Capitolo 8: Ma é Possibile che ce l'hanno tutti con me oggi?
«Allora?»
Chiese Tonks. Erano pochi minuti che si erano lasciate alle spalle la porta della Tana e camminavano verso il loro punto di Smaterializzazione. La notte era ancora più silenziosa di quanto già non lo fosse un'ora prima, quando Ive aveva accompagnato i gemelli e Tamsin.
«Allora che?»
«Ah pure 'Allora che?' Avresti potuto fare più in fretta, anzi, avresti potuto proprio evitare»
«Ma cosa?»
«Di accompagnare i ragazzi, la tazza di tè, i biscotti»
«Andiamo, lo sai com'è Molly non mi avrebbe mai permesso di andarmene a stomaco vuoto»
«Si beh, peccato che mentre non c'eri abbia riempito me di tè»
«Come se il tè fosse il problema» borbottò e abbassò lo sguardo, facendolo poi vagare sull'erbetta della campagna intorno alla casa dei Weasley «Ti ha riempito di ben altro, ed è quello che ti ha dato fastidio»
«Non è vero»
«Si invece, lo so io di cosa ti ha riempito: di domande su come stai»
«E che ne sai tu»
Ive sospirò. Tirò in dentro il labbro inferiore.
«Le ho chiesto io di farlo»
«COSA?» Tonks sbuffò e si sbatté le braccia lungo i fianchi «Tu... tu sei - »
«Preoccupata per te, Tonks» la interruppe Ive, inchiodandola con lo sguardo «Guardati, sei un fantasma. Non vuoi più lavorare, non vuoi più stare in compagnia, di nessuno, non sei più tu»
«Non avevi il diritto di...»
«Non sapevo che fare. Da sola non riuscivo a capire cosa avessi e quindi ho chiesto a Molly. Volevo solo aiutarti, che bel ringraziamento»
«Non ti ha chiesto nessuno di aiutarmi, tanto meno io»
Ed eccola là, la tipica frase 'coltellata nello stomaco'. Ive sbuffò un sorriso amaro.
«Wow»
Si passò la lingua sul labbro.
«Non guardarmi in quel modo» disse Tonks, tesa e nervosa «E non fare quell'espressione. Tu non ci sei stata quando ne avevo bisogno, adesso non puoi venire a dirmi che mi vuoi aiutare.»
«Ma che dici - »
«Abbiamo sofferto tutti per la morte di Sirius, ma tu hai dovuto fare la ragazzina viziata ed egoista e richiuderti chissà dove ignorando tutti noi. Beh ti do una notizia: ti sei persa un sacco di cose. Ed è tardi per recuperarle.»
Accelerò il passo, e Ive subito le si fece accanto.
«Tonks»
Provò a poggiarle una mano sulla spalla.
«Lasciami stare!»
Si ritrasse e per qualche secondo non riuscì a fare altro se non stare lì a fissare la sua amica che calpestava nervosamente l'erba e spostava rami che le ostruivano il passaggio. Poi riprese a camminare anche lei, a debita distanza.
«Non urlare» si limitò a dire «A meno che tu non voglia ritrovarti tra le mani di una banda di Mangiamorte selvatici o peggio di quelle nuove bande di Lupi Mannari al servizio del Signore Oscuro di cui parlava Lupin.»
Tonks nemmeno si voltò a guardarla, ma, lieve e quasi inudibile, un singhiozzo sfuggì al suo controllo. Ive aggrottò la fronte. Prima pensò di esserselo immaginato, poi pensò che forse Tonks si era lasciata andare a un pianto di sfogo dovuto a tutta la situazione, dopo ancora ripensò alle parole che aveva appena detto e poi alle occhiate che...
«Lupin» subito tutto fu più chiaro «Non è per Sirius che stai così. L'altra volta Arthur e Molly mi avevano detto che ti mancava, che ti sentivi in colpa per non aver ucciso... mia madre - no ancora non le aveva detto la verità su Edith e tutto il resto - prima che lei potesse... uccidere lui, Weasley Junior aveva pure ipotizzato che tu ne fossi innamorata segretamente e che il tuo Patronus stesse cambiando per quello. Ma non c'entra niente, il tuo problema è con Lupin. Ma cosa - »
«Non dire sciocchezze»
La interruppe ancora Tonks, il tono di voce piatto e controllato. Doveva esserle costato molto, perché Ive vide la sua sagoma tremare appena sul cielo blu scuro rischiarato dalla luce della Luna. Sospirò.
