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Capitolo 3 "People change"

Era sabato mattina. Mi alzai dal letto, sbadigliando rumorosamente. Mi girava la testa e sentivo i crampi allo stomaco. Guardai il mio addome e notai che le ossa iniziavano a sporgere sempre di più.
Mi preparai e scesi.

"Ehi, piccolo." mi salutò Eric.

"Senti io stasera vado ad una festa."

Rimase perplesso per qualche istante.

"Una festa? Wow, ma certo! Cioè fai tardi e se vuoi dormi fuori, divertiti, bevi un po'..."

"Eric." lo bloccai.

"Scusa ma sono felice, perché è da un po' che non vai ad una festa e voglio che tu ti diverta."

Sorrise e mi abbracciò.

"Dai, non fare il fratello..."

"Mmm?"

"Sei strano ecco." me ne uscii.

"Voglio solo vederti sorridere."

"Vado a scuola."

"Vai a scuola."

Mi arruffò leggermente i capelli e mi aprì la porta.

"A dopo piccolo."

Feci un cenno e andai a scuola. Appena entrai in classe, notai subito l'espressione soddisfatta di Daniel. Mi sedetti e lo guardai.

"Che hai?"

"Ehi, buongiorno!" disse con entusiasmo.

Alzai un sopracciglio e socchiusi la bocca. Dopo un po' di perplessità, parlai.

"Non mi piace quella faccia."

Si pizzicò le guance e mi fece una linguaccia.

"Ho questa di faccia."

"Intendo dire quell'espressione in particolare."

"Non posso sorridere?"

"Puoi sorridere, ma io ti conosco e quel sorriso è tipo "wow, sono così soddisfatto"."

"Vuoi davvero saperlo?"

Annuii.

"Hai presente il progetto del tutoraggio dello scorso anno?"

"Sì e allora...?"

Ridacchiai e lui si unì a me.

"Io non riderei se fossi in te." disse, tornando serio.

"P-perché?" chiesi.

"I tutor sono gli stessi dell'anno scorso."

Sbiancai di colpo e deglutii.

"Scherzi, vero?"

Scosse la testa.

"C'è l'annuncio in bacheca."

Sgranai gli occhi.

"Significa che io e Jason..."

"Tornerete insieme!"

"No."

"Avanti, passerete del tempo insieme, anche se per studiare, ma starete soli."

Mi diede una pacca sulla spalla.

"Voglio i Jakson!"

"Oh ti prego." dissi.

Mi coprii il volto con le mani, poi le feci scivolare fino al banco.

"I che?" chiesi.

"Jakson: la fusione dei vostri nomi, Jake e Jason."

"Sembri una di quelle ragazze che...uhm, come si dice? "Shippano" una coppia."

Sbuffai alzando gli occhi al cielo. Fece il labbruccio.

"Jakson! Jakson! Jakson!"

Gli coprii la bocca, mentre lui continuava a mugulare. Guardai i nostri compagni di classe, la cui attenzione era ricaduta su noi due. Sorrisi nervosamente e feci cenno di girarsi. Quando smisero di guardarci tolsi la mano dalla bocca di Daniel.

"Ma che ti dice il cervello?"

"Che vi rivoglio insieme."

"Taci."

"Agli ordini capo." disse in tono sarcastico.

"Non scherzo, taci."

"Dai, non essere così antipatico. Lo sai che mi manchi?"

"Che?"

"Mi manchi."

Alzai un sopracciglio.

"Sei serio?"

"Io non ti riconosco più e mi manca il vecchio Jake."

Aprii la bocca, dalla quale uscii solo un lungo sospiro.

"Abituati a questo allora." dissi.

"Mai."

Scossi la testa.

"Fa quel che vuoi, allora."

Ci ignorammo per il resto della lezione. Iniziai a scribacchiare qualcosa sul mio quaderno per passare il tempo, ma quell'ora sembrava infinita.
Quando il suono squillante della campanella mi pervase la mente, facendosi spazio tra tutti i miei pensieri, mi alzai di scatto.
"Ciao Dan, a dopo."

"Ma dove cavolo vai? Abbiamo un'altra ora."

"Faccio una pausa." dissi, alzando le spalle.

"Guarda che non puoi continuare a fare così."

Feci un cenno con la testa e ignorai la sua frase. Uscii dalla classe, tenendo lo zaino su una spalla. Andai a guardare la bacheca e cercai l'annuncio. Quando lo trovai, iniziai a leggerlo facendo scorrere il mio indice destro lungo tutto il foglio. Mi soffermai su una frase:
"Vi informiamo inoltre che le coppie di studio dell'anno scorso rimarranno le stesse, per non creare disagi nell'organizzazione."

Iniziai a picchiettare insistentemente il dito su quella parte di foglio.

