Mercoledì 18 luglio 2001
Non mi aveva preoccupato la sfuriata del Turci, lui sfuriava sempre quando si trattava di me. Ero perfetto per fargli da valvola di sfogo, da sempre, nemmeno mi ricordavo la prima volta in cui se l'era presa con me, rompeva il cazzo persino quando gigioneggiavo nelle partite di basket ai tempi delle medie. Il vero problema era emerso con la crew: nel processo per direttissima avevano visto chiaramente che ero dotato di un avvocato serio e non uno scazzabubbolo qualsiasi. Il fatto che questo avesse persino influito sul giudizio finale, con la lettera di scuse e la disponibilità a ripulire tutto, non sembrava essere argomento di discussione con loro.
«Rasso, credo che tu non ce la racconti giusta, con l'avvocato e tutto, non sappiamo bene chi sei ma soprattutto se di te ci si può fidare» mi aveva detto Mod.
Era una sorta di capo, sicuramente il più vecchio ed il più esperto di tutta la piccola crew in cui gli altri membri storici erano due suoi cugini e un suo ex compagno ai tempi dell'istituto d'arte. Era un tipo pragmatico nonostante la sua formazione scolastica, ma rigido sulle questioni etiche e di lealtà. Il solito tizio vecchio stile che ti riempiva i coglioni di quanto l'hip hop fosse più serio quando aveva cominciato lui eccetera eccetera.
In quei frangenti mi veniva sempre in mente un tipo del bar giù alla barriera, quando ancora abitavo a Cesena, che sostava a un tavolo a qualsiasi ora, fosse mattina, pomeriggio o sera, e appena ci vedeva diceva «Certo che voi, sempre a non fare un cazzo.»
Io, con la crew, non avevo molta voglia di dilungarmi sulla questione del processo, degli avvocati e di tutto il resto. Volevo chiudere al più presto quella pessima parentesi. Ma i ragazzi mi guardavano come se mi fossi trasformato di colpo in un molestatore di vecchiette. Ero stato costretto a difendermi.
«Se parli del fatto che l'avvocato mi ha fatto firmare la lettera e non l'ho fatta firmare anche a voi, io non conosco queste questioni di procedura e ve lo giuro, se solo avessi avuto il tempo di capire tutta la situazione e questo ci avesse fatto risparmiare altri soldi, sarebbe stata la prima cosa che avrei detto. Ma non ho mai affrontato in vita mia situazioni del genere, non so voi, ma era la prima volta che entravo in un tribunale.»
«Non è quello» aveva replicato lui, senza togliersi l'espressione infastidita da quella cazzo di faccia.
«E allora?»
«È quello che c'è scritto, è quel mettere nero su bianco il pentimento e il desiderio di pulire tutto.»
«E pensate che lo creda davvero? Siete seri? Era per farsi ridurre la pena, tanto avremmo lo stesso dovuto pagare la pulizia.»
«È una abiura pubblica. Ti avrei personalmente consigliato di non farla. Sei uno che per una piotta è disposto a scrivere il contrario di quello che diceva fino a cinque minuti prima. A metterlo per iscritto.»
«Ma mi sembra di essere stato chiaro sul perché» avevo replicato, a mia volta sempre più infastidito.
«Certo, ma noi nelle sere che usciamo rischiamo di nostro episodi come quelli dell'altra sera» aveva detto, come se io non fossi al loro fianco ma a casa a giocare alla play, «Chi mi dice che dopodomani, tu non diventi uno che racconta agli sbirri dove andiamo a fare i pezzi? Per qualche piotta tipo quelle che tiri su vendendo roba ai ragazzini.»
«Non smercio eroina, e lo faccio per mantenermi a Roma, gli studi e tutto il resto.»
«Studi? È una battuta?» aveva ironizzato, dimostrando di avere una dote innata per dire la cosa sbagliata al momento sbagliato.
«Voglio stare a Roma, qui è il fulcro dell'hip hop.»
«Che alla prima occasione hai salutato dal finestrino per uno sconto. È pieno di crew più grosse di noi, e alcune hanno metodi meno puliti, e non mi piace non poter essere completamente certo della lealtà dei componenti.»
Avrei potuto andare avanti per lungo tempo a cercare di confutare tutti i suoi discorsi, e soprattutto a montare un po' di casino sul fatto che, fino a prova contraria, io in quella crew avevo portato freschezza, tecnica e rime. Avevo ben marcato il saluto alla crew nel pezzo che avevo pubblicato pubblicato, e la crew stessa compariva bene anche in diversi pezzi che stavo preparando, e quando mai avevano ricevuto un tributo musicale del genere? Erano quattro stronzi che dipingevano muri piantando grane sull'etica e piagnucolando sull'orgoglio writer, ma li avevano visti anche Ray Charles e Stevie Wonder entrare in tribunale intimoriti: sguardo basso, preoccupati per quello che sarebbe successo. Non volevo perdere ulteriormente tempo su queste stronzate, avevo già capito l'aria che tirava, avevo semplicemente stretto la mano a tutti e avevo detto che toglievo il disturbo, Persona non grata.
E così, a fine luglio, nell'assolata Roma, ero tornato a essere cane sciolto. Come al solito, dovevo contare su me stesso: nei mesi precedenti avevo stupidamente messo da parte le mie convinzioni sulla dannosità delle crew ed era successo di nuovo che l'avevo presa in quel posto. Nulla di nuovo, ero io che dovevo essere più sveglio.
Chiodo scaccia chiodo, in fondo.
Era venuto così il momento di pensare ad altro, e sapevo già a cosa dedicarmi: mi ero così buttato sul beatmaking per costruire una base degna di un party anthem che si ascoltasse in giro. Ci lavoravo un sacco di tempo, cercando suoni fighi dalle migliori produzioni party made in USA ma nulla. Tutte le volte che le facevo suonare mi risultavano talmente "rubate" e poco originali che buttavo via tutto e ricominciavo daccapo, con un crescente senso di frustrazione.
Non so se fosse perché, a forza di sentire dischi e beat, non c'erano molte cose che mi suonavano veramente nuove, ma forse non ero fatto per i suoni party, e i miei coinquilini non mi davano una mano. Di estrazione totalmente diversa rispetto alla mia, erano inebetiti all'idea di contribuire sul tema. Il pezzo era scritto, mi piaceva, era un po' zarro, un po' Parental advisor explicit content ma non si riusciva ad appoggiare da nessuna parte per suonare veramente boom, così appoggiavo la minchia alla Dily e passavo le giornate nella noia agostana, facendo pesi, tirando a canestro, sudando frustrazione, riempiendo preservativi e bocche.
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