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Capitolo 37 "Tutto"

“Jake così il caffè si raffredderà...”

Alzai lo sguardo e fermai il cucchiaino con cui stavo girando la bevanda.

“Scusa Teo, ho troppi pensieri che mi girano per la mente...”

“Ah, capisco. Per caso è per il ritorno a scuola di domani?”

Scossi la testa.

“Senti tu Helen la conosci?” chiesi.

“Sì, perché?”

“Allora posso farti una domanda?”

Annuì con la testa.

“Ma quella ragazza è bipolare o soffre di qualche disturbo di personalità?”

Scoppiammo in una risata.

“No, non credo. Però ha qualche sbalzo d'umore, quello devo ammetterlo.”

“Capito...”

Detto questo, tornai a girare il mio caffè.

-

Sentii un rumore provenire dalle scale e capii subito che era ora di alzarsi. La porta della mia camera si spalancò.

“Jake! Dai svegliati!”

Dalla mia bocca uscirono solo dei mugolii e delle parole incomprensibili.

“Dai dormiglione ti do solo altri cinque minuti, poi ti butto giù dal letto.”

Feci un cenno con la mano e sprofondai nuovamente la testa nel cuscino. Era arrivato il grande giorno, il momento di ritornare a scuola. Mi trascinai fuori dal mio caldo letto e mi guardai allo specchio: avevo l'aria un po' consumata e forse era vero che dovevo mangiare un po' di più...
Sospirai e guardai fuori dalla finestra: il sole di inizio Maggio illuminava e dava vita a tutto. Quella visione mi fece tornare il buon umore, così mi vestii molto velocemente e scesi al piano di sotto. Eric era seduto al tavolo della cucina.

“Ah ce l'hai fatta! Stavo per prendere un secchio pieno d'acqua.”

Gli feci una piccola smorfia e presi una mela dalla cesta.

“Solo quella?”

Mi toccai la pancia e feci finta di parlarci.

“Solo questa pancia mia? Sì la mia pancia dice di non aver molta fame.”

“Ah ah molto divertente. Dai tieni anche questo sandwich.”

Lo afferrai e lo misi nello zaino. Salutai Eric e andai scuola.

All'entrata non vidi nessuno di familiare.

“Jake!”

Mi girai.

“Daniel!”

Ci abbracciammo, come se non ci fossimo visti per anni.

“Come sono andate le vacanze?” chiesi.

“Bene, a te?”

“Alla stragrande!”

“Ciao ragazzi.”

Era Sarah, che sembrava davvero distrutta.

“Ehi, cos'hai?”

Indicò un gruppo di ragazzi vicino al cortile, poi abbassò lo sguardo. Guardai meglio e vidi Tomas che stava con i suoi amici.

“Problemi in paradiso?” scherzò Daniel.

Gli diedi una pacca sulla spalla, poi andai vicino a Sarah.

“Non c'è bisogno che mi consoli...”

“Che amico sarei se non lo facessi?”

Ci abbracciammo.

“Okay, okay io queste smancerie non le posso proprio vedere. Jake ci becchiamo in classe.”

Feci un cenno con la mano e ritornai all'abbraccio.

“Cosa è successo?”

“Non potevo tenermi dentro un peso così grande, così gli ho detto la verità...Gli ho detto di Aaron.”

“Cosa?!”

“Che dovevo fare? Non potevo guardarlo negli occhi e dirgli 'ti amo' come se non fosse successo niente!”

Le appoggiai una mano sulla spalla.

“Ci parlo io?”

“No, ci ho già provato, ma non vuole ascoltarmi...”

Suonò la campanella.

“Ci vediamo più tardi Jake...”

Se ne andò, camminando un po' storta, come se la stanchezza la stesse travolgendo. Mi dispiaceva vederla in quel modo, ma non avevo tempo per le distrazioni: dovevo parlare con Jason e dovevo farlo subito. Entrato in classe Daniel mi guardò perplesso.

“Strano.” disse.

“Cosa trovi strano?”

“Il rapporto tra te e Sarah.”

“Che c'è di strano?”

“C'è di strano che voi due stavate insieme, che voi due siete stati a letto tantissime volte e ora vi comportate come se niente di tutto questo fosse mai accaduto. E sai cosa trovo più strano? Il fatto che Sarah ti ha donato Jason e tu l'hai odiato dal primo momento e che ora invece lo ami...”

“Donato?”

“Se quel giorno Sarah non l'avesse baciato, tu probabilmente non avresti mai incontrato Jason.”

“Senti Daniel non farmi incazzare di prima mattina! Io e Sarah abbiamo deciso di affrontare la nostra rottura in modo civile e ora siamo amici.”

“Da quando sei diventato gay sei strano, sei...”

