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Capitolo 10

You makes me feel like a dangerous woman

Ariana Grande

Leggo e rileggo le poche righe che mi sono appena state inviate. E' anonimo, non sapevo nemmeno si potessero inviare messaggi per via anonima, tecnologica come sono. Un brivido percorre lungo tutta la mia schiena e non riesco muovermi di un passo. Chi potrebbe essere? E se fosse lui? Quel verme ha fatto credere di voler riparare i suoi errori, e ha letteralmente ipnotizzato Ashley solo perchè sa che ha dei soldi. Ma cosa vuole adesso da me?

"Ally?"

"mh?" Alzo lo sguardo verso di lui.

"Fammi vedere quel telefono." Chiude gli occhi porgendomi la mano.

Non era complicato da parte sua notare il mio strano comportamento, ma onestamente a questa stupida cosa non voglio starci a pensare più di tanto. Lo ha sempre fatto, ha sempre cercato di minacciarmi in qualsiaisi modo e io ho bisogno di stare lontana da lui da tutti i punti di vista.

"Perchè lo vuoi?" Chiedo titubante.

Sospira trapelando il suo cambio d'umore. "Ho per caso scritto sulla fronte stupido? E' da quando siamo entrati in casa che fissi preoccupata quell'aggeggio e io voglio sapere cosa mi nascondi." Il suo tono la dice lunga sulla sua irritazione.

"E' solo Kyle. Mi dispiace avergli dato buca, tutto qui." Dico rimettedo il cellulare in tasca. Dopo cancellerò i messaggi e se possibile cambierò il mio numero.

Lascia cadere la mano sul suo fianco e mi fissa interdetto sul da farsi. So che non è convinto della mia giustificazione, ma non voglio stare tutto il tempo a preoccuparmi di quel mostro. Non ho la pallida idea di cosa fare con Ashley, visto che al momento è l'unica persona di cui mi importi. A tratti, l'ho sentita vicina a me come nessun'altro aveva mai fatto. E' l'unica cosa che ho sentito più vicina della mia famiglia e ora sembra che quell'unico piccolo legame venuto a formarsi, si sia dissolto con delle semplici parole da parte di papà.

"Andiamo, ho fame." Annucio aprendo la porta e dirigendomi già fuori prima che possa ribattere.

Scendiamo nell'unico garage a fianco e aspetto che apra la macchina. "Vuoi guidare tu?" Chiede facendomi aprire la bocca meravigliata. Ho sentito bene? Si è appena offerto di farmi guidare la sua macchina?

"Dici davvero?" Chiedo aprendo bene le orecchie, non si sa mai.

"Mm mm" Annuisce porgendomi la chiave che prendo titubante dalle sue mani. Lo guardo attentamente studiando e prevedendo qualsiaisi fregatura, ma le chiavi vengono a contatto con le mie dita e le guardo.

"Sicuro non ci sia la fregatura?" Chiudo gli occhi in due fessure.

Non è molto affidabile questa sua strana affermazione. Ricordo che quando volevo guidare dovetti pregarlo in tutte le salse e in più mi urlò per tutto il tragitto chiedendomi di stare attenta.

"No, senti non mi fido." Allugo la mano pronta a rendergliele. "L'ultima volta hai fatto un casino della madonna quasi non mi ammazzavi, ed eravamo in una strada deserta; figuriamoci ora per le strade di Los Angeles."

Sospira alzando gli occhi al celo. "La vuoi prendere questa patente oppure no? Ti prometto che non griderò, tu sta solo attenta e fai esattamente quello che ti dico io."

Lo guardo poi guardo le chiavi. Sto per compiere diciotto anni, e non ho ancora la patente.

Sospiro e mi avvicino dalla parte del conducente aprendo la portiera. Sono ancora titubante da questa sua scelta, ma mi allaccio comunque la cintura. Faccio un respiro profondo, spero di non commettere errori fatali. Giro la chiave e sotto il suo sguardo attento parto, ho un'ansia assurda e le macchine passano accanto a me facendomi spaventare moltissimo. Dylan non dice una sola parola e questo mi mette più ansia di quanto in realtà non dovrebbe.

"Dove devo andare?" Rompo il silenzio.

"Arabo ti va?" Chiede continuando a guardare la strada.

