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Capitolo 36 "Un duro risveglio"

Aprii gli occhi lentamente e subito fui accecato dalla luce del sole. Mi alzai leggermente, poi con uno scatto: accanto a me c'era un ragazzo. Alzai la coperta e sgranai gli occhi: era nudo.

"Cazzo..."

Sentii un mugolio alla mia destra. Alzai il cuscino e vidi Sarah, nuda.

"Ehi Jake, che ore sono?" disse, sbadigliando.

"Penso che l'orario sia l'ultimo dei nostri problemi."

"Ma che? Dove siamo?!" escalmò alzandosi.

"Sarah ti prego...copriti!"

"Ah ma smettila! Come se non mi avessi mai vista nuda!"

"Lasciamo perdere... Senti chi è questo qui?"

"Ehmm...io non lo so."

"Bè, tu sei nuda, lui è nudo, io sono vestito e non ero sotto le coperte..."

"Cosa?! Stai dicendo che me lo sono fatta io?"

Alzai le spalle. Lei iniziò a cercare i suoi vestiti.

"Ma dove sono? Non posso uscire in asciugamano!"

Presi un tanga che stava accanto a me e glielo mostrai. Lei me lo sfilò dalle mani. La guardai stranito.

"Che c'è?"

"Niente, niente."

Alzò gli occhi al cielo e indossò le "mutande".

"Che dici, lo sveglio?"

"Okay."

Toccai il braccio dello sconosciuto e lui aprì gli occhi.

"Ciao..." dissi.

"Oh cazzo, ieri mi sembravi una ragazza..."

"No, infatti noi non l'abbiamo fatto. Credo che tu ti riferisca a Sarah, la mia amica..."

Quest'ultima si stava mettendo il reggiseno. Quando si girò verso lo sconosciuto fece un'espressione sconvolta.

"Aaron?"

"Sarah Brown, da quanto tempo!"

"Bastardo! Alla fine ce l'hai fatta a portarmi a letto!"

"Okay...ora vi lascio soli."

"No, non c'è bisogno, andiamocene Jake."

Uscimmo dalla stanza e andammo fino alla hall dell'hotel.

"Arrivederci." ci salutò il portinaio.

"Arrivederci." risposi.

Sarah camminava velocemente e i postumi della sbornia non mi permettevano di starle dietro.

"Sarah! Aspetta!"

"Scusa, sono troppo nervosa..."

"Ma chi era quel tipo?"

Finalmente si fermò.

"Prima di trasferirmi a Londra, ho frequentato la scuola qui ad Enfield. C'era questo Aaron che mi andava dietro, ma io l'ho sempre respinto."

Le presi una mano e le accarezzai una guancia.

"Una sera ad una festa mi ha trascinata in una camera e ha provato a...a...comunque l'ho respinto nuovamente. Da quella sera non ha fatto altro che perseguitarmi. È anche per questo che mi sono trasferita a Londra."

L'abbracciai e lei scoppiò in lacrime.

"Ehi piccola..."

"Io non volevo dargliela vinta! E invece ce l'ha fatta!"

"Che ne dici di anticipare un po' il nostro rientro?"

Mi guardò negli occhi.

"Rimaniamo per un paio di giorni ancora... Potremmo andare a fare una passeggiata, o al bowling, al cinema...godiamoci questi ultimi giorni!"

Ricominciò a camminare, ancora più veloce di prima.

Come faceva ad essere sempre così solare? Come faceva a piangere e a riprendersi in pochi istanti? Quella ragazza era forte, più forte di me, a volte. Quella ragazza sapeva farmi sorridere. In quel momento capii perché avevo davvero amato Sarah, lei era unica. Tomas era fortunato.

"Jake! Sbrigati!"

"S-sì! Eccomi!"

-

Il tempo passò in fretta e finalmente arrivò il momento di ritornare a Londra.

Arrivati alla stazione, Janet e Dean abbracciarono Sarah.

"Devi proprio andare?"

"Sì zia, mi manca Londra..."

"Avete dato un po' di vita alla casa."

"Vuoi dire che io non ti basto più?" chiese Dean.

Janet gli diede un piccolo bacio e i due risero.

"Sì che mi basti tesoro, dico solo che avere due adolescenti in casa è un qualcosa di diverso dalla nostra vita quotidiana. Allora Jake è stato un piacere."

Janet mi abbracciò.

"Sì ragazzo, davvero un piacere. Senti, salutami tuo padre." aggiunse Dean.

Gli strinsi la mano.

Andammo al binario tre e salimmo sul treno: ci aspettava un lungo viaggio...

-

Il taxi mi lasciò davanti a casa. Pagai e rimasi lì, immobile, con la valigia ai miei piedi. Entrai in casa e andai al piano di sopra. Feci una doccia e scesi, con l'asciugamano addosso.

"Eric! Eric!"

Non c'era. Mi sentii improvvisamente solo. Andai in cucina e aprii il frigo: era vuoto. Era possibile che quello stupido non facesse mai spesa? Mi vestii e uscii di casa. Entrai in un bar e chiesi due bottiglie di birra, poi andai a fare un giro.

"Jake!"

Una voce mi stava chiamando da dietro. Mi voltai.

"Helen?"

"Jason e Blane..."

"Che è successo?"

"Ieri si sono picchiati!"

"Cosa? E dove?"

"Ad una festa. Blane l'ha accusato di essere un egoista e Jason gli ha dato un pugno...da lì hanno iniziato a picchiarsi."

"Perché me lo stai dicendo?"

"Ti ho visto in corridoio e...ti stavi baciando con Jason. Penso che ti interessi di lui..."

La guardai un po' imbarazzato.

"Jake, perché non riesci ad allontanarti da quei due?"

"I-io..."

"Ti stanno facendo solo del male!"

"Ma a te che te ne frega?"

"Non voglio che qualcun'altro provi ciò che ho provato io in passato."

La guardai negli occhi, quegli occhioni color mare che si stavano riempiendo di lacrime.

"Cosa?"

"Il tradimento."

Dopo quella frase corse via.

"Aspetta!"

Non riuscii a fermarla e rimasi lì, con quelle due birre in mano, e con le persone che passando mi guardavano stranite. Aprii una bottiglia e cominciai a camminare, bevendo. Quella ragazza mi confondeva sempre di più e ancora una volta rimasi senza alcuna risposta.

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