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Capitolo 26: Uno Scherzo e Uno Spirito Libero

In momenti come quello Ive ringraziava di aver ripreso la sua stanza singola e di non essersi messa in quella di Hermione e Ginny. Almeno sarebbe potuta rimanere da sola... Purtroppo (o magari per fortuna) le sue sicurezze vennero infrante quando le due ragazze sbucarono da dietro la porta spalancata dalla rossa. Ive cercò di evitare i loro sguardi mentre si sedevano accanto a lei. Non dissero niente per qualche minuto poi Hermione ruppe il silenzio.

«Non è colpa tua se...»

«Se i miei genitori sono dei pazzi?» la interruppe acida Ive «Io lo so. Il problema è che la gente non riesce a capirlo questo e automaticamente i loro crimini ricadono su di me»

La Grifondoro era rimasta immobile ancora con la bocca aperta-

«Io... non era quello che...»

Ma un'altra volta non poté finire la frase.

«Sentite... Tranquille, ok? Sono diciassette anni che convivo con le colpe dei miei genitori e di certo non sarà adesso che mi farò sopprimere da quello che la gente pensa di me»

Hermione fece per ribattere ancora ma alla fine tirò un sospiro e si alzò facendo un cenno a Ginny. La Weasley però non sembrava intenzionata a lasciar perdere.

«Ma prima era diverso no?» obbiettò «Prima anche tu eri come loro, stavi dalla parte di Tu-Sai-Chi!»

Ive alzò con uno scatto la testa.

«Lasciate perdere»

Ripeté sta volta irritata. 

«Smettila di fare finta! Lo abbiamo capito tutti che hai qualcosa che non va da quando abbiamo incontrato la nonna di Neville! Stai sempre qui a fare quella a cui non importa niente di nessuno, mi chiedo proprio perché Cedric ti abbia perdonata, visto che il motivo per cui avevate rotto era più che coerente!» Hermione si portò una mano alla bocca spalancando gli occhi «Senza che fai quella faccia Hermione, ammettilo che è ciò che tutti pensiamo di lei! Sei soltanto una Serpe come gli altri»

Hermione stava per ribattere ma ancora una volta Ive la interruppe.

«Io sto benissimo.» disse secca «E se avessi dei problemi di certo non li verrei a raccontare ad una stupida ragazzina lentigginosa. Adesso, se non vi dispiace, andatevene.»

...

Ive si lasciò il numero 12 di Grimmauld Place alle spalle, felice di non dover più sentire Sirius che cantava "Tu scendi dalle stelle o Fierobe-e-ecco", ma forse ciò che la faceva stare più rilassata era stare un po'  lontana da Hermione e Ginny. Era diretta verso casa di Tamsin e felice di passare il Capodanno con lui, con la preparazione dei maghi stavano molto meno tempo insieme. Il Tassorosso viveva in un'allegra villetta a schiera. Le mura lattee erano ricoperte alla base da pietre irregolari rossicce (Ive si stupì di come non fossero sporche da nessuna parte). Il giardino di cui era circondata la casa somigliava parecchio a quello della nonna di Edward solo che era quadrato e con molti meno fiori (ma davvero molti di meno). Ad aprirle la porta era stata quella che presumibilmente era la madre del suo amico. L'espressione sul suo volto non era delle migliori, la donna aveva un'aria fredda e distaccata che sembrava quasi imposta a forza su quello che aveva tutta l'aria di essere un viso gentile con le labbra rosee e un paio di occhi grandi e luminosi. A incorniciarle il capo c'era una treccia di capelli biondo fragola da cui fuoriuscivano alcune ciocche. Nemmeno il tempo di dire una parola che Tamsin apparve alle spalle di sua madre abbracciando, anzi stritolando, Ive così forte che per poco non la fece cadere a terra.

«Mamma, lei è Ive. Ive, lei è mia madre» le presentò spostando la mano da una all'altra per indicarle. La signora Williams rimase quasi impassibile, mentre Ive faceva un piccolo sorriso «Andiamo?»

Chiese poi lui trascinandosi dietro l'amica senza aspettare una risposta. La camera di Tamsin, dove i due stettero per la maggior parte del pomeriggio, era una camera abbastanza grande solo che c'erano tanti mobili che la facevano sembrare un pochino ristretta (e il grande disordine del Tassorosso sicuramente non aiutava). Una grossa finestra interrompeva l'arancione della parete a cui era appoggiato il letto e illuminava il piccolo comodino con quattro cassettini. Sulla parete opposta un'immensa libreria affiancava la porta. E Ive si chiese come fosse possibile che nonostante fosse così grande non c'era lo spazio per molti libri che erano accumulati sul letto e sulla scrivania accanto ad esso. Ne notò alcuni anche sul comodino e per terra, mescolati in un intreccio di pagine e vestiti. Il baule di Hogwarts  giaceva abbandonato in un angolo con qualche mantello e qualche jeans che penzolavano dal bordo.

