CAPITOLO VI.
- Devo proprio farlo? Guarda, non mi fa più male!- esclamo, facendo per appoggiare il piede.
- Se il tuo arto tocca terra te lo stacco- ringhia Iwa-chan, facendomi rinunciare alla mia dimostrazione.
- Ti aspetto qui fuori, Iwaizumi- afferma il coach Mizoguchi.
- Grazie- risponde il ragazzo, scendendo dall'auto e venendo ad aprirmi la portiera.
- Mi porterai dentro in braccio?- gli chiede, in tono quasi speranzoso. È un comodo trasportino dopotutto.
- Ti aiuterò a saltellare- risponde e sbuffo.
- Se tu te ne vai con il coach, dopo chi mi verrà a prendere?- gli chiedo.
- La palestra è qui vicino: se il medico ti dice che potrai camminare, verrai da solo. Altrimenti ti veniamo a prendere alla fine- afferma.
- Ti fidi così tanto di me, Iwa-chan?- gli chiedo mentre mi aiuta a scendere dalla macchina.
- Non ho molta altra scelta al momento- borbotta, facendomi passare un braccio sotto le ascelle per aiutarmi a camminare. Stranamente, il suo gesto mi fa sentire una specie di calore in tutto il corpo... Probabilmente è per il sole infernale che ci sta colpendo.
- Bene; siamo arrivati- afferma Iwa-chan, facendomi sedere su una delle poltrone di fronte allo studio del medico.
- Io devo andare: aspetta che ti chiamino. Se qualcosa va storto, avvisami subito- si raccomanda. Annuisco.
- Iwa-chan. Ti affido la squadra. Stai attento: Kageyama è un avversario pericoloso- affermo, serio.
- Conta su di me- afferma, appoggiandomi una mano sulla spalla.
- Sempre- rispondo. Lui annuisce, interrompe il contatto e si allontana.
Sospiro, guardando l'ora: dovrei riuscire ad arrivare dopo il primo set. Se solo il dottore si muovesse...
La porta si apre ed alzo lo sguardo. Spalanco la bocca quando vedo una donna poco più bassa di me, con i capelli castani lisci, un camice da dottore e in mano una cartella clinica.
- Tooru... Oikawa?- chiama, guardando verso di me. Annuisco e, facendo attenzione a non appoggiarmi troppo sulla caviglia, mi alzo. Mi fa cenno di seguirla nello studio, e mentre entro guardo il nome sulla targhetta fuori dalla porta: dottoressa Oikawa.
Mia madre... Aveva abbandonato gli studi di medicina perché, quando mio padre se n'è andato, ha dovuto trovarsi un lavoro per riuscire a mantenerci. Deve averli ripresi quando me ne sono andato.
- Allora, a cosa è dovuto il gonfiore?- mi chiede, facendomi accomodare di fronte a lei.
- Ho avuto uno scontro con alcuni buttafuori, ma non so esattamente cosa mi abbia colpito- affermo. Sono confuso... Non mi ha riconosciuto o sta facendo finta di niente? Probabilmente la seconda. Mi ha detto di non tornare a casa se non avessi scelto di andare alla Shiratorizawa, e da quel giorno non ci siamo più parlati. Le ho inviato gli auguri a Natale e al suo compleanno ogni anno, ma non ho mai ricevuto risposta.
- Capisco. Ti fa male muoverlo al momento?-.
- Ci ho provato solo adesso mentre entravo, e non ho sentito dolore. Sono quattro giorni che metto su il ghiaccio e non la sforzo- spiego.
- Capisco. Sdraiati sul lettino; dò un'occhiata, ma dovrebbe essere tutto a posto- annuisco e vado al posto indicatomi.
Lei mi raggiunge e mi mette le mani sulla caviglia con una delicatezza che quando ero bambino non ha mai avuto. Me la muove in varie posizioni, chiedendomi se fa male, e le rispondo di no.
- Bene; sicuramente non è rotta, anche se hai evitato la storta per un pelo. Nei prossimi giorni non esagerare a muoverlo e la sera mettici sopra qualcosa di fresco- conclude, tornando alla scrivania.
- Ecco, io... Avrei una partita di pallavolo, tra poco. Posso giocare?- le chiedo mentre scendo dal lettino. Mi sembra di essere tornato bambino, quando le chiedevo se potevo andare alle partite o voleva che rimanessi a casa. Mi ha sempre mandato. E non è mai venuta a vedermi. Non che ci contassi.
Lei alza lo sguardo e per un attimo avverto un brivido, lo stesso di quando facevo qualcosa di male e avevo paura mi punisse impedendomi di andare a giocare o a vedere Iwa-chan. Stringo il pugno disteso lungo il fianco. Sarebbe così meschina da dirmi di non giocare?
- Riscaldati bene, non stare in campo tutto il tempo e se ti fa male esci subito- risponde invece, per poi tornare a concentrarsi su dei fogli di fronte a lei. Rilasso la presa: totale indifferenza. Proprio quello che avrei dovuto aspettarmi da lei, no?
