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🌲Capitolo 15🌲

"Hai paura?", una voce mi fece trasalire svegliandomi all'improvviso.
Respiravo affannosamente e capendo pian piano che era solo un sogno cercai di calmarmi.

Sentì piovere e guardai verso la finestra le cui tende non erano tirate. Mi alzai e tentai di chiuderle per rabbuiare la stanza e riuscire a tornare a dormire ma i miei occhi ricaddero su una figura scura all'esterno.

Guardai meglio, cercai di capire cosa ci fosse sotto quella fitta pioggia.
Riconobbi il colore rossastro dell'animale e mi chiesi il motivo della sua presenza. Quel lupo che tentai di farmi amico, stava agendo in maniera strana.

Un forte tuono mi fece trasalire spaventata, chiusi gli occhi per quel minimo secondo e quando riguardai fuori, il lupo era scomparso.
Un brivido gelido mi attraversò e finalmente chiudendo le tende mi sbrigai a tornare sotto le coperte.

Incredula tornai a dormire lasciandomi cullare dal suono della pioggia che picchiettava sul tetto della casa.

Mi svegliai un paio d'ore dopo, quando ebbe smesso di piovere e tutto era umido e freddo.
Le nuvole ancora scure in cielo ed il freddo ancora percepibile.
Scesi dal letto e dopo essermi cambiata volli recarmi in cucina a mangiare.

Avevo continuamente freddo e le mani ghiacciate, accesi il riscaldamento e mi versai del latte in una ciotola con dei cereali rimasti su uno degli scaffali.
Presi alcune cucchiaiate ed era tutto normale, finché un certo gusto amaro si impossessò delle mie papille.

Rimasi lì, concentrata a capire se il latte non fosse andato a male. Tentai un'altra volta, un altro cucchiaio, con lo stesso risultato. Sentivo un gusto fortemente amaro, quasi come se avessi mangiato del ferro.

Controllai la data di scadenza del latte ed essa segnava la data del mese prossimo a venire. Controllai quei pochi cereali rimasti ma sembravano essere perfettamente composti.
Cercai di non andare in panico, aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa con un forte gusto. Vidi il barattolo di marmellata alle fragole, lo afferrai e con tutta la forza possibile lo aprì prendendone tanta da riempirmi la bocca.

Attesi che il gusto arrivasse alle papille ma nuovamente ciò che ottenni fu lo stesso gusto di ferro.
Inghiottì a forza e ciò che mi rimase fu provare con del sale.
Lo presi e me ne versai a valanghe, sperando di sentirne il gusto.

Attesi ancora un'pò ma finì per esserne così disgustata che mi venne da vomitare e corsi al lavandino a sciacquare via il sale con l'acqua.
Mi ricomposi, feci dei sospiri profondi e mi misi alla ricerca del telefono regalatomi dai Cullen.

"Hai paura di morire?", una voce mi fermò sui miei stessi passi.
Non c'era nessuno con me, era nella mia testa.
Scossi il capo e tornai alla ricerca del telefono. Chiamai Carlisle che rispose immediatamente.
"Pronto, Carlisle?", dissi trattenendo il respiro per non piangere.
"Sage...", disse sapendo che qualcosa era successo. Ne era consapevole.
"Non riesco-", cercai di parlare nascondendo la voce tremolante.
"Io non- riesco a- mangiare", dissi trattenendo il respiro.
"Arrivo subito", disse terminando poi la chiamata.

Mi sedetti sul divano ed asciugai le lacrime, ormai era come se riuscissi e sentire solo quelle.
Avevo freddo e sentendo quando fossero gelate le mie mani decisi di controllare che almeno il mio corpo emanasse ancora calore.
Con un profondo respiro, misi una mano sul collo che era freddo a sua volta.
Ricominciai a piangere e alzando la maglietta, toccai la pancia che prima di allora fu sempre uno dei punti più caldi del mio corpo.

Ero totalmente gelata, fredda, come se fossi morta. O come se stessi morendo, come se mi trovassi nella fase finale di quel processo mortale.

