Capitolo 8
Bussai parecchie volte alla sua porta, ma probabilmente non c'era nessuno dentro quella stanza, così tornai indietro.
Bazzicavo nei corridoi quando sentii la sua voce.
<<Ma allora sei coglione!!>> urlò.
Mi avvicinai lentamente al corridoio da cui proveniva la voce incazzata di Jonas e quando mi vide spalancò gli occhi ma mi fece cenno di restare in silenzio. Così feci.
<<Sei un cazzo di malato!>> disse riattaccando e dando un calcio alla prima cosa che gli capitata davanti.
Quando il minuto di ira cessò venne verso di me e mi spinse all'indietro con tutta la sua forza. Io caddi a terra ma non fiatai, avevo capito.
<<Sai chi si stava gongolando con me al telefono?!>> urlò dandomi un calcio sulla coscia mentre tentavo di rialzarmi. <<Noel Roman!>>
<<Jonas..>>
<<Jonas un cazzo!>>
Era davvero arrabbiato e io non sapevo come reagire.
<<Ti ha detto del sacrificio?>> balbettai.
<<Tu non fai nessun sacrificio hai capito?!>> mi puntò un dito contro.
<<Lui mi ha detto chiaramente che non posso tirarmi indietro.>> mi alzai e mi appoggiai al muro.
<<Non mi importa cosa ti ha detto!>>
<<Jonas non posso tirarmi indietro. Mi ha minacciato e se ho fatto tutto questo per difendermi da quattro idioti del campus, cosa dovrei fare per difendermi da lui?>>
<<Ci penserò io.>>
<<Cosa?>>
<<Hai combinato un bel casino. Uno davvero enorme.>>
<<Cosa significa che ci penserai tu?>>
<<Significa che ti difenderò io da Noel, ma devi fare quello che ti dico senza commettere più stronzate, hai capito?>>
<<S-si ho capito.>> balbettai sorridente. <<Ma allora che faremo? Non mi presento all'appuntamento?>>
<<Certo che ti presenti e ti prenderai anche le botte che probabilmente vorrà darti per il tempo che gli stai facendo perdere, ma io sarò lì con te per evitare che ti uccida.>>
Deglutii al pensiero di Noel che mi picchiava, ma aveva ragione Jonas, non potevo non presentarmi all'appuntamento e ora più che mai dovevo dimostrargli di essere un uomo, solo così magari mi avrebbe realmente ammesso nella sua confraternita.
Mentre uscivamo dal palazzo insieme, notai lo sguardo di tutti quelli che ci passavano accanto scrutarci bene. Già sentivo che qualcosa stava cambiando.
<<Perché hai deciso di fare questo per me?>> chiesi continuando a camminare.
<<Noel ha anche detto un'altra cosa..>> disse lui, decisamente più calmo di prima.
<<Cosa?>> chiesi guardandolo bene mentre avanzavamo verso il capannone degli SSKing.
<<Ha nominato mia sorella. Io non la vedo da un po' e so che lui ha solo voluto colpirmi ma se c'è una cosa di cui mi importa davvero nella mia vita è Marion, ed è anche l'unica cosa in cui ho fallito.>> il suo tono era triste, affranto e io avrei tanto voluto dirgli che la conoscevo e che me ne ero invaghito ma non trovai il coraggio di farlo. Non sapeva nemmeno che lei fosse tornata in città e non dovevo dirglielo io, voleva e doveva farlo lei.
<<Siamo arrivati.>> annunciai sospirando.
Jonas si fermò davanti a me e mise entrambi le mani sulle spalle.
<<Tu non sei abituato a tutto questo perciò ti dico due cose. Non provare a fare cose stupide, se lui prova a picchiarti è inutile che ti difendi. Non attaccare bottone, non rispondere male e non metterti a fare lo spaccone. Io ci sarò per eventuali problemi, ma sappi che adesso sei in torto e non possiamo permetterci di fare cazzate.>>
<<Capito.>> dissi annuendo.
<<Bene. Entriamo.>>
Avanzammo piano ma decisi, mi sentivo al sicuro con lui.
All'ingresso mi aspettava un omone tutto muscoli vestito di nero che non appena vide Jonas ci bloccò.
<<Il capo ha detto che saresti venuto da solo.>>
<<Il tuo capo si sbagliava. Adesso facci passare dai.>>
<<Senti Jonas non voglio problemi né con te, né con Noel. Capirai se non posso lasciarti passare.>>
<<Vado io ok? Posso chiedere a lui di farti passare.>> proposi io, sostenendo il suo sguardo furioso.
<<Va bene, ma cerca di fammi entrare!>>
Lo scagnozzo di Noel mi fece passare e quando arrivai nello stesso salottino in cui ero stato quella mattina lo trovai seduto ad aspettarmi.
<<Ciao..>> dissi una volta davanti a lui.
<<Perché lui è qui?>> disse indicando la porta.
<<C-come? Jonas?>> balbettai io <<È qui perché volevamo parlare con te.>>
<<Credi che mi importi sentirvi parlare?>>
<<Io credo che dovrebbe importarti.>>
Sentivo le ginocchia tremare ma non potevo tirarmi indietro anche dal tirarmi indietro.
<<Fallo entrare Mark!>> urlò Noel, facendo rilassare almeno il quaranta percento dei miei muscoli.
Quando Jonas arrivò accanto a me, Noel sorrise e si alzò per venire di fronte a noi.
<<Di cosa volevate parlarmi allora?!>> chiese con le braccia conserte sul petto.
<<Lui non farà il sacrificio.>>
Pensavo che glielo avrebbe detto con più delicatezza, ma capii subito che non era il suo forte.
Noel si liberò in una fragorosa risata mentre Jonas continuava a guardarlo seriamente. Io fissavo entrambi, come uno spettatore finito lì per caso.
<<Lui è entrato in casa mia, ha parlato con me, gli ho raccontato cose importanti e ha accettato di fare questo sacrificio manifestando la sua volontà di entrare nella mia confraternita. Dimmi tu se adesso pensi davvero di tirartene fuori con un semplice "non farà il sacrificio".>>
<<Non pensiamo di finire la cosa così infatti. Vuoi picchiarlo? Levati questo pensiero!>> lo incitò lui <<Avanti!>>
Noel si avvicinò a me e io chiusi gli occhi un istante, convinto che lui stesse per colpirmi e invece avvicinò la sua fronte alla mia e mi fece soltanto una domanda.
<<Hai ottenuto quello che volevi?>>
<<N-no. Non ancora.>> risposi io.
<<Allora non farai questo sacrificio?>>
<<No, non lo farò.>>
Cercai di mantenere un tono più tranquillo possibile, così da non sembrare un cagasotto, anche se era quella la parola esatta in quel momento.
<<Bene!>> disse allontanandosi. <<Potete andare.>>
Jonas guardò prima me e poi lui con uno sguardo del tutto confuso.
<<Non vuoi nemmeno toglierti uno sfizio?>>
<<Dovrei picchiare questo pulcino impaurito?>> rise <<È decisamente imbarazzante anche solo il fatto che tu l'abbia pensato.>>
<<M-mi dispiace.>> dissi io poi, ottenendo solo un'occhiataccia da parte di Jonas.
<<Andate adesso, prima che cambi idea.>> fece cenno di andare con la mano e il primo a girarsi fu Jonas.
Non riuscivo a capire, ma ero certo che non sarebbe finita così.
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