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Venerdì. Please, help me.
Oggi ho la lezione d'italiano con Noemi e, per la prima volta, non sono sicuro di volerla vedere. Dopo ciò che ho osservato mercoledì, sento un dolore costante che si divide tra petto e ventre. Sono come delle fitte che mi prendono all'improvviso. Mi sento uno sciocco... anzi, sono proprio un idiota. Insomma, quella ragazza non prova nulla per me e io dovrei nutrire lo stesso per lei. Niente che vada oltre al rapporto "lavorativo" che ci dovrebbe essere tra noi. Però non posso farci nulla, quando la vedo mi trasformo in un altro. Perdo la lucidità e la cognizione del tempo. Ogni volta che deve andarsene, non appena mette i piedi fuori da casa mia, sento subito la sua mancanza. Ho paura, se devo essere sincero. Non ho mai provato nulla di simile per nessun altra.
Dove mi porterà questo sentimento? E poi, siamo sicuri che sia davvero amore?
Queste domande non trovano risposta e vagano nella mia mente, ripresentandosi non appena credo di averle messe da parte. Forse dovrei mettermi lì e capire cosa sento se solo penso a Noemi. È una riflessione che avrò già fatto un milione di volte dalla prima volta che l'ho incontrata, ma c'è sempre qualcosa di nuovo, un particolare che la volta precedente mi è sfuggito.
Ho accennato sempre molto rapidamente l'argomento con Calum, durante le nostre videochiamate, ma lui, ogni volta che provavo a sviare il discorso in cui mi ero impergolato, approfondiva, estorcendomi più dettagli del dovuto. Mi ha detto che i miei occhi sembrano luccicare mentre parlo di lei. Allora io arrossisco ed esclamo "Ma che diavolo dici?!". Lui ride e afferma che sono innamorato cotto.
La campanella dell'intervallo mi risveglia dai miei ricordi più o meno piacevoli, facendomi scattare in piedi con un'idea in testa. È più una cosa di getto, ma spero che vada bene. Esco velocemente dall'aula, cercando la classe terza, dove so di poter trovare Michael. Ho bisogno del suo aiuto, sperando che non faccia troppe storie.
« Michael? Hi! Excuse me, could you help me?» (Michael? Ciao! Scusami, potresti darmi una mano?)
Sto stringendo una buona amicizia con il fidanzato di Lucas, nonostante la nostra partenza burrascosa. Alla fine ho scoperto che è davvero simpatico ed è più dolce di quello che non vuole sembrare. Lucas non avrebbe potuto desiderare davvero di meglio.
« Yeah, Ashton.» (Sì, Ashton.)
« How can I say "I think I saw you in the park with a boy, but I was unsure you were or not."?» (Come posso dire "Penso di averti vista nel parco con un ragazzo, ma ero insicuro fossi tu o no"?)
« Repeat with me: Penso di averti vista nel parco con un ragazzo, ma ero insicuro fossi tu o no» (Ripeti con me...)
Lo ripeto quattro o cinque volte in sua presenza, per accertarmi della pronuncia.
Ringrazio Michael e al suono della campanella scappo di nuovo in classe. Nella mia testa ora alberga solo quella frase. Voglio proprio vedere la sua reazione... Le labbra mi si increspano involontariamente in un sorriso malizioso.
Durante l'ora di italiano la mia prof mi fa i complimenti. Insomma, non è poi molto che sono nel Bel Paese, ma sto imparando in fretta la lingua.
« Ashton, dicci la verità... sei già stato qui!» insinua scherzosamente la docente, ma con un sorriso nego.
« Allora hai qualcuno che ti fa ripetizioni! Non c'è altra spiegazione!»
Quando capisco il senso della frase arrossisco e ripenso, nuovamente, a Noemi. E beh, la sfiga mi perseguita. Voglio dire, quella volta che non ci penso, ecco che c'è qualcosa o qualcuno che mi riporta con la mente a lei. Incredibile.
« Sì, prof. Si chiama Noemi e la vedo oggi.» le spiego, sperando di aver azzeccato i verbi. In realtà, non so neppure perché le abbia detto tutto quello, in fondo a lei non frega nulla. Le mie labbra si incurvano in un'espressione ebete che fa lanciare strane occhiatine ai miei compagni. Mi risveglio alla risatina mal celata di Lucas, che mi fa segno che ne parleremo dopo.
L'ultima campanella suona ed io sospiro pesantemente. Sono stanco e in più ho quasi il terrore di vederla. Mi sento come un leone in gabbia. Il biondo si avvicina a me, dopo aver recuperato il fidanzato, e, con sguardo indagatorio, mi domanda:
« Allora... Noemi, giusto?» io annuisco, poi prosegue « É solo la tua insegnante privata?»
