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Capitolo 4 "Broken heart"

Alzai leggermente le spalle, trattenendo il fiato. Feci un lungo sospiro e misi una mano tra la sua bocca e la mia. Lo guardai negli occhi.

"No." sussurrai.

Lui rimase con le labbra appoggiate alla mia mano per un po', per poi staccarsi.

"Qual'è il tuo problema?"

"Niente, nessun problema..."

"Scherzi?"

Scossi la testa.

"Vado a casa."

Iniziai a camminare, ma lui mi bloccò per una spalla.

"Ti accompagno io..."

Lo scostai.

"No grazie ce la faccio."

L'alcool di prima iniziava a farsi sentire: ormai il mio corpo era così abituato che ci voleva un po' per sentire la sbronza.

"Non ti lascio andare da solo."

"E invece devi lasciarmi andare! È meglio per tutti!"

"Okay, stiamo parlando ancora del fatto che voglio darti un passaggio o cosa?"

"Lasciami andare Jason, fidati è meglio così."

Lo guardai con gli occhi lucidi e vidi la sua espressione cambiare completamente, come se si fosse arreso. Feci un lungo sospiro e ricominciai a camminare.
Arrivai a casa verso mezzanotte. Eric e Mercy erano ancora davanti alla TV, ma si erano addormentati: lei con la testa appoggiata alla spalla di lui. Sorrisi appena e presi una coperta, mettendola sulle loro gambe.

"Buonanotte." sussurrai.

Andai in camera di Eric e mi sdraiai sul suo comodo letto: nel mio non ci volevo più stare e a forza di dormire sul pavimento mi sarebbe venuta una scoliosi alla schiena.
Mi addormentai quasi subito, ripensando e ripensando al "quasi bacio" tra me e Jason. Avrei voluto sapesse che mi sarebbe piaciuto darglielo quel bacio, ma il mio orgoglio stava vincendo su tutto.

-

Una fastidiosissima luce mi strappò via dal sonno: Eric aveva aperto le tende con un veloce scatto.

"Che ci fai nel mio letto?"

Mugulai, coprendomi il volto con le coperte.

"Ehi, parlo con te!" esclamò, mettendosi a cavalcioni su di me.

"Eric! Togliti subito, guarda che pesi!"

Cercai di scostarlo, invano.

"Nessuno dorme nel mio letto." disse, guardandomi negli occhi.

"E Meredith?"

"Lei è la mia ragazza."

Ridacchiò e si tolse, sdraiandosi accanto a me. Mi alzai e mi stiracchiai.

"Sono così stanco..." mormorai.

"Mmm?"

"Niente, vado a farmi una doccia."

Andai in bagno e mi spogliai, mettendomi sotto il getto di acqua bollente. Faceva male, ma avevo bisogno di sentire qualcosa di forte per svegliarmi. Iniziai ad insaponarmi e tirai il capo all'indietro, lasciandomi travolgere da mille pensieri. Mi ricordai della prima volta che io e Jason avevamo fatto la doccia insieme, per me era stato strano, dato che all'epoca ero convinto di essere etero. Mi morsi un labbro, poi abbassai lo sguardo sgranando gli occhi.

"Oh cazzo..." sussurrai.

Mi leccai un angolo della bocca, poi scossi la testa.

"Un'erezione, ci mancava solo questa..."

Strinsi i denti e finii di lavarmi con l'acqua fredda, per risolvere il problemino, senza dovermi toccare.
Mi vestii ed andai a scuola. All'entrata vidi Cassie da sola, che leggeva un libro. Mi avvicinai lentamente, pieno di esitazione fino all'ultimo passo. Quando mi piazzai davanti a lei, rimasi in silenzio, con le mani in tasca. Alzò lo sguardo e sorrise.

"Jake."

"Cassie..."

Chiuse il libro e continuò a stringerlo nella mano destra anche quando mi abbracciò. Il suo petto sul mio mi fece sentire un bel calore, una sensazione piacevole che mi fece rilassare improvvisamente. Le accarezzai la schiena e affondai la testa nella sua spalla sinistra.

"Ehi, tutto okay?"

"S-sì..."

Si allontanò leggermente, ma lasciò le sue mani sulla mia schiena.

"Parla con la tua Cassie."

Sorrisi e avvertii improvvisamente un senso di malinconia.

"Cass, pensi che le cose torneranno mai come prima?"

Sospirò, ma poi fece un mezzo sorriso.

"Le cose non torneranno mai come prima."

"Oh..."

Come immaginavo. Anche una ragazza positiva come Cassie era ormai convinta che le cose non si sarebbero aggiustate.

"Le cose andranno anche meglio di prima, infatti." aggiunse, quando vide la mia espressione delusa.

La guardai e sorrisi nuovamente.

"Sei così perfetta Cass, sai dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Grazie."

"No, non ringraziarmi tesoro."

"Potrei ritornare etero solo per te." dissi in tono ironico.

"Oh, sarebbe un onore Jake Smith."

Scoppiammo a ridere e ci staccammo l'uno dall'altra.

"Ora te lo chiedo di nuovo: è tutto okay?"

"Sì." annuii poco convinto, come se non potessi far a meno di ignorare la realtà dei fatti. "È tutto okay."

La salutai e andai in classe. Mi sedetti e guardai Daniel, che era già seduto nella sedia accanto alla mia. Non mi calcolò e continuò a fissare il vuoto.

"Allora, hai intenzione di fissarmi ancora per molto?" chiese ad un certo punto.

"Mmm, pensavo di farlo finché non mi avessi parlato."

