Capitolo 13 "Che ci fate qua?"
La luce del sole mi fece spalancare gli occhi, imprecando in tutte le lingue che sapevo: la sveglia sul comodino segnava 9:10 del primo Gennaio. Sveglia? La mia l'avevo rotta da settimane, dopo averla scaraventata contro il muro.
Sentii una mano sfiorarmi il petto e rabbrividii: Jason, nudo accanto a me. Chiusi gli occhi, presi un respiro profondo ed iniziai a pregare con tutto me stesso che fosse un sogno. In seguito, li riaprii con esitazione: quel ragazzo era ancora lì e quello non era un sogno, ma un vero e proprio fottuto incubo! Alzai la coperta e notai che anch'io ero completamente nudo.
“Non è successo. Non può essere successo. No... No!”
Jason aprì gli occhi e si alzò lentamente mettendosi seduto. Sbadigliò, per poi stiracchiarsi come se niente fosse.
“Buongiorno, piccolino.” mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia.
Mi scostai prontamente, accigliandomi.
“Noi non abbiamo fatto niente, vero? Dimmi che non è successo niente!”
Mi guardò stranito.
“Siamo nudi, nel mio letto e mi chiedi se non abbiamo fatto niente? Sai fare due più due?”
Scattai in piedi e presi dei boxer da terra.
“Non ci credo, tu dovevi fermarmi! Ero troppo ubriaco per comprendere ciò che stavo facendo! Giuro che ti denuncio!”
Rise e si alzò a sua volta, afferrando il mio volto tra le mani.
“Perché credi a tutto? Noi non abbiamo scopato. Ti ho fatto una sega, ma non siamo andati oltre. Non sono un fottuto criminale, ho dei principi.”
Era un bastardo, altro che principi!Quello voleva farmi prendere un infarto.
“E ti è anche piaciuta.” aggiunse, sedendosi nuovamente sul materasso.
“Cosa?”
“La sega.”
“Fanculo!” urlai, lanciandogli un cuscino addosso.
Mentre uscivo dalla sua camera lui mi richiamò, sorridendo con sfacciataggine.
“Non ti sei dimenticato niente?”
“Che?”
Si avvicinò come se volesse baciarmi ed io ero già pronto a dargli un ceffone stavolta.
“Questo.” mi porse il telefono, facendo l'occhiolino.
“G-grazie.”
Arrivato a casa sentii delle voci provenire dalla cucina: c'era la mia famiglia, se si poteva definire così.
“Che cazzo ci fate qua?” chiesi.
“Anche noi siamo felici di vederti tesoro.” rispose mia madre sorridendo.
“Fratellino, sei cresciuto bene.” disse Mercy, arruffandomi i capelli.
“Non toccarmi! Io vado in camera.”
Sbattei la porta con forza e mi buttai sul letto. Mi sfilai la maglietta, i pantaloni e no, quelli non erano i miei boxer, troppo larghi. Appartenevano a Jason e l'idea di averceli addosso mi eccitò.
Cazzo, Jake. Riprenditi.
Forse dovevo andare a letto con una ragazza e quegli strani pensieri mi avrebbero finalmente lasciato in pace.
Tolsi i boxer, buttandoli a terra. Dunque, andai a fare una doccia e quando rientrai in camera, Eric era seduto sul mio letto. Aveva i boxer in mano.
“Sai che questi li ho regalati a Jason per il suo compleanno, l'anno scorso?”
“Mi spieghi perché regali dell'intimo ai tuoi amici? E poi non ho idea di come quelli siano finiti in camera mia.”
“Okay, l'importante è crederci. Comunque, che hai fatto in questi giorni? A parte scoparti il mio caro vecchio amico Jason, al quale farò un bel discorso uno di questi giorni.”
“A tavola!”
Era mia madre che ci stava chiamando per il pranzo.
“Io non-...!" iniziai a voce alta, per poi abbassare il tono. "Io non scopo con Jason. Tu invece spiegami che ci fanno quelli in questa casa.”
“Hanno insistito tanto, erano dispiaciuti, perché hai passato il Natale da solo. Ora andiamo.”
No caro Eric. Il Natale lo avevo passato tra le braccia di quel maniaco del suo amichetto, il quale voleva andare a letto con me a tutti i costi, ma questo non potevo dirglielo.
Scendemmo le scale e ci sedemmo a tavola.
“Tesoro raccontaci di Sarah.” iniziò mia madre.
Tossii, rischiando quasi di affogare con l'acqua che stavo bevendo.
“Sarah, dici? Sta bene, sì, sta benissimo.”
Eric mi guardò e resse il gioco, anche se non gli avevo ancora detto che ci eravamo lasciati, aveva probabilmente percepito che qualcosa non andava.
“Sarah e Jake sono davvero adorabili insieme, una coppia perfetta.” intervenne lui.
“Oh, capisco! Bravo il mio ragazzo. Crescerai come tuo padre, facendo una strage di cuori! Poi quella Sarah è davvero una ragazza a posto.”
Sì, mi aveva solo tradito chissà quante volte, ma dettagli, dettagli.
Dopo pranzo Eric mi trascinò fuori con la scusa di dover comprare un regalo a Meredith, la sua compagna.
“Che è successo con Sarah?”
“Niente, è tutto okay.”
“Sì va bè, puoi mentire a mamma, papà e Mercy, ma non a me. Ti ho cresciuto praticamente io e ti conosco troppo bene. Dai, racconta tutto.”
Sospirai, rassegnandomi.
“L'ho lasciata un paio di settimane fa: l'ho beccata con un altro. Dopodiché mi ha addiruttura confessato che ci ha provato anche con Jason! Con Jason! Capisci?!”
Scendemmo dalla macchina ed entrammo in un centro commerciale.
“Quindi li hai beccati mentre...”
“No, ero andato a casa sua per parlare e all'improvviso spunta questo tizio, Tomas, mezzo nudo.”
Mi abbracciò.
“Eri-... Eric! Ci guardano tutti!”
“Lo so che fa male, puoi sfogarti! Lasciati andare alle tue emozioni.”
Lo allontanai.
“Eric, sto bene! Anzi, penso che potremmo essere amici un giorno.”
“Tu e Tomas?”
“Che? No! Io e Sarah.”
“Dai era per sdrammatizzare.”
Ma non c'era niente di triste, io semplicemente non provavo niente. Non ero geloso o giù di morale. Solo arrabbiato, ma non più di tanto.
“E con Jason?”
“Jason è... okay.”
“Te lo dicevo che era simpatico!”
Simpatico, sì, come no: a causa sua stavo avendo una crisi di identità. Ormoni, ormoni. Erano solo gli ormoni.
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