In poco tempo sentì bussare alla porta, era Carlisle.
Mi alzai per aprire e quando lo vidi, mi abbracciò con l'affetto di un padre.
"Ho paura", dissi sentendo come anche le mie lacrime si stavano prosciugando.
"Non averne, sono qui con te", disse riaccompagnandomi al divano.
"Carlisle, io non-", cominciai a singhiozzare.
"Non riesco a mangiare nulla", dissi come se mi stessi sfogando di un qualche peso enorme.

"Hai provato con più alimenti?", chiese guardandomi dispiaciuto.
"Avevo provato con del latte, all'inizio andava bene e poi ho cominciato a sentire questo forte gusto metallico. Come se stessi mangiando pezzi di ferro", dissi toccandomi gli occhi che smisero di far ricadere lacrime.

"Ho- ho provato con della marmellata dolce e poi con il sale, ma non sento nulla. E ora non riesco nemmeno a piangere, io-", non sapevo cos'altro dire.
"Tranquilla, respira. Sono iniziati gli effetti di cui ti avevo parlato", il fatto che me lo avesse detto non cambiava nulla.
"M-morirò?", chiesi come se non fosse già ovvio.
"Sage, non pensare così negativamente. Ritornerà tutto come prima, è solo una fase. Prendila come se fosse febbre, dura solo un paio di giorni e poi torna tutto come prima", sapevo che cercava di fare del suo meglio ma non mi stava affatto tranquillizzando.

"Morirò, morirò ne sono sicura", cominciai a delirare.
"Smetti di dire così...", Carlisle mi prese per le spalle e cercò ancora di calmarmi.
"Io non voglio morire, non voglio...non ho ancora fatto nulla della mia vita...", ricominciai a piangere ma stavolta senza lacrime poiché ormai quei cambiamenti che subivo me lo impedivano.
"Ma non morirai Sage, al massimo se non tornerai in te diventerai come noi", disse.

Lo guardai ancora più scioccata.
"Ma io, è proprio questo che non voglio! Io non voglio diventare un vampiro!", non era una bella situazione e fuori ricominciò a piovere, solo più forte di prima.
Stava diluviando.
"Beh le tue opzioni sono tre, la morte, l'umanità o l'immortalità", la mia crisi fece arrabbiare anche lui che disse quella frase rovinando del tutto la mia sanità mentale.

"Non- non dovevo venire qui, non dovevo. È stato un errore...", presi la testa fra le mani impazzendo.
"Non posso rischiare così di morire, Carlisle promettimi che troverai una soluzione. Non mi importa più, se dovessi rischiare di morire fai in modo che diventi un vampiro. Non posso morire!", lui mi abbracciò offrendomi il suo affetto ed il suo appoggio.

Sapevo che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi ma avevo una paura assurda di morire. Certo, diventare un vampiro non mi piaceva ma se fosse stata l'unica opzione che avrei avuto in caso non sarei tornata normale, avrei accettato senza pensarci troppo.

"Non ho davvero fatto nulla della mia vita. Non ho ancora raggiunto una carriera rispettabile, non ho viaggiato nei posti che volevo, non ho nemmeno imparato a guidare e non ho ancora detto a Jacob quanto lo amo!", stavo piangendo ma fra un singhiozzo e l'altro cominciò a girarmi molto la testa.

"Puoi dirmelo ora...", guardai verso la porta e vidi Jacob che si trovava in piedi, fradicio dalla forte pioggia dell'esterno.
"Jake...", dissi incredula della sua presenza. Per un attimo ebbi pensato che fosse solo la mia immaginazione ma quando mi accorsi che era davvero lui saltai dal divano e corsi fra le sue braccia.

Lo strinsi forte e lui affondò la testa fra i miei capelli.
"Mi sei mancato così tanto, non andartene mai più!", gli dissi senza lasciarlo.
"Mi dispiace", disse lui accarezzandomi la testa.
"Jacob", Carlisle lo chiamò e noi voltandoci lo guardammo.
"Sta succedendo molto rapidamente, ho bisogno che tu la sorvegli", disse ancora il dottore preparandosi per andare via.
"Ma dove vai?", chiesi confusa.
"È meglio prendere precauzioni, non si sa mai", rispose lui confondendomi maggiormente.
"Vorrei che non si arrivasse fino a quel punto", rispose Jake come se sapesse già di cosa si trattasse.
"Cercheremo di evitarlo", disse infine il biondo vampiro prima di uscire e sparire rapidamente.

