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Capitolo 27

But you say you're just a friend

Austin Madone


"Kyle!" Gli sorrido, contentissima di rivederlo.  "Pensavo fossi già andato a dormire." Dico barcollando sui miei stessi passi.

Lui sbuffa e scuote la testa per poi guardare attentamente ogni mio singolo movimento. "Ti ha fatta ubriacare? Era questa la fantastica serata che dovevate passare?"

Aggrotto la fronte non capendo cosa diavolo gli passa in mente. "Ho passato la serata più magnifica della mia vita e poi non ho bevuto solo io." Rido per la sua espressione accigliata.

Sembra quasi volermi uccidere con lo sguardo. Questo non è Kyle, il mio bellissimo e migliore amico da sempre.

"Non mi dire che ha pure guidato?" Chiede avvicinandosi.

"Nooo." Allungo la vocale finale lamentandomi. Sono troppo stanca per affrontare una conversazione o peggio una discussione. In questo momento non ho proprio bisogno delle ramanzine di nessuno.

"Ha chiamato il suo amico, il caro vecchio Jason." Sorrido come una stupida con gli occhi che minacciano di chiudersi mentre sono ancora in piedi.

"Adesso hai finito con le domande? Voglio andare a dormire." Mi lamento stiracchiando il collo. Ho bisogno del letto non di sentire la sua voce.

La testa mi sta iniziando a girare sul serio e malapena riesco a vedere ciò che mi succede intorno. I jeans mi danno di una noia infinita e sto solo aspettando il momento fantastico per poter mettermi il pigiama e abbracciare il letto come se fosse il mio unico e grande amore.

Avanzo non appena non parla per poter andare al piano di sopra, ma le sue mani mi bloccano la vita. Le sue mani sono caldissime e averne anche la percezione nonostante un indumento ci sia in mezzo è strano; Kyle ha sempre le mani fredde, anche d'estate.

Il suo respiro batte vicino al mio collo e lo sento sospirare più volte come se volesse dire o aggiungere qualcos'altro. Aspetto, ma l'unica reazione da parte sua è la vicinanza del suo corpo e le sue mani scorrere lentamente dalla mia vita alla mia schiena.

"Ky-Kyle che stai facendo?" Chiedo con la voce impastata. Forse sono davvero ubriaca da non rendermi seriamente conto che forse tutto ciò me lo sto solo immaginando.

"Non dovevi uscire con lui questa sera." Afferma in un sussurro continuando a scorrere le sue mani su e giù. "Dovevi rimanere con me." Aggiunge, spostandosi di poco per far incrociare i nostri sguardi.

Ha uno strano luccichio negli occhi che non riesco pienamente a percepire per via del mio sonno e del mio stato. Mi guarda con tristezza, con rancore ma allo stesso tempo con una strana malizia.

"Devo andare a dormire." Dico cercando di spostarmi ma le sue mani mi tengono ferma davanti a lui.

"Perché non riesci a capirlo?" Chiede improvvisamente arrabbiato.

Sto iniziando a preoccuparmi e non so fino a che punto io possa reggere questa conversazione senza meta. Vorrei chiarire e parlare con lui, ma non così.

"Capire cosa? Kyle ora a malapena ti seguo." Sbuffo scocciata. Spero di riuscire a liberarmi da questa situazione il più presto possibile.

"Tu..." Sospira avvicinandosi ancora di più- "Ally io- " Continua farfugliare e dibattere sulle sue parole.

"Io..."

"Tu cosa?"

Chiude gli occhi, toglie una mano dalla mia schiena stringendola in pugno per poi allontanarsi definitivamente dal mio corpo.

"Niente." Risponde, infine. "Stai quasi dormendo in piedi, buonanotte." Mi congeda senza rivolgermi più un solo sguardo. Si allontana come se non fosse successo niente e mi lascia in confusione.

Resto sbalordita dal suo comportamento e vorrei dirgli di fermarsi e dirmi tutto quello che ha da dire, ma in questo momento non so nemmeno quando sono nata e se ce la faccio ancora a parlare.

Sento i suoi passi allontanarsi e finalmente mi avvio verso le scale per poi andare alla stanza che mi hanno dato i suoi genitori. Quasi non inciampo sulle scarpe che avevo lasciato a giro prima di uscire di casa, ma poi chiudo la porta dietro di me e prendo il primo pigiama che mi trovo davanti.

Non ci penso nemmeno a struccarmi, mi tolgo tutti i vestiti sentendo ancora i brividi addosso e indosso il pigiama come viene. Mi infilo sotto le coperte, spengo l'interruttore con un colpo e nel giro di nemmeno pochi secondi mi ritrovo già nel mondo dei sogni.




