Capitolo 16
High all the time to keep you off my mind.
Tove Lo ft Hippie Sabotage
(*LEGGETE ANCHE LO SPAZIO AUTRICE, È MOLTO IMPORTANTE*)
BUONA LETTURA.
"Odio quando si comporta così con me." Riferisco, seduta ormai da un'ora sul letto di Kyle a raccontare di ciò che ho dovuto passare da quando sono in questa città.
"Scusami, ma tu cosa aspettavi a dirglielo?" Chiede, senza tono di rimprovero.
Sospiro, prendendomi i capelli fra le mani cercando di scaricare la mia frustrazione. "Non lo so. Semplicemente sono stupida." Alzo le spalle.
Kyle, il quale è seduto sul tappeto di fronte a me, scuote la testa e mi guarda scettico. "Non è da prendere alla leggera questa storia. Qualcuno è entrato a casa vostra, non scordartelo."
"Lo so, non mi sei di aiuto Kyle."
Guarda per terra con lo sguardo perso nel vuoto finché dopo qualche minuto non incrocia il mio sguardo.
"Potresti restare da me, per adesso. Non ti succederà niente."
"Grazie, ma non so..."
Mi butto all'indietro pensando ad una soluzione. "Una cosa è certa: sarei potuta andare anche in Cina, ma dai problemi non si scappa."
"E' esattamente quello che penso. Devi affrontarli, oramai. So che per te è difficile parlare con tuo padre, ma devi porre fine a questa cosa. Non puoi vivere costantemente con la paura, e soprattutto non puoi vivere contando sugli altri." Afferma, e mi alzo subito per guardarlo.
"Non fraintendere, io ci sono sempre per te, dovesse scendere giù il mondo. Ma da quello che ho visto e da quello che mi hai raccontato, ogni qualvolta che tu e Dylan litigate finisci da sola e non è giusto." Dice, colpendomi a fondo.
Sono un po' ferita, ma da me stessa. Perché riesco a cogliere quanto abbia ragione in ogni singola parola che ha appena detto. Sono venuta qui, senza piani e senza sapere cosa aspettarmi con il mio unico scopo di fuggire. E' frustrante saperlo e farselo dire.
"Cosa posso fare, allora?" Chiedo, con tanta voglia di cambiare.
"Per adesso, resta da me. Domani cercheremo di contattare tuo padre, e non preoccuparti perché ci sarò io con te." Dice e io forzo un sorriso.
Non sono pronta, per niente. Ma la sua presenza mi incoraggia un po'.
"Per il resto, ci pensiamo dopo, va bene?"
Annuisco guadagnandomi un suo sorriso. Mi alzo dal letto e lo abbraccio. Con lui, va sempre tutto bene, sono stata stronza ed egoista a non lasciargli nemmeno una spiegazione del perché sono andata via.
"Penso che mamma abbia fatto la Shepherd's Pie?" Dice facendomi staccare dall'abbraccio.
"Che stai dicendo?" Chiedo con gli occhi fuori dalle orbite e l'acquolina già formatasi in bocca.
"Sento l'odore."
Sua mamma è originariamente inglese e tutte le volte che assaggiavo la Sherpherd's Pie morivo lentamente dalla goduria. E' veramente brava a cucinare, soprattutto se si tratta di cucinare i suoi piatti tipici.
Ci avviamo in cucina trovando suo padre già seduto in tavola e sua madre appoggiata al bancone della cucina piegata verso il forno a controllare che niente si bruci.
"Ciao ragazzi." Ci guarda suo padre, rivolgendo un sorriso a me.
"Due minuti ed è pronto." Ci avvisa sua madre.
Annuisco e mi metto a sedere accanto a Kyle. Mi giro verso di lui e mi sorride facendomi un occhiolino.
"Allora, Ally, quali sono i tuoi progetti per il futuro?" Chiede, facendomi sorridere in modo molto sarcastico.
Cosa vorrei fare nel futuro? Non lo so. Ho sempre pensato e cercato di stare bene con me stessa. Non ho mai avuto obiettivi chiari nella mia vita e la cosa mi rattrista molto. Quando a scuola, gli amici o i conoscenti mi facevano questa domanda rispondevo sempre con un'alzata di spalle.
"Non lo so." Rispondo per l'ennesima volta, facendo spallucce.
"Beh, non hai molto altro tempo per decidere. Manca poco alla fine della scuola. Hai almeno in mente di frequentare il college?"
Lo guardo pressando le labbra, lasciando la domanda fluire nella mia mente più volte.
"Non lo so." Rispondo nuovamente abbassando la testa.
