Capitolo 50 "Finale"
Stavo davanti alla finestra a fissare il vialetto da almeno un'ora. Non sapevo che fare. Guardavo ogni persona o macchina che passava. Picchiettavo le dita contro il vetro e quel rumore iniziava a stancarmi. Sentii la porta aprirsi alle mie spalle, ma non mi voltai.
"Jake pigrone, alzati dal...letto." disse Mercy, esitando nell'ultima parte.
Scossi la testa e continuai a picchiettare sulla finestra.
"Ma sei già sveglio allora. Strano, perché ieri sei tornato tardi."
Mi toccai le profonde occhiaie che avevo e sbadigliai.
"Ti hanno tagliato la lingua?"
Alzai le spalle. Il fatto era che non avevo voglia di parlare. I sensi di colpa per la sera prima non mi avevano fatto dormire e in quel momento volevo solo essere lasciato in pace.
"Potresti farmi un favore?" chiesi.
"Sì...?" rispose lei, con esitazione.
"Mi porti una birra?"
Lei sbuffò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Mi voltai verso lo specchio che stava alla mia sinistra e rimasi quasi inorridito dal mio aspetto: avevo i capelli arruffati, gli occhi rossi e mezzi chiusi, le labbra screpolate. Le leccai per inumidirle un po', ma bruciavano troppo, quindi lasciai perdere e mi rigirai verso il vialetto.
Dopo un paio di minuti sentii la porta riaprirsi e il rumore di una bottiglia sbattuta su un tavolo: Mercy aveva appoggiato la birra sulla scrivania accanto a me e si era seduta sul letto, alle mie spalle.
"Ho dovuto mentire a Eric per portati questa birra. Dice che non devi più bere. Che mi sono persa?"
Scossi la testa e sorrisi forzatamente.
"Niente Mercy, non ti sei persa niente! Solo tutta la mia vita."
"Ma mi spieghi che cazzo hai? Riprenditi! Che è successo ieri sera?"
Abbassai lo sguardo, poi presi un sorso dalla bottiglia.
"Niente, niente."
Sbuffò e uscì dalla camera.
"Assolutamente niente..." sussurrai.
-
Ero sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi. Non stavo dormendo, ma ero in una specie di trance. Sentii una leggera pressione sulla fronte, così aprii gli occhi. Jason era chinato su di me e mi aveva appena lasciato un delicato bacio sulla fronte.
"Amore...?" sussurrò.
Mugulai e mi coprii la testa con le lenzuola.
"Dai Jake, alzati..." insistette.
Non ce la facevo proprio.
"Mi accendi una sigaretta?"
Sentii il rumore di un accendino e un forte odore di nicotina. Mi sedetti sul letto, prendendola dalle sue mani. Iniziai a fumare e Jason andò ad aprire la finestra: era sera.
"Che ore sono?" chiesi sorpreso.
"Penso siano le nove passate."
"Ho dormito tutto il giorno..."
Lui sorrise.
"Tua sorella ha dovuto chiamarmi perché aveva paura che non ti avrebbe trovato vivo se fosse entrata."
Sospirai.
"Sono solo un po' stanco."
Lui si tolse la felpa e iniziò a baciarmi il collo.
"Sei stanco anche per questo?" sussurrò dolcemente.
Forse quella fu la prima volta da quando stavamo insieme che lo rifiutai. Gli alzai il volto con entrambe le mani e lo feci sdraiare accanto a me, sul letto. Mi girai dal lato opposto.
"Che significa questo?"
"Abbracciami."
"Ma..."
"Non sai più come si fa?"
Non riuscivo a guardarlo in faccia, ma dal suo tono di voce percepivo il suo stupore.
"Sei stufo di me? Non ti soddisfo più forse..."
"Jason, sono semplicemente stanco e voglio che tu mi abbracci e che lo faccia per tutta la notte. Ne ho bisogno... "
Mi abbracciò, prima con un po' di esitazione, poi con più calore e naturalezza. Mi era mancato quel tipo di contatto.
-
Sentii qualcuno bussare alla porta. Aprii gli occhi e avvertii una presenza dietro di me. Mi ricordai che Jason aveva dormito con me quella notte. La porta si spalancò.
"Io entro!" esclamò Sarah.
Sbuffai.
"Che cosa dolce..." sussurrò lei, vedendoci.
"Sarah, non rompere! Vattene via!" esclamò Jason, coprendosi la testa con le coperte.
"Dai, gli altri sono di sotto per decidere la meta della nostra prossima vacanza."
Mi sedetti sul letto, ma rimasi sotto le coperte.
"Ma voi dovete sempre autoinvitarvi? Ogni mattina mi ritrovo qualcuno che si imbuca a casa mia!"
Sarah mi guardò con un'espressione indefinita e mi ignorò.
"Tra cinque minuti vi voglio di sotto." disse, sbattendo la porta.
"Cazzo..." sussurrò Jason.
Mi alzai e mi vestii.
"Ehi!" esclamai per farlo alzare.
"In cinque minuti potrai fare qualcosa?"
"Che?"
"Per questa!" disse, togliendosi le coperte e mostrandomi la sua erezione.
"Ci sono gli altri di sotto e ci stanno aspettando."
"Infatti, non posso andarci con questo coso alzato!"
Lo coprii con un cuscino, aprii la porta e uscii.
"Ti lascio solo amore." dissi, iniziando a chiuderla.
"No, ehi! Non lasciarmi così come un coglione!"
"Sbrigati!" detto questo scesi di sotto.
Mi dispiaceva un po', ma non potevo far aspettare gli altri.
Entrai in sala e li trovai tutti seduti.