"Okay, quindi ora puoi anche guardare fuori dalla finestra come fai sempre, no?"

"Perché sei così incazzato stamattina?"

Si girò leggermente verso di me.

"Me lo stai davvero chiedendo?"

Alzai un sopracciglio.

"Evidentemente sì Daniel, te lo sto davvero chiedendo."

"Prima di tutto non so dove cazzo sia finito il mio migliore amico e quindi se lo vedi digli di farmi uno squillo, che mi manca. Poi stai trattando male tutti, come se ognuno di noi ti avesse fatto del male, ma la cosa divertente è che non è così. Anzi, noi ti siamo sempre stati accanto. E poi, mi spieghi perché cazzo stavi palpando il culo della mia ragazza prima?"

Trattenni le risate e cercai di sembrare serio.

"Se vedo il tuo 'migliore amico' te lo saluto. Tratto la gente come penso sia opportuno fare. Non stavo palpando il culo della tua ragazza, ci stavamo solo abbracciando."

"Ti ho visto..."

"Stiamo davvero discutendo di questa cosa? Daniel sono gay."

"Okay, va bene. Lasciamo perdere questo argomento. Helen mi ha detto come l'hai trattata ieri."

Sospirai.

"E allora?"

"E allora sei stato uno stronzo."

"Ebbene sì, sono uno stronzo senza cuore."

Sorrisi alzando leggermente le mani in segno di resa.

"Jake..."

"Scusa, ora lo 'stronzo' va a fumarsi una sigaretta."

Non ci furono altre parole. Mi alzai e uscii dalla classe. Andai dietro la scuola e mi accesi una sigaretta. Iniziai a fare lunghi tiri, chiudendo gli occhi di tanto in tanto.

"Non si fuma, Jake."

Aprii gli occhi di scatto e mi ritrovai davanti quel ragazzo moro che mi dava il tormento.

"Sconosciuto, mi faresti il favore di andartene? Non è giornata."

Appoggiai la schiena al muro e lui avanzò verso di me. Alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi: ma perché ero così basso rispetto a tutti?

"Abbiamo iniziato con il piede sbagliato."

Sospirai.

"Avrei preferito che non avessimo mai iniziato."

Ridacchiò e appoggiò una mano al muro, accanto al mio volto.

"Isaac Wood."

Girai la testa di lato e guardai la sua mano, poi tornai ai suoi occhi azzurri.

"Non c'è bisogno che ti dica il mio nome."

"No, lo so già."

Sbuffai.

"Faccio il quinto." continuò lui.

"Cosa ti fa credere che mi interessi ciò che stai dicendo?"

Mi sfiorò una guancia con la mano libera.

"Vengo dall'America, New York. Mi sono trasferito qua a Luglio. Un giorno ti ho visto al Regency, tu hai sorriso e io ho ricambiato."

Mi bloccai per qualche istante, cercando di andare indietro con la mente fino a quel giorno. Mi ricordai che prima di partire per Brighton, ad Agosto, ero andato al Regency per salutare Alana e mi ricordai di lui.

"Oh, sei tu."

Deglutii.

"Ti ricordi è..."

"Sì, sì..."

Buttai il mozzicone e lo calpestai per spegnerlo.

"Quella cameriera era la tua ragazza?"

Alzai un sopracciglio.

"Sì, esattamente. Jason McCurthy è solo un ragazzo che ha un enorme cotta per me. Sono etero e Alana era la mia ragazza."

Cercai di non ridere, ma a forza di trattenermi diventai tutto rosso.

"La smetti di prendermi in giro?"

"N-non ti sto prendendo in giro..."

"Lo so che Jason ti ha spezzato il cuore. Me l'ha detto quella ragazza rossa, la tua amichetta."

"Sarah?"

"No, l'altra."

"Cassie."

Annuì e sorrise.

"Cazzo..." imprecai.

"Che ti prende?"

"Volevo mantenere l'immagine del ragazzo duro e senza cuore per un po'."

Mi mordicchiai il labbro inferiore.

"Stai flirtando con me?"

Liberai il labbro dai miei denti e lo guardai con la bocca socchiusa.

"Che?"

"Niente." ridacchiò leggermente.

"Comunque, ora che sai che ho un cuore da spezzare dovrò stare attento..." dissi.

"Perché?"

Misi le mani sul suo petto per scostarlo e lo guardai.

"Perché se le persone ti vedono come il ragazzo cattivo e insensibile non ti possono spezzare il cuore."

"Stai dicendo che io potrei spezzartelo...?"

Lo spinsi leggermente per passare. Notai che era arrossito.

"Mi stai dando una possibilità Jake Smith?" chiese.

Presi fiato come se dovessi parlare, ma poi mi limitai ad alzare le spalle e a mettere le mani in tasca.

"Forse."

"'Forse mi basta per ora." rispose, continuando a sorridere.

Per me era strano solo pensare di aprire il mio cuore ad un'altra persona che non fosse Jason. Eppure avevo appena dato una speranza a Isaac. Mi sentivo quasi in colpa.
Iniziai a camminare verso le scale antincendio per rientrare a scuola.

"Non sei un cattivo ragazzo, Jake."

Misi il cappuccio e mi girai, continuando a camminare all'indietro.

"Potrei stupirti."

Mi morsi il labbro inferiore, ammiccando e lui ridacchiò.
Quando rientrai, iniziai a camminare a testa bassa, poi alzai lo sguardo e sorrisi appena. Sentivo una strana sensazione dentro di me, come se la mia vita potesse cambiare, come se parlando con Isaac avessi capito che il potere di cambiare era tutto nelle mie mani.

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