"E' pronto." Annuncia allegramente sua madre portando la Sheperd's Pie in mezzo al tavolo.
"Hey." La mano di Kyle mi tocca la schiena. "Tutto bene?" Si avvicina a me guardandomi negli occhi.
Annuisco, convincendo me stessa che sia così.
La serata passa in tutta tranquillità, per lo stesso clima che di solito ha questa famiglia. Suo padre è un tipo molto divertente e sua madre ti fa sentire come a casa tua. Potrei passare ore con loro senza provare imbarazzo, tanto che molte volte quando trascorrevo le giornate a casa loro, invidiavo un sacco Kyle. La sua, è la famiglia che tutti desidererebbero soprattutto per me, che non ne ho mai avuta una.
"Devo andare..." Annuncio, alzandomi dalla sedia.
Kyle di alza contemporaneamente con me e mi guarda con uno sguardo confuso.
"Non ne abbiamo già parlato?" Sussurra.
I loro genitori mi guardando sorridendo, ma poi tornano a guardarsi fra di loro non prestando molta attenzione a noi.
"Vieni." Dico, prendendo la mano di Kyle e avvicinandomi alle scale.
"Perché vuoi andare via? Non ne abbiamo già parlato?"
Mi mordo il labbro inferiore incrociando il suo sguardo. "Non è giusto, Kyle. Mi ha trattata male, sì. Ma non è giusto che sparisca così dal niente. Se c'è una cosa della quale sono sicura è che si preoccupa per me, costantemente. Fuggire di punto in bianco è sempre stata una delle mie più vigliacche caratteristiche, e sono stanca di essere così." Dico, forzando un sorriso.
"Una piccola Ally che cresce." Mi pizzica la guancia facendomi allontanare con una smorfia sul viso.
"Ti accompagno però, niente discussioni." Mi avvisa.
Annuisco e torno in cucina a salutare i suoi genitori. Sua madre mi chiede di prometterle di passare a casa loro più spesso e io acconsento. Mi mancano sicuramente i giorni passati costantemente a casa loro.
La macchina che sta guidando Kyle è di suo padre, ma ha detto che se ne comprerà una sua quando dovrà andare al college. E' un ragazzo molto ambizioso e mi piace come organizza la sua vita senza mai trascurare la sua adolescenza. Prende le sue cose sul serio, ma mai troppo da diventare molto più grande della sua età. Per questo mi è sempre piaciuto come persona e quando dovevo chiedere o prendere una decisione mi rivolgevo a lui prendendolo come mio punto di riferimento.
"Però..." Commenta Kyle analizzando la grande casa davanti alla quale ha parcheggiato.
"Già."
Dovrebbe vedere l'altra casa, allora.
"Grazie mille, Kyle. Ci sentiamo domani." Gli do un bacio sulla guancia e faccio per scendere.
"Ricordati ciò che ti ho detto prima. Domani troveremo una soluzione."
Sorrido annuendo e scendo giù dalla macchina. Lo saluto un'ultima volta con la mano e prendo la chiave per aprire la porta. La stanza è buia e mi chiedo se sia già andato a dormire. Chiudo la porta dietro di me e tasto vicino al muro per trovare l'interruttore.
Non appena la luce si accende vedo Dylan spaparanzato sul divano, con i vestiti ancora addosso e tre bottiglie di alcolici sul tavolino. C'è abbastanza disordine a giro e non posso credere che si sia ubriacato.
Mi avvicino lentamente sorpassando i cuscini per terra e togliendo alcuni fogli appoggiandoli sul tavolo. Mi inginocchio trovando Dylan disteso a pancia in giù, con la testa appoggiata scomodamente su uno dei cuscini e un broncio a perturbagli il viso. Il suo respiro puzza ardentemente di alcol e quando mi giro per controllare scopro che non ha lasciato neanche un goccio su tutte tre le bottiglie.
Mi giro verso di lui nuovamente e allungo una mano per toccargli i capelli. Si muove di qualche centimetro cambiando di nuovo espressione ma resta con gli occhi chiusi. Infilo le mie dita fra i suoi capelli e un piccolo sorriso si allarga sul mio viso; è assolutamente adorabile.
Lo sento muoversi, così tolgo subito la mia mano. I suoi occhi si aprono lentamente e resta a fissarmi per quasi più di un minuto senza dirmi niente. Poi sbatte le palpebre e si alza per mettersi seduto.
"Dov'eri?" Chiede in tono stanco e stranamente pacato.
"Da kyle." Rispondo esaminando ogni suo minimo passo.
"Chi cazzo è Kylie?"