"Ciao Jake!" mi salutò Cassie, con la sua solita felicità.
"Ehi..." dissi, esitando. "Ma avete preso la mia casa per un hotel?"
"Un hotel no, forse un Bed and Breakfast." rispose Daniel, ironico.
Gli lanciai un cuscino e mi sedetti accanto ad Helen e Teo.
"Dov'è Jason?" chiese Sarah.
"Si sta vestendo." risposi, cercando di trattenere le risate e immaginandomi lui intento a risolvere quel problemino.
"Va bè iniziamo senza di lui."
Annuii e dopo un po' mi accorsi che Blane non c'era. Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa: mi diedi dello "stupido" da solo, perché era ovvio che non ci fosse dopo ciò che era successo.
"Che ne dite di andare a Brighton?" disse Daniel, tutto entusiasta.
Io e Sarah lo guardammo.
"No!" esclamai.
"M-ma c'è il mare ed è un bel posto. Poi le persone lì sanno divertirsi sul serio. Ho già detto che c'è il mare?"
Scoppiarono tutti a ridere: Daniel era un comico nato.
"Bè, non andremo a Brighton e ho i miei buoni motivi per dirlo."
Quel posto mi ricordava quell'orribile vacanza di famiglia e la sera in cui avevo fatto coming out.
"Allora che ne dite di andare all'estero?" propose Sarah, per aiutarmi a sfuggire da quella situazione.
Sentimmo dei passi provenire dalle scale. In quel momento entrò Jason: era rosso e aveva i capelli un po' spettinati. Sorrisi e lo guardai.
"Ehi, signor McCurthy! Ci ha degnato della sua presenza!" scherzò Teo, facendogli posto accanto a lui.
Jason rise e si sedette.
"Ma all'estero dove?" chiesi.
"Che mi sono perso?" chiese lui.
"Ehi Jason, tu dove vorresti andare per la prossima vacanza?" domandò Sarah sedendosi sulle sue gambe.
Sbuffai.
"Ehmm...Sarah, le mie gambe non sono una sedia pubblica."
"Va bene, ma prima dimmi dove vorresti andare, no?"
Jason sospirò e l'attenzione di tutti andò a finire su di lui.
"Brighton."
"Sì! Lo dicevo, io!" esclamò Daniel esultando.
"Ehi, calmati!" disse Cassie, ridacchiando e stringendogli la mano.
"Allora a tutti va bene Brighton?"
Abbassai lo sguardo. Tutti annuirono uno alla volta.
"E tu Jake?"
"È? Io cosa?" chiesi, alzando lo sguardo.
"Sei d'accordo?"
Mi morsi un labbro e alzai le spalle.
"E Brighton sia." risposi.
"Ora ti alzi, Sarah?" chiese Jason.
"Ma sei così comodo!"
Guardai la scena infastidito.
"Tomas vieni a riprendertela!" esclamò Jason.
Andai in cucina, dove si sentivano ancora le risate degli altri. Presi una birra dal frigo e l'aprii. Mi girai verso la finestra e improvvisamente sentii delle mani cingermi i fianchi.
"Birra di prima mattina?"
"Jason, non rompere." dissi in tono freddo.
Lui si staccò.
"Ma che hai?"
Mi fece voltare verso di lui.
"Niente!"
"Di sicuro centra Blane, vero? Lui è sempre in mezzo a tutto."
Scossi la testa.
"No, non è come credi..."
"Ah è vero, oggi sei di cattivo umore e guarda caso ieri sera sei andato al concerto con Blane."
Lo abbracciai e scoppiai in lacrime.
"J-jake?"
Affondai la mia testa sul suo petto. Lui appoggiò le mani sulla mia schiena.
"Io non volevo farti piangere."
Alzai lo sguardo verso di lui e lo baciai. Lui ricambiò e mi afferrò il volto tra le mani. Intrecciò la sua lingua con la mia e mi afferrò il fondo schiena. Misi le mani dietro il suo collo e lo attirai di più a me. Mi staccai.
"Lo sai che ti amo, vero?" dissi.
"Ti amo anch'io."
Stavo per baciarlo ancora.
"Okay okay, la pausa è finita. Tornate di là."
Mi staccai da lui e mi leccai il labbro inferiore. Sarah era sulla soglia della porta della cucina.
"Senti, tesoro, io ti voglio tutto il bene di questo mondo, ma ti prego...NON INTERROMPERCI PIÙ!" esclamò Jason, con una nota di ironia.
"Scusate." lei fece una specie di inchino. "Ma i signori Smith e McCurthy sono attesi in sala."
Risi e presi la mano di Jason.
"Sarah, tu stai male." dissi, ridendo.
Ritornammo in sala e ci sedemmo.
"Io dico di partire il prima possibile." disse Teo.
"Okay, io penso a prenotare una casa vicino al mare." aggiunse Jason.
"Che ne dite di partire dopodomani?"
Annuimmo tutti.
"E Blane?" chiese Helen.
"Ah, l'ho sentito prima e ha detto di non sentirsi bene, ma penso che verrà." rispose Sarah.
Alzai le spalle e guardai fuori dalla finestra. Sospirai. Notai che Cassie mi stava fissando, mentre gli altri continuavano a parlare. Lei distolse lo sguardo appena la guardai. Fu una cosa strana.
-
Il giorno dopo mi svegliai di buon umore: ero energico e felice. Andai di sotto e vidi Eric e Mercy.
"Ehi gente!" li salutai.
Sorrisi e presi una mela.
"Qualcuno è di buon umore."
"Sì Mercy, oggi potrei correre anche la maratona di New York per quanto mi sento energico." dissi, alzando le braccia in aria.