«Non è per la morte di Sirius che 'mi sono comportata da ragazzina viziata ed egoista'.» iniziò, lo sguardo fisso sull'orizzonte davanti a sé «Non fraintendermi è stato un duro colpo, ma avrei potuto sopportarlo, dopotutto» e qui dovette ricacciare giù un senso di nausea e sedersi di tutto peso sopra il coperchio della cassapanca della sua memoria per impedire che quel ricordo uscisse «... non era la prima volta. A sconvolgermi è stata un'altra cosa. Il giorno dopo la battaglia al Ministero Silente mi ha chiamata nel suo ufficio. E mi ha mostrato delle cose, sai, nel pensatoio» Tonks non disse niente, e nel silenzio si udì il profondo respiro che Ive trasse «Bellatrix non è mia madre. I Lestrange non sono i miei genitori. Almeno non quei Lestrange...»
Tonks si fermò di colpo e, finalmente, si voltò verso di lei.
«Tua madre non ti ha mai parlato di una loro amica? Una ragazzina più piccola che seguiva Bellarix come un gufo, ovunque andasse, fino a diventare una Mangiamorte con lei.»
«Forse»
«Si chiamava Edith Smith»
«Smith? Come...?»
«Prima figlia di Margaret e sorella maggiore di Edgar, sì» distolse lo sguardo «Poi si ribellò al Signore Oscuro e Bellatrix la uccise»
Poté percepire Tonks trattenere il respiro.
«Mi dispiace»
«Una madre psicopatica, una madre morta... alla fine ho capito che non cambia granché» alzò le spalle «Anzi, credo di aver fatto un miglioramento»
Tonks non rispose, e nessuna delle due disse niente per il resto del tragitto nella campagna.
«Io ti ho detto la verità» Disse poi Ive, appena si fu ripresa dal senso di nausea dovuto alla Smaterializzazione «Adesso, credo di meritare che tu sia sincera con me. Cosa è successo con Lupin?»
Tonks rallentò. Camminava ondeggiando con le spalle curve e guardò il cielo, come a cercare il coraggio di parlare nelle stelle. Poi fissò Ive.
«Credo di essermene innamorata»
Ive spalancò gli occhi. Okay, forse un'idea simile l'aveva sfiorata, ma era stato un pensiero irrazionale, che aveva lasciato perdere subito. Sentirglielo ammettere ad alta voce, in modo così diretto la paralizzò sul posto. Non trovò nemmeno la voce per un'esclamazione stupita.
«Non guardarmi così» Tonks inclinò il capo e chiuse gli occhi, le sopracciglia inarcate all'ingiù «Non lo so nemmeno io come. A un certo punto, l'anno scorso, non vedevo l'ora di essere in coppia con lui per le missioni e una volta ho parlato pure con Malocchio perché ci mettesse assieme...» Si portò le mani sul viso «Pensavo sempre a lui, mi immaginavo come sarebbe stato e dopo... Sirius siamo stati parecchio insieme, lui aveva perso il suo ultimo amico e tu non c'eri e quindi anche io ero sola e ci siamo consolati a vicenda per settimane. E poi glie l'ho detto e ci siamo baciati e... altro. E poi lui è andato in una di quelle missioni tra i Lupi Mannari e io non vedevo l'ora che tornasse. Poi è tornato. E mi ha detto che era stato un errore. All'altra riunione dell'Ordine.»
Ive la fissò con la fronte aggrottata. Non aveva la minima idea di cosa dire.
«Che schifo» riuscì a commentare «Lascialo perdere»
Era il consiglio peggiore che si potesse dare a una persona. Se qualcuno le avesse detto 'Lascialo perdere' nel periodo in cui aveva litigato con Cedric probabilmente lo avrebbe buttato giù dalla torre più alta di Hogwarts.
