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Capitolo 15 "A thousands of beautiful stars"

Jake's Point of View:

Dopo aver passato una notte insonne, mi alzai all'alba. Uscii dalla camera di Eric e mi accesi una sigaretta, anche se ero in corridoio, tanto Mercy ed Eric erano fuori. Pensai di andare a svegliare Helen, ma notando che erano solo le 5:30 decisi di aspettare, perché tanto non saremmo partiti prima delle 10:00. Andai di sotto per bere del caffè e riuscii a sentire le parole di Hel ancora vive nella mia mente, quelle stesse parole che mi avevano tenuto sveglio tutta la notte. Scossi la testa per mandarle via, ma fu stupido e inutile. Che significava che solo io potevo salvarlo? Jason era sempre stato un ragazzo sicuro di sé e forte, ma nell'ultimo periodo l'avevo visto cadere a pezzi lentamente, schiacciato dal peso dei miei continui rifiuti. E mi sentii di nuovo profondamente in colpa ripensandoci.
Verso le 8:00 sentii dei rumori provenire dalle scale. Spensi nel posacenere l'ennesima sigaretta che stavo fumando e guardai verso la porta della cucina.

"Ehi." mi salutò lei, ancora assonnata.

"Ehi...?" risposi io, vedendola.

Era mezza nuda, coperta solo dalla biancheria intima, che lasciava trasparire qualcosina. Ero gay, sì, ma lei mi colse davvero di sorpresa. Arrossii e mi coprii gli occhi.
La sentii sbadigliare e avvicinarsi.

"Che c'è? Che ti prende?"

Ma era seria?

"S-sei mezza nuda Hel."

"Pensavo fossi gay."

"Pensavo fosse troppo freddo per dormire nudi." replicai, tenendo ancora le mani davanti agli occhi.

"Okay, scusa, è solo che mi sento in trappola se dormo con il pigiama addosso." si giustificò.

Il suo tono era serio, quindi le credetti.

"P-puoi andare a metterti qualcosa addosso?" chiesi, con un tono gentile.

La sentii sospirare e mormorare qualcosa, prima che risalisse le scale.
Solo a quel punto tolsi le mani dagli occhi e ricominciai a guardare fuori dalla finestra. Sentii la porta del bagno di sopra chiudersi bruscamente e degli strani rumori provenire da esso. Mi avvicinai alle scale, ma non salii, cercando di fare meno rumore possibile. Erano come dei singhiozzi soffocati e degli attacchi di tosse violenti: Hel stava vomitando. Sentii lo scarico così corsi di nuovo in cucina e feci finta di niente. Forse si era sentita male, infondo capitava anche a me a volte. Quando tornò di sotto i suoi occhi erano e le sue guance erano rossi per lo sforzo. Aveva messo una larga felpa azzurra e dei leggins neri. Mi guardò con un espressione strana, come se avesse voluto dirmi qualcosa, ma poi strinse le labbra, prese un respiro profondo e cercò di sorridere.

"Allora, quando si parte?"

-

Dopo un paio d'ore, passate a guardare la tv, a fumare e a bere tazze di caffè come se fossero state acqua, suonarono al campanello. Io guardai Hel e lei me.

"Arrivo subito." le dissi.

Mi alzai e la lasciai in sala, andando ad aprire la porta.

"Ehi piccolo."

Isaac mi diede un bacio a stampo e mi abbracciò.

"Oh cazzo me ne ero completamente dimen..." sussurrai, senza finire la frase.

"Hai detto qualcosa?" chiese lui.

"Noo, cioè sì. Dicevo che sono molto emozionato per il viaggio."

No, decisamente no. Recitare non era il mio forte. Lui alzò le spalle e sorrise.

"Anch'io lo sono! Ehmm...chi è quella ragazza?"

Mi voltai e vidi Helen, con la bocca letteralmente aperta e gli occhi spalancati.

"Chi sei tu e perché hai baciato Jake?" chiese lei.

Il mio sguardo passò velocemente da lei a lui per un paio di volte.

"Isaac Wood, il ragazzo di questo bel biondino."

"Isaac..." lo ripresi.

Helen era davvero arrabbiata, lo potevo vedere dal suo sguardo. Era anche peggiore di quello che mi aveva trafitto quando avevamo litigato l'ultima volta.

"Bugiardo! Jake sei un fottutissimo bugiardo! Perché non me l'hai detto, è? E Jason lo sa?!"

