Capitolo 12 "Un nuovo inizio"
La musica si sentiva già da fuori, rimbombava nella mia testa, facendomi tremare l'anima.
"Forse stasera rimorchio." disse Jason, per poi sparire tra la folla. Andai in cucina ed aprii il frigo.
"Jake, eccoti! Dov'è Jason?" fu Sarah a parlare.
Presi uno shot di Dio solo sa cosa e mi voltai a guardarla.
"Che ne dovrei sapere io?"
"Non siete fidanzati? Almeno lui ha detto-..."
Quella sera lo avrei ammazzato, giuro che quella sera sarebbe andata a finire male.
"Sarah non so che cazzate ti ha raccontato Jason, ma io sono etero e anche se fossi gay non mi metterei mai con quello stronzo."
"Ah, capisco... Senti, dopo facciamo uno di quegli stupidi giochi da festa, parteciperai?"
Feci semplicemente spallucce e lei se ne andò.
Raggiunsi il salone, che era pieno di gente della quale non sapevo nemmeno il nome. Iniziai a chiedermi se la mia presenza fosse realmente necessaria a quell'inutile festa. Me ne stavo seduto sul divano della mia ex ragazza, circondato da persone ubriache fradice e con facce anonime, a bere come un camionista depresso. Quello sì che era un bel modo di iniziare il nuovo anno.
Come se non bastasse, una coppia si sedette accanto a me iniziando a baciarsi senza vergogna ed io alzai un sopracciglio, fulminandoli con lo sguardo.
"Andate a farlo da un'altra parte, non siamo in un bordello, idioti." sbuffai, ottenendo solo un dito medio da parte di entrambi.
Mi alzai, irritato come non mai, per poi andare a nascondermi in corridoio, dove iniziai a considerare l'idea di tornare a casa a dormire nel mio comodo letto.
E fu in quell'istante che vidi qualcosa che stranamente mi infastidì: Jason stava baciando un ragazzo.
"Tutti in sala! Gioco della bottiglia!" urlò Sarah.
I due si staccarono con uno schiocco di labbra e Jason notò che li stavo fissando. Sorrise beffardo ed io tentai di non mostrare alcuna emozione.
Tornai nuovamente in sala.
La bottiglia si trovava al centro di un grande cerchio di persone. Per quale assurdo motivo avevo accettato di partecipare a quella roba?
"Semplici regole: la prima volta basta un bacio, la seconda..." Sarah guardò Tomas, mordendosi le labbra. "...Si va in camera per sette minuti. Chi è troppo santo per accettare, deve bere un bicchiere di vodka intero." spiegò Sarah.
"Iniziamo!"
Fu una tortura vedere tutti quegli adolescenti ubriachi, pomiciare come se non ci fosse stato un domani. Chiunque avesse inventato quel gioco, doveva aver fumato qualcosa di pesante nel momento in cui l'aveva creato.
Feci per alzarmi, stanco di quello spettacolino erotico da due soldi, ma Sarah mi richiamò, facendomi notare che la bottiglia aveva indicato Jason e poi me. In pochi istanti l'attenzione di tutti si spostò sul sottoscritto. Mi grattai il capo, tentando di capire quale fosse la via più facile per scappare da quella situazione: avrei potuto saltare e scavalcare il divano, per poi precipitarmi fuori da quella maledetta casa oppure usare direttamente la finestra a pochi passi da me.
Invece, il signorino McCurthy, come al solito, aveva altri piani. Si avvicinò a me e senza nessun preavviso o anche un semplice 'ehi, sto per ficcare la mia lingua nella tua bocca, sei pronto?', mi baciò. Una sua mano andò a stringere i miei capelli, mentre l'altra accarezzava la mia guancia. In pochi istanti il mio corpo si riscaldò, anzi iniziò ad andare a fuoco, facendomi perdere ogni briciolo di buon senso.
La sua lingua non tardò ad avvinghiarsi alla mia, lasciando che l'alcool che avevo bevuto prima, si mischiasse al gusto di menta e nicotina della sua bocca.
"Okay okay, non scopate qua davanti a tutti, ragazzi!" esclamò uno dei presenti.
Mi staccai da lui con un gesto brusco, come se mi fossi appena svegliato da un'ipnosi e passai il dorso della mano sulle labbra. Se avessi continuato a pomiciare con Jason così spesso, avrei davvero dovuto iniziare a prendere in considerazione l'idea di mettere in dubbio la mia sessualità; perché cazzo, sembrava che le nostre labbra avessero delle calamite negli ultimi giorni.
Il gioco continuò, mentre io tentavo di riprendere fiato.
Sarah si baciò un paio di volte con dei ragazzi del quinto. Wow, si dava davvero da fare: era come se non fossimo mai stati insieme ed a lei non sembrava dar fastidio il fatto che il suo ex, nonché il sottoscritto, la guardasse mentre dei viscidi giocatori di calcio le mettevano le mani sul sedere.
La bottiglia girò per l'ennesima volta ed accadde l'ultima cosa che avrei voluto.
"I primi ad andare in camera saranno i nostri fortunatissimi Jake e Jason!" esclamò Sarah, euforica.
Era decisamente ubriaca.
"No, io scelgo la penalit-..."