Mi sedetti.
"Ha chiamato una certa Cassie. Mi ha chiesto di te."
Alzai un sopracciglio addentando la mia mela.
"Di me?"
"Sì."
"Ha esplicitamente detto Jake Smith?"
"Ma che ne so! Ha chiesto di te, punto. Jake oggi sei strano."
"Lui è sempre strano." intervenne Eric, con un'aria disinteressata.
"Ha parlato!" replicai.
Mi alzai e sorrisi, lasciando la mela sul tavolo.
"Io vado." dissi.
"Dove?"
"In un posto. "
Uscii di casa, dopo essermi preparato. Mi guardai intorno e iniziai a camminare. Andai al Regency, per salutare Alana prima della mia partenza. Entrai e mi sedetti al solito posto.
"Ehi, guarda un po' chi si vede!"
"Ehi Alana, come stai?"
"Bene, tu?" rispose, sorridendo.
"Sto benissimo."
"Il solito?"
Annuii. Andò al bancone e io iniziai a guardarmi intorno. Notai un ragazzo moro e riccio che mi guardava. Accennai un sorriso e lui fece lo stesso, mordendosi il labbro inferiore. Presi un giornale e inizia a sfogliarlo, con disinteresse. Continuai a guardare il ragazzo dagli occhi azzurri finché Alana non tornò con una grande tazza di caffè con sopra uno strato di panna.
"Questo è un cuore?" chiesi, guardando la figura disegnata sulla panna.
"Sì." alzò le spalle. "Non ti piace?"
Arrossii.
"Oh sì, è molto tenera come cosa." sorrisi.
Mi diede un bacio sulla fronte.
"Sai, forse partirò."
Si sedette davanti a me, appoggiando il suo taqquino per le ordinazioni, sul tavolo.
"Cosa?!"
"Sì, bè...voglio di più dalla vita, Jake."
"Che intendi?"
"Avanti, hai visto questo posto? Adoro il Regency, ma non ho intenzione di rimanerci a vita." disse, guardandosi intorno.
Feci un espressione delusa.
"Alana, mi mancherai. Tu sei come una sorella per me."
Feci un mezzo sorriso.
"Lo so, piccolo. Il fatto è che ho finito la scuola e ora voglio trovarmi un bel lavoro. Vorrei aprire una mia attività." disse con entusiasmo.
"Ah, una tua attività?" domandai perplesso.
Annuì.
"Ma ci vogliono soldi e sacrifici."
"Troverò uno sponsor e i sacrifici non mi spaventato."
Iniziai a bere il caffè, ormai tiepido. Le presi una mano e la guardai negli occhi.
"Ti auguro il meglio Alana."
Sorrise e si sporse in avanti, dandomi un bacio sulla fronte.
"Grazie bellissimo."
Si alzò.
"Ora vado un attimo in cucina, arrivo subito."
Mi fece l'occhiolino e sparì dietro la porta della cucina. Misi cento sterline di mancia sul tavolo, in mezzo al menù.
Lasciai il caffè a metà e mi alzai di scatto. Notai che quel ragazzo moro non c'era più e mi guardai intorno. Uscii dal Regency e attraversai la strada. Mi fermai sul marciapiede opposto e mi voltai nuovamente verso il locale. Guardai all'interno e vidi Alana avvicinarsi al tavolo in cui ero seduto pochi istanti fa. La vidi coprirsi la bocca con una mano e tenere i soldi in mano. Si guardò intorno e sorrise, ma poi fece un'espressione delusa non trovandomi. Era una bella giornata d'estate e quella fu l'ultima volta che vidi Alana Stonem. O almeno così credevo allora...
-
La sveglia continuava a suonare e lo faceva senza interruzioni. Bip bip bip bip bip bip bip bip...
Non avevo la forza per spegnerla. Sentii dei passi veloci e decisi provenire dal corridoio. La porta della mia camera si spalancò.
"Dio! Ma che cazzo è quel rumore! È da venti minuti che va avanti!" sbottò Mercy appena entrò in camera.
Mi limitai a mugulare e coprirmi ancora di più con le lenzuola. Lei prese la sveglia e la spense con rabbia. La sbatté sul comodino e riprese fiato.
"Ahh...finalmente. Le mie povere orecchie." disse, toccandosi le tempie.
Continuai a fissarla per un po'.
"Ora puoi andare?" chiesi.
"Ma scusa, tu oggi non devi partire?"
Scossi la testa.
"Ho sonno."
Mi tolse le lenzuola e le lanciò in aria. Si coprì gli occhi, subito dopo.
"Jake!"
"Che vuoi? Fa caldo nella mia stanza!" mugulai.
Si guardò intorno e mi lanciò dei boxer che stavano sulla scrivania.
"Sei assurdo."
Sospirò.
"Dai, i tuoi amichetti saranno qui tra un'ora. Sbrigati!" detto questo, uscì dalla camera.
Sbuffai e mi alzai. Guardai la foto del ballo scolastico di me e Jason, sul comodino. Sorrisi e la osservai per un po'. Andai a farmi la doccia e mi vestii. Presi il borsone, guardai la mia camera per un'ultima volta e scesi al piano di sotto.
"Ehi Eric!" lo salutai, entrando in cucina.
"Jake, come va?" disse, facendo un lungo sbadiglio.
"Bene, invece tu mi sembri un po' stanco."
Presi del latte e iniziai a berlo. In quel momento Meredith entrò nella stanza: era in mutande e aveva una larga camicia di Eric addosso.
"Buongiorno!" disse, non accorgendosi subito della mia presenza.
