Lunedì 4 febbraio 2002
Gamil mi ricordava il nero fumato di Scary Movie, con quello sguardo vagamente assonnato e una voce che ricordava molto da lontano quella di Shaggy. Ci eravamo beccati in un posto vicino a casa sua, una borgata terribile dove l'unico servizio pubblico era il pusher.
Dopo un mese e mezzo a Cesena, avevo dovuto fare un piccolo sforzo per immergermi nuovamente in quella realtà e cercare di capire la posizione di Gamil e di tutti gli altri abitanti di quel posto. Quando avevamo iniziato a parlare del pezzo, che voleva dedicare ai "pesci piccoli" del consumo di stupefacenti, si era parlato anche di registrazione, missaggio, ed aveva detto che, con i proventi del piccolo spaccio e qualche "piacere" aveva comunque i soldi per arrivare a pagarsi un album finito, che potevo stare abbastanza tranquillo riguardo la parte economica. Poi per la stampa e distribuzione avrebbe provato a piazzare il singolo in qualche compila romana indipendente.
«Ascolta, scriviamo il pezzo, poi per la registrazione può darsi che riusciamo a risparmiarci dei soldi. Vediamo come fare» avevo detto, rimanendo un po' sul vago.
«Hai tu qualche amico in uno studio?»
«Forse abbiamo qualcosa di meglio. A casa ho un piccolo studio.»
«Ma sei serio?» era saltato sulla sedia di plastica del baretto scrauso.
Era la prima volta che spiegavo nel dettaglio la situazione con cui registravo il mio materiale. Gamil aveva aperto gli occhi che nemmeno Jenna Jameson quando vede un cazzo. Così il discorso si era spostato dal contenuto alla forma del prodotto.
«Senti, qui in giro ci sono un botto di ragazzi che fanno rap bene. Io ho sempre lavorato autoprodotto. Facciamo noi una compila, facciamo una etichetta indipendente con i ragazzi.»
«Ma io che cazzo ne so di come si fa una etichetta indipendente?» avevo replicato, annusando puzza di bandwagoner.
«Lo impariamo, aspetta.»
E s'era messo a parlare al cellulare un misto egiziano-romano con un tizio e alla fine mi aveva detto «Andiamo da un amico mio» e via eravamo partiti alla volta dell'ennesimo palazzone, il tizio in questione gestiva una specie di bar-take away-minimarket, era l'unico conoscente di Gamil che avesse avuto a che fare con lo spettacolo, lavorando anni prima in un cinema all'aperto del litorale romano. Mi era sembrata una perdita di tempo e di soldi, tanto valeva prendere un burner, una etichettatrice di CD e pubblicare completamente autonomi senza case discografiche, cazzi e mazzi.
Ero rimasto perplesso da quell'ultima parte di incontro. Gamil aveva perso la rotta e ci eravamo lasciati con la proposta di risentirci con qualcosa tre giorni dopo, volevo andare a scartabellare tra le rime pronte per mettere assieme qualcosa sull'orgoglio da piccolo pusher rispetto alla guardia che si presentava in assetto da guerra per sequestrarti quattro bustine. Santo e Cirì erano stati molto contenti di rivedermi nei paraggi. Così avevo approfittato di Santo.
«Ascolta, ma tu che lavoravi nel settore giù, con le etichette discografiche come eravate messi?»
«Di etichette discografiche ce ne sono anche troppe, e anche a Roma è pieno. Il problema è se ti vogliono, se hai un prodotto che vale la pena pubblicare. Sai che stai facendo un genere che tutti i ragazzetti vogliono fare: se vuoi essere sicuro di avere possibilità, devi sempre fare pezzi che spaccano. Ma di solito la prima pubblicazione se la fanno per i fatti loro senza depositare le canzoni, così i bollini costano meno.»
«Che bollini?»
«Ueh, Eminem de' noantri, non sai proprio un cazzo eh.»
No, non sapevo un cazzo, ma era arrivato il momento di mettere a frutto un minimo di conoscenze, così avevo contattato la regista del video soft hard e le avevo chiesto se aveva qualche contatto con il mondo delle etichette musicali.
«Ma ti capita di ascoltare le persone quando parlano? E soprattutto, hai mai letto le cose che firmi? Quando abbiamo girato tu hai firmato l'uso dell'immagine e la distribuzione della musica che è stata registrata alla SIAE con il tuo nome come compositore di testo e musica. Per essere uno così sul pezzo non pensavo fossi così sprovveduto nel gestirti.»
«Ma quindi chi l'ha registrato questo pezzo alla SIAE?»
«La nostra etichetta di appoggio, è una etichettina indipendente che sta a Tor Bella Monaca. Non possiamo permetterci di non essere in regola su queste cose. Se ci tieni tanto vai a parlacce te direttamente.»
Avevo iniziato quella questione dell'etichetta pensando che fosse una perdita di tempo ed avevo finito con lo scoprire che ero sotto contratto con un'etichetta discografica.
«No, in realtà non sei "sotto contratto", la casa discografica ha registrato a tuo nome il pezzo, e lo ha messo come singolo nel nostro catalogo.»
«Quindi il singolo è stato stampato?»
«No.»
«E se volessi stamparlo?»
«In realtà ne abbiamo stampate poche copie, credo tre, da mandare alle radio locali come nostra prassi, ai magazine di settore mandiamo solo l'album, il tuo era senza package, copertina nera con il numero di catalogo e i credits per risparmiare. Non abbiamo previsto di mandarlo a stampa ulteriormente. Basta.»
«E se volessi incidere altro?»
«Libero di farlo, non hai vincoli con noi.»
«E se volessi averli?»
«Se ti paghi tutto, per noi è ok, abbiamo studi di registrazione a cui appoggiarsi e per il package possiamo ragionarci assieme, per le spese.»
«Cosa intendi per le spese?»
«Che se il materiale vale, possiamo produrlo e sostenere come etichetta le spese per fare fisicamente il CD, possiamo farci pagare il lavoro sul package in copie di dischi da vendere, ma questo solo se riteniamo che il prodotto possa funzionare, lo chiarisco perché nun vojo cazzi tipo "ah ma devo pagare per la copertina?".»
Avevamo parlato di costi, avevamo parlato di prodotti, mi aveva in un certo senso scoraggiato, perché il mercato discografico riguardante il rap era molto in ribasso.
«Gamil, te scrivi il pezzo, poi lo registriamo e facciamo il master, poi ci ragioniamo, ogni cosa a suo tempo.»
«Ok fratè, ci diamo una settimana?»
«Una settimana. Mandami la base però.»
La base me l'aveva portata su una chiavetta USB e quando l'avevo sentita mi era suonata già un po' vecchia, ma nel complesso poteva essere accettabile, ne avevo approfittato per mandarla a Masta, dargli qualche indicazione e chiudermi nello stanzino a ragionare sul cosa scrivere.
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