Non riuscii nemmeno a finire la frase, perché quello stronzo mi trascinò su per le scale, poi in camera di Sarah. Sentii la porta chiudersi a chiave.
"Che cazzo fate?" urlai.
"Dai vi divertirete. McCurthy vacci piano, perché Jake non è abituato a prenderlo in culo!" urlò uno dei coglioni che ci avevano chiuso là dentro, dall'altra parte del battente.
Diedi un colpo sulla superficie di legno e vi appoggiai la testa subito dopo.
"Non te la prendere."
"Vaffanculo Jason, tu mi hai trascinato in questa situazione. Che hai detto a Sarah, che stiamo insieme? Sei uno stronzo." risposi.
"Era solo uno stupido scherzo, ma lei ci ha creduto. Dai girati..."
Mi appoggiò una mano sulla spalla, ma io la tolsi prontamente. Mi voltai a guardarlo e sospirai.
"Questo non è giusto. Negli ultimi giorni ci baciamo come se niente fosse. Te ne stai approfittando ed è da egoisti." mormorai.
"Approfittando? Jake, devo forse ricordarti che mi hai praticamente pregato di baciarti la prima volta? Non fare la povera donzella indifesa."
"Sono appena uscito da una relazione tossica, la mia ragazza se la fa con mezza Londra, ho problemi con l'alcool e la mia famiglia mi ha praticamente abbandonato. Sono fragile ed instabile in questo momento e tu ne stai approfittando. Mi guardi con quegli occhi verdi e parli con la tua voce profonda, pretendendo che io cada ai tuoi piedi. Smettila, cazzo. Ora basta, è frustrante..." mi sfogai, mentre i miei occhi diventavano lucidi.
Si allontanò e si lasciò cadere sul letto di Sarah. Mi tornarono in mente dei ricordi di me e lei, sul quel maledetto letto. Mi seddetti a terra, con la schiena appoggiata al muro, standomene in silenzio e sperando che anche lui chiudesse quella boccaccia.
"Quante volte te la sei fatta su questo letto, Jake?" chiese, improvvisamente.
"Troppe per ricordarmele." risposi acido.
"Sei sicuro di essere etero? Se ho questo effetto su di te, significa che-..."
Sospirai e mi sdraiai accanto a lui.
"Non significa niente." affermai, chiudendo gli occhi.
Mi lasciò un bacio a stampo ed io lo fulminai con lo sguardo. Il suo volto era ancora vicino al mio, cosa che mi diede il tempo di studiare i suoi occhi, un po' arrossati a causa dell'alcool probabilmente.
Quando si avvicinò nuovamente, strizzai gli occhi, aspettando un bacio che non arrivò mai. Le sue labbra invece, si appoggiarono sulla mia fronte, in un contatto corto e delicato.
Dopodiché mi guardò negli occhi e sorrise appena, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza
"Aspetta! Da quant'è che l'hanno aperta?" mi lamentai.
Lui se ne andò, mentre io rimasi per un po' sul letto. Infine, scesi anch'io e fui accolto da un applauso. Ed ora che volevano da me?
"Jake, sappiamo che sei gay e non fa niente, ti appoggio completamente! Sapevo già che lo fossi, forse è per questo che scopavi così male!" farfugliò Sarah.
Era decisamente sbronza e quelle parole mi colpirono dritte in faccia, come una folata di aria gelida. Deglutii, mentre gli occhi di tutti mi stavano addosso, togliendomi il respiro.
"N-Non sono gay..." balbettai, tentando in tutti i modi di non scoppiare a piangere là davanti a tutti quegli sconosciuti.
Corsi fuori, poi iniziai a camminare, con l'intento di sparire il più lontano possibile da quel luogo.
Mancava qualche minuto all'inizio del nuovo anno ed io stavo dando uno degli spettacoli più tristi e depressi: brillo, occhi gonfi e cuore spezzato.
Poi, per l'ennesima volta, le braccia di Jason interruppero il freddo di quell'ostile inverno, stringendomi con forza. Mi dimenai, colpendo più volte sul suo petto, ma fu tutto inutile.
"Non pensavo te la prendessi tanto. Scusa, era solo un fottuto scherzo..." disse al mio orecchio, cercando di farmi calmare.
"Però se quello che hai detto fosse vero... Se io fossi gay?"
"Non pensarci adesso, non ha importanza. Gay o non gay, ora so solo che ho una fottuta voglia di baciarti. Dimenati quanto vuoi, insultami, sbraita, ma non mi fermerò stavolta." sussurrò.
Continuava ad accarezzare i miei capelli ed a spostare lo sguardo dalle mie iridi alle mie labbra. Serrai gli occhi, lasciandomi andare, permettendogli di baciarmi e toccare il mio corpo come voleva.
Desideravo che prendesse il controllo, perché in quel momento sentivo che la mia vita era un grande circo senza regole ed avevo bisogno che lui mordesse e lambisse le mie labbra, come stava facendo, per farmi sentire vivo. Per farmi percepire che avevo ancora qualcuno a cui stringermi.
Mi aggrappai alla sua schiena ed assecondai il bacio senza fare troppe storie.
Quando la mezzanotte arrivò, si sentirono delle urla e dei fuochi d'artificio in lontananza.
Quell'anno sarebbe stato molto lungo.
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