"Ehi tesoro." la salutò Eric, sbadigliando nuovamente.
Finalmente Meredith si girò verso di me e arrossì di colpo.
"Ops..."
Si coprì parte delle cosce con le mani.
"Ah, dai non fa niente. Per me non fa tanta differenza, sai..." la rassicurai.
Lei sorrise e mi arruffò i capelli. Poi andò a sedersi sulle gambe di Eric. Gli lasciò un dolce bacio a stampo.
"A te Eric non sembra stanco?" chiesi, guardandola.
"Ehmm, ops...colpa mia." disse, ridacchiando.
Prese una mela e l'addentò.
"Sai io e lei stanotte..."
Lo bloccai mostrandogli il palmo della mia mano destra.
"Non voglio i dettagli." dissi.
Mercy entrò qualche istante dopo. Aveva i capelli spettinati e delle occhiaie enormi.
"Ho bisogno di un caffè. Anzi due." disse, con voce roca.
"Sembri uno zombie, sorellona." disse Eric, ridendo.
"Ma taci tu! Non mi avete fatto dormire stanotte e poi ci si è messa pure la sveglia di Jake stamattina."
Si toccò le tempie e si sedette, appoggiando la testa al muro adiacente al tavolo.
"S-scusa..." disse Meredith, timidamente.
Mercy alzò un pollice in segno di "ok, non fa niente" e sorrise.
Sentii il clacson di una macchina suonare.
"Questo deve essere Jason."
Mi alzai dalla sedia con uno scatto veloce. Presi il borsone e andai verso la porta.
"E non dimentichi niente?" chiese Mercy, incrociando le braccia.
Alzai gli occhi al cielo. Mi avvicinai a lei e le diedi un bacio sulla guancia. Feci lo stesso con Eric e Meredith.
"Allora ci vediamo."
"Sì e mi raccomando, fai il bravo."
"Non sono un bambino!" esclamai, ridacchiando.
Uscii di casa e vidi la macchina di Jason. Sorrisi e salii.
"Ehi ciao." mi salutò.
"Ti sembra questo il modo di salutare il tuo ragazzo, Jason?" disse una voce femminile.
Mi girai e vidi Sarah e Tomas nei sedili posteriori. Sarah aveva i capelli rossi e Tomas era tornato al suo castano naturale.
"Oh wow, ciao ragazzi."
"Avanti, bacio, bacio, bacio!"
"Sarah smettila, non siamo uno spettacolo." dissi, in tono scocciato.
Jason prese il mio volto tra le mani e inizio a baciarmi con passione. Sbarrai gli occhi, poi li chiusi e ricambiai. Sentii un flash e delle risate.
Mi staccai dal bacio.
"Che carini." disse Sarah, guardando lo schermo del suo telefono.
"Hai fatto una foto?" chiesi.
Annuì e me la mostrò.
"Ma..." la guardai. "Siamo davvero dolci." dissi.
"Sì, dolci e teneri." aggiunse Tomas, sorridendo.
Jason mise in moto e partì.
"E gli altri?" chiesi.
"Vanno con Teo. " rispose Sarah.
Alzai le spalle e appoggiai la testa al finestrino. Mi addormentai.
Mi svegliai con delle labbra sulle mie. Aprii gli occhi e mi ritrovai Jason davanti. Mugulai e mi staccai.
"Che fai?" chiesi, stiracchiandomi.
"Ti svegliavo, siamo arrivati."
Sorrisi e arrossii.
"Oh, grazie."
Scesi dall'auto e vidi gli altri sul portico della casa che avevamo affittato. Più che una casa sembrava una specie di piccola villa a due piani. Andai a salutare gli altri e Jason fece lo stesso. Sarah stava mostrando la foto del bacio in macchina, a tutti.
"Che belli." commentò Daniel.
Cassie guardò la foto e mi fece un mezzo sorriso.
Blane non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Eravamo tutti, ma notai che in un angolo in disparte, accanto alla porta d'ingresso, c'era un ragazzo biondo. Gli altri iniziarono a conversare, mentre io continuavo a fissarlo con un sopracciglio alzato. Blane lo notò e prese il ragazzo per mano, portandolo vicino a noi.
"Lui è Ian." disse con un sorrisetto. "Il mio ragazzo."
Sgranai gli occhi e deglutii.
"Wow, che bello! Ciao Ian." esclamò Sarah, tutta entusiasta.
Non dissi una parola e entrai in casa. Quel ragazzino era davvero bello. Andai nella stanza che avrei condiviso con Jason e mi buttai sul letto. La porta si aprì.
"Ehi, piccolo."
"Ehi J." lo salutai, sospirando.
"Cos'è quella faccia? Sembri un po' giù."
"Io? Ma no..."
Appoggiò la sua valigia per terra e si mise sopra di me.
"Carino quel Ian è?" disse.
"S-sì, forse..."
"Ma a te piaccio solo io? E non te ne frega niente se ora Blane sta con lui, vero?"
Annuii un po' confuso.
"Ma cosa sono queste domande?"
"Niente, voglio essere sicuro."
"Sicuro? Di cosa?"
Sorrise.
"Niente, niente."
Iniziò a baciarmi il collo e a muoversi sopra di me. Inarcai la schiena.
"Oddio, lo sai che il collo è una parte sensibile." sussurrai.
"Sì, appunto."
Mi guardo e si leccò le labbra.
"Dai Jason, siamo appena arrivati. Sono stanco." mugulai.
Lui mise una mano nelle mie mutande.
"Ah!" gemetti.
"Mmm dai, non puoi essere così stanco..." sussurrò al mio orecchio.
Sorrisi per dargli il via libera.
