Capitolo 45 "Questions"
Blane's Point of View:
Ero nel parcheggio della stazione centrale di Londra da dieci minuti ormai, quando vidi Lucy e Dereck in lontananza. Pioveva a dirotto, quindi non riuscirono a vedermi.
Iniziai a camminare, tenendo il mio ombrello e li raggiunsi.
Appena Lucy mi vide, mi saltò addosso, abbracciandomi fino farmi perdere il fiato.
"Fratellino mio, mi sei mancato."
Ricambiai con un po' d'esitazione, mentre gli occhi di Dereck mi traffiggevano l'anima. In un istante tutti quei brutti ricordi affollarono la mia mente, provocandomi una fitta al cuore.
Mi staccai dall'abbraccio ed abbassai lo sguardo, consapevole però che due occhi mi stavano ancora fissando.
Quando salimmo in macchina, misi in moto ed uscii dal parcheggio, mentre Lucy tentava di iniziare una conversazione.
"Allora, come ti senti ora?"
Strinsi di più il volante e deglutii, cercando di concentrarmi sulla strada e non su Dereck che se ne stava seduto sui sedili pestoriori a guardarmi dallo specchietto.
Spostai un attimo lo sguardo su mia sorella seduta accanto a me e forzai un sorriso.
"Bene."
"La scuola?"
"Quest'anno ho la maturità."
Mia sorella sorrise ed appoggiò una mano sulla mia spalla.
"Non preoccuparti, ce la farai."
Quando arrivammo a casa mia, accompagnai i due nella camera degli ospiti al piano di sotto ed andai in cucina a preparare qualcosa da mangiare.
Ruppi due piatti e un bicchiere, perché le mie mani continuavano a tremare. Mentre apparecchiavo Lucy e Dereck mi raggiunsero in cucina.
"Cos'era quel rumore?" chiese mia sorella.
"Ho fatto cadere un piatto, sono sempre il solito sbadato..."
Lucy ridacchiò e mi arruffò i capelli, mentre Dereck mi guardò con quello strano sguardo che aveva da quando ci eravamo visti qualche ora fa. Era come se i suoi occhi fossero vuoti e spenti. Decisi di non dare troppo peso alla cosa.
Durante la cena, Lucy fu l'unica a parlare. Mi disse del fatto che avevano iniziato a pensare al matrimonio e che lei aveva trovato un lavoro in una scuola superiore. Parlò dei vecchi tempi e di come le mancasse avermi accanto a sé.
Dereck se ne stava in silenzio, come me.
Dopo cena, Lucy andò a farsi una doccia, mentre Dereck rimase in cucina per aiutarmi a lavare i piatti.
Cercavo di concentrarmi sulla spugna e sulle mie mani immerse nel sapone, ma più ci provavo e più la consapevolezza che lui fosse lì, mi prendeva a schiaffi in faccia. E fu quando le nostre mani si toccarono, che i nostri occhi si trovarono. Sentii il bisogno di andarmene, scappare via da quel bastardo, ma le mie gambe avevano deciso di non collaborare.
"Blane..." mi richiamò lui. "Mi sei mancato." sussurrò.
Ritirai la mano ed abbassai lo sguardo, mentre la mia mia mente cercava di capire il significato di quelle parole. Mi sei mancato. Cosa cazzo significava? Cosa?
"Blane, guardami negli occhi."
"Non posso..."
"Blane." ripeté, con voce ferma ed afferrandomi per un polso.
Lo faceva sempre quando non volevo ascoltarlo: usava un tono autoritario e poi mi prendeva con la forza.
"Fa male, non posso nemmeno guardarti." mormorai, con voce spezzata.
"Mi dispiace."
Quelle parole accesero una scintilla in me che divampò in rabbia pura. Come poteva uscirsene con un semplice 'mi dispiace' dopo aver abusato di me per anni? Strinsi i pugni e cercai di trattenere le lacrime.
Alcuni dicono che vinci nel momento in cui guardi negli occhi la persona che ti ha ucciso e non senti più niente.
Mi feci coraggio ed alzai lo sguardo, scoppiando in lacrime subito dopo.
Avevo perso.
