Capitolo 18 "A cosa stai pensando?"
Jake's Point of View:
"Jake, a cosa stai pensando?"
Guardai Daniel, che stava sdraiato con la testa appoggiata sulle mie gambe e sospirai.
"Sto pensando a quanto io sia stupido."
Alzò un sopracciglio e si sistemò meglio sul divano, facendo pressione sulle mie gambe.
"Mi fai male, coso!"
"Coso a chi? Comunque, perché pensi di essere stupido?"
"Se te lo dico, mi prometti di non urlare come una ragazzina di dodici anni?"
Ridacchiò e annuì. Presi un respiro profondo e sputai quella frase con una velocità disumana. Volevo solo togliermi quel "peso".
"Ho scopato con Jason!"
Lui tossì e si alzò dalle mie gambe, mettendosi in ginocchio accanto a me.
"Ma. Che. CAZZO?!"
"Dan! Vuoi svegliare Mercy?"
"Sono solo le 18:00!"
"E allora? È stanca, è appena tornata da un viaggio di lavoro."
Scosse la testa e mi afferrò per le spalle.
"Quando?"
"Quando che?"
Alzò gli occhi al cielo.
"Ma sei davvero stupido allora. Quando è successo?"
"Durante la vacanza di una settimana fa, l'ultima notte dell'anno."
Il suo sguardò andò a fissare il vuoto, poi vidi uno strano sorrisetto apparirgli sul volto.
"Che cosa romantica..." sussurrò.
Ridacchiai.
"Ma che cos...Daniel mi sembri una ragazzina!"
"E poi dici che io non devo urlare..."
Ci fu un po' di silenzio, poi lui si ricompose e si mise nella posizione di prima, così iniziai ad accarezzargli i capelli.
"Non hai niente da dire?" chiesi.
"Stai giocando con il fuoco Jake Smith." disse, con una voce buffa.
"Oddio, Dan sono serio, devi dirmi qualcosa..."
"Penso che alla fine fosse scontato. Voi due tornerete insieme, è solo questione di tempo."
"T-tu questo non puoi dirlo. Cazzo, smettetela di essere tutti così ripetitivi..."
"Voglio essere il testimone al vostro matrimonio."
"Vaffanculo Dan..."
Lo scostai e mi portai le ginocchia al petto. Sentii gli occhi inumidirsi.
"S-scusa Jake, non intendevo..."
"Oh ma per favore, stai zitto, hai già detto abbastanza."
E quelle fottute immagini di quella giornata di metà agosto, mi tornarono in mente per l'ennesima volta.
Notai che Dan aveva preso il telefono e stava scrivendo dei messaggi, con espressione preoccupata.
"Devo andare."
Lo guardai e alzai le spalle.
"Dove?"
"Una persona ha bisogno di me..."
"Quella persona per caso è un certo Blane Johnson?"
"S-sì..." disse, quasi in un sussurro.
Feci un sorriso malinconico e lo guardai nuovamente.
"Perché? Vi odiavate un tempo..."
"Le cose cambiano."
Si alzò e si mise la giacca. Gli feci un cenno con la testa e lui sorrise leggermente andandosene.
"Le persone cambiano." sussurrai tra me e me.
Mi sdraiai sul divano e mi addormentai per la stanchezza.
-
Daniel's Point of View:
Lasciai Jake con un po' di tristezza. Non volevo, ma Blane mi aveva scritto di aver disperatamente bisogno di aiuto.
Quando arrivai davanti a casa sua, suonai il campanello. Dopo circa un minuto, lui venne ad aprirmi.
"Odio dover aspettare sempre una vita, quando busso alla tua porta."
Lui rise e mi trascinò letteralmente dentro.
"Dan, per fortuna sei qui ora!"
Mi abbracciò e io ridacchiai.
"Tutto okay Blane? Se continui a stringermi così, soffoco."
Allentò la presa e mi guardò. Aveva gli occhi leggermente arrossati.
"Hai pianto?"
Scosse la testa e deglutì.
"B-Blane tu hai fumato..." dissi, con voce roca.
Le lacrime minacciavano di scendermi dagli occhi. Feci per andarmene, ma lui mi bloccò, spingendomi al muro.
"Lasciami fottutamente in pace, sei solo un drogato! Ti avevo detto di farla finita con quella roba!"
"Dan t-tu sei una delle poche persone c-che mi ri-rimangono..."
Lo sentii tremare e alzai leggermente lo sguardo, dato che era più alto di me.
"Perché allontani tutti? Perché non ti vuoi far aiutare?"
Si strinse a me e appoggiò la fronte sulla mia spalla.
"Il mondo fa m-male Dan, ho paura..."
Iniziò a singhiozzare.
"I-io non volevo! Cazzo, sono uno stupido!" continuò.
A cosa si riferiva? Era strano e mi dispiaceva vederlo così fragile.
E così, senza nemmeno rendermene conto, le mie labbra furono sulle sue. Lo sentii sospirare e le sue mani afferrarono i miei fianchi, facendomi alzare sulle punte. Presi a respirare a fatica, mentre la sua bocca consumava la mia senza alcun ritegno. Mordeva le mie labbra, le lambiva e nella foga di quel momento assurdo, mi spinse contro il muro. Nemmeno quella botta riuscì a farmi riprendere dall'estate di quel momento. Fu solo quando sentii la sua lingua forzare leggermente per trovare la mia che mi staccai, guardandolo negli occhi, come se mi fossi appena svegliato da una trance.
