. Ho bisogno di un po' di riposo.", disse con voce stanca. "Will e Natalie hanno detto che passeranno più tardi.".
Jay lasciò, finalmente, la mano di Erin.
"Ti giuro che domani passerò.", disse assicurandolo che non sarebbe rimasto da solo.
Dopo un'ora dalla sua partenza, l'inferno arrivò in un carellino pieno di bende e boccette per la flebo. L'infermiera iniziò a togliere le vecchie bende e le gettò nel sacco apposito, passò del disinfettante e quando vide la faccia dolorante del paziente disse: "Lo so caro, brucia molto e da abbastanza fastidio ma è per non far camminare l'infezione oltre che a guarirla.". i face un altro prelievo del sangue e sostituì le due flebo e mise sopra al tavolino altre due bottigliette di vetro. "Passerò più tardi per controllare. Intanto ti allungo una specie di campanello così in caso di bisogno lo schiacci e arriverò io o una delle altre infermiere.", aggiunse. Porse a Jay un Block Notes e una penna. Uscì promettendogli che sarebbe passata più tardi per fargli una nuova flebo.
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