Jaff p.o.v.

Passai molto tempo a inseguire l'animale fra la fitta nebbia,non ostante il mio istinto mi dicesse di scappare a gambe levate,quando il gatto si fermò,saltò in braccio a una ragazza dai lunghi capelli corvini, indossava un vestito del medesimo colore e delle scarpe con il tacco nere.

Era lei,era Jane.
La ragazza si voltò sorridendo mentre accarezzava il piccolo felino peloso, era ferma,immobile e sorrideva, ma quello non poteva essere definito un sorriso in quanto gli angoli della sua bocca erano appena alzati,i raggi del pallido sole che filtravano attraverso la foschia si riflettevano sulla sua pelle cadaverica e i suoi occhi neri come la pece risaltavano a causa del pallore che li circondava.
Il gatto balzò giù improvvisamente, successe tutto in un attimo,io ero a terra,privo delle mie capacita motorie e a stento cosciente.
Mi aveva portato nel cuore più fitto della foresta nella quale si trovava un vecchio sanatorio.

Mi trascinò per i vecchi e malconci corridoi del luogo mentre l'animale ci seguiva, mi fissava,come intenerito ma poco dopo mi graffiò, probabilmente quel fatto mi odiava.

Passarono degli interminabili minuti nei quali la mia schiena era rimasta a contatto con la fredda e polverosa polvere del pavimento, ci fermammo davanti ad una stanza con la porta in ferro con delle piccole sbarre,strette lasciando lo spazio sufficiente a vederne l'interno.
Lei prese un mazzo di chiavi arrugginite ne fece scorrere una nella serratura,c'erano innumerevoli catene e la stanza era foderata da morbidi panelli bianchi,era la stanza di isolamento del sanatorio.
Mi prese di peso e mi legò, mi fissava con sguardo compiaciuto mentre riacquistavo le mie capacità motorie,ella uscì,chiuse a chiave la porta e continuò a tenere i suoi occhi tenebrosi su di me mentre mi dimenavo il più possibile.

Le mie braccia erano compresse contro il mio addome dalla camicia di forza,stretta a sua volta contro il mio busto da delle cinghie che quasi mi impedivano di respirare,lei era li e si stava vendicando e ero consapevole che quella sarebbe stata la più piccola parte della sua atroce vendetta.
Lei era li,io avevo paura di lei eppure la volevo,lei era li ed io ero impotente,sapevo che non l'avrei mai raggiunta.
Dopo circa una settimana smisi di dimenarmi,iniziavo a sentire delle voci e i miei pensieri erano disordinati,lei non c'era,non c'era il gatto,nessun segno di vita a parte me,ne un sussurro ne un respiro neanche un alito di vento.
L'aria iniziava ad essere in respirabile e le pareti si facevano sempre più vicine,le catene sempre più strette così svenni.
Quando rinvenni mi trovavo in una stanza scura,la carta da parati era staccata,come nel resto del luogo,io ero legato saldamente al tavolo che si trovava al centro della stanza da delle cinghie di cuoio davvero troppo strette,non riuscivo più a percepire i miei piedi e le mie gambe.
La ragazza dai capelli pece si avvicinò a me con un coltello in nano,sul suo volto era dipinto un sorriso sadico mentre con la lama dell'arma sfiorava la mia pelle provocandomi tagli dai quali uscivano dei rivoli di sangue,lentamente la pressione applicata aumentò lasciandomi tagli e acquatici sempre più gravi e dolorosi,non tralasciò neanche un lembo di pelle escluse le mie parti intime.
La pelle mi bruciava,la testa mi girava e la vista mi si offuscava mentre lei si avvicinava a me con una siringa,sentii un lieve pizzicore e subito dopo svenni sotto lo sguardo pieno d'odio di Jane,la mia ossessione r paura più grande.