"Oh, invece me lo create il disagio." dissi, quasi tra me e me. "E pure grosso!" esclamai, un po' troppo forte.

Alcuni si girarono a guardarmi, per poi tornare a camminare verso le loro classi.

"Perché?" chiese una voce femminile.

Vidi Teo mettersi alla mia destra e Helen alla mia sinistra.

"R-ragazzi?"

"Da quando stare con Jason è un disagio?"

"Lo sai da quando, Hel." risposi.

"Ha sbagliato, okay, ma non pensi che ora tu possa perdonarlo?"

"Voi sognate, ma vi pare che lo perdono dopo l'enorme cazzata che ha fatto?"

"Perché?" chiese Teo.

Presi un bel respiro profondo.

"Perché esiste una cosa chiamata fiducia e lui ha tradito la mia, due volte."

I due sospirarono quasi contemporaneamente.

"Ci sarai alla festa, stasera?"

Annuii, decidendomi a togliere il dito dal foglio.

"Bene!" esclamò Teo, tutto entusiasta.

"Penso che andrò a fumarmi una sigaretta."

"Penso che verrò con te." disse Helen, sorridendo.

"Ma Hel, invece di farlo migliorare me lo porti sulla cattiva strada?" disse Teo, in tono ironico.

"Oh sì, sono una cattiva ragazza."

Scoppiarono a ridere e io ebbi di nuovo quel senso di nostalgia. Feci un mezzo sorriso e iniziai a camminare. Helen rimase indietro: sentii che continuò a parlottare un po' con Teo.

"Dagli del tempo, si riprenderà." disse lei, prima di raggiungermi.

Feci finta di non aver sentito e andai verso il cortile, seguito da lei. Ci sedemmo su una panchina e iniziammo a fumare.

"È da un po' che non parliamo." disse, accavallando le gambe.

"Vero." risposi, buttando fuori del fumo.

"E che mi racconti?"

Si voltò leggermente verso di me, sorridendo.

"Che la mia vita è un treno in corsa che sta andando contro un grande muro e che ogni giorno mi ci avvicino di più e rischio di schiantarmi."

"W-wow..."

Spense la sigaretta sulla panchina e buttò il mozzicone.

"Perché questa metafora così forte?" chiese dopo un po' di silenzio.

"Perché è la verità e la verità non è sempre piacevole."

"Sai che Jason non fa altro che parlare di te?"

Alzai gli occhi al cielo.

"Allora, sentiamo un po', che dice?"

Fece un bel respiro profondo e iniziò a parlare.

"Dice che gli manchi e che ogni volta che ti vede sente il cuore esplodergli nel petto. Dice anche che sei bellissimo, che gli mancano i tuoi "ti amo", che gli mancano le tue labbra, il tuo corpo..."

Iniziò ad alzare dita dalle sue mani chiuse a pugno, ad ogni punto nuovo del suo elenco.

"Ora basta, Hel..."

"Ma soprattutto, Jake, dice che gli dispiace tantissimo e che ti ama, ma sul serio."

Guardai il cielo per qualche istante, poi tornai ai suoi occhi.

"Non tutte le persone che si amano stanno insieme. È la vita ed è un grande schifo. Non esiste il "E vissero per sempre felici e contenti"."

Sembrò che quella frase la spiazzò, perché non disse più niente, ma iniziò a tormentare le sue mani con insistenza.

"Volevo solo aiutarti..." mormorò.

"Scusa, non mi serve aiuto."

"Tutti hanno bisogno di aiuto."

Ritornò a guardarmi negli occhi.

"Non io." dissi, in tono freddo.

"Sembri un'altra persona, ma che ti prende?"

"Siete ripetitivi, lo dicono tutti ormai."

"Forse se lo dicono tutti c'è un motivo..." disse, con esitazione.

"Che stai insinuando?"

"Sto dicendo che forse abbiamo ragione, Jake: tu sei cambiato."

"Scusa cara Helen posso farti una domanda?"

Inclinò leggermente la testa e annuì.

"Quando Jason ti ha tradita non sei cambiata anche tu?"

Si irrigidì di colpo e si graffiò un paio di volte le gambe scoperte, perché indossava dei pantaloncini.

"C-che ne s-sai tu di..." balbettò lei.

"Jason mi ha raccontato tutto."

"Tutto?" chiese, deglutendo rumorosamente.

"Tutto."

Le scese una lacrima.

"Anche se ti ha raccontato ciò che è successo, non c'era bisogno di fare quella domanda..."

"Dai, rispondi: come ti sei sentita quando hai scoperto che Jason ti aveva tradita?"

"Senti, vaffanculo."

Si alzò prendendo il suo zaino, ma io la bloccai per un polso, prima che potesse iniziare a camminare.