Io rimasi immobile e sentii il cuore esplodermi nel petto. Era strano, ma era come se temessi quella ragazza.

"Jason ha invitato me e Jake, quindi penso ne sia al corrente." rispose Isaac.

"Ecco perché era così a pezzi e mentre stavo lì a parlartene, ieri sera, tu hai fatto finta di essere sorpreso della situazione di Jason, mentre sapevi perfettamente la causa di tutto ciò!"

"Helen, posso spiegarti..."

"È così evidente che non penso ci sia molto da spiegare."

Prese le sue due valigie che erano già lì, accanto alle mie e uscì di casa.

"Hel ma dove vai?"

"Jake Smith stai giocando con il fuoco, ti sto avvertendo!"

In quel momento ebbi un flashback. Quella frase mi era familiare. Ripercorsi con la mente quell'anno e mi ricordai di Daniel e di come mi stava avvertendo di stare alla larga da Blane. "Stai giocando con il fuoco Smith", erano state le sue parole e in quel momento non potei fare a meno di ripensarci.
Si dice che dagli errori si impara, ma io ero un cogliona che ci ricadeva sempre e quella frase che mi era stata ripetuta per l'ennesima volta da un'altra persona, ne fu la conferma.
E ci stavo giocando ancora con quel maledetto fuoco. Ancora.

-

Fu un miracolo che Helen accettò di viaggiare con me e Isaac. Lei rimase in silenzio per tutto il viaggio, sui sedili posteriori. Ogni mio tentativo di iniziare un conversazione andava in fumo. Isaac mise della musica e iniziò ad accarezzarmi la gamba. Fui davvero infastidito da quel gesto, sopratutto per la situazione in cui la sua indiscrezione mi aveva cacciato. Helen sembrò notarlo e tossì rumorosamente, prima che io scostai la mano di Isaac dalla mia coscia.
Mi strinsi nella giacca e mi isolai dal mondo, sperando che quando avessi riaperto gli occhi, sarei stato nel mio letto, realizzando che tutto quello era un sogno.
E invece, dopo due ore passate a dormire, delle labbra umide e morbide sulla mia fronte, mi svegliarono. Aprii gli occhi e vidi una grande casa a due piani fatta in legno. Dal cunicolo usciva del fumo, prodotto dal camino all'interno. Mi accorsi che ero circondato dalla neve e avvertii improvvisamente un freddo pungente. Alzai lo sguardo e vidi Isaac accanto a me, fuori dalla macchina.

"Siamo arrivati." disse.

Toccai il punto che era appena stato baciato dalle sue labbra e uscii dalla macchina.

"Oddio che freddo..." dissi, tremando.

Lui ridacchiò e iniziò a togliere le valige dal cofano della macchina.

"Dov'è Hel?" chiesi.

"Ah lei è corsa subito dentro. Penso fosse molto felice di essere arrivata."

Più che altro era felice di essersi liberata di noi due.
Portammo le valige davanti alla porta e io suonai al campanello.
Stavo ancora tremando e avendo la carnagione chiara, ero sicuro che con quel naso e con quelle guance sicuramente rosse, sembravo una renna di Babbo Natale.
Venne ad aprirci lui, proprio l'ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.

"Ehi!" ci accolse Jason con entusiasmo.

La situazione era imbarazzante, falsa e assurda. Forse anche peggiore di quando avevo fatto coming out. Desiderai di sparire.

"Jason!" lo salutò Isaac.

Vidi Jason deglutire e riconobbi subito quello sguardo. Si stava trattenendo davvero con tutte le sue forze per non sbottare. Mi guardò e sembrò più tranquillo quando il suo sguardo incontrò il mio. La mia faccia doveva essere davvero buffa, perché lui sorrise. Ci invitò ad entrare e a sistemare le nostre cose in camera. Mi buttai sul letto e ripresi fiato.
La giornata passò in fretta e alle quattro mancava ancora qualcuno all'appello. Era quasi buio e stava nevicando.

"Fa troppo freddo qua."

"Mmm penso sia normale, siamo in montagna." rispose Isaac.

Gli lanciai un cuscino e ridacchiai.

"Ehi!" esclamò lui.

Si mise a cavalcioni su di me, iniziando a farmi il solletico.

"N-no il s-solletico no!" esclamai tra le risate.

