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Capitolo 35 "Holiday"

"Jake. Jake. Jake!"

Daniel mi stava scuotendo da un po' di tempo, ma solo all'ultimo richiamo mi voltai verso di lui.

"Amico svegliati! È da tutta l'ora che hai quel sorriso da ebete stampato in faccia, che hai?"

"Sì sì." risposi un po' confuso.

"Ah! Lasciamo perdere, con te è inutile."

"Jason mi ama."

Con uno scatto veloce si rigirò verso di me.

"Che?"

"Mi ama! Mi ama!" dissi, a voce un po' troppo alta.

"Signorino Smith! Siamo felici per lei, ma ora c'è filosofia e vorrei che lei e il suo compagno di banco seguiate la lezione."

"Oh sì, scusi ha ragione..."

La prof. sorrise un po' confusa e tornò alla sua spiegazione.

"Cosa? Le hai dato ragione? Alla professoressa di filosofia? Non hai contestato, non sei uscito dalla classe, l'hai assecondata?" disse Daniel, toccandomi la fronte. "Forse hai la febbre?"

Gli tolsi la mano.

"No, sono semplicemente felice." sussurrai.

"È per Jason vero? Dai raccontami tutto!"

"Daniel dai! Sembri una ragazzina pettegola."

"Ma io sono una ragazzina pettegola." disse in falsetto.

Maicol, che stava davanti a noi nella penultima fila, si girò.

"Avete finito di fare i gay? Senza offesa Jake."

Scoppiammo in una piccola risata, poi guardammo la prof., che per fortuna non si era accorta di niente.

A ricreazione cercai Jason, che non vedevo da quella sera. Andai in classe sua e non lo trovai. Mi girai per andarmene, ma mi scontrai con qualcuno: la mia testa era appoggiata al suo petto. Alzai lo sguardo...

"Jason..."

Mi baciò. Inizialmente rimasi immobile, poi lo strinsi a me, mettendogli le braccia intorno al collo. Lui afferrò il mio bacino e io mi alzai leggermente in punta di piedi. Ci staccammo.

"Wow..."

"Mi sei mancato." disse.

Gli lasciai un bacio sulla guancia e sorrisi.

"Vado..."

"No, non lasciarmi qua da solo."

"Dai Jason, faccio tardi a lezione..."

Mi allontanai di qualche passo poi mi rigirai per guardarlo. Sorrise e fece un cenno con la mano. Era incredibile come quel ragazzo fosse in grado di stravolgere la mia vita da un giorno all'altro.

-

"Jake! Sbrigati!"

Scesi le scale di corsa, trascinandomi dietro la valigia.

"Quella piccola borsa per una settimana?"

Guardai il bagaglio e poi mi voltai di nuovo verso Eric, che stava davanti alla porta di casa.

"Non sono una femmina, non devo portarmi mezzo armadio! Dai andiamo, Sarah sta aspettando."

Salimmo in macchina e andammo alla stazione. La vidi al parcheggio, insieme a Tomas.

"Jake!"

Salutai mio fratello poi andai verso i due.

"Ehi!"

"Il treno parte tra dieci minuti, vi accompagno al binario." disse Tomas.

Una volta arrivati al binario quattro i due iniziarono a baciarsi.

"Ragazzi è solo una settimana! Non vi state dando un addio."

Sarah si girò verso di me.

"Ah! È solo inviadia!"

"Sì sì...comunque ecco il treno."

Salimmo e ci sedemmo. Sarah si mise vicino al finestrino per salutare Tomas. Il treno partì dopo cinque minuti.

"Che l'avventura abbia inizio! Ti farò conoscere l'anima gemella, non preoccuparti!"

"Ehmm in realtà..."

"Così Jason capirà cosa si è perso!"

"No ecco..."

"E poi andremo a feste, su feste, su..."

"Sarah! Fammi finire!"

"Ah...scusa."

Sospirai.

"Jason ha detto che...mi ama."

"Mi prendi in giro."

Scossi la testa.

"Fino a tre giorni fa dicevi di odiarlo...poi ciò che è successo con Blane! Non glie l'avrai perdonato!"

"Lo so, il fatto è che lui è in grado di cambiare tutto in poco tempo...Comunque no, non l'ho dimenticato ciò che ha fatto con Blane e ho riflettuto."

Sarah annuì con la testa per farmi continuare.