Le mie gote si imporporano alla stessa velocità con cui Katniss scaglia una freccia contro un nemico. Michael gli tira una gomitata, chiedendogli da quando in qua è così impiccione.
« Non sono impiccione, mi preoccupo solo di Ash!» non posso fare a meno di sorridere teneramente a quell'angioletto biondo che ho davanti a me, poi mi decido finalmente a rispondergli.
« Sì, Lucas. È solo la mia tutrice, nulla più.» cerco di mantenere la calma, ma lui sembra non credermi, perciò insiste.
« E allora perché arrossisci se la nominiamo?»
Lancio un'occhiata al suo ragazzo, come per cercare conforto, o forse solo per osservare la sua reazione e vedo la sua palese curiosità. Sbuffo, poi mi viene in mente un modo per metterli in difficoltà. Come si dice, un po' per uno a cavallo del ciuccio.
« I love her.»
L'ho detto di proposito in inglese, perché può essere visto sotto due luci diverse. E, a quanto pare, è quello che Michael sta cercando di spiegare a un Lucas versione Fanboy.
Lascio quei due a discutere se la mia frase significa "La amo" o "Le voglio bene", dirigendomi a passo svelto verso casa. Prima di entrare in casa, faccio tappa alla cartoleria poco più avanti perché devo comprare una confezione nuova di pastelli.
Voglio che il disegno del vaso di fiori sia perfetto in ogni suo più piccolo particolare e che le sfumature si avvicinino il più possibile alla realtà. Voglio che in quel dipinto Noemi possa vedere sé stessa come in un riflesso e che gli altri possano riconoscerla subito come la mia donna. Sì, perché sarà mia presto. E al diavolo le conseguenze, non mi interessano. Desidero con tutto me stesso averla accanto e conoscerla, scoprirla lentamente, esattamente come sfiorisce una rosa. Petalo dopo petalo, ora dopo ora. E lo so che come paragone forse fa schifo, ma è così che vedo la situazione. Conoscere una persona significa far crollare le sue barriere, una dopo l'altra, esattamente come un delicato petalo tocca al suolo dopo aver protetto costantemente il pistillo del fiore.
Dopo aver mangiato, decido di darmi una sciacquata rapida e cambiarmi i vestiti perché fa caldo. Il clima qui in Italia cambia così rapidamente. Accendo la televisione su MTV mentre sta finendo una canzone che non conosco, ma è in italiano. Dopo una pubblicità su un attrezzo per addominali che sembrava non voler finire più, la voce dolce e calda di Ed Sheeran impregna l'ambiente di allegria e tenerezza.
Il campanello suona a metà della canzone e, dopo essermi dato una controllata allo specchio posto all'ingresso, apro leggermente intimorito. Tutta la convinzione che avevo trovato mentre parlavo del mio quadro, di rivelarle il mio amore, eccetera, è svanita con la stessa rapidità con cui varia il tempo a Londra.
Mi do mentalmente uno schiaffo per i miei paragoni orribili, poi tiro un sospiro per cercare di calmare almeno i battiti del mio cuore, che, al contrario, schizzano non appena apro la porta e mi ritrovo davanti quella meravigliosa creatura che è Noemi nella sua semplicità. Indossa un paio di jeans che le stanno da Dio, una maglietta sul beige con una stella sopra e le sue Converse nere. Su una spalla il suo immancabile zaino leopardato.
Resto impalato a fissarla per qualche secondo, forse uno di troppo, perché vedo che arrossisce e si tocca una ciocca birichina di capelli che non le sta nella coda alta che si è fatta. Ho notato che ripete spesso quel gesto quando è nervosa o in imbarazzo, perciò mi affretto a salutarla e a farla entrare. Lei ricambia il saluto e sorride quando, passando davanti alla porta del salotto rimasta aperta, riconosce Thinking Out Loud. La canticchia sovrappensiero e io mi unisco a lei.
« ...People fall in love in mysterious ways... Maybe just a touch of a hand... Well me I fall in love with you every single day... And I just wanna tell you I am...» (Le persone si innamorano in modi misteriosi, forse è solo il tocco di una mano, beh io mi innamoro di te ogni singolo giorno e voglio solo dirti che io lo sono).
Le mie guance prendono colore quando duettiamo insieme il ritornello, ben sapendo cosa significa.
« Uh... è proprio una bella canzone! Piace anche a te?» mi domanda allegra ed io annuisco incurvando le mie labbra verso l'alto.
La prendo per le spalle e la conduco verso la cucina, dove siamo soliti a far lezione. Mi rendo conto solo dopo del mio gesto, ma, cercando di non fare scatti bruschi, la lascio sedere e con nonchalance mi metto nel posto di fronte al suo.
Come un getto d'acqua fredda, mi rinviene in mente la domanda che dovevo porle non appena l'avrei vista.