«La fai facile»
Rispose invece Tonks.
«Però lui è un idiota»
«Lo so. Ho dei pessimi gusti, eh? Davvero dei pessimi, pessimi gusti»
«Non me lo aspettavo un comportamento del genere da Lupin.» rifletté Ive «Sembra così un tipo serio e responsabile»
«Il problema è quello» disse Tonks «Che è troppo responsabile, non è capace di viversi il momento. Scommetto che mi ha detto che è stato un errore per farmi allontanare, solo perché ha paura di quello che potrebbe succedere... Che schifo di gusti che ho»
...
Era sabato mattina, qualche settimana dopo la riunione e le due streghe alle sei erano già in piedi, a urlarsi contro mentre si preparavano per il solito giro di ronda a Diagon Alley. Avevano deciso di darsi una tabella di marcia, altrimenti avrebbero continuato ad arrivare troppo tardi e non sarebbero mai riuscite a scoprire niente su quel tizio col cappuccio.
«Magari oggi riusciamo a beccare il tizio incappucciato»
Disse Ive mentre percorrevano a passo veloce le strade di Londra. Tonks ridacchiò.
«Sì e poi incontriamo Tu-Sai-Chi con addosso un tutù che si prepara per il balletto»
Entrarono al Paiolo Magico e attraversarono la sala del pub a grandi falcate, lanciando occhiate a destra e a sinistra per controllare che il tizio incappucciato non fosse lì, e raggiunsero il retro. Si ritrovarono a Diagon Alley e percorsero la strada principale continuando a guardarsi intorno. Non c'era bisogno di sforzarsi troppo, se il tizio incappucciato era fuori casa, lo avrebbero trovato, bastava solo un po' di attenzione e un occhio veloce. Senza la consueta folla era diventato parecchio difficile nascondersi e mimetizzarsi a Diagon Alley. E lo pensava anche qualcun altro, qualcuno che dietro di loro aveva perso giorni e giorni a studiare per bene il percorso per seguirle senza essere visto e senza apparire sospetto agli altri Auror che erano a guardia del borgo.
«Almeno ti è andata meglio di Draco» gli disse il suo amico, con un'alzata di spalle «Credo sia terrorizzato dall'avvicinarsi dell'inizio della scuola, e di certo non perché non ha finito i compiti delle vacanze»
Meglio? Lui non pensava. Ive era sicuramente più facile da battere rispetto a... quello che doveva uccidere Malfoy, ma a lui il solo pensiero di ucciderla faceva rivoltare tutti gli organi interni e poi glieli faceva rigirare nel verso corretto lasciandogli quella sensazione che non era né dolore né tantomeno completa serenità, ma una specie di scomodo fastidio che non gli dava tregua un secondo.
«Sta zitto, ti prego» disse al suo amico. Non poteva dirgli quello che provava, non poteva dirgli che non voleva farlo. Si era detto che non voleva farlo perché non voleva essere un assassino, che se lo avesse fatto qualcun altro gli sarebbe andato bene, che anzi ne sarebbe stato più che contento... che non era lei il problema, che di lei non glie ne importava niente a lui. Ma non ci credeva nemmeno lui, in fondo. Eppure continuò a ripeterselo anche in quegli istanti, nascosto dietro l'angolo di un palazzo con il suo amico. Forse per non dover ammettere di essere un traditore. Perché a voler bene a una traditrice, alla traditrice, sarebbe stato anche lui un traditore, e allora avrebbero mandato qualcuno ad ammazzare lui, come avevano mandato lui a uccidere lei. E magari ci avrebbero mandato proprio il suo amico, e lui lo avrebbe ammazzato, non si sarebbe fatto tutti i problemi che si stava facendo lui. Perché non aveva visto il suo amico esitare un istante da quando si erano messi ad organizzare quella cosa, non lo aveva visto vacillare, mostrare indecisione o pietà o affetto verso la loro... si costrinse a non pensarlo, perché si ricordò cosa stava per fare. Era per quello anche che aveva paura di esporre al suo amico i suoi dubbi. Il suo amico sembrava aver cancellato tutto. E Lui, invece, non ci riusciva. «Andiamo stanno andando avanti»
Si sistemò il cappuccio blu scuro sopra al viso.