Fu del normale sesso, e quando lui si sdraiò accanto a me dopo essere venuto, mi sentii vuoto. Non avevo provato amore quella volta. Mi voltai verso di lui, appoggiato su un fianco. Lo guardai.
"Cos'è stato?" chiesi.
"Cosa?"
"Ciò che abbiamo fatto, Jason. Cos'è stato?"
Lui fece un'espressione confusa.
"Amore, suppongo."
Mi si inumidirono gli occhi. Mi alzai dal letto e mi rivestii.
"Stiamo perdendo qualcosa, ma non so cosa. Se fosse stato amore ora non mi sentirei così vuoto, come se avessi appena fatto sesso con uno sconosciuto."
"Ma che ti prende?"
Aprii la porta della stanza e vidi Cassie passare davanti a me. Si bloccò e sorrise.
"Ehi Jake, tutto okay?"
Iniziai a piangere.
Jason si vestì e venne accanto a me.
"No Cassie, niente è okay."
"Jake, ma cos'hai?" chiese Jason.
Non risposi, superai Cassie e corsi al piano di sotto dove c'erano tutti gli altri.
"Andiamo a fare il bagno, vieni?" chiese Sarah.
Li ignorai e uscii di casa. Sarah venne accanto a me.
"Jake." mise una mano sulla mia spalla.
La scostai con rabbia. Lei mi abbracciò da dietro.
"Piccolo, cosa c'è?"
Sentii l'impulso di piangere, perché gli abbracci fanno piangere, soprattutto se dati in certe situazioni. Mi morsi un labbro per trattenermi.
"Niente Sarah, voi andate. Ci vediamo per cena. Penso che dormirò un bel po' oggi." dissi, voltandomi verso di lei.
Mi stampai un falso sorriso in faccia e corsi in camera mia, non degnando nemmeno di uno sguardo gli altri che stavano in corridoio. Chiusi la porta e mi sdraiai sul letto. Affondai la testa nel cuscino e caddi in una specie di coma.
Aprii gli occhi e la prima immagine che vidi fu il cielo stellato. La finestra era aperta e le tende ondeggiavano su e giù spinte dal vento. Mi alzai dal letto, un po' stordito. Jason uscì dal bagno che era nella nostra camera e si vestì. Aveva appena fatto la doccia.
"Quanto ho dormito? Che ore sono?"
"Le 19:40. Hai dormito per tutto il giorno."
Mi sentivo un po' frastornato, come se quella lunga dormita mi avesse dato ancora più sonno.
"Andiamo a mangiare, la cena è pronta." disse lui, mettendosi la maglietta.
Annuii e lo presi per mano.
"Scusa per prima."
Aprii la porta.
"Fa niente." rispose, alzando le spalle.
Arrivammo nel grande terrazzo al piano di sotto, che si affacciava al mare, dove la tavola era già apparecchiata. Erano tutti seduti. Quando io e Jason ci sedemmo, calò una specie di silenzio.
"Allora, iniziamo a mangiare dai!" disse Sarah per rompere quella tensione.
Iniziammo a mangiare. Iniziarono a parlare del più e del meno, poi ci fu quella domanda che Blane avrebbe anche potuto risparmiarsi.
"Allora, quando avete intenzione di sposarvi tu e Jason?"
Tossii dandomi dei colpetti sul petto.
"Non lo so."
L'attenzione di tutti si spostò su noi due.
Blane guardò Jason con un sorrisetto di chi trama qualcosa.
"Mmm capisco." disse.
"Sposarvi? Wow, che bello." disse Ian, con un sorrisetto quasi fastidioso.
Sembrava che Blane l'avesse ingaggiato per farmi girare le palle. Presi un boccone dal mio piatto, quasi trattenendo il respiro e sperando che la conversazione fosse finita. Stupido Jake...
"E che tipo di matrimonio vorreste fare?" chiese Ian.
Dio mio, ma che voleva da me?
"Non lo so."
"E non hai proprio niente in mente?"
Strinsi il coltello che avevo in mano e lo guardai dritto negli occhi.
"No." risposi in tono freddo.
Jason mi strinse il polso della mano in cui tenevo il coltello e sorrise.
"Okay okay, ora basta parlare di matrimoni. Dicci qualcosa di te Ian, no? Come vi siete conosciuti tu e Blane?"
"A scuola, non è stato niente di magico, sapete." disse, guardando Blane con occhi adulatori.
"No, ma è magico ciò che abbiamo ora." disse quest'ultimo.
Blane si avvicinò a lui e lo baciò. Era un bacio passionale, non uno da mostrare in pubblico.
Feci cadere il coltello sul piatto, facendo rumore.
"Oh ma per favore."
Mi alzai dalla sedia.
"Che c'è Jake? Ti da fastidio?" disse Blane, staccandosi dal bacio.
"Mi da fastidio che lo facciate qua!"
Gli altri rimasero in silenzio. Blane si alzò e mi guardo negli occhi con un sorrisetto strafottente.
"Allora vattene, no? Avanti basta con questa falsa, Jake. Tutti lo sanno."
"Sapere cosa?!"
"Che mi ami."
"Blane, penso che ora possa anche bastare." disse Helen, prendendogli un braccio per farlo sedere.
Lui la scostò e rimase in piedi davanti a me. Solo il tavolo ci divideva.
"Jake, avanti, ora calmati." disse Jason, alzandosi e prendendomi per una spalla.
"Ma non vedi che cazzate sta sparando?!" esclamai.
"È la verità, stupido! Jason, ma non vedi cosa sta succedendo? Il tuo Jake si è innamorato di tutti e due."
Jason mi guardò con gli occhi lucidi.