« P-Penso...» mi blocco e lei, ridendo divertita, mi dà un buffetto sul naso, dicendomi:
« Lo so che pensi!»
Io accenno un sorrisino, ma poi torno serio:
« P-Penso di... averti... v-vista nel parco con u-un r-ragazzo... ma non ero sicuro... fossi? F-Fossi tu...»
Lei mi guarda stupita con la bocca socchiusa, intenta a assemblare la mia frase balbettata e pronunciata con un pessimo accento.
« Beh, Ash, stai migliorando notevolmente, ma con la lezione di lettura di oggi ti perfezionerai ancor di più!»
Io continuo a fissarla, in attesa che prosegua, e lei, come se mi avesse letto nella mente, aggiunge:
« Comunque sì, ero davvero al parco con un ragazzo. E dal tuo sguardo intuisco voglia sapere qualcosa in più. Beh, si chiama Marco ed era un compagno che veniva con me a scuola l'anno scorso. Ho mantenuto i rapporti e ora siamo amici. Tutto qui. Quel giorno mi aveva invitato ad uscire e mi ha portato lì, per quello mi hai visto.» mi sorride e io riprendo a respirare. Neppure mi ero accorto di aver trattenuto il fiato.
Si alza e mi affianca. Siamo così maledettamente vicini... Apre un libro che aveva preso prima dalla cartella e lo mette in mezzo a noi, sul tavolo. Poi si volta verso di me e parla:
« Allora, Ash... Oggi ti farò leggere un po', così miglioreremo sempre più la tua pronuncia e la padronanza del lessico.» sinceramente non capisco l'ultima parte, ma lascio perdere. In questo momento abbiamo i visi a un decina di centimetri di distanza al massimo e io non posso fare a meno di osservarle in modo insistente quelle labbra colorate da un leggero... lipgloss? Non importa, so solo che muoio dalla voglia di assaggiarle.
Mi riprendo quando sento un braccio posarsi sullo schienale della mia sedia. Arrossisco involontariamente, anche perché questo è un gesto più maschile, ma cerco comunque di prestarle attenzione con la testa.
« Allora, proviamo a far così. Io ti leggo la prima frase e tu la ripeti dopo di me, guardando attentamente come sono scritte le parole. Ci stai?» sorride incoraggiante poi pronuncia la nostra parola d'ordine « Are you ready?» (Sei pronto?).
« Yes, as always.» (Sì, come sempre.)
« So, come on! Let's start!
"Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani, mio caro lettore."»
Si ferma e attende con pazienza che io ripeta. Mi inceppo più volte prima di arrivare in fondo alla frase, ma lei mi sorride comunque, incoraggiandomi ad andare avanti.
« Il cielo era così stellato, così luminoso che, guardandolo, ci si chiedeva istintivamente: è mai possibile che sotto un simile cielo vivano uomini collerici e capricciosi?»
Ripeto con un po' di difficoltà, ma lei mi aiuta nelle pronunce più difficili. Mi spiega che "vivano" è il congiuntivo presente di vivere e io me lo annoto sul mio quadernetto. Poi dice che l'autore pone a sé stesso, ma anche al lettore, una domanda a cui si può rispondere in mille modi diversi. Infine, prosegue nella lettura.
Dopo diverso tempo, mi domanda se voglio provare io stesso a leggere e, detto sinceramente, sono un po' spaventato.
« Dai, tentaci! Non ti mangio mica! Anzi, dopo facciamo merenda insieme!» mi sorride e il mio cuore un po' si scioglie. Annuisco titubante, comunque.
« Ecco, parti da qui.» mi fa segno su un punto determinato della pagina.
« Okay...» mi schiarisco la gola poi comincio, ma la mia voce è leggermente tremula.
« Come... la gioia... gi-gioia?»
« Gioia» mi conferma lei.
« Gioia e la felicità... r-rendono l'uomo s-sublime! Come s-sussulta il c-cuore per l'amore!» mi fermo, ma lei mantiene incurvate le labbra verso l'alto.
Porta una mano ai miei capelli, scompigliandoli, mentre io arrossisco.
« Bravo! Ti sei meritato una sana pausa. Solito the?» mi domanda, non togliendo la sua mano dai miei ricci.
Faccio un cenno affermativo e, velocemente, la mano passa dai capelli alla guancia.
Si alza di scatto e si dirige alla teiera. Inserisce due bustine dell'infuso alla pesca e prende due tazze. Ormai si muove nella mia cucina come se fosse la sua.
Io mi avvicino da dietro e lei si volta verso di me, quasi sorpresa di trovarmi lì. Le sorrido ampiamente, non ne so neppure io il motivo. Semplicemente mi va. Lei ricambia e comincia a versare un po' di acqua nelle tazze. Non è bollente, lo vedo dal poco vapore che ne esce. Effettivamente il clima si sta iniziando a scaldare e, se devo essere sincero, non ho troppa voglia di bere qualcosa di eccessivamente caldo. Fuori c'è il sole e non sembra intenzionato a piovere per ancora molti giorni.
