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Capitolo 2

<<È bellissimo essere tornata a casa.>> esclamai buttandomi sul divano del salotto, mentre papà entrava in casa con i miei bagagli.

<<Ti eri portata tutta questa roba?>> borbottò.

<<No.>> risposi guardandomi intorno <<È tutta roba che mi ha comprato nonna.>>

<<Vi siete date alla pazza gioia!>>

<<Ma senti..>> dissi dopo aver girato un po' per casa. <<Jonas?>>

<<Lui vive al campus, lo sai.>>

<<Si, ma verrà qualche volta no?>>

<<N-non credo.>>

<<Non gli parli da due anni?>> esclamai corrucciando le sopraccigli a mo di rimprovero.

<<Parlo con mio figlio!>> assunse un tono pacato ma autoritario. <<Solo che non viene a trovarmi spesso, tutto qua.>>

<<Beh, adesso le cose sono cambiate. Io sono tornata, noi l'abbiamo perdonato, quello che è stato è stato e siamo pronti per riunire la famiglia.>>

<<Marion..>> disse mettendosi le mani nei capelli.

<<Papà, ti prego, ne ho bisogno.>>

<<Non è così facile. La mamma..>>

<<La mamma è morta, papà. Lei non c'è e se ci fosse stata avrebbe voluto sicuramente vederci uniti.>> alzai un po' il tono di voce, ma mi ricomposi immediatamente. <<Eravamo una bella famiglia, ti ricordi?>> mi venne un po' il magone a guardare le vecchie foto ancora appese al muro vicino alla scala che portava al piano di sopra.

<<Certo che me lo ricordo.>> mi rispose lui, con un filo di voce.

<<Abbiamo passato un bruttissimo momento, io in prima persona, ma adesso è passato. Ci sono voluti due anni, lunghissimi ma necessari. Adesso abbiamo tutti bisogno di un nuovo inizio.>>

Papà si avvicinò a me e mi strinse forte. Il rancore verso Jonas non si era diradato del tutto, ma sicuramente l'idea di riunire la mia famiglia era più forte di qualsiasi altra cosa.

<<Perché non lo chiami?>> gli chiesi poi, guardandolo con occhi languidi. Il mio miglior trucchetto sin da quando ero piccola.

<<Adesso?>>

<<Ora o mai più.>> sussurrai, facendogli coraggio con una pacca sulla spalla.

Lo vidi tentennare un po', poi però digitò il numero e portò il cellulare all'orecchio con fare sicuro.
Aspettò un po', forse pregò che lui non rispondesse e difatti è cosi che andò, ma era uguale. Io non mi sarei arresa al primo tentativo.

I primi due giorni a casa mi servirono per riprendere confidenza col posto. Parigi è sempre stata la mia città preferita.
Niente problemi esagerati, pochi investimenti o rapine, omicidi quasi inesistenti. Credevo davvero fosse la città perfetta.

Mi trovavo in salotto a guardare la tv quando qualcuno suonò alla porta. Papà non era in casa e io di solito non aprivo se ero da sola, questo da quando..
Quel giorno però mi decisi a combattere quell'accaduto. Era passato tanto tempo ed io non potevo restare nel limbo, dovevo reagire. Più si dà forza ad una paura, più le permettiamo di prendere il controllo sulla nostra vita.

Andai ad aprire.
Mi ritrovai davanti un ragazzo. Era alto, moro e piuttosto carino.

<<C-ciao.>> disse imbarazzato. <<Sono Mattia. Cercavo Jonas Martin, mi hanno detto che è qui che abita.>>

<<Io sono Marion.>> dissi sorridendogli. <<Sono sua sorella, ma lui non c'è. O per meglio dire, abita al campus adesso.>>

<<Si? Strano! Mi avevano detto che viveva di nuovo qui.>>

<<Vuoi entrare? Magari provo a chiamarlo.>> mi venne spontaneo invitarlo. Mi ispirava fiducia.

<<N-no, non voglio disturbarti.>>

<<Nessun disturbo, vieni.>> mi spostai per farlo entrare e lui mi sorrise.

Era così carino!

<<Tu e Jonas siete amici?>> gli chiesi.

<<Non ancora.>> disse lui, imbarazzandosi di nuovo. <<Sono arrivato adesso al campus, sai? Ho subito notato il modo in cui tutti trattano tuo fratello e devo ammettere che lo ammiro. Vorrei che guardassero me nello stesso modo in cui guardano lui.>>

Lo disse con occhi sognanti.

