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Capitolo 5 "Daniel Taylor"

Daniel's Point of View:

Ho sempre avuto una mia concezione della parola "strano". Cassie Miller che aveva chiesto di andare al ballo senza nemmeno conoscermi, era strano. Mangiare pizza di prima mattina era strano. Jake che non mi parlava più era strano, e anche triste. Ma Blane Johnson che mi guardava con quello sguardo provocatorio, mordicchiandosi il labbro inferiore e con un sopracciglio alzato, oh quello non era strano, quello era una cosa fuori dal mondo che superava tutta la stranezza che avessi mai visto in vita mia.
Cassie mi stava parlando ma io non avevo ascoltato nemmeno una parola del suo discorso senza fine, troppo preso a catturare gli sguardi di Blane e a chiedermi il perché di quegli sguardi.

"Allora, hai capito?" chiese Cassie improvvisamente.

"Mmm?"

Scossi la testa velocemente come se fossi appena tornato alla realtà e la guardai.

"Venerdì va bene?"

"Che? S-sì..." risposi.

Incrociò le braccia e sbuffò.

"Non hai ascoltato nemmeno una parola di ciò che ho detto, vero?"

"Non ti rispondo perché mi conosci abbastanza bene da sapere la risposta."

"Daniel, ma che hai? Negli ultimi tempi mi sembri fuori dal mondo. Hai sempre quello sguardo assente, non mi ascolti, ti dimentichi le cose..."

"Niente Cass, sto bene. Lo sai che io ho sempre la testa fra le nuvole. Infondo sono Daniel, no?"

"Il mio Daniel."

"Tuo, solo tuo."

Sorrise e mi lasciò un delicato bacio a stampo.

"Devo andare in classe."

Annuii e la seguii con lo sguardo finché non sparì dalla mia visuale, oltre la porta d'ingresso.

"Dan."

Mi voltai e vidi Blane davanti a me.

"B-blane..."

Tentai di sembrare entusiasta della sua presenza.

"Che voleva la rossa?"

Feci un'espressione confusa e lui alzò gli al cielo.

"Intendi Cassie?"

"Sì." rispose.

"Sai, è la mia ragazza."

"Lo so, ma ti ha parlato per più di dieci minuti, ma ho visto che tu eri preso da altro."

Tossii e deglutii.

"Ma no, non ero preso da altro..."

"Sei bello quando arrossisci."

"S-smettila Blane. Non so a che gioco ti stia giocando, ma non mi piace affatto."

Alzò le mani in segno di resa, poi se le mise nelle tasche dei pantaloni.

"Allora, per la moto?"

"Mmm?"

"L'altro giorno ti avevo chiesto se mi aiutavi a riparare la moto."

Mi grattai la testa e annuii.

"Sì, è okay."

Ridacchiò.

"Mi avevi già dato la conferma, scemo."

Scoppiò a ridere e io arrossii ancora di più.

"Allora è vero che non ascolti quando le persone parlano."

"Bè, sono così e basta. A volte mi sfuggono delle cose."

"Quindi facciamo venerdì pomeriggio a casa mia?"

"Sì, va bene."

Fece per andarsene, ma poi tornò indietro.

"E Jake come sta?"

"Che?"

"Il tuo migliore amico..."

"Sì, so chi, ma perché ti interessa? Cioè non puoi chiederglielo tu?"

Annuì e alzò le spalle, entrando a scuola. Andai in classe e mi sedetti. Guardai Jake e notai che aveva un sorrisetto sospetto in faccia.

"Jake?"

Si voltò verso di me.

"Dimmi."

"Stai sorridendo."

Si toccò gli angoli della bocca.

"Sì, sto sorridendo."

"Wow e che è successo per farti sorridere così?"

"Mmm, un ragazzo..."

Arrossì leggermente.

"Che?"

"L'altro giorno ho parlato con un ragazzo."

"Immagino che questo 'ragazzo' non sia Jason."

"No, infatti. Per quale assurdo motivo dovrei parlare con lui?"

"Stavate per sposarvi."

"Hai dei bei capelli oggi, sai?"

"Che cazzo dici?"

"Sparo cose a caso come te."

"Ehi, non..."

"Comunque si chiama Isaac. Isaac Wood."

"Isaac." bofonchiò. "Mi sa tanto di nome da egocentrico."

"Daniel?"

"No, non mi sta bene che questo 'Isaac' spuntato da chissà dove ci provi con te."

"Daniel."

"E che cazzo di nome è Isaac?"

"Daniel!"

Mi bloccai e ripresi fiato.

"Mi fai paura quando parli a macchinetta." disse, appoggiando una mano sulla mia spalla destra.

"Non uscire con questo tipo."

"Ehi, non sono affari tuoi e non voglio più tornare su questo argomento. Poi, per la cronaca, non lo sto frequentando."

Scossi la testa e lo ignorai per il resto della lezione.
Durante la pausa mi alzai di scatto e iniziai a correre verso la classe di Jason. Lo trovai davanti alla porta a chiacchierare con dei ragazzi, tra cui Teo. Quando mi avvicinai, mi chinai leggermente, appoggiando le mani sulle ginocchia. Ripresi fiato sotto gli sguardi sorpresi di tutti.