"Quando torneremo dalla vacanza gli chiederò di raccontami tutto."

"Tutto?"

"Tutto."

Scoppiò a ridere.

"Ma che ci trovi di divertente?" chiesi.

"Lui...lui non te lo dirà mai."

"Grazie per la fiducia..."

"Voglio solo che tu non rimanga nuovamente deluso..."

Dopo quell'ultima frase rimasi in silenzio, e così fu per tutto il viaggio...

-

"Jake...siamo arrivati."

Mi alzai di scatto e vidi Sarah davanti a me, con la valigia in mano.

Arrivati al parcheggio della stazione, iniziammo ad aspettare sua zia. Presi una sigaretta dalla tasca e l'accesi.

"Che è? Ora fumi?"

"A volte."

"Ti fa male Jake."

"Lo so..."

Me la prese dalla bocca e fece un tiro.

"Ma non hai appena detto che fa male?"

"E allora soffriamo insieme."

Ci fu un attimo di silenzio, poi una piccola risata. Dieci minuti dopo arrivò Janet. Sarah le corse incontro e l'abbracciò.

"Ehi piccolina..."

Sua zia era una tipa con uno stile un po' country: aveva i capelli biondi legati in due trecce, una camicia bianca, dei jeans e dei sandali.

"Tu devi essere il famoso Jake."

"In persona."

Le porsi la mano.

"Ma dai! Che sono queste formalità?"

In pochi secondi mi ritrovai tra le sue braccia.

"Allora ragazzi, che ne dite di andare a mangiare qualcosa? Ho preparato il pranzo."

"Okay!" rispose Sarah entusiasta.

Dalla stazione alla casa ci vollero una quindicina di minuti. L'abitazione era enorme, aveva un piano superiore e uno terra. Era la tipica casa di campagna.

"Dov'è lo zio Dean?"

"Ah sì, lui è a lavoro. Sarà qui tra poco, intanto potete portare le valigie al piano di sopra."

"Okay, in che camera dormo?" chiese Sarah.

"Stavolta ho pensato di darti la stanza grande, dato che hai un ospite..."

Guardai Sarah, poi sua zia.

"No, penso ci sia un malinteso: io e sua nipote non stiamo insieme..." dissi.

"Oh cielo! Scusa, davvero non lo sapevo..."

"Non si preoccupi."

Ci sistemammo nelle nostre camere, poi mangiammo. Dean non si vide per tutto il giorno.

-

"Ragazzi è pronta la cena!"

Arrivati in sala da pranzo Sarah andò a salutare suo zio, che stava sulla soglia della porta che divideva cucina e sala.

"Zio ma che fine avevi fatto? Ti aspettavamo a pranzo!"

"Lavoro piccola, lavoro."

L'uomo era un tipo alto , aveva i capelli castani e gli occhi color nocciola.

"Chi è il tuo amico?"

"Oh, scusi che sbadato...io sono Jake, Jake Smith."

Lui si limitò a stringermi la mano.

"Dean Brown, dammi del 'tu'. Sai conosco tuo padre, il famoso Ben Smith. Uomo d'affari davvero rispettabile..."

Annuii con la testa e guardai Sarah per pregarla di salvarmi da quella situazione: odiavo parlare dei miei genitori e lei lo sapeva benissimo.

"Zio! Che ne dici di sederci? È pronto..."

In quel momento arrivò Janet che ci invitò a prendere posto. La cena fu tranquilla.

Quando finimmo io e Sarah andammo in camera sua.

"Usciamo?"

"Ma dove andiamo a quest'ora?"

"La città è a dieci minuti di cammino, dai..."

Come avrei potuto resistere a quella faccetta da cucciolo che riusciva sempre ad abbindolarmi...

"Okay! Okay! Ma ricordati che io non ho bisogno di un ragazzo!"

"Come vuoi piccolo...comunque dobbiamo prenotare una stanza in hotel, perché non mi va di svegliare gli zii quando torniamo."

Ci preparammo e quando finimmo andammo al piano di sotto.

"Aspettami fuori, vado a dirgli che esco."

Uscii e mi fermai nel vialetto, davanti al cancello. Dopo qualche minuto arrivò Sarah.

"Andiamo!"

Prenotammo la stanza in un piccolo hotel che stava in città e da lì fu il delirio più assoluto...alcool, fumo, locali, sconosciuti, poi il vuoto...

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