«Non capisco perché abbiamo dovuto mettere questi mantelli da due soldi»
Si lamentò il suo amico.
«Non eri tu quello intelligente dei tre? Ovviamente perché con uno dei nostri sarebbe troppo evidente che siamo stati noi. Verde è il colore delle serpi, e robe pregiate da ricchi purosangue sono subito associate ai Mangiamorte»
«E cosa ti importa? Ormai facciamo quello che ci pare, anzi meglio se ci riconoscono, dobbiamo lasciare il segno»
«Lascia perdere»
Prese l'amico per un braccio, e lo trascinò avanti, più vicino alle due streghe che stavano seguendo.
«A quando pare il nostro tizio incappucciato oggi ha optato per starsene a casa a vedere un film, piuttosto che andarsene in giro a portare avanti i suoi piani malefici»
Stava dicendo Tonks. Ive aveva notato che dalla sera prima il morale le si era leggermente risollevato, nessuna magia sia chiaro, ogni tanto si lasciava andare a espressioni tristi e sguardo assenti, e continuava ad essere scorbutica, però il fatto che avesse già fatto la seconda battuta della giornata (e erano appena passate le nove di mattina) era un buon segno.
«O magari sta pianificando i suoi piani malefici» disse «Forse dovremmo andare a controllare la stradina, secondo me è lì che abita»
«No» Tonks la guardò con le sopracciglia alzate «Noi non torneremo in quella stradina. Non c'è nessuno a coprirci lì. E poi non ha assolutamente senso. Solo un idiota si metterebbe a complottare nella strada di casa sua, sarebbe troppo sgamabile.»
«Si ma l'hai sentito parlare con quel tizio. Era convinto che non si sarebbe fatto vivo nessuno in quella stradina. Ho fatto ricerche - aveva chiesto a Tamsin - là ci abitano solo vecchietti sordi che non si accorgono di quello che succede in strada oppure morti, che non sono mai stati dichiarati ufficialmente deceduti e quindi le loro case non sono mai state rimesse in vendita o ereditate. Era sicuro che nessuno li avrebbe visti»
«No, non ci andremo»
«Ma perché?»
«Perché non è la procedura, e se sforo un'altra volta dalla procedura Malocchio mi mette a scrivere i verbali delle riunione»
Mise su una faccia offesa e si mise a camminare un po' più avanti. Ive roteò gli occhi. Passarono davanti alla sartoria di Madama McClan. Accanto alla porta c'era Hagrid, che quando le vide rivolse loro un sorriso. Poi la voce della sarta giunse dall'interno, attraverso il legno umido di pioggia della porta.
«Non voglio bacchette nel mio negozio!»
Probabilmente doveva essere un'esclamazione, un ordine, ma suonava un po' più come una terrorizzata richiesta di aiuto.
«Che succede lì dentro?» Chiese Ive al Mezzogigante. «Chi c'è?»
«Harry, Hermione e Ron sono entrati poco fa. Ma non ho visto se ci stava qualcun altro»
Alzò le spalle. Poi un altro grido da dentro, non di Madama McClan.
«Non osare parlare con quel tono a mia madre, Potter!»
Non le ci volle molto per capire di chi fosse.
«E chi altro poteva essere» sbuffò «Puoi pensarci tu, Tonks»
Quanto tempo era che non rivedeva suo 'cugino'? Quanto che non rivedeva sua 'zia'? Le vennero quasi i brividi. Tonks annuì e spinse la porta con una mano, con l'altra tirò fuori la bacchetta dalla tasca, facendola roteare tra le dita in una piccola acrobazia.
«Che succede qui?»
Disse mentre la campanella sopra la porta annunciava il suo ingresso. All'interno del negozio da una parte c'erano Draco e Narcissa, lui in piedi, rigido in un mantello appuntato qua e là da spilli con le testa laccata di smalto colorato, lei seduta accanto, dall'altra Harry e Wealsey Junior avevano tirato fuori le bacchette e glie le puntavano contro, mentre Hermione stava senza dubbio cercando di farli ragionare e calmare. Ive era rimasta sulla porta, dalla parte opposta rispetto ad Hagrid.