<<In che modo lo guardano?>> chiesi, incuriosita.

<<Come se avessero timore di lui.>>

<<Guardano Jonas così?>> lui annuì <<Perché mai dovrebbero avere paura di lui?>>

<<Perché è il capo degli UltraKappa. Lui e Noel Roman sono le persone più temute in quel campus. Però Noel gioca sporco, non mi piace. Voglio entrare a far parte degli UltraKappa, Marion. Puoi darmi una mano?>> mi chiese, mettendomi la sua mano sulla mia.

Il cuore iniziò a battermi fortissimo. Non sapevo nemmeno cosa erano questi UltraKappa, ma Mattia ne sembrava entusiasta.

<<Farò quello che posso, ma tu devi spiegarmi bene.>> gli dissi.

Lui annuì e iniziò a raccontarmi tutto quello che sapeva.
Nella mia mente riuscivo ad elaborare metà delle cose che mi diceva perché scontri, furti, atti illegali e rispetto sembravano solo il racconto di una sceneggiatura.
Avevo avuto due anni per immaginare la vita di mio fratello, due anni, ma non era così che me la ero immaginata.

<<Fare tutto ciò a quale scopo?>>

<<Tu non sapevi niente? Non avrò fatto male a raccontarti tutto questo, vero?>> chiese poi, rendendosi conto che io non solo non sapevo cosa fossero gli UltraKappa, ma anche che non sapessi proprio nulla.

<<No.>> sorrisi <<Io sono stata via per due anni e non conosco tutti i particolari, ma posso mettere una buona parola con mio fratello.>>

<<Siete molto uniti voi due?>>

Mi si presentò davanti una strada a due corsie. Potevo scegliere di dire la verità e quindi raccontargli tutto, anche il fatto che avrei voluto riprendere il rapporto con lui, oppure mentirgli. Io odiavo prendere la strada più facile, ma in fin dei conti io Mattia non lo conoscevo bene.

<<Si. Mi è mancato tantissimo in questi due anni e rivederlo è stata la cosa più bella del mondo. Non vedo l'ora che torni a casa per il weekend!>> risi istericamente, ma lui non si rese conto della bugia, così mi sorrise dolcemente. <<Adesso vuoi dirmi a quale scopo Jonas Martin e Noel Roman fanno tutto questo?>>

<<Lo fanno per sentirsi i migliori, tutto qua. Hanno delle persone che fanno qualsiasi cosa per loro e io aspiro a diventare esattamente così.>>

<<Non sembra proprio un esempio da seguire sai?>>

<<Tuo fratello è fantastico. Non costringe le persone a portargli rispetto, fanno tutto loro. Semplicemente a lui questa cosa piace. A chi non piacerebbe avere ai suoi piedi tanta gente? Soprattutto durante gli anni del college.>>

<<Io aspiro a trovare almeno un'amica quando ci andrò!>> Risi.

<<Ci sarò io l'anno prossimo quando verrai al campus da noi, se non trovi un'amica puoi sempre uscire con me.>>

<<Uscire con te?>> questa conversazione fu un insieme di sorrisi imbarazzanti.

<<Si. Magari.>> si grattò un po' la testa e questo mi fece ridere. <<Sono un po' timido.>> ammise poi.

<<Va tutto bene.>> gli dissi continuandolo a fissare negli occhi. <<Ma la situazione si sta facendo più imbarazzante del previsto.>>

<<Hai ragione.>> borbottò alzandosi dal divano. <<Jonas non è tornato e si è anche fatto tardi, magari provo a cercarlo al campus.>> mi guardò con aria divertita e io capii.

<<Oh, che stupida! Ti avevo detto che lo avrei chiamato...>>

<<Ma poi abbiamo cominciato a parlare e non ci abbiamo più pensato, tranquilla.>>

Lo seguii fino alla porta e lui, nel modo più buffo possibile, si abbassò per darmi un delicato bacio sulla guancia.

<<Ci vediamo, Marion.>>

<<Ciao Mattia..>>

Chiudere quella porta alle sue spalle fu la cosa più difficile della mia vita. Mattia era come un vento d'aria nuova ed io avevo proprio bisogno di aria nuova.

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