"Lui ama me, Blane. Non me lo porterai via. Non è come quando da piccoli litigavamo per i giocattoli. Quindi risparmiami queste scenate."
"Vuoi che ti dica di tutti quei baci tra me e Jake in questi mesi?"
Calò il silenzio. Mi sentii morire.
"Jake, sta scherzando vero?" chiese Jason, guardandomi esterrefatto.
Rimasi a bocca aperta. Strinsi i pugni.
"Vaffanculo Blane! Vai a metterlo in culo a quel Ian e esci dalla mia vita! Non rovinare tutto! Perché l'hai detto?!" sbottai.
Guardai Jason e poi corsi via. Andai fino ad un angolo della spiaggia. Mi sdraiai a guardare le stelle, con le lacrime agli occhi. Era assurdo, aveva rovinato tutto. Sentii dei passi provenire da dietro. Una persona si sedette accanto a me. Mi girai e vidi...
"Cassie?"
"In persona." disse, sorridendo.
"Sono uno stronzo, vero?"
"No, sei umano. È diverso."
"Ma guarda cosa ho combinato."
Mi portai le ginocchia al petto.
"Sarebbe tutto più semplice se tu donassi tutto il tuo cuore a Jason, che ti ama tanto."
"Ma che ne sai tu, Cassie? Scusa, ma ci conosciamo da così poco..."
"Abbastanza per capire, Jake. Io sono una ragazza silenziosa, ma nel mio silenzio riesco ad osservare e capire le persone."
La guardai.
"Perché complichi le cose? Jason ti ama e tu ami Jason. Punto. Fine della storia, no?"
"Non è così semplice."
"E invece sì, ma tu non riesci a capirlo. Tu non ami Blane, il tuo è solo un interesse per qualcosa che non potrai mai avere. E così lo desideri sempre di più. Come la droga, anche se è sbagliata, tutti la usano proprio per il gusto di trasgredire. Jason è un bravo ragazzo, Jake. Vedrai che tra un po' lo capirai sul serio."
Si alzò, ripulendosi dalla sabbia.
"Lo vedrò?"
Sorrise e se ne andò canticchiando e lasciandomi in sospeso. Cassie aveva ragione, ma santo cielo, non potevo capirlo prima?
-
Mi svegliai da solo. Jason non mi aveva rivolto la parola per un paio di giorni. Quella mattina lo trovai in boxer, affacciato alla finestra a fumare. Ora, non voglio esagerare, ma non riuscirei nemmeno a descrivere la bellezza di quella visione.
"Ehi J." dissi, avvicinandomi a lui e abbracciandolo da dietro.
Mi ignorò e fece un lungo tiro dalla sua sigaretta. Ne presi una e l'accesi, tossendo un po'.
"Ti fa male." disse, sospirando.
"Dopo due giorni che non mi parli è questo il massimo che puoi dirmi?"
Si voltò verso di me.
"Pensavo di conoscere la persona che amo, ma non è così."
"Ti prego Jason..."
Buttò il mozzicone dalla finestra e prese la mia sigaretta dalla bocca.
"Come hai potuto? Quante volte siete stati a letto?"
Feci un'espressione confusa.
"Mai."
"Avanti, non peggiorare le cose. Dimmi la verità e basta."
"È la verità!"
Scosse la testa. Gli strinsi una mano.
"Okay, ti credo. Ma perché lo hai baciato? Perché proprio lui? Blane! Hai presente, la persona che mi ha rovinato la vita?"
"È stato più forte di me. Non so spiegarlo. Forse è come la droga: la usi per trasgredire, ma sai che non dovresti. Eppure la desideri così tanto..."
"Cassie?"
"Mmm?"
"Ha parlato anche con me."
Sorrise.
"Ti amo tanto." se ne uscì.
Ci guardammo per qualche istante, poi ci baciammo allo stesso tempo. Non avevamo un copione, quel gesto ci era venuto spontaneo. Mi fece sdraiare sul letto e si mise su di me, iniziando a baciarmi il collo. Mi lasciò un segno violaceo, che poi andò a calcare con la lingua. Rabbrividii a quel gesto e lo feci sdraiare completamente su di me, facendo scontare le nostre intimità. Con una mano accarezzavo la sua schiena e con l'altra toccavo il suo collo da dietro.
"Mi sei mancato in questi due giorni." disse.
"A-anche tu..." risposi con un filo di voce.
Ed era vero, perché Jason era la mia aria e mi avevano insegnato che non si vive senza aria.
Ci addormentammo dopo aver fatto l'amore. Eravamo sudati e affaticati. Era stata una cosa bella e intensa. Come se in quell'atto avessimo riacceso il fuoco che in tutti quei mesi di relazione si era spento a poco a poco. Mi svegliai verso l'ora di pranzo e inziai a guardare Jason mentre dormiva. Notai una scatolina che spuntava da una delle tasche dei suoi jeans. Mi alzai lentamente dal letto e feci per prenderla.
"Jake." mugulò lui.
Mi voltai e lo guardai. Avevo l'espressione di un bambino beccato con le mani nella marmellata.
"Sì?"
"Che stavi facendo."
"Io? Pf...niente." dissi, con fare innocente.
"Non sai mentire Jake Smith."
Fece il suo solito mezzo sorriso. Dio, quanto era sexy e tra l'altro in quel momento era pure nudo.
"Andiamo a fare la doccia, Jason McCurthy?" chiesi, accentuando il suo nome e cognome, per rispondere alla sua frase precedente.
Annuì. Dopo esserci lavati, pranzammo poi andammo a fare il bagno.