«Malfoy, non c'è da stupirsi che ci fosse tanta confusione.» disse il Mezzogigante «Senza offesa. Ive»
«Figurati»
Borbottò lei.
«Zietta, cuginetto caro» stava dicendo Tonks «Ci sono problem- »
Ma prima che potesse completare la frase, lo sguardo glaciale di Draco saettò oltre la spalla di Tonks e individuò Ive.
«Tu» Ive spalancò gli occhi e d'istinto indietreggiò. Ma Draco aveva già scansato Tonks senza alcuna difficoltà con una spallata ed era davanti a lei e la teneva ferma per una spalla. «Traditrice» quello fu un vero urlo, molto peggio di quello che Ive aveva sentito da fuori. A Ive si rivoltò lo stomaco e fu costretta ad alzare lo sguardo «Cos'è adesso che stai con i Mezzosangue ti fa schifo pure guardalo uno con sangue puro?» Ive mandò giù un groppo di saliva e schiuse le labbra per prendere un po' d'aria, ma le sembrava come se Draco glie la stesse rubando tutta «Perché non mi guardi? Guardami.» Ovviamente non lo fece e lui nemmeno pensò a prendere la bacchetta, le afferrò la mascella e Ive fu costretta a guardarlo in faccia. «Da quando parli con questa feccia, da quando? E poi che mi verrai a dire, che sei amica della Sanguemarcio» la sua voce le arrivava dritta in faccia, e lei fece tutto quel che poteva per distogliere lo sguardo. Tentò di riabbassare la testa, di nascondersi dietro i capelli, dimenticandosi di averli legati sulla nuca in uno chignon, ma la presa di Draco era troppo forte, accidenti da quando era così forte, così si girò il più possibile di lato. «Tu ed io...» e qui l'urlo si ruppe in un sussurro «Eravamo d'accordo su questo... noi li abbiamo sempre presi in giro insieme, ci divertivamo, quante volte li abbiamo affatturati nei corridoi, quante volte li abbiamo stuzzicati per far perdere punti a Grifondoro?Quante volte...» Adesso aveva preso a sbatacchiarla avanti e indietro, e questo non le piaceva affatto perché aveva ancora la nausea «Quante volte?»
Le gridò di nuovo in faccia, ma - grazie al cielo! - qualcuno lo afferrò dal braccio e lo tirò indietro. Era Tonks.
«Stai calmo»
Gli disse. Non l'avesse mai fatto.
«Non ti azzardare a toccarmi» disse svelto lui, divincolandosi con violenza «Mezzosangue»
C'era qualcosa di strano. 'Mezzosangue' l'aveva aggiunto dopo, quasi a correggere quello che aveva detto prima. Ive lo fissò per qualche secondo e aggrottò le sopracciglia. Draco si stava tirando, in modo quasi ossessivo, giù la manica del mantello. Qualcosa nella sua testa, un guizzo, le fece notare che in particolare era la manica sinistra. Che Draco fosse...
«E tu non mi fissare in quel modo, traditrice» Draco aveva capito che lei aveva capito «... del tuo sangue»
«Ciao anche a te, Draco» era ancora terrorizzata, ma con il fatto che lui si fosse allontanato era riuscita a mettere su un po' della sua solita spavalderia «Narcissa»
Aveva spostato lo sguardo sulla donna in tempo per cogliere le scintilla nei suoi occhi quando si era sentita chiamare per nome da lei senza nessun 'zia' davanti. Sostenne il contatto visivo, e le due si capirono con quell'occhiata. Poi fu Narcissa a distogliere per prima lo sguardo, e Ive ne fu fiera.
«Ragazzi» Tonks si rivolse ai tre Grifondoro, che avevano osservato in silenzio da quando loro due erano entrate «Ci sono un sacco di Auror in giro, non ne vale la pena di essere beccati e di passare dei guai con il Ministero per rispondere alle provocazioni di soggetti come questi»
Fece scorrere lo sguardo su Draco e poi lo fissò su Narcissa, in tono di sfida. Ive non ci aveva mai pensato, ma probabilmente Tonks ce l'aveva parecchio con lei e Bellatrix per come avevano abbandonato la sorella, sua madre.