-
Jake's Point of View:
"Ah! Fai piano, non premere troppo forte!" esclamò Jason, stringendo le lenzuola tra le mani.
"Ma se non lo faccio come si deve, poi farà più male."
Jason sospirò e mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di affondare la testa nel cuscino. Mi misi a cavalcioni sulla parte inferiore della sua schiena e ricominciai massaggiarla. Premetti un po' più forte sotto la nuca, facendolo sobbalzare.
"Cazzo, che dolore! Jake, tesoro, dimentica quello che ti ho detto e lasciami andare a casa!"
"No, ti sei lamentato di avere dolore alla schiena e ora ti fai massaggiare senza fare storie. Che poi mi spieghi perché a diciannove anni hai il corpo di un vecchietto?"
Jason sospirò e si rilassò leggermente, mentre io ricominciavo a massaggiarlo, partendo dalle spalle.
"Non puoi capire."
"Non è che hai un amante segreto che ti sfonda il bel culetto che ti ritrovi a mia insaputa?" sussurrai al suo orecchio.
"Nessuno sfonda il mio bel culetto, Jake. Ho solo lavorato un po' più del dovuto."
"All'azienda di tuo padre?"
"Ma perché tutte queste domande?"
Capovolse le posizioni e si infilò tra le mie gambe. Iniziò a baciarmi il collo e a leccarlo, salendo fino alla mascella, per poi arrivare alla mia bocca e coinvolgermi in un bacio poco casto. Quando iniziò a muovere il suo inguine contro il mio, gemetti nella sua bocca, per poi staccarmi dalle sue labbra.
"Ma non avevi mal di schiena?" chiesi, riprendendo fiato.
"Sì, ma ho voglia di farlo. E poi devo fartela pagare per la battutina di prima. Nessuno tocca il mio 'bel culetto'."
Alzai gli occhi al cielo e lo attirai nuovamente a me, baciandolo.
-
Helen's Point of View:
Io e Violet eravamo sedute sul divano del nostro appartamento a guardare una commedia. Lei stava fumando una sigaretta, mentre io continuavo a punzecchiarmi una coscia, cercando di seguire la trama.
"Questo film è pieno di idioti..." borbottò lei, dopo un po'.
Sospirai ed appoggiai la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
"È una commedia, è normale."
Ci fu un po' di silenzio, interrotto solo dalle voci degli attori del film.
"Violet, ho incontrato un tipo..."
Era da un po' che volevo parlarne, ma avevo paura. Paura di esternare i miei sentimenti e le mie insicurezze.
"Per 'incontrato' intendi dire che te lo scopi o che è una cosa seria?"
Riaprii gli occhi e mi morsi il labbro inferiore.
"Non lo so... Lui è carino, dolce, praticamente perfetto. Eppure c'è qualcosa che mi blocca."
Violet accarezzò i miei capelli e ridacchiò.
"La mia piccola Helen... Ti sei innamorata, non è così?"
"Cosa?"
Mi scostai dalla sua spalla e la guardai negli occhi: erano un po' spenti rispetto al solito.
"Un ragazzo perfetto vuole stare con te, ma tu hai paura di iniziare una relazione con lui? Avanti, questo significa solo una cosa: ti sei innamorata e ne sei spaventata perché non vuoi essere ferita nuovamente."
Violet mi conosceva anche meglio di me stessa ormai. Era come una sorella, anzi forse anche di più. Tra noi c'era un legame molto forte, ci fidavamo e ci prendevamo cura l'una dell'altra. Era così da mesi ormai.
"Cosa faccio?"
Lei mi guardò per un po', per poi sorridere facendo apparire quella tenera fossetta che tanto adoravo sulla guancia sinistra.
"Segui il tuo cuore per una volta in vita tua e sii felice. Hai sofferto troppo negli ultimi anni, sii felice per una volta. Fallo per me, Helen Bailey."
Mi diede un delicato bacio a stampo e si alzò, per poi andarsene in camera sua.
Io rimasi immobile per un po', cercando di capire a fondo il significato di quelle parole e di quel bacio.
Spazio me:
La prima parte di "1945" è stata pubblicata, la trovate sul mio profilo.
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