Per mia sfortuna o per mia fortuna la sveglia in questa camera è automatica e già alle sette del mattino mi ritrovo a stropicciarmi gli occhi dal troppo sonno che devo ancora smaltire. Le coperte, il calduccio del letto e il sonno che ho ancora addosso sono giustificazioni validissime perché io rimanga a dormire, ma avevo fatto una promessa a me stessa e devo andare dal preside per comunicargli che procederò con gli studi e che frequenterò tutte le lezioni extracurricolari che servono per farmi finalmente diplomare.

Non manca assolutamente niente alla fine dell'anno e io non posso buttare via un anno così, semplicemente perché sono stupida.

Mi alzo dal letto con un po' di mal di testa, ma niente di così insopportabile. Ancora mezza dormiente ripenso a tutte le cose che sono successe ieri sera. Non potevo avere una serata più perfetta, ho riso come non mai e l'ho passata veramente bene.

Ma fra tutti i pensieri, mi viene in mente anche l'avvenimento di quando sono tornata casa. Per quanto possa essere stata imbecille e non esattamente sobria, mi ricordo di tutto; ogni singolo dettaglio.

Improvvisamente una fitta mi lacera al petto facendomi stare in ansia. La vicinanza dei nostri corpi ieri sera e il fatto che volesse a tutti i costi dirmi qualcosa, mi fa venire in mente le parole di Dylan; quelle parole che mi sembravano una stupidaggine ma che ora si stanno infilando nella mia testa come un incubo.

E' innamorato di te

Mi sento male, Kyle non può essere innamorato di me. Siamo amici da tantissimo e l'ho sempre considerato come un fratello che non ho mai avuto.

Cerco di non crederci, ma con il suo comportamento strano e l'ultimo strano avvenimento di ieri notte me lo urlano chiaramente in faccia.

Ho quasi paura di parlare con lui, ho paura di guardarlo in viso e vedere la vera realtà delle cose.

Sospiro, prendendo la mia testa fra le mani.

Devo assolutamente parlare con lui e togliermi ogni dubbio.

Ma ho paura di perdere la sua amicizia e così è già troppo rischioso.

Prendo un respiro profondo e mi alzo per andare in bagno. Fantastico, ho già l'umore di qualcuno che deve scontare cinquanta anni di carcere.

Per togliere quel dannato trucco ci ho anche speso dieci minuti buoni, così in fretta e furia rinuncio anche a farmi la doccia e mi vesto rapidamente prendendo la mia borsa. Esco cautamente dalla stanza e do un'occhiata da sopra le scale per vedere se c'è Kyle.

Devo smettere di fare la fifona, prima o poi dovrò affrontarlo.

La sua presenza viene confermata dall'odore di toast bruciato, così con finta disinvoltura scendo le scale.

"Buongiorno." Dico catturando il suo sguardo.

Lui sorride ma posso percepire il velo di tristezza nei suoi occhi. "Buongiorno." Risponde.

"Cereali o toast?" Chiede, dissimulando qualsiasi cosa sia successa ieri.

"Prendo solo un po' di latte, grazie." Rispondo mettendomi a sedere sullo sgabello.

La tensione c'è ed entrambi ne siamo consapevoli, tuttavia non so se continuare a far finta di nulla e affrontare l'argomento dopo oppure rompere il ghiaccio e togliermi questo gran sassolino dalla scarpa.

Sono sempre stata una persona codarda io e ho preferito cento volte accantonare qualsiasi difficoltà mi si presentasse davanti fino a farla diventare un grande problema, ma in questo caso non so cosa è meglio. Voglio iniziare la giornata molto bene, fare quello che devo fare e non litigare con lui perché so già che tutto ciò non andrà a finire molto bene.

"Come mai ti sei svegliata a quest'ora?" Chiede di punto in bianco.

Lo guardo. "Voglio continuare con la scuola, non la voglio lasciare." Ammetto.

"Quindi non torni più a Seattle?" Chiede, cambiando completamente espressione. E' felice e vedere quel sorriso sincero mi rincuora un po'.

"Sì, adesso basta scappare via." Affermo determinata e lui annuisce con il sorriso ancora stampato ad illuminargli il viso.

"Ecco a te il latte." Mi avvicina la tazza sul tavolo. "Sono fiero di te comunque." Dice e sento uno senso di leggerezza.

Mi ha sempre contraddetto in questi ultimi giorni e sentirlo parlare così di me mi mette carica per continuare a fare ciò che ho deciso di fare. Parlerò con lui dopo scuola, ho deciso.

Dopo aver fatto colazione in silenzio, entrambi prendiamo la nostra roba e usciamo dalla porta.

Non voglio tensioni e silenzi imbarazzanti in macchina, così appena entriamo dentro accendo la radio trovando una delle mie vecchie canzoni preferite:  Vienna di Billy Joel .

