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🌲Capitolo 2🌲

Entrai nella libreria senza pensare troppo a quell'evento della mia infanzia, salutai educatamente il libraio e cominciai a guardare tra i scaffali sui lati.

Cosa cercavo nei libri era tanta mitologia, leggende, miti e passione per le storie che per secoli nel passato hanno tormentato i popoli del mondo sembrando realtà.

La mia non era un'ossessione quella per i libri, solo che amavo le storie di quel genere e purtroppo in molte librerie che frequentai prima di andare a Forks, nessuno sapeva consigliarmi un buon libro che risvegliasse la mia passione per l'ignoto.

Sbuffai silenziosamente dopo aver cercato fra tutti quei libri e per non andarmene pentita decisi di chiedere.
"Salve, scusi ma ha qualche libro su miti e leggende?", speravo in una risposta positiva anche se dalla sua espressione si capiva che non poteva offrirmi quello che volevo.

"No mi dispiace, ma puoi guardare fra questi e vedere se trovi qualcosa di interessante", disse l'uomo alzando una scatola aperta da terra e poggiandola sul bancone.
Mormorai un 'grazie' e cominciai a prendere un libro alla volta sfogliando e leggendo il titolo o lo spoiler sulla trama sul retro.

Lo chiamo spoiler, perché spesso trovavo frasi eccitanti che avrei preferito rimanessero un segreto da scoprire del libro.
Sentì la porta della libreria aprirsi, era entrato qualcun altro ma non volli guardare.

Sentì un profumo femminile e dei passi leggeri avvicinarsi al bancone, era una ragazza.
"Vorrei riprendere il libro sui Quileute che avevo lasciato qui due giorni fa per favore", sentire quel nome mi fece voltare verso la ragazza.

Era una bellissima ragazza dai cortissimi capelli appuntiti di un nero corvino. Era alta e magra e il suo pallore era quasi accecante.
Per istinto guardai la carnagione del mio braccio e poi quella del suo, per paragonare, e lei era decisamente più chiara di me.

'Ed io che pensavo di essere una di quelle ragazze con la pelle così bianca,  che il mio non potersi abbronzare mai, fosse inevitabile'.

Apparte pensieri personali, non potei evitare di paragonarla ad un folletto a causa della sua corporatura ed i lineamenti ben definiti.
Rimasi meravigliata da tale bellezza e tornai a cercare dentro quella scatola, col desiderio di trovarci una gioia.

Presi un libro in mano e come tutti i precedenti lo girai sottosopra, controllando fronte e retro, sfogliando pagine in cerca di una frase accattivante e in nemmeno cinque secondi lo rimisi dentro la scatola sbuffando.
"Non riesci a trovare un buon libro?", la ragazza folletto parlò con una voce sobria e calma ma comunque gioiosa.

"No, non c'è nulla che mi colpisca", dissi facendo una smorfia per poi incontrare i grandi occhi della ragazza. Erano completamente neri e la pupilla non si riusciva a vedere affatto; il suo avere degli occhi così grandi con quel colore così scuro, di sicuro la rendeva inquietante di fronte a molti o almeno di fronte a me.

"Quale è il tuo genere di solito?", lei sembrava più interessata che mai nel mio nervoso verso quella scatola di carta sprecata.
"Non ho proprio un genere preferito,  ma amo molto i miti e le leggende e non riesco a trovare nulla che tratti un argomento simile", spiegai io gesticolando.

"Eccoti il libro", il libraio tornò con ciò che ebbe chiesto la ragazza e quando vidi la copertina marrone scuro in quel meraviglioso materiale, ne fui subito attratta.
"Quel libro di cosa parla, se posso?", dovetti assolutamente chiederglielo.

"Oh questo? È solo una vecchia leggenda che sembra aver avuto luogo qui vicino"
"Una leggenda? Sembra bello", dissi cercando di rubarle più informazioni possibili.
"Sì, suppongo", disse lei sventolando il libro per aria, per poi metterlo nella borsa e prendere il portafogli per pagare.

"Scusa, non è che avresti una copia di quel libro?", chiesi.
"No, mi spiace ma era stato ordinato con una settimana d'anticipo e non sono arrivate altre copie"
"Ah, capisco. Va bene, non importa", dissi prima di uscire e rabbrividire all'impatto fra il mio corpo caldo e il clima freddo di Forks.