- La ringrazio. Arrivederci- esco dallo studio e dall'ospedale camminando lentamente, quasi come se mi aspettassi un richiamo da parte sua. Ma niente.
Tiro fuori il telefono: sono ancora in tempo. Avranno fatto a mala pena il primo set.
Così, inizio a correre: la caviglia non mi fa per niente male, per cui aumento la velocità. Non dovrei sforzarmi così prima della partita, ma è l'unico modo che ho per arrivare prima che sia tutto finito. Devo correre ad aiutare i miei compagni.
Dieci minuti dopo, mi fermo di fronte alla palestra. Sbircio dentro: hanno appena iniziato il secondo set. Il primo lo abbiamo vinto, ma ora i miei compagni sembrano in difficoltà.
Mi fermo un attimo, giusto per riprendere fiato, prima di entrare in palestra. Sento un gruppo di ragazze gridare il mio nome: tra loro ci sono biondina-chan e castana-chan, così rivolgo un sorriso ed un saluto prima di affiancare l'allenatore.
- Oh, sei arrivato Oikawa. Tutto a posto la caviglia?- mi chiede. Sento gli sguardi di tutti puntati addosso. Alzo il mio verso Iwa-chan e sorrido.
- Nessun problema; posso giocare- affermo.
- Vedi di scaldarti bene- si raccomanda. Annuisco e mi metto in un angolo per scaldare tutti i muscoli mentre la partita rincomincia.
Osservo attentamente i giocatori: Kageyama... Sembra diverso. Molto diverso da un tempo. Che questa squadra l'abbia cambiato in così poco tempo? Sarà veramente possibile?
Dall'altra parte però, Kindaichi e Kunimi lo stanno tenendo sotto stretta sorveglianza, cercando di bloccare tutte le sue mosse. Nonostante questo, non riescono a vincere il secondo set... E anche il terzo vede gli avversari leggermente in vantaggio.
Il mio sostituto è bravo ma... Abbiamo bisogno di qualche schiacciata dal nostro asso per vincere. E solo io posso fargli l'alzata giusta.
- Sono pronto- affermo, affiancando l'allenatore. Lui annuisce e si alza, segnalando all'arbitro il cambio. Mentre aspetto che venga registrato, incrocio il mio sguardo con quello di Iwa-chan. Lui assume un'espressione interrogativa, come a chiedermi se va tutto bene; annuisco, ma lui non sembra convinto. Gli spiegheró tutto dopo. Per il momento, gli basti sapere che sono qui: e sono pronto a vincere.
Sospiro, chiudendo la porta alle mie spalle. In macchina, l'allenatore mi ha chiesto cosa fosse successo veramente ad Oikawa. Gli ho risposto che ha preso una botta per strada, anche se ovviamente non l'ha bevuta... Ma a lui importava che stesse bene mentalmente. Fortunatamente, sono riuscito ad evitare che gli venisse la febbre o peggio, per cui direi che stiamo migliorando.
In campo mi sono accorto di quanto fosse difficile motivare la squadra senza di lui... Anche se per fortuna, giocare contro Kageyama ha aiutato un po' tutti. Nonostante la sconfitta finale: ma quella veloce... Neanche un palleggiatore abile come Oikawa, accompagnato da un asso con cui si intende alla perfezione come me, potrebbe riuscire ad invitarla. Ma noi... Possiamo fare molto altro, in campo insieme.
Mi dirigo in cucina, dove il ragazzo si è già messo ai fornelli.
- Non esci con la tua fidanzatina oggi?- gli chiedo.
- Iwa-chan, dovresti saperlo che non esco mai dopo o prima una partita. E poi non è la mia fidanzatina- afferma. Annuisco.
- Adesso mi racconti cos'è successo?- gli chiedo.
- Cosa intendi?-.
- Devo obbligarti? La faccia che avevi non era della serie "che bello, posso giocare questa bellissima partita che ho voluto organizzare a tutti i costi!"- affermo, alzando le braccia in una sottospecie di gesto gioioso. Lui non risponde, così aspetto.
- Mia madre è diventata medico- afferma. - E tu come... ah- realizzo a metà della frase come l'ha scoperto. Lui annuisce.
- Ti ha detto qualcosa?- gli chiedo.
- Assolutamente niente. Mi ha visitato, mi ha dato il permesso e me ne sono andato- afferma. Mi avvicino a lui e gli appoggio una mano sulla spalla, costringendolo a voltarsi verso di me, poi lo abbraccio. Lui ricambia, stringendomi forte mentre appoggia le fronte sulla mia spalla e sento le sue lacrime inzupparmi la maglietta.
Oikawa non ha mai cercato l'approvazione di sua madre: è cresciuto sentendosi dire che per lei non valeva niente e ha sempre saputo che non sarebbe mai andata diversamente. Ma questo non significa che crescere senza genitori, senza ricevere mai un bacio, una fiaba della buonanotte o un regalo non l'abbia segnato. Io ho fatto il possibile, ma non ho mai potuto dargli una nuova famiglia... Dopotutto, anche io ho faticato ad averne una.