“Pensavo che per te non fosse un problema.”

“Non mi pesa il fatto che a te piacciono i ragazzi. Semplicemente prima avevi meno problemi di adesso.”

“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.”

Suonò la campanella che annunciava l'inizio della lezione. Daniel si voltò e passò tutta l'ora a disegnare su dei fogliacci. Io, invece, la passai a riflettere su molte cose. Anche il mio migliore amico mi stava voltando le spalle?

-

Era venerdì e io stavo camminando per i corridoi della scuola. Non ero riuscito a parlare con Jason e lui non rispondeva nemmeno alle mie chiamate. Mancavano pochi giorni al mio compleanno. Perché quel ragazzo spariva e riappariva quando voleva?

“Ahii!”

Mi ero appena scontrato con una persona. Alzai lo sguardo.

“Jason...”

Non rispose e continuò a camminare. Lo bloccai.

“Grazie anche tu mi sei mancato.” dissi.

“Di cosa stai parlando?”

Quel ragazzo era bipolare o qualcosa del genere: era l'unica spiegazione ai suoi continui sbalzi d'umore.

“Ma sai che sei proprio un coglione?!” gli urlai.

“Non metterti a fare scenate qua, Jake. Poi io sarei il coglione? Dove sei stato durante le vacanze?”

“Con Sarah, ad Enfield.”

“Quel paesino del cazzo? Hai preferito passarle lì piuttosto che con me?”

Lo abbracciai. Lui non contestò e mi strinse ancora più forte.

“Odio litigare con te...” dissi, con il volto ancora affondato nel suo petto.

Mi alzò il viso e mi baciò. Affogammo in quel bacio tutte le nostre divergenze, tutte le nostre fragilità. In fondo eravamo umani e fragili, ma forti insieme.

-

“Svegliati pigrone!”

Aprii leggermente gli occhi e vidi Eric, in piedi davanti al mio letto, con una torta in mano.

“Che?” sussurrai.

Mi coprii il volto con la coperta, ma lui me la sfilò.

“Come 'che'? Oggi è il tredici maggio. È il tuo compleanno!”

“Sì hai ragione, ora lasciami dormire!”

Mi guardò un po' perplesso poi mi piombo addosso.

“Ma sei stupido o cosa? Il tuo c-o-m-p-l-e-a-n-n-o!”

“Non mi interessa! Ora togliti che sei pesante!”

“Non ti interessa nemmeno che Jason ti sta aspettando di sotto?”

Sgranai gli occhi e mi alzai di scatto.

“Wow, quel ragazzo è magico con te, non ti ho mai visto saltare giù dal letto così velocemente. Forse dovrei chiamarlo tutte le mattine.”

“Ah ah ah ah ah!” risi ironicamente.

Mi vestii e scesi al piano di sotto. Jason stava seduto in sala, con un pacchetto in mano. Lo abbracciai e mi sedetti sulle sue gambe.

“Buongiorno.” disse.

“Buongiorno. Oggi è davvero una bella giornata.” risposi.

“Ed è appena incominciata.”

Sorrisi e gli diedi un bacio a stampo. Avevo grandi progetti: gli avrei chiesto di raccontarmi tutto, su Blane, su Helen, su tutto.
Salimmo in macchina. Arrivati a scuola, lui mi prese la mano.

“J-Jason...”

“Nom dirmi che ti vergogni.”

“No no...”

Mi sorrise e continuammo a camminare. Lo salutai e andai in classe.

“Auguri fratello!” disse Daniel, abbracciandomi.

“Grazie amico.”

Mi afferrò per le spalle.

“Saltiamo la prima ora.”

“Ma c'è letteratura.” gli feci notare.

“Infatti.”

Prese lo zaino e mi trascinò fuori dalla classe. Mentre camminavamo per il corridoio che portava al bar, vidi Blane. Era appoggiato al muro e aveva lo sguardo rivolto verso il basso.

“Daniel aspettami al bar, arrivo.”

“Non vorrai andare da quello lì... ”

“Ti prego...”

Alzò gli occhi al cielo e continuò camminare.

“Grazie!”

“Non posso impedirtelo!”

Entrò nel bar e richiuse la porta dietro di sé. Tornai indietro e mi piazzai davanti a Blane. Lui alzò lo sguardo e mi saltò addosso. Ricambiai l'abbraccio, un po' incerto.

“Jake perdonami...”

“Non preoccuparti.”

I suoi occhi si riempirono di lacrime, le quali esaltarono il verde smeraldo.

“Ehi, è tutto okay...” sussurrai.

“No, non è tutto okay, io sto rovinando tutto, di nuovo...”

Posai le mie labbra sulle sue. Mi fece girare, facendomi appoggiare al muro. Dopo qualche istante ci staccammo. Mi guardai intorno, poi nei suoi occhi.