"Jake, ti prego non lasciarmi più da sola. È stato così brutto senza di te e mi dispiace se ho fatto qualcosa per infastidire i tuoi amici. Proverò a migliorare, se solo sapessi cosa ho fatto di sbagliato...", volevo farmi perdonare da lui.
"Sage...", tentò di fermarmi.
"Io potrei anche non farcela sai? Potrebbero essere i miei ultimi giorni di vita, anche se non voglio davvero pensarci. Potrei diventare un vampiro, anche se non voglio davvero, ma non voglio morire! E sento questa specie di voce che mi da fastidio e stamattina ho visto quel lupo a cui mi ero affezionata ma sembra non volermi vedere nemmeno lui. Senza di te non c'è la faccio, sei l'unica persona che mi fa sentire bene qui e semplicemente non riesco ad accettare tutto questo senza che tu ci sia-"

"Sage basta!", mi prese il volto fra le mani e mi sorrise gentilmente.
"Mi dispiace, non dovevo lasciarti sola, soprattutto in questo periodo.
È colpa mia se ti sei sentita sola ma ora ci sono e prometto di non lasciarti. Non sono riuscito a spiegarti molte cose ma tenterò e ti starò accanto, indifferentemente da quello che succederà. Tu non morirai, non lo permetterò", disse sicuro di sé.

Lo riabbracciai forte e volli fondermi col suo corpo che era così caldo e mi calmava l'anima.
"Tu, sei l'unico che non mi fa pentire di essere venuta a Forks", gli rivelai condividendo tutto l'amore che provavo per lui.
"Ti stai dichiarando?", disse ridendo.
"Forse", gli sorrisi.
"Mi piace rivederti sorridere così", disse accarezzandomi la guancia con il pollice.
"Stai flirtando con me?", chiesi usando lo stesso sarcasmo che mi diede lui.
Non rispondendomi, andò verso il frigorifero e lo aprì.

"Credo ti sia mancato più il frigo che io...", feci una smorfia e andai a sedermi mentre lo guardavo frugare alla ricerca di qualcosa.
"Non posso negarlo", mi rispose prendendo varie cose prima di chiudere il frigorifero e passare all'armadietto.
"Smetti di rubarmi il cibo!", gli ordinai notando che prese il mio pacchetto preferito di patatine.
"Fai la brava e condividi", disse.
"A questo punto dovrai pagare tu la spesa", stavo davvero pensando di mandarlo a fare compere e di pagare tutto.

Gli squillò il cellulare e rapidamente rispose.
"Ora esco", disse dirigendosi verso la porta.
"Dove stai andando? Jake?", vederlo andare così di fretta verso la porta mi fece ripensare che se ne sarebbe andato e sarebbe scomparso ancora per giorni.
"Sono Carlisle ed Edward, sono venuti a portare...", fece una pausa, "qualcosa", disse infine uscendo e rientrando giusto dopo.
"Cosa ti hanno dato?", chiesi vedendolo nascondere qualcosa nella felpa.
"Nulla di interessante. Ahm, posso usare il tuo congelatore?", lo guardai storto, data la sua insolita domanda.
"Si?", risposi, ma era più una domanda.

"Ma non vogliono entrare? Li hai lasciati fuori?", mi riferì ad Edward e Carlisle.
"Nah, se ne sono già andati", disse il bruno con noncuranza.
Dopo aver nascosto 'qualcosa' nel mio congelatore mi proibì di controllare e vedere cosa ci fosse dentro.
Alzai le mani come se mi avesse puntato contro una pistola e promessi solennemente che non avrei guardato.
"Bene, ora che vuoi fare?", mi chiese come un bambino in attesa delle sue caramelle.
"Non lo so, fuori piove e fa freddo quindi non possiamo molto uscire", spiegai.
"Ho un'idea migliore", disse sogghignando spaventosamente.

Si adagiò accanto a me e guardandomi come se fossi una preda impaurita disse, "vuoi ripetere quello che hai detto a Carlisle di me?".

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