Passarono il tempo a chiacchierare del più e del meno. Tra scherzi e qualche Cioccorana si scambiarono anche i loro regali di Natale. Ive gli aveva regalato un libro Babbano (da quando aveva scoperto quella sua passione si era ripromessa che glie ne avrebbe comprato uno). A quanto pare era un libro di "Fantascienza", lei non sapeva cosa fosse ma aveva sentito una volta Tamsin menzionarla e aveva chiesto alla commessa di una libreria non molto lontana dal numero 12 di Grimmauld Place. Dopo averla ringraziata Tamsin le porse una scatolina quadrata non era troppo grande... ne troppo piccola. La Serpeverde non riusciva proprio ad immaginare cosa ci fosse dentro. Provò a scuoterla, ma non produsse alcun rumore.

«Cos'è?» chiese. «Una scatola vuota? Uno scherzo? Passare tempo con i gemelli ti ha fatto male!»

«Perché non la apri e basta?»

ridacchiò lui, passandosi una mano tra i capelli non più blu. Cominciò a sciogliere lentamente il nastrino viola che avvolgeva la scatola mentre teneva lo sguardo fisso sull'amico che si stava sedendo a terra di fronte a lei. Poi strappò la carta per poter finalmente aprire la scatolina.  

Non poté negare di essere sorpresa di quel regalo. Era una specie di bandana  ripiegata più volte per diventare sottile che andava a formare un perfetto bracciale. Ive ricordava di aver visto diverse volte Tamsin con accessorio del genere, di solito blu intonato ai capelli, come quello che le aveva regalato. Ma ad impreziosire in regalo c'era un piccolo ciondolo a forma di serpente dorato. 

«Sei pur sempre una Serpe»

si era giustificato Tamsin guadagnandosi un'occhiataccia. Pochi minuti dopo la signora Williams li chiamò di sotto per la cena.

«Non credo di piacere a tua madre»

mormorò all'orecchio dell'amico.

«Come mai?»

Lei alzò le spalle.

«Mi ha guardata in modo strano prima.»

«Ah, lasciala perdere. Diciamo che il suo pensiero su di te è leggermente influenzato da tutte le cavolate che la Skeeter ha scritto. Però vedrai che appena capirà che non sei veramente così smetterà di fare la dura.»

Il Tassorosso aveva ragione, la serata fu piacevole. Erano arrivati diversi parenti di Tamsin, il fratello di sua madre con la moglie e la figlia di dieci anni bionda dagli occhi verdi, che assomigliava ad una bambola di porcellana, poi c'era anche la sorella della signora Williams che era piuttosto giovane con dei capelli castano chiaro con le punte viola e un sorrisetto furbo, e infine i nonni. La nonna di Tamsin era una vecchietta dall'aria allegra con i capelli raccolti in cima alla testa e un paio di occhiali dalla montatura sottile che coprivano gli occhi sottili. Ive pensò che da giovane probabilmente era stata davvero molto bella e riuscì a individuare alcune somiglianze col nipote, suo marito invece era un ometto basso e silenzioso che sembrava avere più rughe che capelli e le uniche parole che Ive sentì uscire dalla sua bocca furono borbottii incomprensibili. La signora Perkens (così si chiamava la vecchietta) fece un sacco di domande alla Serpeverde, che dovette ammettere a se stessa di sentirsi un po' a disagio in quella situazione. Dopotutto loro erano una famiglia e lei non c'entrava assolutamente niente.

«Allora Tamsin!» esclamò raggiante la zia del Tassorosso «Da quanto tempo state insieme?»

«Oh si vogliamo sapere tutto su voi due »

Rincarò la dose la signora Perkens era evidente che fossero madre e figlia)

«Noi du... cosa? No!»

Balbettò lui.

«Noi non stiamo insieme»

disse Ive.

«Già» annuì Tamsin «Siamo solo amici»

«Ma andiamo!» disse la zia, che Ive aveva scoperto chiamarsi Meredith «Dicono tutti così! Ma non c'è bisogno che vi nascondete...»

«No sul serio, zia, noi siamo amici. E poi Ive ha... aveva un fidanzato»

Lanciò uno sguardo nervoso all'amica che prese un sospiro, intraprendere quella conversazione, lì e con lo sguardo della signora Williams che ancora la fissava indagatore

«Oh problemi di cuore?» domandò Meredith «Che ha fatto? Ti ha lasciata per un'altra? Oh ti ha direttamente tradita? Oppure l'hai lasciato tu perché era geloso e possessivo, o magari era uno di quelli che pensa solo al Quidditch e agli amici?»