Io rimasi un po' a riva a guardare gli altri: Blane continuava a lanciarmi delle occhiate per poi baciare Ian, quasi volesse soffocarlo con la lingua. Mi limitai a sbuffare e a ignorarlo prontamente. Alla fine mi decisi. Camminai finché l'acqua non mi arrivò all'addome. Sentii delle braccia stringermi da dietro e un conto alla rovescia. Poi fui scaraventato in acqua. Quando riemersi tutti stavano ridendo: Teo e Tomas mi avevano appena buttato in acqua come un sacco di patate.
"Ah ah ah, molto divertente." dissi.
E lo era, infatti. Dopo un bel po' di risate continuammo a fare il bagno. Rimasi un po' in disparte e alzai gli occhi al cielo quando Blane si avvicinò a me.
"Jake Smith."
"Blane Johnson."
"Come te la passi?"
"Oddio, ditemi che sta scherzando." dissi, quasi tra me e me.
Si limitò a ridacchiare in modo al quanto fastidioso.
"Avanti, mi è scappato. Non volevo dirlo."
Lo guardai con la coda dell'occhio e incroiai le braccia.
"Sì, certo. La tua bocca quella sera si è aperta magicamente sparando quelle enormi cazzate."
Mi afferrò un polso, quasi con rabbia.
"Ahi!"
"Non erano cazzate e questo dovresti saperlo bene."
Sentii il sangue smettere di scorrere nella mia mano destra.
"B-blane, mi fai male." sussurrai.
"Non sposarlo..." disse, come se stesse parlando con sé stesso.
"Che?"
Ci fu un attimo di silenzio e lui mi lasciò il polso solo quando sentì la voce di Ian, chiamarlo. Il biondino si avvicinò sussurrando qualcosa, probabilmente di poco casto, all'orecchio di Blane, che deglutì e diventò rosso. Uscì dall'acqua dirigendosi verso casa, lasciandomi con Ian. Quest'ultimo mi guardò dalla testa ai piedi e io mi sentii quasi sotto esame.
"È per colpa tua che Blane non mi amerà mai come vorrei." si limitò a dire, prima di andarsene.
Rimasi a bocca aperta e abbassai lo sguardo.
Sentii una mano toccarmi la spalla.
"Jake, tutto okay?"
Era la voce di Cassie. Rimasi con lo sguardo basso, per nascondere gli occhi pieni di lacrime.
"Tutto okay." dissi, prima di correre in camera.
Feci una lunga doccia. Poi mi vestii e mi affacciai alla finestra, dalla quale si vedeva perfettamente il mare. Blane e Ian erano tornati in acqua e si lanciavano occhiate complici: di sicuro l'avevano fatto. Helen e Sarah erano sedute sulla spiaggia a parlare, mentre Cassie stava con Daniel, Teo, Tomas e Jason. Era come se stessero organizzando qualcosa, ma cosa?
Mi accessi una sigaretta e lasciai che il fumo e la nicotina invadessero ogni parte di me. Stavo già un po' meglio.
-
I giorni passavano e le frecciatine che Blane sparava ogni tanto, aumentavano un po' la tensione. Ian, che con quegli occhi azzurri e i capelli biondi sembrava un angioletto, era tutt'altro. E questo lo posso provare dicendo soltanto che quando era a letto con Blane da quella camera venivano fuori dei versi quasi spaventosi. Poi mi lanciava spesso delle occhiatacce e durante i pasti mi dava dei leggeri colpi sotto al tavolo, per poi dire "scusa", in tono quasi antipatico.
Con Cassie andava sempre meglio: quella ragazza era la bontà in persona e l'amica che tutti vorrebbero avere. Sarah e Helen andavano sempre più d'accordo e questo mi rendeva felice. Ogni sera le ritrovavo nella veranda dietro casa a parlare per ore ed ore.
E poi c'era il quartetto d'oro: Daniel, Teo, Tomas e Jason, che continuavano a confabulare tra di loro. Mi sentivo un po' solo, devo ammettere.
È per questo che quel pomeriggio fui molto felice quando Teo e Daniel mi chiesero di accompagnarli a comprare delle cose. Quando provai a chiedere che cosa, loro diventarono inspiegabilmente nervosi.
"Bò, roba utile, suppongo. Perché non avrebbe senso comprare cose inutili." rispose Daniel.
"Questa è una cosa insensata." dissi.
Salimmo in macchina e loro iniziarono a guidare. Io stavo nei sedili posteriori e guardavo fuori dalla finestra. Notai che ci stavamo allontanando dalla città. Ebbi la conferma quando superammo un cartello con la scritta "Brighton" e una barra sopra.
"Okay, ragazzi. Dove stiamo andando?"
"A comprare... " iniziò Teo.
"No, no, no. Ora mi dite la verità per favore." lo interruppi.
"Questo è un sequestro di persona." se ne uscì Daniel, ridacchiando.
"Ma che cosa?! Avanti, oggi è l'ultimo giorno a Brighton e dobbiamo passarlo in macchina per andare non so dove a comprare non so cosa?!" esclamai.
"Sì, non è divertente?" chiese Teo, sorridendo.
"Teo, hai un bel sorriso e sei anche molto sexy, ma non riuscirai a distrarmi. Ditemi che sta succedendo."
Dopo un'ora e quarantacinque minuti eravamo ancora in macchina.
"Ragazzi, io vi denuncio appena torniamo a casa." dissi, appoggiando la testa al finestrino.
"Dai siamo quasi arrivati." rispose Teo, ridacchiando.
"Ma dove stiamo andando..." piagnucolai. "Ormai penso di aver capito che non dobbiamo comprare proprio niente."
