Capitolo 53 "Happy Ending?"
Ian's Point of View:
Quando mi svegliai quella mattina, Isaac non c'era più. Mi alzai dal letto e mi vestii, andando verso la porta d'ingresso. Solo allora mi accorsi che l'appartamento era praticamente vuoto. Quando lessi la lettera d'addio che aveva lasciato nella tasca della mia giacca, capii: Isaac se n'era andato. Mi aveva illuso, facendo l'amore con me per tutta la notte.
Non volevo piangere, perché avrei dovuto? Non ce n'era motivo, io non lo amavo. Erano state solo un paio di belle scopate.
Eppure quelle frasi che continuavo a ripetermi in testa per autoconvimcermi, non impedirono alle lacrime di scendere.
Isaac se n'era andato. Ed io ero solo, per l'ennesima volta.
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Sarah's Point of View:
Strinsi la mano di Tomas e presi un respiro profondo, guardando mia madre che sorseggiava il suo caffè.
"Mamma, sai che vogliamo tenere il bambino, vero?"
Lei annuì, appoggiando la tazza nel lavabo.
"Abbiamo pensato che sarebbe bello avere una casa tutta nostra, quando partorirò." continuai. "Tomas ed io abbiamo visto un appartamento poco lontano dal centro e-..."
"Vuoi andare via di casa?" mi interruppe lei, guardandomi con un'espressione seria.
Deglutii e passai una mano sul pancione, annuendo a testa bassa.
"E chi pagherà l'affitto? Tomas non lavora e tu sarai impegnata ad occuparti del bambino."
Quelle parole mi riportarono alla realtà. Mia madre aveva ragione, non potevamo permettercelo.
"Cercherò un lavoro, poi potrei chiedere alla mia famiglia di sostenerci. Non abitano a Londra, ma potrebbero-..."
Mia madre scosse la testa e sospirò, guardandoci.
"Tomas, sei ancora giovane, devi studiare. E poi non potrai dipendere per sempre dalla tua famiglia."
"È solo per il momento." mormorò lui.
Mia madre si avvicinò e ci abbracciò, per poi tornare a guardarci negli occhi.
"Potete stare da me finché non trovate un'altra sistemazione. Non dovrete pagare l'affitto, né le spese per il bambino. Penserò a tutto io."
Sorrisi, perché anche se l'idea di dipendere da mia madre non mi entusiasmava, almeno quello era un inizio.
"Grazie, mamma..." dissi, abbracciandola.
Delle lacrime rigarono il mio volto. Lacrime di felicità.
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Daniel's Point of View:
Finii di lavare l'ultimo bicchiere e sussultai appena, quando Blane mi abbracciò da dietro.
"Perché ti metti a lavare i piatti di prima mattina, lasciandomi solo con una fastidiosa erezione tra le gambe...?" mormorò, baciandomi un lato del collo.
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai, incrociando le braccia dietro al suo collo.
"Tesoro, ci abbiamo dato dentro per tutta la notte. Ma cos'hai là sotto, una macchina a batteria illimitata?"
Blane ridacchiò e mi lasciò un delicato baciò sulla fronte. Negli ultimi tempi era stranamente dolce e la cosa iniziava ad insospettirmi.
"Daniel?" mi richiamò.
Lo guardai negli occhi e rimasi in silenzio, aspettando che parlasse.
"Non è che devi accettare per forza, è solo un'idea... Non è affatto facile chiedere una cosa simile..."
"Blane, sei nervoso? Wow, Blane Johnson è in difficoltà." ridacchiai.
Gli accarezzai la nuca e gli diedi un leggero bacio a stampo. Lui fece un respiro profondo, poi parlò.
"Vuoi venire a vivere da me?"
Ci misi un po' per realizzare ciò che aveva detto. Il cuore mi stava per esplodere nel petto per la felicità. Sorrisi a trentadue denti e lo baciai con passione.
"O-Okay, lo devo prendere per un sì?"
"Sì! Ma ad una condizione..."
Mi guardò con sguardo leggermente preoccupato e mi accarezzò un fianco.
"Dimmi."