Non l'ho mai assaggiato, ma mi incuriosisce.

"Va bene."

Mi indica la strada e finora non ha detto niente riguardo al mio modo di guidare, d'altro canto non penso di aver fatto errori ed è arrivato un certo punto in cui mi sono sciolta senza terrore di essere in mezzo ad altre macchine e persone. Col cuore in gola sono costretta a fare un parcheggio a S visto che tutti i parcheggi sono occupati.

"Senti il parcheggio a S non lo faccio." Affermo terrorizzata.

"Non preoccuparti, ti dico io come girare."

"Se ti distruggo la macchina la colpa non è mia." Lo avviso.

Senza tante lamentele con quattro manovre sono riuscita finalmente a parcheggiare e penso di non aver mai sudato freddo come oggi.

"Sei stato bravo!" Gli prendo la mano elogiandolo per non avermi gridato contro come l'ultima volta.

"Veramente.." Inizia- "Mi sono trattenuto più volte, ma non volevo essere castrato." Ridacchia.

"Avresti predetto la tua morte da solo." Alzo le spalle.

"Già!"

Arriviamo davanti a un ristorante con una scritta in alto in arabo e alcune decorazioni orientali a circondarla. Il locale è pieno, ma ci sono alcuni posti vuoti. Le pareti hanno colori molto caldi che variano di tonalità dall'alto verso il basso. I tavoli tipici e i divanetti sono cose che sempre visto in tv e ho amato alla follia.

"Salve, avete prenotato?" Chiede un uomo di una cinquantina d'anni con addosso un grembiule nero.

"Ehm no." Dice Dylan.

Questo posto va probabilmente solo a prenotazioni, ma non ci è già stato qui Dylan?

"Non importa, abbiamo comunque un paio di tavoli disponibili." Dice facendomi tranquillizzare. Ormai sono emozionata a provare del cibo orientale.

L'uomo ci accompagna in un tavolo e appoggia un paio di menù sopra. Sposto il listino e osservo le decorazioni marroni sopra il giallo ocra del tavolo. Sono davvero fantastici, perché noi americani siamo così monotoni?

"Io prendo il solito." Annuncia appoggiandosi sul divano come se fosse a casa sua.

"E cioè?" Chiedo voltandomi verso di lui.

"Tajine."

"Cos'è?" Guardo il menù e trovo il nome pronunciato da lui.

"E' una pietanza marocchina con verdure e carne cotta all'umido. La cosa più figa è che te la servono in un loro piatto tipico fatto di terracotta."

"Okay, dopo me lo farai assaggiare. Io prendo un piatto di cous cous." Anche perché tutti gli altri piatti non li conosco e vorrei sapere almeno di cosa sono fatti.

"Eh no bella mia, lo mangio solo io" Mi da un pizzicotto sul fianco facendomi sussultare.

"Come no."

Dopo che il cameriere ha preso ordini, rimango a smanettare sul cellulare provando tutte le nuove faccine di snapchat facendo lamentare il mio ragazzo sul fatto che la tecnologia ci ha rovinati, e che pagherebbe oro per tornare allo stato natura.

"Ecco a voi"

Appoggia sul nostro tavolo i piatti andandosene velocemente via. Inizio a mangiare il mio cous cous e mi rendo conto della differenza tra questo e quello che una volta mi preparò nonna. O perché è troppo buono o perché ho troppa fame o forse entrambe le cose, finisco per divorarlo in pochi minuti e inizio già a puntare il piatto di Dylan.

Lui mi nota con la coda dell'occhio e avvicina il piatto a se come se potessi rubarglielo, e in fondo farei la stessa cosa se si trattasse di me.

"Dai solo un pochino." Faccio un sorriso larghissimo sperando di contagiarlo e magari persuaderlo ma lui fa no con la testa.

Mi imbroncio "Sei cattivo. Lasci la tua ragazza morire di fame?" Faccio il labbruccio.

"Ordinalo un altro se vuoi"

"No, il tempo di arrivare mi sarà già passata la fame. Non fare il tirchio!" Mi lamento avvicinandomi a lui posando le mie dita sulla sua coscia.

"Non ci provare." Mi ammonisce col tono ma io faccio su e giù accarezzando la sua gamba. Mi avvicino al suo orecchio e appoggio il mento sulla sua spalla "Non fare il cattivo" Gli lascio un piccolo bacio.