"Oh wow, Teo, quanto ci ha messo?"
"Un'ora e cinquanta minuti." rispose, guardando il suo orologio da polso.
"A fare cosa?" chiesi.
"A capire che era un presa in giro."
La macchina si fermò e davanti a me vidi la nostra casa al mare.
"Ditemi che è uno scherzo."
Li guardai, prima Daniel poi Teo.
"Scusa, dai scendiamo che è ora di cena."
Non scesi con loro, rimasi ancora seduto sul sedile posteriore. Ma che diavolo era, uno scherzo o cosa? Mi avevano fatto girare per due ore senza meta, prendendosi gioco di me. Ero infastidito e un po' arrabbiato. Scesi dalla macchina e notai che la casa sembrava deserta: non un rumore, non una luce, niente.
Erano le 19:00 e il sole stava scomparendo lentamente dietro l'orizzonte. E fu proprio quando mi voltai verso il tramonto che vidi Jason sulla spiaggia. Mi avvicinanai a lui, attraverso un "sentiero" di petali. Intorno c'era un cuore fatto di candele profumate che emanavano un dolce odore di rose. Sentii il cuore battermi a mille. Mi avvicinai a Jason e lo guardai con aria confusa.
"Ma cos..."
"Shh..." sussurrò, mettendomi un dito sulle labbra.
Mi porse un mazzo di rose. Lo presi e guardai prima i fiori, poi lui.
"Jake, da quanto ci conosciamo?"
"Ecco, vediamo...un anno?"
Annuì.
"Jake Smith, mentire se dicessi che io, Jason McCurthy, ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto, anche se forse il mio cuore lo ha fatto segretamente già dal primo istante. Non sono un tipo romantico e sognatore e non ho mai creduto nell'amore. E poi sei arrivato tu e hai cambiato tutto. Jake Smith, tu mi fai sentire così vivo e amato. Mi fai provare emozioni che non posso nemmeno descrivere a parole. Sai, se provo solo a immaginare una vita senza di te mi viengono i brividi, perché tu sei la mia vita e morirei, sarei vuoto, sarei inutile senza di te. Con te riesco a vedere il lato bello delle cose e a essere felice. Tu sei...sei la bellezza, la dolcezza. Adoro tutto di te, dalla tua ingenuità al tuo saper essere tosto quando serve. Adoro quel tatuaggio che hai sull'addome. I tuoi capelli biondo cenere, i tuoi occhi azzurri. Io ti adoro Jake Smith, anzi no: ti amo con tutto il mio cuore."
Ero in lacrime, già dopo la seconda frase. Erano lacrime di gioia, che aumentarono quando si inginocchiò davanti a me.
"Allora, Jake Smith, vita mia, vuoi sposarmi?"
Tirò fuori un anello dalla scatolina che avevo visto giorni prima nei suoi jeans.
Erano arrivati anche gli altri che stavano guardando la scena con dei sorrisi stampati in faccia.
"Sì." dissi, facendo scendere altre lacrime.
Mi mise l'anello al dito e io gli saltai letteralmente addosso, facendo cadere il mazzo di fiori e baciandolo. L'odore di rose rese il bacio ancora più intenso. Il sole stava tramontando e le stelle incominciavano a riempire il cielo. Si intravedeva pure la luna in lontananza. Se quella era la felicità allora decisi che ora che l'avevo trovata avrei lottato per tenermela stretta.
E se all'inizio di quell'anno mi avessero detto:"Jake Smith, diventerai amico di Teo, quel ragazzo figo del 5° e conoscerai una certa Cassie, una strana ragazza silenziosa dai capelli rossi. Sarah sarà la tua migliore amica e anche il suo nuovo ragazzo Tomas. Daniel diventerà come un fratello e Eric sarà come un secondo padre. Andrai a moltissime feste e ti divertirai. Farai l'amore, ancora, ancora e ancora. Conoscerai una certa Helen e un certo Blane, ci litigherai e ci farai pace. Farai riappacificare tre vecchi amici. Farai cose da pazzi per te, come ubriacarti di mattina o iniziare a fumare. Farai pace con tua sorella Mercy. Scoprirai di essere gay. Andrai al ballo scolastico, con un ragazzo. Il ragazzo ti chiederà di sposarlo. Il ragazzo è Jason McCurthy", ammetto che avrei riso. Ma chi l'avrebbe mai detto? Eppure una cosa l'ho imparata in tutto questo: la vita è la cosa più assurda e fantastica che esista, e che a volte questa stessa vita ti mette accanto persone speciali. Non dico che è stato un anno perfetto e che da ora, da questo preciso istante sarà tutto facile. Ma sono positivo rispetto al futuro e soprattutto non vedo l'ora di iniziare la mia nuova vita, insieme ai miei nuovi amici, che ormai sono come una famiglia.
Daniel, Sarah, Tomas, Teo, Cassie, Helen e sì dai, anche Blane. Ma soprattutto lui, Jason McCurthy, il ragazzo che amo.
E ora siamo qui, a guardare il sole tramontare, seduti su una spiaggia di Brighton in una serata di metà agosto. Siamo qui a guardare il mare, circondati da candele che profumano di rose e petali. Siamo qui a pensare al nostro futuro e a ciò che ci attende. Siamo qui, pieni di sogni, speranze e paure. Ma siamo pronti, perché stiamo crescendo e il mondo non ci spaventa, non più ormai.
~
"Era piombato nella mia vita come un uragano, stravolgendola completamente..."
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•To be continued...•
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Grazie a tutti per la vostra attenzione. Grazie alle lettrici e ai lettori che hanno letto e apprezzato la storia.
~Thewallflowergirl13
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