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Capitolo 16 "Vuoto"

Per molto tempo io e Jason ci guardammo da lontano, nei corridoi, a mensa. Ci fissavamo come se fossimo pronti ad esplodere da un momento all'altro, ma non accadde niente per settimane. Avevamo anche sospeso il progetto di scuola.

Poi, una normalissima mattinata di inizio Febbraio, il karma mi ripagò. Fui trascinato in uno sgabuzzino. Sì, uno stupido stanzino per le scope, semi buio e stretto. Il mio primo pensiero fu "Oh cazzo, che ho fatto stavolta?"

"C-Chi sei?"

Seguì una risatina, un'inconfondibile risatina.

"Stronzetto mio! Mi sei mancato, sai?"

Mi attirò a sé, inducendomi ad appoggiare le mani sulle sue spalle.

"Tu invece nemmeno un po'." risposi secco.

Mi spinse contro il muro, avvicinandosi l mio volto.

"Ripetilo. Dimmi di nuovo che non ti è mancato essere toccato da me."

Sospirai.

"Non mi sei mancato, fattene una ragione: non tutti possono cadere ai tuoi piedi, Jason."

Appoggiò le sue labbra alle mie, lasciandomi un leggero bacio a stampo.

"Ah no?" sussurrò.

"No..." 

Chi volevo prendere in giro? Certo che quella voce da tentatore riusciva ad incantare tutti in quella stupida scuola, ma almeno dovevo provare a resistere.
Mi afferrò i fianchi, inducendomi a stare leggermente in punta di piedi per compensare la differenza di altezza.
Mi baciò. Le sue labbra erano unite alle mie, la sua lingua cercava la mia. Appoggiai le mani dietro al suo collo, poi accarezzai alcune ciocche dei suoi capelli. Mi staccai ed avvicinai la mia bocca al suo orecchio, sfiorando il lobo con le mie labbra.

"Non hai ancora capito come si gioca, giusto?" sussurrai. "Vince chi si ferma prima."

Mi allontanai con l'intento di aprire la porta, ma lui mi bloccò afferrandomi per una spalla.

"Non giocare con il fuoco, Jake."

"E tu-... Ah, al diavolo! Me ne vado."

La mia testa iniziò a girare, non riuscivo a pensare lucidamente.

"Jake? Tutto okay?" chiese.

Mi liberai dalla sua presa ed uscii dallo stanzino.
Tremavo, il cuore mi batteva a mille. Che mi stava succedendo? La campanella suonò ed in pochi istanti il corridoio si riempì di studenti.
Rimasi là immezzo, a farmi spintonare dagli altri. Non potevo muovermi e percepii una fitta improvvisa allo stomaco. Una voce chiamò il mio nome e poi il vuoto.

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