«Andiamo»
Ive le fece un cenno con la testa e le due uscirono. Mentre si chiudevano la porta alle spalle sentirono Madama McCklean che cercava di comportarsi come se niente fosse successo.
«Credo che questa manica sinistra potrebbe essere accorciata un altro po', caro, lascia che...»
Salutarono Hagrid, mentre dall'interno del negozio arrivava la risposta di Draco.
«Ahia! Guarda dove metti i tuoi spilli, donna! Madre... non voglio più questa roba...»
E poi quella di Narcissa.
«Hai ragione, Draco» rispose Narcissa con uno sguardo sprezzante a Hermione. «Ora che ho visto il genere di feccia che frequenta questo posto... meglio andare da Telami e Tarlatane»
E i due uscirono e si allontanarono, ma non senza assicurarsi di passare abbastanza vicino a Ive e Tonks così che Draco potesse tirare una spallata alla cugina. Ive si limitò a roteare gli occhi, infondo era sempre il solito idiota infantile.
«Che paura»
Commentò Tonks mentre proseguivano.
«Non dirlo a me»
«Ma che gli è preso? Sembrava... posseduto»
«Non ne ho idea»
«Ehi, ragazze!»
Stavano passando davanti ai Tiri Vispi Weasley, e Fred agitava la mano in loro direzione esortandole ad avvicinarsi.
«Volete fare un giro?»
Chiese George.
«Stiamo lavorando»
Li liquidò Ive.
«Oh andiamo»
«Lavorate tutti i giorni»
«Dalle otto di mattina fino a tarda sera»
«Più di dodici ore»
«Dieci minuti per ammirare il nostro capolavoro non vi costano niente»
Entrambe sbuffarono, perché sapevano che non c'era modo di di loro di no. Ecco una cosa, probabilmente l'unica, che avevano in comune con la signora Weasley.
Ive avrebbe voluto incrociare le braccia e mostrarsi scontrosa, giusto per non darla vinta ai gemelli, ma non poté farlo. Ne valeva davvero la pena di perdere quei dieci minuti per vedere che cosa aveva creato. Erano davvero dei geni, Ive non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma avevano davvero creato un capolavoro. E poi il semplice fatto che riuscissero a mantenere il negozio stracolmo di clienti in quella Diagon Alley completamente spoglia e terrorizzata dall'incombenza di Voldemort e dei Mangiamorte, li rendeva straordinari.
«Vieni Tonks» disse a un certo punto Fred trascinando la Metamorfomaga per un braccio «Questo ti piacerà un sacco»
E si allontanarono, e Ive rimase indietro con George.
«Sapevo che lo avrebbe fatto, accidenti» Ive gli lanciò un'occhiata. «Hai presente la sera della riunione? Quando ti ho riaccompagnata per un pezzo... beh io in realtà non dovevo dirti niente, volevo solo stare un po' con te»
«Si lo avevo intuito»
«Scusa»
«Non è un problema. Però avresti potuto dirmelo»
«Non me lo avresti lasciato fare. Perché pensi che sia perché io ho una cotta per te, e tu non provi lo stesso quindi non vuoi che io mi illuda. Ma io non ho più una cotta per te. Però voglio essere tuo amico, non dico il migliore perché non mi sognerei mai di rubare il posto a Tamsin... però uno dei migliori»
Ive schiuse la bocca, in un leggero sorriso.
«Okay» disse «A proposito, Tamsin lavora?»
«No, oggi fa il pomeriggio. Probabilemente starà dormendo, sta sempre a dormire»
E invece no, Tamsin era appena fuori dal negozio, e Ive lo incontrò quando uscì fuori per aspettare Tonks. George non poté fermarsi chiacchierare con loro, perché c'era bisogno di lui con alcuni clienti, ma Ive e Tamsin risero e scherzarono per diversi minuti. Fu bello, e Ive fu contenta di essersi fermata. Per quei minuti fu come ritornare ad Hogwarts, ai suoi primi anni quando la guerra Magica era solo un brutto ricordo lontano e Harry Potter solo una favola che si raccontava ai maghi da ragazzini.