"Il lato destro del letto è mio."
Lui fece un sospiro di sollievo e sorrise, annuendo.
"Come lei desidera, signor Taylor."
Lo guardai negli occhi e mi persi qualche istante ad osservare il verde delle sue iridi.
"Un giorno mi piacerebbe essere Mr Johnson..." sussurrai.
Blane rimase in silenzio, poi mi afferrò per il fondoschiena, inducendomi a stringere la gambe intorno ai suoi fianchi.
"Un giorno sarai mio, Daniel. Per sempre. Te lo prometto..." sussurrò sulle mie labbra, prima di baciarmi.
E quella fu la frase che mandò in tilt il mio cervello e il mio cuore. Finalmente ce l'avevo fatta: anche Daniel Taylor aveva trovato la sua felicità.
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Jamie's Point of View:
"Jamie, tavolo tre." disse Alana, scrivendo qualcosa su un foglietto.
"Okay, arrivo, arrivo."
Sbuffai e presi un taccuino, avvicinandomi al tavolo. Riconobbi subito Robert e Teo: perché il destino era così crudele con me? Da quando avevamo scopato a casa di quel Jake, io e Robert non ci eravamo più parlati. Non potevo nascondere, però, che quel rapporto veloce che avevamo avuto mi era piaciuto ed i giorni successivi non avevo fatto altro che pensare a lui. Dio, non andava bene! Per niente bene! Dovevo solo prendere le ordinazioni e cercare di non guardare quelle iridi grigie...
"Ciao Jamie! Come stai?" mi salutò Teo, sorridendo.
Sorrisi un po' forzatamente e tentai di ignorare Robert, cosa quasi impossibile.
"Dov'è Alana? Volevo parlarle..."
"Alana?" chiesi, confuso.
"Tua cugina..." disse lui, ridacchiando appena.
"Oh sì, certo, mia cugina. È alla cassa."
Lui si alzò e a quel punto non potei fare a meno di guardare Robert. Lui sorrise ed io sentii le gambe farsi molli. Perché mi faceva quell'effetto?
"Jamie."
"Robert..."
Lui si alzò ed io inclinai leggermente la testa all'indietro, per riuscire a guardarlo negli occhi.
"Perdonami per ciò che ho detto l'altra volta. Non era mia intenzione ferirti..."
Appoggiai una mano sul suo petto e deglutii, inumidendomi le labbra.
"È okay, non ce l'ho con te..."
"Ero arrabbiato, ma ti giuro che-..."
"Sta zitto e baciami."
Non se lo fece ripetere due volte. Le nostre labbra si unirono in un contatto dolce. Probabilmente ci stavano guardando tutti, ma non mi interessava.
Avevo disperatamente bisogno di sentirmi realmente amato, almeno per una volta in vita mia. E Robert White era l'unico che poteva darmi quell'amore, perché nonostante conoscesse il mio segreto più oscuro, non mi aveva giudicato come avevano fatto gli altri.
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Helen's Point of View:
Suonarono al campanello, ma ero troppo stanca per alzarmi. Per fortuna ci pensò Violet, la mia coinquilina.
Dopo qualche istante, mi raggiunse in camera e sorrise.
"Di là c'è un tipo che ti cerca. È sexy, molto sexy..." disse, con un sorrisetto malizioso.
Mi alzai di scatto ed indossai una felpa, poi andai a vedere chi fosse.
"Julyan, che ci fai qui?"
Aveva una chitarra in mano ed uno zaino da viaggio sulle spalle.
"Helen, tra un'ora prendo un treno. Viaggerò tutta l'estate per l'Europa, un viaggio on the road..."
"Oh..." sussurrai, abbassando la testa.
"Parti con me."
Alzai lo sguardo di scatto e lo guardai incredulo.
"Dici sul serio?"
Annuì e sorrise. Ero sorpresa, sì, ma la vita era una ed era ora di iniziare a viverla.
"Arrivo." dissi, correndo in camera mia, dove Violet se ne stava seduta sul mio letto.
"Parti con lui, non è così?" chiese.
