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Jane p.o.v.
Mi svegliai e non mi trovavo più legata su quella scomoda e scricchiolante sedia ma ben si sul materasso,accanto a me c'era il mio gatto nero,Neko,le mie mani erano legate abbastanza lente da non sentire la corda e i miei piedi erano liberi,la mia vista era ancora abbastanza sfocata ed ero ancora troppo debole per reagire in qualsiasi modo.
Quando riuscii a far tornare la mia vista come prima vidi Jaff a petto nudo,che appena si accorse che  ero svegliai mi guardò di striscio.

Io cercai di alzarmi ma lui, delicatamente, mi spinse in modo da farmi tornare distesa.
Jaff:
Così ti si riaprirà la ferita...
Disse lasciando vagare lo sguardo lungo io mio corpo debole.
Io distolsi lo sguardo dal suo corpo scolpito  e mi misi a sedere con la schiena appoggiata alla fredda parete,lui sospirò sorridendo e mi lasciò un piatto accanto con dei cornetti e una bottiglia d'acqua.
Si infilò la felpa,prese il suo coltello e si avvicinò alla porta.
Jaff:
Non muoverti troppo o ti farai del male,io esco.
Detto questo si chiuse la porta alle spalle e potei sentire chiaramente il suono dei giri di chiave nella serratura.
Io sospirai,come se fossi stata in grado di scappare,lentamente mi alzai e mi sedetti sulla sedia che era posizionata di fronte al tavolo,su di esso vi era un quaderno dalle pagine ingiallite dal tempo,su di esse si poteva notare una calligrafia piuttosto ordinata nelle prime pagine che lentamente diventava confusa ma comunque leggibile,era il diario di Jaff,lo lessi,lessi della sua pazzia,del suo dolore, dell'ossessione che aveva per me e sulla paura che aveva allo stesso tempo verso la mia persona.
Io tornai sul letto per non dare nell'occhio e dopo aver controllato l'acqua la bevvi e ne diedi un pò a Neko,mi saltò in grembo e si strusciava sopra di me facendomi spuntare un piccolo sorriso.
Anche io tenevo un diario,lo portavo sempre con me accuratamente nascosto nel mio vestito nero.
La porta venne buttata giù da una ragazza dalla pelle candida ma meno pallida della mia,gli occhi verdi,i capelli neri,un vestito che ricordava i motivi delle carte rosso,nero e bianco, aveva un grembiule bianco davanti e brandiva una mannaia piuttosto grande,sporca di sangue.

Appena i nostri sguardi si incrociarono i suoi occhi si iniettarono di odio,corse verso di me e mentre la lama della mannaia stava per fendere la mia pelle vidi Jaff che le prese il braccio  e la sbattè a terra.
Io chiusi gli occhi e poi li riaprii,la ragazza era legata e imbavagliata,la corda che legava le sue mani era ancorata al gancio che si trovava sul soffitto, lo sguardo che rivolse a Jaff era lo sguardo di un'adolescente innamorata e questo fece scaturire in me strani sentimenti.
Io mi alzai lentamente e mi avvicinai,barcollando, verso il ragazzo dai capelli neri come la notte senza luna ne stelle.
Jaff:
Jane,non hai mangiato...
Se sarai troppo debole le tue ferite non guariranno.
Io non avevo ancora fatto uscire un suono dalla mia bocca.
Jaff:
Io non la farei arrabbiare.
Io feci un sorriso divertito e scrutai la ragazza con aria di sfida, che ricambiò.
Mi sedetti sul materasso e poco dopo si unì anche il ragazzo che mi aiutò a sdraiarmi e mi chinse la vita con le braccia,il suo odore era come un profumo,frutti di bosco misto a sangue le due cose che amo di più, era strano ma tra le sue braccia non ero a disagio, era quasi piacevole,forse.

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