Tuttavia durò poco perché all'improvviso Tamsin le urlò qualcosa e la scansò di lato tirandola per un polso. Non fece in tempo a girarsi che un incantesimo colpì l'aria nel punto dove lei era fino a un secondo prima.
«Possibile che oggi ce l'hanno tutti con me» Subito i suoi occhi scattarono nella direzione da cui proveniva e individuarono chi l'aveva lanciato. Poco più in là, che tentava di confondersi nella folla, c'era un tizio con un mantello blu scuro e il cappuccio tirato sul volto. «Dov'è Tonks quando c'è bisogno di lei?»
Lanciò un'occhiata verso l'interno del negozio, ma di lei non c'era traccia, quindi dovette iniziare il duello da sola. C'era qualcosa di familiare nel modo di combattere di quel tizio, ma Ive non seppe dire perché. Era stata sicura di non riconoscere la voce del tizio incappucciato quando l'aveva sentita nel vicolo e poi al Paiolo Magico. Però le sembrava così tanto di conoscerlo... Il modo in cui faceva le finte, il modo in cui si lanciava in avanti senza pensarci, probabilmente era un giocatore di Quidditch, pensò. Si, doveva essere quello che Ive trovava familiare.
Fecero su e giù per la strada un paio di volte, con i clienti di Tiri Vispi Weasley che si allontanavano. Ive sperò che qualcuno degli Auror di turno li mettesse in salvo o che, meglio, si sostituisse a lei in quel duello. Difesa Contro le Arti Oscure era sempre stata la sua materia preferita (a parte l'ultimo anno), certo, ma non era particolarmente forte. Per fortuna nemmeno il suo avversario, il tizio col cappuccio, era particolarmente forte. E Ive ne fu sorpresa, dopo il loro ultimo incontro si aspettava di più da lui, le era sembrato un tizio che sapeva il fatto suo con quel trucchetto per scappare. In breve riuscì a bloccarlo contro la porta di una bottega praticamente in rovina.
«E adesso dove vuoi scappare?»
All'interno della bottega, a quanto pareva, perché spinse la porta semi-scardinata e la scardinò del tutto. Il telaio di legno cadde a terra e il tizio col cappuccio ci passò sopra e si fiondò dentro. Era stato quello il suo piano fin dall'inizio? Trascinarla lì dentro così che non potessero aiutarla? Ive non si fece fregare, e rimase sulla soglia, la bacchetta stretta in mano e il braccio pronto a scattare in su. Poi Tonks le si affiancò, insieme ad un tizio che Ive non conosceva, un Auror suppose.
«Dov'è?»
Chiese quest'ultimo.
«È entrato qui dentro»
Disse Ive.
Il ragazzo con il cappuccio blu scuro, nascosto nel buio del soppalco della bottega, imprecò osservando la scena tra le sbarre della ringhiere. Non era così che doveva andare. Per fortuna il suo amico lo aveva costretto a pensare anche a un piano di fuga e così si diresse verso una finestra che dava sul retro del palazzo e saltò giù, sbuffando.
«Deduco che non sia andata bene»
Disse il suo amico, che lo aspettava lì.
«Lasciamo stare»
«Vuoi che chieda ai- »
«No»
«Ma quanto il Signore Oscuro saprà che hai fallito non sarà contento, almeno così potrai dargli una bella notizia»
«Ho ancora tempo, hai sentito che ha detto a Draco»
«Si ma il tuo obbiettivo è più facile da raggiungere, non sarà così clemente con te. Non ti lascerà tutto l'anno per farlo.»
«Lo farò, e lo farò presto. Ma non voglio aiuto. Non voglio che pensi che non ho il fegato di farlo io e quindi lo faccio fare ai Dissennatori»
...
«Dobbiamo parlare»
Era tardo pomeriggio, e Ive e Tonks stavano tornando verso il Paiolo Magico. Dopo lo scompiglio della mattina avevano deciso di lasciar perdere le loro ricerche e di dare una mano agli Auror di sorveglianza, e quindi avevano finito prima. Lungo la strada incontrarono I signori Weasley con i figli e Harry e Hermione. Harry si era affiancato a Ive.