"Ciao Teo! Jason dobbiamo parlare." dissi, quando tornai a respirare in modo normale.

"Ehi, il mio biondino preferito." mi salutò Teo.

Presi Jason per un braccio.

"Ve lo rubo per dieci minuti."

"Daniel, che ti prende?" chiese Jason, alzando un sopracciglio.

Lo trascinai fuori, in cortile. Lo feci sedere su una panchina, quasi con forza. Rimasi in piedi davanti a lui, iniziando a camminare avanti e indietro.

"Dan? Tutto okay?"

"No!"

Mi bloccai davanti a lui, avvicinando il mio volto al suo.

"Dan..." sussurrò.

Le punte dei nostri nasi si stavano sfiorando.

"Che?"

"Non riesco a respirare se mi stai così addosso."

Mi allontanai e mi sedetti accanto a lui. Iniziai a torturarmi le mani.

"Cosa devi dirmi di così importante?"

"Mmm?"

"Mi hai 'rapito' dai miei amici per parlarmi, no?"

"Jake..." iniziai.

Lo guardai e notai che appena sentii quel nome, sorrise.

"Sì..."

Non potevo distruggere quel sorriso dicendogli che stava frequentando un altro.

"Lui mi ha detto che..." continuai.

Si accese una sigaretta, per poi tornare a guardarmi.

"Dai, non tenermi sulle spine."

"...dovevo chiederti quando poteva venire a casa tua per studiare, dato che sei il suo tutor." conclusi.

Avevo appena mentito e mi sentivo così in colpa.

"Wow, lo ha chiesto proprio lui? Quel Jake?"

Annuii forzando un sorriso.

"Sì, ma sai com'è, avete litigato e a lui non va di parlarti."

"Non preoccuparti, ci parlo io. Almeno avrò una scusa per fare un conversazione 'civile' con lui."

"N-no, non ce n'è bisogno."

Si alzò e mi lasciò la sigaretta accesa in mano.

"Tranquillo, andrà tutto bene."

Ammiccò e se ne andò lasciandomi da solo.

"Ma io non fumo." dissi, quando ormai non poteva più sentirmi.

Guardai la sigaretta e la buttai.
Sospirai e rimasi lì per un po', sperando che Jason non avrebbe scoperto la piccola bugia che gli avevo detto.

-

Era venerdì. Le lezioni erano finite. Iniziai a camminare verso l'uscita, ma qualcuno mi bloccò da dietro, coprendomi gli occhi. Toccai le mani e sorrisi.

"Cass, so che sei tu."

"Ah, ormai indovini sempre."

Mi girai e le diedi un bacio sulla guancia.

"Allora, è okay per oggi pomeriggio?" chiese.

Socchiusi la bocca e mi grattai la testa.

"Ehm, di cosa stiamo parlando precisamente?"

"Non ci credo, non mi hai proprio ascoltata allora!"

"Scusa Cass, non so che mi prende." dissi mortificato.

"Oggi dobbiamo andare con gli altri a comprare un regalo per il compleanno di Tomas."

"Tomas?"

"Sì, Tomas! Hai presente? Quel ragazzo alto, moro, il fidanzato di Sarah, il nostro migliore amico!"

"Ho un impegno..."

"Stai scherzando? Ci viene persino Jake."

"Ma io devo..."

"Non voglio sentire scuse."

"Devo andare."

Uscii dalla scuola e andai verso la mia macchina.

"Dan!" mi chiamò Cassie, da dietro.

Era sulle scale d'ingresso e nei suoi occhi potevo vedere delusione. Mimai uno 'scusa' con la bocca e entrai in macchina. Tirai il capo all'indietro e feci un lungo sospiro.
Arrivai a casa sua e bussai.

"Daniel."

"Blane."

Mi fece spazio per entrare e io lo feci.

"Oggi sarei dovuto andare a comprare un regalo per Tomas con gli altri. Tra una settimana sarà il suo compleanno e ancora sto pensando al perché sono qui."

Chiuse la porta e incrociò le braccia.

"Ma io non ti ho costretto a venire qua."

"È questo il problema. Perché sono qui?"

Prese una canna dalla tasca e l'accese.

"Per questa?"

Ridaccchiò e me la porse dopo aver fatto un tiro.

"Non sto scherzando è una cosa seria e no grazie, non fumo."

Alzò le spalle.

"Da quando sei una persona seria? Io mi ricordo un Daniel scherzoso e ironico."

Alzai gli occhi cielo.

"Ehi solo perché ti do una mano non significa che ti puoi prendere queste confidenze."

"Ma ormai ci conosciamo da molto."

"Sì, ma non per questo siamo amici. Ti spaccherei volentieri il culo per averci provato con Jake fino alla fine, ma non lo faccio solo perché..."

"Perché?"

"Non lo so, sono a favore della 'non violenza' forse?" me ne uscii.

Ci fu un attimo di silenzio, poi dopo esserci guardati negli occhi scoppiammo a ridere.

"Bella battuta Dan."

"Sì, lo so. Questa era un enorme cazzata, ma una di quelle forti."

Si leccò il labbro inferiore e mi guardò con quel suo sguardo provocatorio. Perché continuava a farlo? Era così strano.





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