Misi anche il cappuccio per coprire la testa e le orecchie e poi guardai il cellulare per controllare eventuali messaggi. Ancora nulla da Steph o dai miei.
Stavo per rimettere il tragitto online per tornare a casa ma mi accorsi che la strada la ricordavo senza troppi problemi, perciò posai il telefono in tasca e mi incamminai.

Si stava facendo abbastanza tardi e la luna alta nel cielo e nascosta dalle nuvole scure, rendeva chiaro il concetto 'notte'.
Non avevo paura ma non volevo comunque rischiare di trovarmi fuori sola a quell'ora, così per autodistrarmi ripensai al libro che aveva preso la ragazza di prima.

Non ricordavo bene il nome ma sembrava cominciare con 'Qui'...'Quil', qualcosa.
Una leggenda locale. La ragazza disse che era una leggenda ambientatasi nei dintorni di Forks.
Non sapevo altro e di solito per interessarmi ad un libro ho bisogno di conoscerne un tratto della trama e il genere.

Non quella volta, quella volta la copertina mi fece innamorare e cosa mi rendeva estremamente sicura era che tipo di libro avesse mai potuto interessare ad una ragazza del genere.
Era la versione umana di un folletto, buffo, ma era di una bellezza estraordinaria e sembrava quasi inumana. Mi chiedevo 'cosa potrebbe mai interessare ad una ragazza così?'.

Trovavo curioso il fatto che la ragazza lo avesse ordinato in libreria e non magari da casa, online come il resto dei lettori.
Ricordai i suoi occhi neri e grandi che mi inquietarono ed affascinarono allo stesso tempo.

Sentì una macchina avvicinarsi e probabilmente sarebbe passata accanto a me, non ci feci molto caso ma rallentò e si fermò proprio vicino a me.
Mi fermai e ancora con le mani in tasca ed immersa nei pensieri aspettai che si abbassasse il finestrino per capire chi fosse.

Stetti in silenzio, senza davvero avere una reazione e poi incontrai quel paio di occhi grandi e neri che stavo ricordando.
"Hey ho visto che ti sei messa a camminare, torni a casa a piedi?", disse lei sorridendo gioiosamente, tramandando un'aria solare.
"Sì, non vivo troppo lontano da qui", risposi brevemente.

"Se vuoi posso darti un passaggio, si sta facendo buio e non è sicuro per noi ragazze", disse scandendo bene l'ultima parola.
Volle accompagnarmi a casa e probabilmente la ragazza capì che non mi sarei fidata nemmeno tanto di lei, perciò si assicurò di convincermi rendendo sicura la situazione.

"Grazie davvero, ma non voglio darti fastidio", dissi chiedendo comunque scusa.
"Tranquilla, non c'è assolutamente alcun problema, forza sali", disse lei infine per poi farmi segno di salire.
Aprì la portiera e mi sedetti sul sedile accanto al suo. Mentre uscivamo dal parcheggio della libreria lei disse "comunque mi chiamo Alice", poi io risposi accennando e dicendole il mio nome.

Prima di proseguire per una delle due strade che avevamo a destra e sinistra, chiese dove vivessi.

Cercai di dirle l'indirizzo che ricordavo appena e pur essendo insicura che fosse giusto, glielo dissi.
"Credo di conoscere l'indirizzo, conosci forse i Swan?", chiese lei.
"Charlie Swan? Ho conosciuto lui un paio d'ore fa quando sono arrivata, sua figlia non l'ho ancora vista ma me ne ha parlato un'pò", risposi dicendo ciò che sapevo.

"Ah le coincidenze sono sempre meravigliose! Sei la loro nuova vicina vero?"
"Sì", dissi io osservando la sua emozione.
"La figlia di Charlie è una mia amica e ci visitiamo spesso quindi so la strada senza dover usare la mappa online", disse spegnendo il navigatore.
"Ah davvero? Che coincidenza!", dissi esprimendo poco entusiasmo rispetto a quanto ne mostrò lei.

Lei guidò confidente sulla strada di casa e mi raccontò un'pò della sua amica Bella.
"Peccato che tu non abbia visto anche Bella oggi, è davvero una ragazza dolce e sarebbe bellissimo se diventassimo amiche tutte e tre"
"Sì, purtroppo non l'ho vista quando sono arrivata ma sì, mi farebbe piacere diventare amiche, anche perché non ho nessuno qui".