«Potter, quanto tempo» Ive gli fece un cenno con la testa «Non mi sembra proprio il momento, abbiamo un po' di fretta di andare a casa»
«Mi dispiace, ma dobbiamo assolutamente parlare.» insistette lui «Riguarda Draco e quello che è successo prima.»
«Oh andiamo, Harry!» lo riprese Hermione «È assurdo. Non puoi formulare accuse così per una cosa che ho- che non so nemmeno se ho visto bene»
«Che è successo?»
«Si è convinto che...» abbassò la voce e si avvicinò «Si è convinto che Malfoy sia un Mangiamorte»
«Io credo a quello che ho visto»
«Ma non hai visto niente! Ti rendi conto che è assurdo quello che dici? È un ragazzino»
Ive aggrottò la fronte. Allora non era l'unica ad averlo sospettato.
«Già... assurdo» disse comunque «Ma state attenti a scuola, qualcosa senz'altro gli è successo»
«Ma che» intervenne Weasley Junior «È semplicemente il solito Malfoy, arrogante e insopportabile»
«Io dico di no» insistette Harry «Hai visto come l'ha aggredita da Madama McClan» disse accennando a Ive «A proposito, tutto okay vero?»
«Sì» annuì lei «Comunque non credo che avrebbe il fegato di unirsi ai Mangiamorte di sua spontanea volontà»
«Secondo me lo ha fatto per vendicare suo padre, il fatto che è finito ad Azkaban»
«No. Poco probabile. Non credo che farebbe mai qualcosa di così pericoloso per lui. Diciamo che non è mai stato un padre... ehm... amorevole»
«Oh fantastico, nemmeno tu mi credi»
«Senti, conosco bene Draco. È un bullo e un idiota, lo so, okay? Però non è uno che si impiccia nelle guerre, è un codardo»
Lo pensava davvero, Draco non voleva unirsi ai Mangiamorte, ma questo non escludeva il fatto che lo avessero costretto a farlo. Quest'ultima cosa però non la disse, non sapeva perché, ma non voleva tradire suo cugino. Forse le sue parole di prima le avevano fatto qualcosa di più che semplice paura.
La conversazione finì lì e Ive e Tonks tornarono a casa. Come al solito Tonks imprecò contro la serratura della porta e le chiavi e i Babbani che avevano bisogno di quegli stupidi aggeggi per aprire e chiudere le cose... Presero le scale, come facevano sempre, perché odiavano il rischio di incontrare qualcuno dei loro condomini e dover intrattenere una conversazione (più Ive lo odiava, e usava la scusa che lei non conosceva assolutamente nessun argomento di conversazione babbano). Ive raggiunse per prima il sesto piano, Tonks, sfaticata come al solito, era qualche rampa più in giù, con le braccia penzolanti e la lingua fuori.
«Sbrigati!» le gridò «Ché non ho le chiavi»
Poi alzò lo sguardo. Proprio davanti alla loro porta c'erano due uomini. Uno era sulla cinquantina, con un orrendo completo marrone a quadri e i capelli che compivano una sorta di anello attorno alla nuca, grigio scuro. L'altro era molto più giovane, e aveva solo un mantello blu notte, lungo fino a poco sotto le ginocchia e con una doppia fila di bottoni davanti.
«Buonasera» disse il primo «Sono Hawkins, Auror Anziano, e lui è il mio assistente Yeaker, e siamo qui per arrestarla, signorina Lestrange»
«Come, prego?»
Ce l'avevano davvero tutti con lei quel giorno.
...
IO AMO QUESTO CAPITOLO
Forse un po' troppo drammatica la roba con Draco ma l'ho scritta secoli fa quando andavo matta per le cose drammatiche.
Questo è il penultimo capitolo che ho scritto fin'ora e potrebbe essere un grosso problema perché al momento non ho troppo tempo per scrivere (tutte scuse non ho voglia- EHM EHM ispirazione per questa storia, sto scrivendo altre cosucce che in questo momento mi trasportano di più)
E niente spero che il capitolo vi piaccia <3
Bye
bosko
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