Nei suoi occhi c'era...tristezza? Annuì e la guardai per un po'. Poi lei si alzò ed appoggiò le mani sulle mie guance. Mi baciò in modo dolce e delicato per qualche istante, poi si staccò, sorridendo sinceramente.
"Ti amo, Helen. Non mi interessa se non sono io la persona di cui ti sei innamorata, a me basta vederti felice, quindi ti prego, smettila di sottovalutarti. Ah, se solo potessi vederti come ti vedo io, capiresti che sei una ragazza fantastica..." Violet fece una pausa, prima di concludere. "Julyan ti sta aspettando..." mormorò, prima di regalarmi un altro sorriso e andare a chiudersi in camera sua.
Mi sentivo una stupida: come avevo fatto a non accorgermene prima? Le parlavo sempre di Julyan, ma nonostante ciò Violet aveva fatto finta di niente per tutto quel tempo.
Cosa avevo combinato...
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Daniel's Point of View:
Sentii delle labbra baciarmi il collo e una mano toccarmi il fondoschiena, così mugolai infastidito.
"Blane, se non smetti di importunarmi di prima mattina, giuro che niente mi tratterà dal prenderti a calci nel sedere." borbottai, senza però muovermi.
Ero distrutto, dato che la notte prima Blane sembrava non saziarsi mai. Avevamo fatto l'amore almeno tre volte, prima che io mi addormentassi, distrutto come non mai.
"Ma non ti sto importunando, io ti sto coccolando..."
"E allora perché la tua mano sta sul mio fondoschiena, scusa?"
Lui ridacchiò e la fece scivolare più in alto, sulla schiena.
"Così va meglio?" chiese, baciandomi la fronte.
Finalmente aprii gli occhi ed incrociai i suoi, verdi ed assonnati.
Sorrisi involontariamente a quella vista e lo baciai a stampo.
"Non ho mai incontrato la tua famiglia." se ne uscì Blane, dopo un po' di silenzio.
"Siamo già arrivati a quella fase?"
"Direi di sì, dato che ora viviamo insieme." rispose, sorridendo.
"Diciamo che la mia famiglia è abbastanza numerosa. Poi non sono sicuro che ne usciresti vivo da quella casa, tra mia madre e mia nonna che ti riempirebbero di cibo e mio padre di birra, mentre guarda la partita di football. Per non parlare di sorelle e fratelli." scherzai.
Blane rise e mi passò una mano tra i capelli.
"Dove abita la tua famiglia?"
"Non molto lontano da Londra, ma adesso che mi ci fai pensare non li vedo da un po'..."
"Allora sappiamo cosa faremo questo week end." disse lui, sorridendo.
Dopo qualche istante di silenzio, passato a fissarci negli occhi, mi misi a cavalcioni su di lui.
"Mmh, sesso mattutino..." disse, con fare ammiccante.
Alzai gli occhi al cielo e mi chinai, andando a sfiorare le sue labbra, mentre iniziavo a strusciarmi su di lui.
"Sei un idiota." mormorai.
"Lo so."
"Ma ti amo lo stesso." aggiunsi.
Sorrise.
"Lo so."
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Jake's Point of View:
"Sono arrivati! È tutto pronto? La mia camicia è a posto?" farfugliai, preso dal panico.
Jason alzò gli occhi al cielo, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra.
"Sono solo le nostre famiglie, tesoro."
"Solo? Devo ricordarti delle tragedie che succedono ogni volta che siamo tutti insieme? Non mi stupirei se stavolta la casa andasse a fuoco!"
"Ah, ora stai davvero esagerando. Cerca di calmarti e bevi un bicchiere d'acqua, poi mi raggiungi all'ingresso per accoglierli."
Lui se ne andò, lasciandomi solo in cucina. Altro che bicchiere d'acqua, a me serviva una bottiglia intera di roba forte! Alla fine optai per l'acqua, per evitare altri guai.
Lo raggiunsi e sorrisi un po' a tutti, facendo un saluto generale. Mia madre e quella di Jason saltarono subito all'attacco, facendomi complimenti per l'arredamento della casa, ma dovetti ammettere che era opera di Jason.