"Cazzo, io non dovevo. Che diavolo sto facendo." farfugliai.
Mi ripulii le labbra e lo guardai con imbarazzo. Lui era sorpreso e continuava a mordersi il labbro inferiore, ma non fece domande, disse solo di essere molto stanco.
Lo accompagnai in camera sua, dove si buttò sul letto, sospirando. Mi sdraiai dall'altra parte del materasso e cercai di rilassarmi. Blane stava guardando il soffitto, mentre io gli davo le spalle.
"Tu mi hai-..." iniziò.
"Ti prego, non dire niente." lo interruppi, arrossendo.
Lo sentii ridacchiare e qualche istante dopo il suo petto era appoggiato alla mia schiena.
"Perché mi stai abbracciando? Che sono queste confidenze?" borbottai.
"Tu mi hai baciato, Daniel Taylor e fai a me la predica?"
Non aveva tutti i torti.
"Senti, io non-..."
"Shhh..." mi bloccò.
Mi diede un bacio sul lato del collo e sussurrò un "buonanotte", prima di addormentarsi.
A quel ragazzo dagli occhi verdi piaceva davvero troppo provocarmi, ma infondo avevo iniziato io.
Quella volta ero io, Danie Taylor, ad aver iniziato a giocare con il fuoco.
-
Daniel's Point of View:
"Dan, svegliati..."
Mugolai a causa di quelle parole che vennero a disturbare il mio sonno. Sentii che le coperte mi vennero strappate via con uno scatto veloce.
"Non voglio far tardi a scuola dolcezza, quindi o ti alzi ora o ti faccio alzare con la forza, ora."
"Mmh!"
"Dan?"
"MMMH!"
Sentii delle labbra appoggiarsi sulla mia guancia, per poi leccarla.
Mi alzai di scatto, lanciando un cuscino verso Blane.
"JOHNSON IO TI DENUNCIO!"
Fece un passo indietro e schivò il cuscino.
"Sì, ma prima migliora la tua mira, biondino."
Sbuffai e improvvisamente mi ricordai di ciò che era successo la notte prima.
"Merda..."
"A cosa stai pensando?" chiese, mentre si spogliava.
"N-non farlo davanti a me..." balbettai, coprendomi gli occhi.
"Devo vestirmi, vuoi che vada a scuola in pigiama?"
Non potei fare a meno di ridacchiare.
"Blane...?"
Tolsi le mani dai miei occhi e lo guardai.
"Sì?"
Perché ti ho baciato? Perché?
"M-Mangiamo pancakes per colazione?"
Ero un idiota, ma in quel momento non riuscivo a chiedergli una cosa del genere.
"Certo, sai che li adoro."
Sorrise e io sospirai guardando fuori dalla finestra e pensando a quella lunga giornata che mi aspettava.
-
Daniel's Point of View:
"Non per essere maleducato, ma a me non me ne frega un cazzo del suo compleanno." disse Isaac.
Eravamo tutti in cortile, vicino ad un grande albero, decidendo che regalo fare a Blane per il suo imminente compleanno.
"Scusa Jake, ricordami perché questo essere sta ancora qui?" chiesi.
Isaac mi fulminò con lo sguardo e Jake sospirò, dando una veloce occhiata a Jason.
"Daniel Taylor, aka biondo tinto, attento a come parli." disse Isaac.
Mi imbronciai e mi sedetti sulle gambe di Teo, come un bambino.
"I miei capelli sono naturali, stupido americano mangia hamburger!"
Teo ridacchiò e mi arruffò i capelli, mettendosi più comodo sulla panchina, per sostenere il mio peso.
"Ragazzi, basta perdere tempo!" esclamò Sarah, divertita. "E Daniel, ti piacciono solo le gambe del nostro Teo o sei diventato gay pure tu?" continuò, ammiccando.
Arrossii e tornai serio.
"C-cosa s-stai insinuando?" balbettai.
Calò il silenzio e tutti mi guardarono stupiti, persino Isaac.
Jake aveva un sguardo del tipo "cosa mi nascondi amico?".
"Dan, ero uno scherzo..." disse Sarah.
"Non sono gay!"
"Io non ero seria-..."
A quel punto feci l'unica cosa che mi avrebbe salvato da quella situazione.
Scoppiai in una risata alla Daniel ed arruffai i capelli di Teo, alzandomi dalle sue gambe.
Gli altri mi seguirono ed in pochi istanti, stavamo ridendo tutti.
"Sei davvero un bel tipo, eh Taylor?" ridacchiò Helen.
Annuii, passandomi una mano tra i capelli, nascondendo il mio imbarazzo.
Mi sentivo strano, dopo quel bacio. Non ero gay, ma sentivo qualcosa di diverso in me. Lasciai stare quelle sensazioni e continuai la conversazione con gli altri.
Dopo una decina di minuti vidi Cassie, seduta su una panchina tutta sola. Mi sentii subito uno stronzo senza cuore, perché avevo preso il cuore di una dolce ragazza dai capelli rossi e l'avevo spezzato. Non avevamo rotto, ma non ci parlavamo nemmeno molto.
Lei alzò lo sguardo da un foglio di carta che teneva in mano e mi guardò. Socchiuse la bocca, sospirò e se ne andò. Era magra, anche più del solito. Sembrava così fragile.
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