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Capitolo 28

I'm in love with the shape of you

Ed Sheeran


Oh. Dio. Mio.

Mi guarda ancora con un'espressione arrabbiatissima e in attesa di una mia risposta.

Mi sono completamente scordata di dirgli di questa cosa ma non pensavo nemmeno fosse così importante dal momento che ho deciso di rimanere qui ad affrontare i miei problemi.

La cosa che più mi fa arrabbiare è che in questa cavolo di scuola si viene a sapere tutto, non importa se lo sai solo tu, verranno a saperlo in ogni modo.

"Chi te lo ha detto?" Chiedo accigliata.

"Che cazzo se ne frega ora di chi me lo ha detto?" Chiede, doppiamente infuriato per non essere arrivata al punto.

La risposta al mio punto di domanda viene colmata quando mi ricordo di averlo detto a Jessica. Ma quale ragazza non può semplicemente farsi i dannatissimi affari suoi e starmi alla larga una volta per tutte. Doveva andare a spifferarlo in giro, giusto perché le va.

"Ti calmi? Non vado da nessuna parte." Gli chiarisco subito per non far casino.

Se c'è qualcosa che non sopporto è la gente che si infischia negli affari altrui. Poco ma sicuro, ma dopo vado a dirgliene non quattro ma mille a quella stronza.

"E allora cos'è questa voce?" Chiede più calmo.

Sto per aprire bocca ma la campanella inizia a suonare e io devo andare a lezione. L'ora di storia è quella che odio di più, ma sono contenta di averla visto che frequentiamo la stessa classe; almeno posso parlargli.

"Dobbiamo andare a lezione." Alzo le spalle e lui sbuffa.

Nel cammino incontro di svista Jessica e nel momento in cui mi vede, cambia tragitto. Oltre che stronza anche codarda. Incredibile!

Si sono già tutti affollati in classe come mucche e ti infastidiscono quando cambiano continuamente posti.

Mi metto accanto ad un ragazzo non molto socievole; beh almeno non in questa lezione. Non parla mai con nessuno e sta sempre nel suo. Sinceramente, con la gente cretina che abbiamo in questa scuola, fa proprio bene.

"Ti puoi togliere e mettere da un'altra parte?" Chiede Dylan in tono superiore rivolgendosi a Henry.

Lo guardo male. Non può trattarlo così.

"Dylan..." Lo fulmino con lo sguardo.

Henry, il ragazzo accanto a me, neanche lo considera e fa bene.

"Che c'è?" Sbuffa come un bambino. "Dobbiamo parlare." Mi ricorda.

"Parliamo dopo."

La sedia stride accanto alla mia e rivolgo lo sguardo vedendo Henry alzarsi, prendere i suoi libri e andarsene come se niente fosse.

Dylan alza le sopracciglia meravigliato e si mette subito a sedere accanto a me. "Che strano questo tipo." Commenta.

"Quello strano sei tu, hai cacciato via il ragazzo e neanche ti ha fatto qualcosa." Lo rimprovero.

"Chissenefrega, guarda si è già messo accanto ad una bella ragazza, cosa vuole di più?"

Sospiro e l'insegnante fa la sua entrata buttando i libri e la sua ventiquattrore sulla cattedra.

"Non abbiamo proprio tempo da perdere, l'anno sta per finire e noi siamo indietro con il programma." Inizia a mettere panico, facendo sbuffare e lamentare tutti quanti noi.

Dylan mi picchietta il braccio e mi guarda aspettandosi una spiegazione.

"Ora non posso." Sussurro, guardando l'insegnante per non farmi beccare. "Si incazza."

"Ma lo voglio sapere ora." Si impunta, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"MA SIGNORINA ROSE LE SEMBRA IL CASO DI METTERSI A PARLARE?" Grida facendomi prendere uno spavento.

"NON E' NEMMENO NELLA POSIZIONE DI POTER FARE BACCANO. ESCA IMMEDIATAMENTE DALL'AULA. IL PRESIDE SARA' PROPRIO CONTENTO DEL SUO RENDIMENTO."

Fantastico, veramente!

"Ehm, prof non è colpa sua, sono stato io." Interviene Dylan in mia difesa.