Lui smise a poco a poco e si avvicinò al mio volto, appoggiando gli avambracci ai lati del mio volto. I nostri respiri erano affannati. Sentii la porta aprirsi di scatto e spostai la testa di lato. Davanti alla porta, con delle espressioni quasi traumatizzate, così tanto da sembrare buffe, c'erano Sarah, Tomas e Teo, che avevano ancora le valigie in mano e le giacche addosso. Dovevano essere appena arrivati.

"S-scusate avevamo sentito delle urla e...o mio Dio che imbarazzo." disse Sarah, coprendosi gli occhi.

Io balzai giù dal letto, rischiando di far cadere Isaac.

"Ragazzi, è un piacere rivedervi."

Li abbracciai uno ad uno.

"Sì anche per noi." disse Teo ad alta voce. "Chi è quello?" continuò, sussurrando.

"Lunga storia, momento sbagliato, ne parliamo dopo." sussurrai velocemente.

"Ma se è tutto così chiaro, non penso si debba spiegare niente." disse Sarah, sempre a bassa voce.

Isaac si piazzò accanto a me e sorrise.

"Salve ragazzi io sono Isaac, il ragazzo di Jake."

Mi diedi un colpo sulla fronte, sospirando rassegnato: perché quel ragazzo continuava a sbatterlo in faccia a tutti? E tra l'altro non era nemmeno la verità.

"Oh, ma che piacere. Io sono Sarah, lui è Tomas e invece questo bel tipo qua è Teo."

Tom fece una smorfia.

"E io che sono scusa?" protestò contro la rossa, che ridacchiò divertita.

I quattro parlarono per un po', prima che Sarah, Teo e Tomas se ne andarono per sistemare le proprie cose nelle loro camere. Guardai Isaac sedersi sul letto e sorridere soddisfatto.

"Allora, dove eravamo rimasti?" chiese con sguardo malizioso.

Alzai gli occhi al cielo.

"A quando io me ne uscivo per andare a fumarmi una bella sigaretta."

"Ma..."

Fece il labbruccio e lo trovai quasi tenero.

"I tuoi amici sono davvero simpatici." disse, con una strana espressione.

Era come se stesse riflettendo. Feci spallucce e uscii dalla camera, richiudendo la porta dietro le mie spalle.
Misi una sigaretta tra le labbra e iniziai a camminare verso il portico, riflettendo. Isaac era un tipo strano, ma in quello sguardo sentivo che c'era qualcosa di ancora più anormale del solito. Continuai a rimuginarci finché non arrivai fuori e mi sedetti sul piccolo divano messo adiacente alla porta d'ingresso. Accesi la sigaretta e continuai a pensare ad Isaac, per poi passare ad altre cose, mentre fissavo il cielo. Una voce molto familiare mi riportò alla realtà.

"Fa freddo qua fuori è?"

Jason era avvolto dalla sua pesante giacca e aveva una coperta in mano. Ero così preso dai miei pensieri che non mi ero nemmeno accorto che stavo gelando, avendo solo una maglietta e una felpa addosso.

"S-sì."

Si avvicinò e si sedette accanto a me, coprendomi.

"Grazie."

"Per così poco?"

Era calmo, troppo calmo.

"Non avevi chiuso con me?" chiesi.

"Mmm credo di sì."

"E allora perché fai questo?"

"Ho solo pensato che avessi freddo. È già buio e sei qui da più di un'ora..."

Ero davvero rimasto lì per così tanto tempo?
Lui iniziò a guardare il cielo e io gli porsi la mia sigaretta. Ne fece un paio di tiri e me la ridiede. Continuai a guardarlo mentre lui era preso dal cielo.

"Jas..." sussurrai.

Avrei voluto dirgli la verità su Isaac ma non ce la feci.

"Penso che ci siano davvero miliardi di stelle nel cielo."

"Che?"

Ero un po' confuso.

"E sono tutte così belle..." continuò lui, senza guardarmi. "Tu non pensi che siano meravigliose?"

"Mmm? S-sì..."

I suoi occhi erano così luminosi mentre pronunciava quelle parole insensate.

"Sai cosa c'è di più bello di tutte quelle stelle?"

Deglutii e finalmente lui mi guardò.

"No, c-che cosa...?"

"Tu."

Lo disse con un sorriso dolce, con naturalezza e per un momento pensai che il mio cuore si fosse fermato. Trattenni il respiro.

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