Lo sguardo della donna bruciava su di lei. Quegli occhi grandi e chiari la scrutavano curiosi. Non voleva rispondere, sentiva che se avesse pronunciato anche una sola parola sarebbe scoppiata a piangere. Cedric non aveva fatto niente di tutto ciò che Meredith aveva elencato. Perché lui era perfetto, dolce, bello... e invece lei, lei era tutto fuorché perfette. Lo amava ma non era riuscita a impedire che morisse. Anche gli sguardi degli altri erano su di lei. La signora Williams si era bloccata sulla porta della cucina mentre sua sorella e sua madre erano sul divano. La cugina di Tamsin che sembrava una bambola di porcellana (Audrey) giocava sul tappeto con un peluche a forma di unicorno ("chissà se sa che esistono davvero" aveva pensato Ive.)

«No zia» intervenne Tamsin «Niente di tutto questo. Vedi Ive era fidanzata con il mio migliore amico, Cedric Diggory...»

Le ultime lettere gli uscirono roche, graffiate dalla tristezza. Calò il silenzio. Persino la piccola Audrey si voltò per capire perché avevano interrotto la conversazione. La signora Williams tornò svelta in cucina. Così quegli sguardi di curiosità divennero espressioni compassionevoli. Ive si chiese come facevano a sapere di Cedric visto che erano Babbani, ma poi pensò che probabilmente Tamsin e sua madre glie ne avevano parlato. A spezzare quel silenzio fu Audrey che tirò lentamente la manica del mantello di Ive.

«Ciao» sorrise timida «Tammy mi ha detto che anche tu sai fare magie come lui, è vero?»

Ive la guardò stranita all'inizio, poi si voltò interrogativa verso Tamsin che alzò le spalle. Da lì la bambina la trascinò nei suoi giochi fuori in giardino mentre il Tassorosso guardava e rideva. Allo scoccare della mezzanotte Ive poté vedere come i Babbani facevano i fuochi d'artificio (per i maghi era sicuramente più semplice.)

«Sono sfinita»

disse riferendosi alla serata passata ad inseguire Audrey, mentre si sedeva accanto a Tamsin per ammirare le luci colorate che esplodevano nel cielo scuro.

«Saresti un'ottima madre»

ridacchiò lui.

«Si e tu diventerai Ministro della Magia» Tamsin la fissò con un sopracciglio alzato «Non mi piacciono i bambini, sono estremamente invadenti. E poi siamo in una guerra, non so nemmeno se ne uscirò viva...»

«Non dirlo neanche per scherzo»

«Il punto è che non credo di essere il genere di persona che rimane a casa per occuparsi dei figli e aspetta pazientemente che il marito torni dal lavoro...»

«Già, diciamo che se tu fossi stata Penelope in vece che attendere per vent'anni il ritorno di Ulisse tessendo, avresti preso il controllo di Itaca e avresti cominciato campagne militari contro le isole vicine»

Ive aggrottò la fronte non capendo a cosa si riferisse.

«Cosa?»

«Letteratura Babbana» scosse la testa lui «Lascia perdere...»

«Questa tizia ha veramente aspettato vent'anni che quell'Uli-coso tornasse da lei?» Tamsin annuì «Ah e magari lui si era trovato un'altra e non è tornato! Hai ragione, io non l'avrei aspettato!»

Tamsin sorrise divertito e l'attirò in un abbraccio.

«Eh già, perché tu sei uno spirito libero» mormorò «E comunque lui è tornato»

***

Hooooooooooooooooooolllllllllllllllllllllllaaaaaaaaaaaaaaaa!

Che ne pensate del litigio tra Ive e Ginny?

Vi avverto che nella scrittura di questo capitolo sono stata influenzata da Teen Wolf perché ho cominciato a vederlo (ma non dalla prima stagione come la gente nomale, ho iniziato dalla quarta perché mi sono messa a guardarlo con mia sorella che è arrivata lì). Perciò ho chiamato la zia Meredith, invece la madre di Tamsin dovrebbe somigliare un po'a una Holland Roden (Lydia) leggermente invecchiata

(eccola per chi non la conoscesse)

Vi metto solo il suo di aspetto perché diciamo che avrà qualche ruolo in seguito mentre gli altri sono più inutili come personaggi e non ricompariranno.

Questo capitolo è parecchio diverso da tutti gli altri di questo libro e dei due precedenti e sinceramente non è proprio il mio genere ma fatemi sapere se a voi piace.

bye

_silvia

p.s. come sempre gli orari a cui metto i capitoli sono strani, lo so. (è l'una e dodici) Scusate ma di giorno non ho mai tempo per scrivere!

adesso bye sul serio

_silvia

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