"Non mi prenda in giro, ci vedo e sento benissimo quindi è inutile che cerchi di coprire la sua compagna." Si infuria maggiormente alzando la voce.

"No glielo giuro..."

"Bene, visto che si impunta così tanto, andate entrambi fuori dall'aula." Esclama interrompendolo.

Ho proprio iniziato bene.

Dylan non se lo fa ripetere un'altra volta, prende il libro e la penna e si alza. Avrei voluto chiedere scusa e partecipare alla lezione dato che non sono messa nelle migliori delle condizioni, ma ora mi ritrovo ad alzarmi anch'io e uscire dalla porta da dove sono entrata solo cinque minuti fa.

"Sei proprio un idiota." Gli dico superandolo.

Lui aumenta il passo e mi raggiunge velocemente. "Non ti rendi conto che sono a rischio bocciatura? Se glielo dice al preside proprio ora che mi è stata data una possibilità per recuperare le materie insufficienti, posso già dire addio  a questo anno?"

"Eh? Che?" Chiede non capendo di cosa stia parlando.

Sospiro, fermandomi al mio armadietto proprio buttarci il libro dentro.

"Avevo intenzione di lasciare la scuola perché già il preside mi aveva detto che avevo da recuperare materie gravi, ma ho cambiato idea dopo che ho parlato con te. Stamani stesso ho preso l'itinerario per il doposcuola."

Vedo la sua espressione cambiare per poi vedere un chiaro sorriso sul suo viso. Lo trova divertente?

"Cos'hai da sorridere? E' colpa tua se adesso mi cacciano veramente." Scatto.

"Scema, non sto ridendo di te. Davvero hai cambiato idea per me?" Chiede ancora col sorriso.

Alzo gli occhi al cielo. "Sì, ho riflettuto molto alle tue parole e ho capito che non ne vale la pena scappare continuamente. Il primo sbaglio, infatti, è stato fuggire per la prima  volta."

"Non proprio uno sbaglio." Dice. "Hai conosciuto me." Non c'è traccia di malizia, ma solo sincerità nella sua voce.

Un piccolo sorriso si allarga. Ha ragione, l'unica persona per cui è valsa la pena tutto questo è proprio lui. Non importa com'è nato il nostro rapporto, non importa cosa è successo e nonostante tutte le piccolezze che si sono attorniate a noi, io e lui siamo qui e non riesco ad immaginarmi da un'altra parte.

"Approfittiamo di quest'ora e tipo ci infiliamo in qualche pista di pattinaggio?" Chiede in tono entusiasta.

Alzo un sopracciglio. "Ora?"

"Sì, ora. Ce n'è una non molto lontana da qui, al chiuso chiaramente. cinque minuti e arriviamo."

Resto a pensarci, ma effettivamente cosa potremmo fare in un'ora intera a scuola?

Studiare? Interviene la mia cara brutta coscienza.

"Andata!" Dico e lui si avvicina per lasciarmi un bacio veloce sulle labbra.



"Se mi rompo una gamba ti faccio causa, Dylan." Esclamo, attaccata alla ringhiera.

In tutta la mia piccola e breve vita sono stata a pattinare un paio di volte e in entrambi i casi sono sempre finita con il culo per terra. Sono pessima in tantissime cose, ma si può dire che nel pattinaggio sono in pole position a fare schifo.

"Sei una schiappa." Commenta Dylan destreggiandosi nel ghiaccio come se fosse del tutto naturale.

"E tu sei uno stronzo." Mi muovo di poco ma rischio di cadere.

Ma come cavolo fanno gli altri?

"Dammi la mano." Dice avvicinandosi.

Gliela prendo e scivolo contro il suo petto. "Okay, sei veramente una frana. Lo confermo."

Lo picchio sul braccio ma poi mi aggrappo perché tanto per cambiare stavo per perdere l'equilibrio.

"Allora, non è complicato, devi solo riuscire a tenere l'equilibrio." Suggerisce.

Wow, grazie!

"E' proprio questo il punto, non ci riesco." Mi lamento.

"Ti tengo per entrambe la mani e ci proviamo insieme."