"Hai visto cosa intendo? Tu sai cosa sto passando, perché ci sei passata anche tu. Quindi, cara Helen, la prossima volta pensaci prima di chiedermi perché sono cambiato."

Si liberò dalla mia presa con un movimento brusco e rientrò a scuola. Ero stato un po' insensibile, lo ammetto, ma ero stanco di sentire le stesse cose ogni santo giorno e se per essere lasciato in pace sarei dovuto diventare uno stronzo, allora l'avrei fatto. Solo per un po', giusto il tempo di riprendermi...

-

Dopo una lunga giornata passata a non fare niente, decisi di alzarmi dal pavimento per iniziare a prepararmi. Avevo deciso di non dormire più sul mio letto da quel giorno in poi. Dovevo staccarmi da tutto ciò che mi ricordava la nostra relazione: impresa difficile.
Mi feci un doccia e mi vestii. Scesi al piano di sotto e andai in sala. Mercy e Eric stavano guardando la TV, davanti ad una grande busta di pop corn.

"Sembrate due vecchietti." dissi, appena li vidi.

"Mmm?!"

"V.e.c.c.h.i.e.t.t.i." scandii.

"Siamo solo stanchi." rispose Eric, mettendosi una manciata di poc porn in bocca.

"Dai dicono che invecchiare è bello, infondo." dissi in tono ironico.

Mi chinai leggermente verso di loro, rimanendo dietro al divano. Lasciai una bacio sulla guancia di Mercy, poi uno su quella di Eric.

"Ehi niente cazzate stasera e non tornare prima delle una." disse Mercy, mentre stava ancora masticando.

"Ehm, di solito si mette un coprifuoco, ma va bè io ho una famiglia anormale."

Alzai le spalle, mentre loro risero e mi fecero cenno di andare.
Uscii di casa e mi guardai intorno. Controllai l'orario: erano le 20:30. Iniziai a camminare lentamente, tenendo le mani in tasca. Arrivato a casa di Teo, bussai con un po' di esitazione. Lui venne ad aprirmi e appena mi vide mi abbracciò.

"Jake, amico mio, finalmente!"

Ricambiai l'abbraccio per un po', poi mi staccai.

"Ehi."

"Che allegria, eh! Forse ti servono un paio di bicchierini, che ne dici?" esclamò, ammiccando.

Annuii, alzando le spalle.

"Entra, dai."

Lo superai, entrando. Mi guardai intorno: non era una festa scatenata, almeno non ancora. Andai in cucina per cercare qualcosa da bere. Aprii la dispensa e notai una bottiglia di vodka al lime, nello scaffale più alto.

"La mia preferita." sussurrai.

Mi alzai sulle punte e allungai il braccio destro: non ci arrivavo. Quando finalmente riuscii ad afferrare la bottiglia, rischiai di cadere all'indietro, ma la mia schiena si appoggiò sul petto di qualcuno. Strinsi la bottiglia in mano e deglutii.

"Stai attento."

Mi voltai di scatto e lo guardai: Jason.

"Mi segui?"

"No, stavo cercando qualcosa da bere."

"Bene."

"Potresti anche ringraziarmi, ti ho aiutato."

"Io non ti devo niente."

Sospirò.

"Vodka al lime, la tua preferita."

"Mmm te lo ricordi è..."

Aprii la bottiglia e iniziai a bere tutto d'un fiato. A metà, sentii una sua mano bloccare la mia.

"Basta."

Appoggiai la bottiglia sul tavolo.

"Perché?"

"Ti fa male bere così tanto."

"Sono cose che non ti riguardano."

"Io mi preoccupo per te. Anche se tu mi odi e mi tratti come se fossi uno sconosciuto, io continuo ad amarti, ricordatelo."

"Smettila..."

Sbuffai e iniziai a camminare.

"Sono serio!"

Mi faceva male, ma dovevo stargli alla larga.

"Okay okay, io vado."

Andai in sala, dove vidi Sarah e Tomas che si baciavano sul divano.

"Ragazzi?"

Mi sedetti sulle gambe di Tomas, inducendoli a staccarsi dal bacio.

"Che problemi hai?!" sbottò Sarah.

"Mmh?"

"Ah, ma sei tu Jake. Non ti avevo riconosciuto con questo cappuccio in testa." disse, togliendomelo.

"Dai ho dei capelli orribili!"

Misi una mano in testa, ma Tomas me la tolse.

"Sempre meglio del cespuglio che ho io." replicò quest'ultimo.

"Ora potresti toglierti dalle gambe del mio ragazzo?"

Annuii e mi alzai, mettendomi sulle sue.

"Ehi ehi! Non significa che devi metterti sulle mie!" esclamò ridendo.

Mi alzai nuovamente.