Io e Kyle ci ritroviamo canticchiarla insieme e finalmente le cose fra di noi sembrano essere normali, ma so che questo non durerà e che non posso fare finta di niente per egoismo.  

Arriviamo dieci minuti prima del suono della prima campanella e saluto Kyle avvisandolo che probabilmente non arriverei prima a casa dato che devo scontare le mie ore in più in questa scuola, salvo il preside sia buono e mi faccia iniziare da domani; ne dubito proprio. 

La prima cosa che faccio è piombarmi subito dentro la scuola superando tutti per poi dirigermi nell'ufficio del preside. 

La segretaria stronza mi guarda da sotto i suoi occhiali non appena capisce le mie intenzioni e con un sguardo di superiorità mi fissa con un sorriso finto. 

"Hai bisogno di qualcosa?" Chiede con voce stridula. 

In tutta la mia carriera scolastica non ho mai conosciuto una segretaria che fosse contenta di svolgere il suo lavoro senza sembrare una pazza mestruata tutto il tempo. Questa, probabilmente, si classifica tra le più acide che io abbia mai conosciuto. 

"Devo parlare con il preside." 

"In questo momento è occupato." Mi congeda, abbassando lo sguardo verso i documenti che ha in mano. 

Inizio ad innervosirmi. "Me lo ha detto lui stesso, non posso rimandare." Le dico. 

Mi guarda per un momento e poi prende il suo telefono pigiando un tasto. "Sì? Signor preside c'è un'alunna che vuole parlare con lei." 

"Il tuo nome?" Chiede sospirando. 

"Ally Rose." 

Annuisce con la stessa faccia da morta. "Sì, la faccio passare." 

Le faccio un sorriso falso, la supero e poi busso alla porta prima di entrare. 

"Bene, signorina. Mi ha già messo in contatto con suo padre?" Chiede non appena mi siedo. 

"Ehm... veramente sono venuta a dirle che ho cambiato idea. Farò tutto il necessario per finire questo anno." Dichiaro, vedendo come la sua espressione si tramuta in una stupita. 

"E posso sapere il motivo di questo cambiamento?" 

Non puoi, invece, farti gli affaracci tuoi? 

"Beh, ci ho pensato, ho quasi diciotto anni e sarebbe un sbaglio smettere proprio adesso." 

Lui annuisce, perfettamente d'accordo con la mia decisione. "Allora se è così, le do tutto l'itinerario del doposcuola. E' molto meglio se inizia da oggi, ma le do il permesso per cominciare pure da domani." 

I santi esistono! 

"Comunque questo non la esonera dal fatto che voglia parlare con suo padre. Il numero con il quale si è iscritta non è raggiungibile." Il sangue mi si gela nelle vene. 

Ovvio che avevo dato un numero di telefono falso. 

"Fa un sacco di viaggi all'estero, per questo probabilmente le dava irraggiungibile, comunque non si preoccupi la metto in contatto io." Mento, cercando di essere il più neutra possibile. 

Devo assolutamente trovare una soluzione a questo schifo. 

"Bene, ecco a lei l'itinerario. Aspetto la chiamata di suo padre." Dice e io annuisco alzandomi dalla sedia. 

Saluto la segretaria che neanche ricambia e mi dirigo immediatamente verso il mio armadietto per prendere i libri di cui ho bisogno. 

La seconda campanella suonerà esattamente fra cinque minuti e vorrei incontrare Dylan prima di entrare in aula. Mi è mancato tanto e dire che l'ho visto solo sette ore fa. 

Mi incammino fra i corridoi guardando da una parte all'altra ma non riesco a vederlo. Mi giro e quasi non finisco contro il corpo di una persona. 

"Dylan" Sorrido entusiasta avvicinandomi per baciarlo. 

Lui si scansa e vedo il cipiglio che ha sul viso. Che diavolo gli prende? 

"Stavo cercando proprio te." Afferma, in tono totalmente incazzato. 

Un groppo si forma in gola non capendo il perché della sua arrabbiatura.  

"Che- Che succede?" Chiedo preoccupata. 

"Mi spieghi cos'è questa storia che hai deciso di abbandonare la scuola e tornare a Seattle?" Chiede completamente infuriato. 


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Ciao belle/I!!! 

COM'E' SAPERE CHE DOMANI SI RIENTRA A SCUOLA? 

NON RISPONDETE NEMMENO :') 

IO RIENTRO A FEBBRAIO PER L'UNIVERSITA' MA HO DEGLI ESAMI DA DARE, QUINDI STESSA ANSIA. 

VISTO CHE DOMANI SARA' UN RIENTRO TRAUMATICO HO DECISO QUINDI DI POSTARE PER VOI IL CAPITOLO. YAAY :) 

PAGINA INSTAGRAM: @official_youreworthit

PROFILO PERSONALE: @yousrarabah


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