« Ehi, ti vanno queste? Mia mamma le ha fatte oggi... di mattina...» non mi ricordo come si dice "This morning" così cerco di arrangiarmi alla bell'e meglio. Lei annuisce contenta e mi suggerisce "Stamattina o stamani". È davvero incredibile come riesca a leggermi nella mente, quella ragazza. Se solo leggesse ciò che attualmente davvero mi interessa... sarebbe tutto più semplice... forse... .
Rimaniamo lì, in piedi, poggiati contro il piano da lavoro a sorseggiare il thè e mangiare le brioches "casalinghe". Accidenti, sono davvero buone! Complimenti mamma!
Quando finiamo, posiamo le tazze riempite d'acqua nel lavabo e lei mi guarda soddisfatta.
« Era semplicemente fantastico quel cornetto! Fai i complimenti ad Anne Marie e ringraziala da parte mia.»
Mentre parla, noto che un po' di marmellata le è rimasta all'angolo sinistro della bocca e delicatamente porto il mio pollice a pulirglielo. Lei si irrigidisce, arrossendo violentemente e socchiudendo le labbra. Pessima mossa Noemi. Mi ha mandato il cervello in tilt, facendomi rendere conto solo dopo parecchi secondi cosa stavo facendo. La sto baciando.
...
WAIT A MOMENT PLEASE!
Io la sto baciando, cioè le nostre labbra si stanno sfiorando, io, no, okay, non sto bene.
...
WAIT ANOTHER MOMENT PLEASE!
S-Sta r-ricambiando, cioè non si è spostata, non capisco cosa le succeda. È immobile, forse un po' rigida, sembra quasi non abbia mai baciato nessuno, io... okay, Ashton, respira. Respira. Stai respirando? Continua a respirare.
...
Non ce la faccio, mi manca l'aria.
Ci stacchiamo lentamente e la mia fronte va ad appoggiarsi alla sua. Il suo viso è così vicino... quasi quasi la ribacio, ma ho già fatto un gesto avventato, voglio vedere la sua reazione, quella "after kiss", ecco.
Mi guarda spaesata, con gli occhi spalancati e la bocca forse un po' tremante. Le sue guance superano nettamente il colorito della lava appena eruttata, tanto sono rosse. È così bella, Dio... non posso evitare di baciarle una gota e passarci sopra una mia mano delicatamente.
Si allontana da me di qualche passo, ma le gambe quasi le cedono ed è costretta ad aggrapparsi al piano lavoro, dove poco tempo fa eravamo appoggiati.
« ...I-Io...»
Un altro leggero cedimento.
Sto per avvicinarmi, almeno per tenerla su o per portarla a una sedia, non so. Di certo, non mi aspettavo una simile reazione. È come quando fai un esperimento chimico, anche il più semplice e banale, e questo non viene. Okay, ora non so più che pensare. Adesso è il mio cervello che è scollegato, tant'è vero che il tuo "Devo andare" mi raggiunge dopo molti minuti da cui hai lasciato la casa.
Fantastico Ashton. Hai fatto scappare l'unica ragazza che, non solo ti piaceva veramente, ma anche che si era resa immediatamente disponibile a darti una mano nella lingua italiana. Davvero complimenti. Se potessi, mi farei un applauso da solo, ma in questo momento mi trovo rinchiuso in un mondo totalmente esterno a quello reale.
Mi sento così distaccato e vuoto.
Apatico, forse è questo l'aggettivo giusto per descrivermi ora.
Apatico.
Note dell'autrice:
Ma ciao belle ragassuole! Come state? :)
Oookayyy... Allora, so che non aggiorno da quasi due mesi, mi dispiace moltissimo, ma è la pecca delle storie scritte giorno per giorno. Non sai mai quando e come l'ispirazione ti possa colpire, perciò ho dovuto attendere che mi colpisse in faccia per trovarla... ^.^'
Anyway, sono qui. Ho già in mente i prossimi due capitoli, quindi dipenderà tutto dal tempo libero che avrò... *prega che il tempo rallenti un po'*
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ditemi che ne pensate con un voto o un commento, okay? :)
Vi lascio al video di Ed Sheeran, Thinking Out Loud, e alla sua splendida, calda voce:
Per il romanzo citato nel capitolo, tutti i crediti riservati a "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij.
© All rights reserved.
Grazie a tutti per aver letto questo capitolo, così come tutti gli altri!, Ci tenevo inoltre a ringraziare le persone per tutti i voti e i commenti ricevuti. Grazie mille, davvero! ♥
-DR23.
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