"Ragazzi, ma non ci si può nemmeno sedere in pace! Io vado a fare un giro va, che forse è meglio." dissi con ironia.

I due risero e ricominciarono subito a baciarsi con passione. Li guardai per un po' e continuai a farlo anche mentre mi allontanavo.
Dopo aver passato un bel po' di tempo a girare a vuoto e a bere shots, Daniel mi chiamò per andare a giocare ad obbligo o verità.

"Oddio, lo sai che odio quegli stupidi giochi."

"Dai, ci divertiremo." disse, facendo il labbruccio.

Daniel era sempre tenero, aveva quegli occhietti azzurri e quell'espressione da cucciolo che ti facevano sciogliere, ma quando ci aggiungeva il labbruccio, diventava praticamente impossibile dirgli di no.
Sospirai e alzai gli occhi al cielo.

"Okay."

Andammo in sala e vidi tutti seduti. Mi misi sul divano e iniziai a guardare gli altri giocare. Arrivò il mio turno.

"Jake, obbligo o verità." chiese Daniel.

Mi guardai intorno e notai che l'attenzione di tutti era ricaduta su di me.

"Dato che non mi fido di te..."

"Grazie è!" esclamò ridacchiando.

"Scelgo verità."

Ci fu un attimo di silenzio, un attimo che sembrò un'infinità.

"Ami ancora Jason McCurthy?"

Sentii il cuore esplodermi nel petto.

"Sei scontato. Passo."

"Non puoi, ormai hai scelto." disse Teo, facendo un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra.

Trovai alquanto strana quella visione, perché Teo non era il tipo che beveva, ma forse dopo la bocciatura aveva deciso di cambiare. Lo guardai e lui guardò me.

"Jake? Sei ancora tra noi?" chiese, scuotendo la mano sinistra un paio si volte.

Scossi la testa, come se fossi appena tornato alla realtà. Guardai Jason: aveva un'espressione speranzosa.

"Non rispondo!" ripetei nuovamente.

"Se non rispondi devi pagare un pegno e ti assicuro che sarò cattivo." rispose Daniel, marcando l'ultima parola.

"No."

Non fui io a rispondere, ma Jason, che aveva abbassato lo sguardo.

"Ma doveva rispondere Jake..." mormorò Daniel.

Cassie gli diede un colpetto sul capo e lo fulminò con lo sguardo, per farlo star zitto.
Mi alzai.

"Lo avevo detto che era un gioco inutile."

Jason si alzò e corse fuori.

"Bravo Jake, sai che stai diventando proprio un grandissimo stronzo?!" esclamò Helen, alzandosi.

Mi tornò in mente il comportamento sgradevole che avevo avuto con lei quella mattina.

"Mi disp-..."

"Risparmiami le tue false scuse."

"Ci vediamo ragazzi è sempre bello stare in vostra compagnia." me ne uscii.

"Noi non ti vogliamo più Jake." disse Helen, incrociando le braccia.

E in quel momento sentii il peso del mondo su di me, proprio come quando mi alzavo la mattina.

"Hel, ora non esagerare..." intervenne Teo, afferrandole un polso.

Lei lo scostò e tornò a guardarmi. Socchiusi le labbra, come se avessi qualcosa da dire, ma dalla mia bocca non uscii nemmeno una parola. Mi limitai a fare un lungo sospiro e ad annuire. Uscii di casa, sbattendo la porta dietro le mie spalle. Vidi Jason seduto sul marciapiede che stava davanti al vialetto.
Camminai fino ad arrivare affianco a lui. Scesi dal marciapiede, mettendomi davanti a lui.

"È davvero così?" chiese, dopo un po' di silenzio.

"Cosa?"

Alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. I suoi non erano più di quel bel verde acceso, ma spento: aveva pianto, si vedeva.

"Non mi ami più?"

"Non ti voglio più."

"Ma io ti ho chiesto un'altra cosa."

"E io ti ho risposto."

Si alzò e scese dal marciapiede, piazzandosi davanti a me: era anche più alto del solito.

"Basta con questi giri di parole, Jake."

Si avvicinò pericolosamente al mio volto. Appoggiò una mano sul mio fianco destro e prese ad accarezzarlo. Abbassai leggermente lo sguardo per guardare la sua mano poi lo rialzai.

"Non devi toccarmi..."

"Un tempo ti piaceva."

"Non più, te l'ho detto che non ti voglio."

Inclinò leggermente il volto: sentivo il suo respiro sfiorarmi le guance e il suo buon profumo invadermi. Chiusi gli occhi per qualche istante e sentii il suo labbro superiore sfiorare il mio.
Ero immobile, il mio corpo sembrava non voler rispondere a ciò che diceva il mio cervello: scostalo, respingilo, scappa.
Le nostre labbra erano ad un soffio di distanza...

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