Annuisco e fa esattamente quello che ha detto, si allontana tenendomi ancora con le mani e scivola indietro portandomi con sé. All'inizio le mie gambe tremano e lui non smette di ridere per la posizione in cui sono messe, ma poi riesco a sciogliermi e pattino, o quanto meno sembra che provo a pattinare.

"Proviamo con una mano." Chiede dopo un po'.

Mi tiene, ma quando sembro di essere migliorata almeno un po', scivolo veramente rischiando di rompermi l'osso sacro. Okay, dopo questa ci metto proprio una croce sopra il pattinaggio. Lui chiaramente ride, perché naturalmente è così divertente finché non senti il freddo impadronirti del corpo e il male atroce sul sedere.

"Idea molto pessima questa del pattinaggio. Mai più nella vita, te lo dico." Mi aiuta a rialzarmi.

"Dai, sei stata brava, ti serve solo un po' di pratica." Poggia le sue labbra sulla mia fronte e ci lascia un bacio.

Quel dannato piercing al labbro... ho creato un capolavoro.

"Torniamo perché questa volta mi espellano senza se e senza ma."

Annuisce in accordo e dopo esserci tolti quegli odiosi pattini che chiaramente non indosserò più nella mia vita, torniamo velocemente a scuola anche prima che la campanella suoni. Saluto con un bacio il mio ragazzo offrendosi per aiutarmi in matematica dopo e parlando proprio di questa fantastica materia, ho lezione proprio adesso.

Un incubo.

Seguirla proprio adesso è stato veramente faticoso. Non tutto ho capito, perché mettersi proprio ora a capire come funzionano determinate operazioni è da idioti. C'è stato un periodo che sono riuscita a capirla perché Dylan mi dava una mano, poi ho lasciato perdere e ora sono con un piede fuori e un piede dentro in questa scuola.

Non ho visto Kyle per tutto il tempo e al termine di tutte le lezioni lo trovo davanti al cancello principale ad aspettarmi. Ha la stessa espressione di stamattina e la cosa mi mette parecchio a disagio; il fatto è che dovrò parlargli di tutto quello che succede tra di noi, i punti di domanda, le cose non chiarite non appena arriviamo a casa.

In macchina vige lo stesso silenzio imbarazzante e provo a formulare un discorso degno del suo nome per non ferire entrambi, e allo stesso tempo che sia diretto ed efficace.

Quando arriviamo a casa, la prima domanda che mi pone è "Cosa vuoi da mangiare?"

Devo arrivare dritta al punto. Mi ripeto.

"Kyle, prima dobbiamo parlare." Dico.

Aggrotta la fronte e gira il tavolo mettendosi di fronte a me.

Sospiro. Ho paura di perdere la sua amicizia, ho veramente tanto terrore.

"Voglio che tu sia sincero con me..." Inizio, deglutendo.

"Tu provi qualcosa per me?" Formulo la tanta attesa domanda vedendo immediatamente la sua espressione cambiare. E' rosso e posso dire che è imbarazzato e preso in contropiede.

Apre la bocca pronto a parlare ma il campanello suona interrompendo tutto.

Mi guarda e poi mi sorpassa per andare ad aprire la porta. Ho come l'impressione che abbia approfittato per sviare la conversazione, ma non può finire così.

"Kyle stiamo parlan..." Mi fermo, vedendo una donna e un uomo vestiti professionalmente aldilà della soglia.

"Ally Rose Stewart?" Chiede la donna a Kyle ma poi rivolge lo sguardo verso di me con un sorriso accennato.

"Devi essere tu." Afferma girandosi a guardare il suo accompagnatore, annuendo con lui.  

"Siamo i servizi sociali."

/////////////////

oh oh ...

le cose si fanno serie.

VI RENDETE CONTO CHE LE STORIE SONO TORNATE IN TENDENZA gfedytqefdvsheydhs adoro!

Comunque ragazzi, come avrete notato gli aggiornamenti sono diventati sempre molto più frequenti e abituatevi così perché ho intenzione di mantenere questo ritmo o meglio accelerarli! *non ci pare il vero* , mi dicono :')

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