"E dimmi, andrai alla Forks High School?", mi piaceva, era una ragazza simpatica e il mio sorriso era risultato di fiducia in lei.
"Sì, comincerò il penultimo anno e sperando che non mi trasferirò altrove, finirò qui la High school"

"Ti trasferisci spesso?"
"Abbastanza, i miei genitori lavorano in altri continenti e mia sorella maggiore è partita per il college, mentre io rimarrò qui", spiegai.
"Sicuramente ti sentirai sola ma ora che ho scoperto che tu e Bella siete vicine di casa, ci divertiremo un mondo!", esclamò lei con un tono di voce alto e divertito.

"Voi frequentate gli stessi corsi a scuola?", chiesi nella speranza che potessi condividere i miei corsi con lei e Bella ma sembrava più grande di me. Probabilmente stava già nell'ultimo anno.

"Sì, noi però stiamo nell'ultimo anno", disse esattamente ciò che temevo. Non volevo andare ai corsi da sola perché mi era sempre difficile farmi amici.
"Comunque non dovrai preoccuparti perché ci vedremo spesso, le gite ora si fanno con gli alunni del penultimo e l'ultimo anno insieme, e a pranzo potrai stare con noi", disse lei facendomi sentire meglio.

"Sì, grazie".
Arrivammo davanti casa e mentre io scesi e andai ad aprire la porta con la chiave, lei parcheggiò lì davanti.
Pensai che se ne sarebbe andata, invece scese anche lei e bussò alla porta dei vicini.

Rispose una ragazza della stessa altezza con i capelli lunghi ed una corporatura magra.
Si abbracciarono e poi Alice disse, "Bella, ho conosciuto la tua nuova vicina ed è davvero simpatica", di conseguenza la ragazza si avvicinò alla bassa staccionata che ci divideva e sorridendo fece per conoscermi.

"Ciao io sono Bella", si presentò.
"Sage, piacere", risposi io.
"Hai conosciuto papà oggi, io stavo da un mio amico e quando sono tornata mi ha detto di te".
"Sì anche a me ha parlato di te", lei era meno solare e gioiosa di Alice ma era comunque una ragazza dolce e sembrava disponibile.

"Tu quanti anni hai?", chiese Bella.
"Ne ho diciassette", dissi io.
"Ah quindi sei con un anno più piccola di noi"
"Sì esatto"
"Vuoi entrare da me? Possiamo stare insieme se vuoi", propose Bella, ed Alice la guardò di scatto come se non avesse dovuto dirlo.
"Ahm, grazie dell'invito ma è tardi per me e sono anche stanca dal viaggio. Magari domani", ero stanca davvero e volevo solo andare a dormire.

"Come vuoi, ci vediamo domani allora. Buonanotte", disse Bella.
Io mi voltai ed andai verso la porta di casa e poi sentì qualcuno picchiettarmi la spalla.
Per istinto gaurdai e saltai per lo spavento quando vidi Alice.

"Wow, mi hai spaventata"
"Hahha scusa, volevo darti questo", disse lei porgendomi il libro in materiale marrone che aveva preso in libreria.
"Ma è tuo", dissi non capendo perché lo stesse dando a me.
"Sì ma non ero sicura mi piacesse e sfogliando un'pò ho capito che non lo avrei letto lo stesso".
Sbattei le ciglia cercando di capire come ha deciso di sprecare soldi su un libro che nemmeno le interessava.

"Ma...", riuscì a dire prima di essere interrotta.
"Davvero prendilo tu, io troverò altro da leggere"
"Ma sei sicura?", chiesi.
"Sì sì, volevi una copia e non c'era e visto che io non lo voglio più, lo regalo a te", rispose generosamente.
Non sapevo più cosa dire, quali scuse avrei mai dovuto inventarmi per farle cambiare idea?
"Beh grazie", alla fine ringraziai e lo presi, toccai la stupenda copertina e l'incisione del titolo su di essa, 'Quileute'.

"Ah un'ultima cosa, la storia è tratta dalla realtà e se la leggi stasera che c'è la luna piena, ti consiglio di farlo sotto la luce lunare. Ti piacerà".
Era al quanto strano come consiglio ma lo accettai e poi salutai sia lei che Bella prima di entrare in casa.

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