Sospira frustrato. "Va bene, cazzo." Esclama esasperato facendomi sorridere trionfante.

"Ma smettila di provare a provocarmi." Sussurra piano per non farsi sentire.

"Io non ho fatto niente" Dico con finta innocenza mangiando un pezzo della carne. E' davvero buona, adesso capisco perché non voleva dividere il piatto con me.

"Come no, quando arriviamo a casa ti faccio vedere io." Annuncia continuando a mangiare.

Quasi non mi va di traverso ma lui continua a mangiare con nonchalance.

Dopo aver finito tutto, Dylan paga il conto di entrambi e ci dirigiamo verso la macchina. Questa volta faccio guidare lui, ho la pancia troppo piena e dopo mangiato non ho mai i riflessi pronti. Entriamo in un centro commerciale non molto lontano dal ristorante e ci dirigiamo verso Calzedonia. Solitamente hanno costumi molto carini così inizio a vagare alla ricerca di qualcosa di molto semplice. Una commessa mi viene subito incontro iniziando ad alimentare il mio disagio; perché sono sempre fra i piedi quando decidi di voler cercare qualcosa di tua spontanea volontà senza nessuno a romperti le palle?

"Cerchi qualcosa che hai visto nel nostro catalogo?"

"No." taglio corto- "Sto solamente guardando." Mento. Almeno si toglie dai piedi.

Lei annuisce forzando un sorriso e gira i tacchi alla ricerca di qualche altra cliente per romperle le scatole. Rimanessero al loro posto quando hai finalmente bisogno della loro presenza...

"Bianco o nero?" Chiedo a Dylan cercando la sua attenzione.

"Non sono il tuo amico gay."

"Dai.. quale prendo?" Mi lamento.

"Non lo so, basta che usciamo subito. Mi stanno guardando tutti."

Tutti chi? Mi guardo intorno e ci sono solo quattro persone: la cassiera, due commesse, e una ragazza poco più grande di me.

"Vuoi dire tutte." Alzo gli occhi al cielo e prendo quello bianco. Devo solo nuotare e preferibilmente prendere il sole, chissenefrega del colore del costume. Cerco le misure e mi avvicino alla cassa. La cassiera mi guarda e guarda Dylan estendendo un sorriso largo tutti e trentadue i denti. "Sono trentanove dollari e novanta."

Dylan è pronto a prendere la sua carta magica ma lo precedo dandole i soldi in contanti. E' solo un costume, almeno questo posso pagarmelo.

"Lei non prende niente?" Chiede e capisco che si riferisce al mio ragazzo. "Abbiamo una linea di intimi che potrebbero interessarle. Ha decisamente il fisico adatto." Sbaglio o ci sta provando con lui? Non ho parole.

"Siamo apposto così." Rispondo prendendolo per il braccio e uscendo dal negozio.

"Hey, mi interessava la linea di intimi." Dice nascondendo un sorriso e guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.

"Ci stava spudoratamente provando con te." Scuoto la testa lasciandogli il braccio.

"Gelosa, per caso?" Mi afferra da dietro circondando le sue braccia sul mio corpo. Sorrido a quel gesto e sposto leggermente il viso verso di lui per lasciargli un bacio sulla guancia. Be' si, come si fa a non essere gelose con un ragazzo come il mio?

Arriviamo finalmente a casa e salgo immediatamente in camera per prendere il necessario. Decido di indossare il costume i pantaloncini e una canotta sopra in modo da sfilarmeli velocemente, tanto la spiaggia è davanti. Prendo due teloni, la crema solare che abbiamo acquistato nel tragitto e indosso le infradito.

Dylan si è limitato a togliersi la maglietta e i jeans, e ha indossato semplicemente il suo costume.

"Prendo i biscotti giù nel caso avessimo fame." Annuncio e lui fa una faccia da uno che sapeva già le mie intenzioni.

Scendo giù, apro la dispensa. Il mio sguardo viene subito catturato da un post it fluo attaccato al lato. *Sei sicura di essere circondata dalle persone giuste?*

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HO PUBBLICATO DUE CAPITOLI IN UN GIORNO PROPRIO PERCHE' SONO MANCATA PER PARECCHI GIORNI; MI SCUSO ANCORA :)

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