- Io... Non ho bisogno di lei. Però...- lo stringo più forte.
- Lo so- mormoro. Rimaniamo così per qualche minuto. Mi sento impotente... Non posso fare assolutamente nulla per aiutarlo. Ho già avuto in passato l'idea di andare a parlare con sua madre, ma lui non vuole; desidererebbe che lei si accorga da sola di lui, di quanto vale.
I suoi singhiozzi iniziano a calmarsi, anche se la sua stretta non si attenua.
- Hai un buon profumo- mormora, sprofondando ancora di più nella mia spalla. Rimango immobile, incapace di dire qualsiasi altra cosa.
- Io ho bisogno solo di te, Iwa-chan- afferma, alzando la testa e fissandomi negli occhi. Questo contatto... Il mio corpo sta ribollendo completamente. La sua espressione intensa, le due labbra piegate in un leggero sorriso, lo sguardo dolce... Tutto ciò che vorrei fare è...
- Dopotutto, ogni palleggiatore ha bisogno del suo asso- aggiunge, staccandosi.
- Già- mormoro, lasciando la presa. So che l'ha detto con sincerità e affetto, però...
- Tutto bene, Iwa-chan? Ora sembri tu quello triste- mi fa notare. Annuisco.
- Ci sarò sempre per te, Oikawa. Sia in campo, sia nella vita- affermo.
- Mi farai anche da mamma, Iwa-chan?- chiede, facendo gli occhi dolci. Sbuffo.
- Se proprio devo... Ma non ti ci abituare- aggiungo.
- Grazie!- esclama lui, saltandomi addosso e dandomi un abbraccio veloce. Poi torna a concentrarsi sui fornelli.
- Comunque hai davvero un buon profumo, Iwa-chan; cosa usi?- mi chiede. Rimango sorpreso dalla domanda, e anche un po' imbarazzato.
- Veramente penso sia il dopobarba, non è che metta molto altro; anche perché usiamo lo stesso deodorante- borbotto, cercando di sviare il discorso.
- Dici? Allora dev'essere quello-.
- E poi, il tuo è più buono- la frase mi esce di scatto, senza che io possa fermarla. Per cui decido di mantenere un'espressione neutra, come se dirlo non mi cambiasse niente.
- Non sapevo facessi caso al mio profumo, Iwa-chan-. Io faccio caso a tutto di te, idiota.
- Non è colpa mia se ne metti troppo- borbotto in risposta.
Sento il telefono squillare, così lascio un attimo la cucina e mi dirigo verso l'apparecchio in salotto.
- Pronto?- chiedo.
- Iwaizumi, sono Kenji-.
- Salve, allenatore- rispondo, confuso. Se non la mattina dopo l'incontro, non mi ha mai chiamato a casa...
- Ascolta, so che ci vedremo domani, però vorrei che tu iniziassi a pensare di sostenere qualche altro incontro dimostrativo. Voglio riuscire a prepararli al meglio possibile; senza intoppi questa volta, possibilmente- aggiunge con una risatina.
- Ci penserò- mi limito a rispondere.
- Naturalmente eviteremo i periodi in cui hai partite importanti; so che è la pallavolo la tua preoccupazione principale- afferma. Mi volto leggermente verso la cucina.
- Già...- mormoro.
- Allora domani quando vieni al lavoro fammi sapere, d'accordo?-.
- D'accordo. Grazie, allenatore Kenji- attacco la cornetta, poi torno nell'altra stanza.
- Era il tuo superiore in palestra?- mi chiede Oikawa. Annuisco.
- Mi ha chiesto di fare altri incontri dimostrativi- affermo. È girato di spalle, per cui non vedo la sua espressione, e dato che non risponde decido di parlare nuovamente io.
- Sappi che è la prima e ultima volta che mi baso su di te. Ma voglio che sia tu a dirmi se ti va bene che io li faccia o no. Sei il mio capitano, dopotutto- vedere quanto Oikawa si sentisse tradito nel trovarmi sul ring ha fatto male... Non voglio più vivere quell'esperienza. Voglio che lui si fidi completamente di me.
Il ragazzo si volta, con il mestolo in bocca, e sorride.
- Sappi che verrò a vederti, Iwa-chan- afferma, lasciandomi confuso.
- Quindi ti va bene che io li faccia?- gli chiedo. Lui si concentra nuovamente sui fornelli.
- Mi fido di te. Se dici che sono solo incontri dimostrativi dove non rischi niente, per me non c'è alcun problema- risponde - e poi, se ti aiuta a sfogarti ne sarò più che felice-. Non mi sembrava di averglielo detto...
- Inoltre, devi mantenere la tua supremazia su Kyotani; quando tornerà, avrò bisogno di te per tenerlo a bada- aggiunge.
- Pensi che tornerà?-.
- Ne sono piuttosto sicuro-.
- Allora conta pure su di me-.
- Come sempre, Iwa-chan-.
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