Poi fu il turno di Adam, che ridacchiò e scosse la testa.
"Ed io che speravo che il fatto della convivenza fosse uno scherzo. L'ho sperato fino a quando non siamo arrivati sulla soglia della porta."
Rideva, ma senza sentimento. Sua moglie lo riprese e si scusò al suo posto.
Una volta a tavola, quando l'atmosfera si era fatta più calda, mi rilassai, chiacchierando con Mercy ed Edward, mentre Jason parlava di chissà cosa con mio padre.
Poi il mio sguardo incrociò quello di Adam, che mi stava fissando in modo strano. Rabbrividii appena e bevvi un sorso di vino, distogliendo lo sguardo. Cosa aveva in mente questa volta?
A fine cena, Edward attirò l'attenzione di tutti, dicendo di dover fare un annuncio.
"So che è una cosa inaspettata, ma...Io e Mercy stiamo insieme ed abbiamo deciso di ufficializzare la cosa a Novembre, con una festa di fidanzamento."
In effetti lo avevo già notato, dagli sguardi complici che i due si scambiavano. Bè, era una bella notizia, che fu accolta con gioia da tutti. Tutti, tranne Adam naturalmente, che fece cadere il proprio bicchiere a terra, macchiano il tappeto di vino rosso.
Nella stanza cadde il silenzio più totale. Poi io mi alzai e presi una piccola scopa ed un raccoglino, iniziando a pulire.
"È tutto okay." mormorai.
Adam mi guardò con uno sguardo freddo e si alzò, con la scusa di dover usare il bagno.
"Ma perché fa così?" chiese Jason, togliendomi il raccoglino e la scopa dalle mani, finendo il lavoro.
"Non lo so, non riesco più a capirlo..." rispose Carolyn, per poi rivolgersi ad Edward. "Comunque, sono felice per voi due." aggiunse, con un sorriso sincero sulle labbra.
A fine cena, Jason accompagnò tutti nel giardino sul retro, per bere un caffè nel gazebo.
Io decisi di sparecchiare, prima di raggiungerli. Mentre mettevo gli ultimi piatti nella lavastoviglie, la voce di Adam mi richiamò. Mi voltai.
"Hai bisogno di qualcosa?" chiesi, con un sorriso amichevole stampato in faccia.
Dovevo solo fare buon viso a cattivo gioco e tutto sarebbe andato bene. Almeno così speravo...
"Avete già fissato le nozze?"
"Cosa?"
"Tu e mio figlio. Tanto hai deciso di portarmelo via, no?"
"Adam, i-io..."
"Sì, sarò anche un bastardo, ma sono pur sempre una persona ed ho un cuore. Ogni volta che state insieme, Jason sembra felice e questo mi uccide, perché non ha mai sorriso con me, nel modo in cui sorride con te. E non lo sopporto..."
Okay, stavo sognando o Adam McCurthy si stava confidando con me?
"Dimmelo, Jake. Dimmi come ci riesci."
Sospirai, poi sorrisi appena.
"Devi solo mostrare l'amore che non gli hai mostrato fino ad adesso. Comportati come suo padre ed accettalo per ciò che è."
Lui mi guardò per qualche istante, per poi voltarsi ed andarsene. Speravo davvero che Adam stesse finalmente cambiando. Jason meritava quell'amore paterno che non aveva mai avuto.
Più tardi, finalmente soli, andammo in camera da letto. Dopo esserci fatti una lunga e calda doccia insieme, ci sdraiammo sul letto. Jason sbadigliò e sorrise soddisfatto.
"La cena non era poi così male, visto? Niente incendi, né urla, né tragedie."
"E finalmente, ora sei tutto mio." sussurrai, iniziando a baciargli il collo. "Sai, è da un po' che non lo...facciamo. Jason?"
Alzai lo sguardo e ridacchiai: si era davvero addormentato?
Sorrisi e mi accoccolai sul suo petto, addormentandomi ascoltando la melodia che il battito del suo cuore produceva.
Spazio me:
Il prossimo capitolo è l'Epilogo e ho già iniziato a scriverlo. Preparatevi a...molte cose, ecco♡.
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