“Blane...”

“Jake così rendi le cose ancora più difficili.”

Si allontanò di qualche passo.

“Non so perché l'ho fatto...”

“Non dovevi, perché ora vorrei solo continuare a baciarti, vorrei averti tutto per me...”

Il senso di colpa mi assalì di colpo.

“Io amo Jason.”

“Ma continui a flirtare con me.”

“No, io...”

“Tu cosa? Dovresti odiarmi per aver baciato il tuo ragazzo e invece...”

Si passò le mani tra i capelli, poi mi bloccò appoggiandole al muro.

“Jason non è il mio ragazzo.”

“Non dire cazzate Jake Smith, non dire cazzate...”

Riuscivo a sentire il suo respiro sfiorarmi le guance.

“Devo andare, Daniel mi aspetta.”

Feci qualche passo, ma lui mi bloccò. Mi girai.

“Auguri.”

Mi diede un CD e sparì nel corridoio adiacente. Chiusi gli occhi per qualche istante e respirai profondamente, poi raggiunsi Daniel.

“Allora? Che ti ha detto? E quello cos'è?”

“Ehi calmati Dan!”

Mi porse una tazza di caffè.

“Mi ha fatto gli auguri.”

“Devo crederti?”

“Fai tu...”

Mi diede una pacca sulla spalla.

“Solo perché è il tuo compleanno.”

-

Scesi dalla macchina e lui mi coprì gli occhi.

“Jason dove stiamo andando?”

“Fidati di me.”

“Okay, ci provo ma giuro che se mi fai cadere...”

Mi diede un bacio sulla guancia.

“Non ti faccio cadere.”

Aprì una porta e mi tolse le mani dagli occhi.

“Sorpresa!!”

Eravamo a casa di Teo. Il salone era pieno di persone, molte delle quali non conoscevo. Mi voltai verso Jason.

“È stata un'idea di...”

“Sarah.” dissi.

“Come fai a saperlo?”

“E me lo chiedi? Quella ragazza non cambia mai, ormai la conosco.”

“Quella ragazza ha passato una settimana a preparare tutto questo! Auguri Jake.” disse Sarah.

Mi girai e l'abbracciai.

“Sei fantastica, grazie.” sussurrai.

“Di niente.”

“Stasera glielo chiederò.”

“Chiederai a Jason di sposarlo?” scherzò lei.

“Ma che?! No! Di dirmi ciò che è successo tra lui e Blane.”

“Non credo che te lo dirà...” sussurrò.

“Perché stiamo parlando a bassa voce?”

“Non lo so. Jason è qua dietro e ti sta aspettando, vai. Io intanto provo a parlare con Tomas.”

“Buona fortuna.”

“Anche a te Jake.”

Ci staccammo dall'abbraccio. Le feci un cenno e lei ricambio con un sorrisetto. Raggiunsi Jason che stava parlando con Teo. Quest'ultimo mi fece gli auguri.

“Grazie Teo.”

“Di niente.” rispose con un sorriso.

La festa inizialmente fu abbastanza noiosa, ma verso le undici diventò più movimentata. Molti erano ubriachi e come al solito fecero il gioco della bottiglia. A quel punto mi alzai e uscii a prendere un po' d'aria.
Andai verso il bellissimo giardino che stava dietro all'enorme casa. Vi era un vialetto che lo divideva in due e alla fine una fontana con delle luci ai lati. Era un posto romantico e tranquillo. Mi sedetti su una panchina che si trovava sotto al gazebo vicino alla fontana. Era pieno di piccole luci. Sentii una mano toccarmi la spalla. Era Jason, che si sedette accanto a me.

“Non ti diverti?”

“Sì sì la festa è bellissima, ma avevo bisogno di una pausa...”

“Capisco...tutto okay?”

Mi prese una mano e si girò leggermente verso di me.

“Sì, penso di sì.”

Mi prese per il mento e mi baciò. Posai una mano sul suo petto e lo respinsi. Lui fece un'espressione sorpresa.

“Che succede?”

“Ti prego non odiarmi per questo, ma io devo saperlo...”

“Sapere cosa?”

Ebbi un attimo di esitazione.

“Che c'è stato stato tra te e Blane? E Helen? Cosa le hai fatto di così terribile?”

Fui molto diretto: ormai era da mesi che glielo chiedevo e non avevo più paura della sua reazione. Probabilmente avrebbe risposto di no e invece quella volta qualcosa cambiò.

“Hai ragione, non posso più nascondere questa cosa...”

“Davvero?”

“Sì.”

Lo guardai negli occhi.

“Mi racconterai tutto?”

Sospirò.

“Tutto.”

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