Aggrotto la fronte. "Kyle non Kylie. Il mio amico, te l'ho già presentato." Mi alzo dalle ginocchia e sposto le bottiglie per mettermi a sedere sul tavolino.
Continua a stropicciarsi i suoi occhi, poi mi guarda cambiando improvvisamente espressione.
"Ti ho cercata in tutta Los Angeles, dove cazzo eri?" Alza la voce facendomi spaventare.
"Ti ho già risposto che ero da Kyle."
"Quanto ti costava dirmelo?"
Sospiro. "Se mi avessi lasciato il cellulare, forse l'avrei fatto." Decido di tenergli testa. Solo perché ha bevuto non può permettersi di dire quello che gli pare.
Si prende la testa fra le mani e dopo che non dice più niente, mi alzo e faccio per andarmene ma la sua mano mi blocca il polso.
Mi giro verso di lui e mi guarda con gli occhi leggermente cadenti. "Non andare via un'altra volta." Dice, provocandomi una fitta al cuore.
"Ti prego." Continua, tirandomi verso di lui e facendomi sedere sulle sue ginocchia.
Il mio cuore inizia a palpitare alla velocità dei miei respiri, mentre lui mi circonda con un braccio la vita, appoggiando le sue labbra sul retro del mio collo provocando mille brividi sul mio corpo.
"Dylan..." Sussurro, diventando improvvisamente impotente sotto il suo tocco.
"Ti amo." Stringe la presa.
"Sei ubriaco." Gli ricordo.
"Sì, ma ti amo lo stesso."
Alla sua uscita chiudo gli occhi. Perché fa così? Dov'è il Dylan che riusciva a risolvere tutto attraverso il dialogo?
Restiamo in questa posizione per minuti indefiniti mentre resto a guardare di fronte a me gli alcolici come nemici.
Mi giro leggermente ed è appoggiato sulla mia schiena con gli occhi socchiusi.
"Andiamo di sopra." Cerco di alzarmi ma mi stringe a sè.
"Dylan... sei ubriaco, devi dormire."
"Ti accompagno di sopra." Aggiungo.
Allenta la presa e mi fa alzare. Gli prendo la mano e senza dire niente si fa aiutare. In un primo momento barcolla ma poi si appoggia a me.
Con grande fatica riesco a portarlo su e metterlo a letto. Si stropiccia gli occhi e poi inizia a ridere guardandomi. Aggrotto la fronte, ma lo ignoro prendendo il pigiama dall'armadio per aiutarlo a metterselo.
Come un bambino sbuffa ma ride, si ributta nel letto e ride. Un suono bellissimo, ma non naturale. E' ubriaco, ma per qualche secondo fingo che non sia così.
Mi cambio anch'io e vado in bagno a lavarmi i denti. La mia faccia è stravolta e maledettamente rossa. Ho bisogno di riposare.
Quando torno a letto, sta già russando sommessamente. Mi distendo verso di lui guardandolo: ha la faccia molto più rilassata di prima, ma tiene sempre la fronte aggrottata. Cautamente, mi avvicino molto di più al suo viso e faccio sfiorare il mio naso con il suo godendomi quei piccoli secondi, prima che il cellulare di Dylan inizi a vibrare.
Mi alzo trovandolo sul comodino accanto a lui. Combatto se controllare il messaggio oppure no. Se fosse di nuovo lo sconosciuto non saprei come affrontare la cosa.
Faccio un respiro profondo e prendo il cellulare in mano. Il numero compare ma non è segnato. Scorro il tasto per leggerlo e una montagna mi cade addosso come un peso.
*Sono la ragazza del bar. Richiamami ;)*
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Ciao belle/i
E' passato un po' di tempo.
Non ho molte scusanti, ma ho avuto dei blocchi improvvisi e sforzarsi di far uscire un capitolo (magari anche di merda), non è nella mia indole. Ho fatto i test di ammissione per l'università di lingue e sono passata, fortunatamente. Ora, non entro fino al 10 di Ottobre, quindi in questi giorni mi focalizzerò bene su questa storia. (Finalmente, mi dicono :')
Poi...
Ho due cose da chiedervi:
1) Ho fatto il trailer dell'altra storia "Faded" e a molti è piaciuto. (guardatevelo se vi va). Quindi, la mia domanda è: che ne pensate se faccio il trailer anche di questa trilogia? :3
Poi, la seconda domanda è: se il libro dovesse uscire in formato cartaceo, voi mi seguireste in questa nuova avventura?
Aspetto le vostre risposte.
Vi voglio bene :)
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PROFILO PERSONALE: yousrarabah
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